giovedì, aprile 30, 2009

Apartheid e superiorità

Quando accade, in un paese che dovrebbe essere libero e democratico, che una categoria di esseri umani viene costretta nel tempo, nello spazio e nella forma a sottostare a dettami imposti da un'altra categoria di esseri umani senza alcun apparente motivazione logica, sociale, civile, di ordine pubblico o di superiore interesse della collettività, ma unicamente per il proprio credo religioso, allora si applica pacificamente il concetto di apartheid.

Stabilire a priori e forzatamente un orario, un luogo, un abbigliamento ed un codice di comportamento per una categoria di donne (quelle islamiche), isolandola da qualsiasi contatto con il resto del mondo, è esattamente come relegare i negri nei dieci posti in fondo all'autobus. E tutto alla luce del sole, sotto l'amorevole cappella della Santa Costituzione, con l'approvazione plaudente delle anime belle e progressiste e dei preti da talk show che si gongolano nel successo dell'integrazione.
Attenzione (che già vedo il ditino alzato dei soliti noti): qui non si sta parlando, tanto per fare un esempio, del divieto alle donne di officiare la Messa cattolica, quelle sono regole interne ad una religione che riguardano le pratiche religiose durante le celebrazioni religiose; inoltre, celebrare messa non è un diritto fondamentale dell'uomo (o della donna). Poter accedere agli impianti sportivi della città ove si abita, invece, lo è. Così come camminare per la strada o sedere nel posto davanti sull'autobus. Lo stabilisce la Santa Costituzione. Sì, proprio quella con la quale ci stracciano i maroni ogni tre minuti proprio quelle stesse persone che, oggi, sono felici del "grande passo in avanti" compiuto dalle donne islamiche. Oh sì, verso il precipizio.
E noialtri non stiamo messi tanto meglio, beninteso. Ogni diritto negato ad una categoria di persone è un diritto negato a tutti gli individui che insistono sulla medesima società, a prescindere dai colori, dalle religioni, dai credi politici o da cosa c'è sotto i vestiti. Se non altro, per opposta reazione: in definitiva a me, che non sono certo donna islamica, è comunque vietato l'accesso a quell'impianto sportivo, in quell'orario, non perché sotto manutenzione o perché in riposo settimanale, ma perché c'è in vigore l'apartheid ad ore. Altro che "civiltà superiore": le società sedicenti "occidentali" (Chiesa cattolica compresa) stanno sistematicamente svendendo il vantaggio sociale e civile accumulato nei secoli nei confronti di quelle islamiche per un assurdo, masochista e pericolosissimo senso di colpa misto ad una paura fottuta.

P.S.: Chissà cosa ne pensa l'indomita neo-paladina dei diritti femminili, tal Miriam Raffaella Bartolini.

mercoledì, aprile 29, 2009

Una risata v'ha già seppelliti

Il giorno che gli esponenti della sinistra italiana, unitamente ai loro lacché costituiti dai media mainstream (carta stampata e TV), capiranno - assieme certamente anche alle schiere di "fedeli" sempre pronti a scendere in piazza a sbraitare - che più stanno zitti, più rimangono sotto traccia, più volano bassi, insomma meno si fanno vedere e sentire in giro e più avranno possibilità, in un giorno comunque alquanto lontano, di riemergere dall'abisso nel quale sprofondano ogni giorno di più, beh: quel giorno sarà il vero giorno della svolta per la zampa sinistra di questa nostra monca democrazia.
Purtroppo, per ora, neanche un segnale all'orizzonte che abbiano capito la lezione: anzi, pare che facciano a gara a chi si butta a pesce prima su ogni accenno di gossip che riguardi anche solo da lontano Berlusconi, costruendovi sopra strati e strati di polemiche e calunnie che - inevitabilmente - franano poi loro addosso affossandoli sempre di più.
Questo, ormai, non è neanche più masochismo: questa è imbecillità, pura e semplice. E, da queste parti, ci si sente quasi in colpa a sbellicarsi dalle risate, quasi che si rida di un ritardato mentale: non è proprio cortese.
Ma qui proprio non si riesce a smettere, abbiamo le lacrime agli occhi.

Che figuraccia, "signora" mia! (update)

Figura barbina per Veronica Lario, ex- attrice ed ora famosa per essere la moglie di Silvio Berlusconi: questa mattina deve aver letto più distrattamente del solito il suo quotidiano preferito, Repubblica. E (galeotto fu lo scivolone di FareFuturo) deve aver creduto a quello che sul quel noto veicolo di Grandi Verità era scritto, e cioè che Berlusconi avrebbe candidato alle europee un numero imprecisato di "veline", "ballerine", "troniste" e puttanelle varie, selezionandole evidentemente nell'intimità di qualche suo pied-à-terre e col metro che si può ben immaginare.

