Si lo so, ormai questo blog sta diventando una sorta di anti-Corriere, ma tale e tanto è il materiale che il giornale in questione riesce a fornire che non ne posso fare a meno.
Che lo faccia L'Unità, passi. Che lo faccia la Repubblica, passi. Ma io, ostinatamente, continuo a non accettare che lo faccia il Corriere della Sera. Continuo pervicacemente - ed inutilmente - a considerarlo un giornale nazionale, generalista, sopra le parti, responsabile di una gran parte dell'informazione italiana. Ha il sito Internet più visitato in Italia (o quasi), è opinion-maker senza sconti, è - per dirlo con un termine odiosissimo e sputtanatissimo - "autorevole".
Eppure, si comporta come l'ultimo dei fogliacci comunisti, e lo fa ogni santo giorno. Le responsabilità del suo direttore, Paolo Mieli, in questo sono fortissime.
L'ultima (solo cronologicamente). Ieri, 2 giugno, festa della Repubblica, parata, autorità sul palco d'onore, alla fine - a sorpresa - Berlusconi si immerge in un inatteso bagno di folla che lo acclama e vuol sfiorare la sua ombra. Comprensibile. Ha stravinto le elezioni, è palesemente considerato come l'unico uomo in grado di far uscire questo Paese dalla melma nel quale è stato affossato, piace alla gente ed in più si diverte pure con queste cose. Ciliegina sulla torta, è stata lui la "star" della parata, e non la cariatide comunista che lo ha preceduto sulla Lancia di metà '900, cariatide pur'essa.
E' la dimostrazione che, a differenza di quanto avvenne col penoso Prodi nel 2006, la sua luna di miele con gli elettori Silvio Berlusconi la sta vivendo in pieno.
E allora, "di là" non ci stanno. E tirano fuori l'ormai rituale definizione di "Silvio-show". E' la solita, vecchia tattica staliniana del mettere in ridicolo l'avversario: se non puoi combatterlo, deridilo. Fanne perenne caricatura, esorcizzalo mostrandone i tacchi, il riporto, il cerone, la bandana, le corna, il maglioncino a collo alto, le barzellette, le pacche sul sedere, le squinzie sulle ginocchia, lo "show" in mezzo alla strada manco fosse un giullare da semaforo. Tutto tranne che affrontarlo politicamente faccia a faccia, dove non si ha alcuna speranza di spuntarla. Tutto meno che prendere atto che l'Italia ha voltato loro la faccia.
E' triste. Ma è così che vanno le cose, anche se l'impressione (che è più una certezza) è che questi "satiri" a senso unico stiano rimanendo sempre più da soli, a ridersi addosso per non piangere.