Deve averci creduto veramente, se stamattina - con la grazia e la classe che la contraddistinguono sempre nelle rare uscite pubbliche, non ha esitato a definire pubblicamente "ciarpame senza pudore" il risultato del comportamento dell'allegro marito.
Apriti cielo! Franceschini è stato pensionato all'istante, Santoro dimenticato in un nanosecondo e donna Veronica ("la signora", com'è stata subito ribattezzata, scippando l'aggettivo allo stesso
premier) è diventata Barack Obama in gonnella, assoluto leader del cadavere del Pd. Parola di Facebook.

Ed invece. Ci starebbe bene la musichetta ben nota in queste circostanze, quella che finisce con "...figur'e'mmerd..!!!". Infatti, ecco le tre "veline": tre giovani e battagliere laureate che certamente difettano del "pregio estetico" di una Rosi Bindi, ma che definire "troniste" è (questo sì) sessista e discriminatorio.
Bella prova, "signora Veronica". E - soprattutto - bella prova, gregge di pecoroni.

***UPDATE DEL 30/04 ore 13:15***
Oh my God. Quando le cose vanno male, nel giornalismo esiste tutta una serie di escamotage per tirarsi fuori dai guai, nella quale certamente il "retroscena" è uno dei più efficaci (e gettonati): per coprire una notizia sballata pubblicata il giorno prima ed ampiamente sbugiardata dai fatti accaduti poi, cosa meglio che "rivelare" qualche colloquio segreto, qualche confidenza anonima, qualche intercettazione sottobanco, ovviamente evitando accuratamente di citare nomi, date e luoghi, per dimostrare che - in realtà - le cose starebbero proprio come le si era inventate il giorno precedente?
Ecco un esempio lampante. Con la chicca di essere un retroscena su un "contrordine", un colpo da 200 punti.

Niente immunità per il no global

C'aveva provato, Francesco Caruso, lo spaccavetrine a spese del contribuente, a dare dell'assassino a Marco Biagi (morto lui assassinato dai kompagni-ke-sbagliano versione 2.0): ma gli è andata male. C'aveva provato a nascondersi dietro l'immunità che proprio quel sistema che vorrebbe abbattere a colpi di estintore avrebbe potuto regalargli: ma gli è andata male.
La Giunta per la autorizzazioni a procedere gli ha negato l'insindacabilità, decretando il fatto che "onorevole" o no il teppista imbellettato disse una cazzata galattica. Ed ora ne affronterà le conseguenze, come un cristiano qualunque.

martedì, aprile 28, 2009

Ci manca l'asteroide

Ogni volta che Berlusconi vince le elezioni il destino (o il Dio Comunista?) si diverte a mandare in terra ogni sorta di piaga. Nel 1994 furono la Lega (e vabbe') e l'alluvione in Piemonte. Nel 2001 Al Qaeda, e ancora ne paghiamo lo scotto. Nel 2008, nell'ordine, la mega-crisi finanziaria, il terremoto ed ora la pandemia.

A pandemia finita (sempre che parta), sicuramente un asteroide da 30 km ci spazzerà via. Ma non tutti: il Governo è pronto ad affrontare l'emergenza e Bertolaso è già stato allertato.

domenica, aprile 26, 2009

Carlos parla, gringo

Questa notizia, fatta passare sotto sostanziale silenzio dalla stampa allineata e coperta di casa nostra, è invece molto importante. Per la prima volta quella che fino ad oggi è stata solo una diceria, una teoria "eretica", quasi una leggenda metropolitana scontratasi quotidianamente contro la corazzata della certezza storica, ebbene per la prima volta trova una conferma "autorevole", forse si squarcia un velo o - quanto meno - si semina un dubbio.
Carlos afferma, come s'è sempre sospettato, che la Mambro e Fioravanti non c'entrano nulla con la strage di Bologna, ma che c'entra eccome il terrorista tedesco Thomas Kram, da sempre sospettato di coinvolgimento a causa della sua permanenza in albergo di fronte alla stazione proprio nella notte precedente l'attentato. E c'entrano, come s'è sempre sospettato, i traffici di armi dall'Iraq di Saddam Hussein alla Palestina, che avevano nell'Italia un fondamentale crocevia franco, grazie ad un accordo di sostanziale immunità agli attentati in cambio del supporto logistico. E quindi, c'entrano eccome i servizi segreti ed i governi dell'epoca, che non solo sapevano, ma attivamente agivano.
Che, quindi, quella che fu fatta passare subito come una comoda "strage neofascista" in realtà sarebbe da inquadrarsi in un ben più ampio e complesso gioco di cappa e spada a livello mondiale, non certo una novità per il nostro strategicamente piazzato paese, nel quale il governo di allora giocò un ruolo di primo piano.
E' pacifico che una tale verità (se tale è) farà una fatica immane a venire a galla: troppi anni sono passati, troppe stratificazioni culturali hanno sepolto la memoria storica ed hanno sugellato le vere o presunte responsabilità. Ma ci sono persone che sono in galera per quell'eccidio e persone che non sono in galera per lo stesso motivo. Sono giusti i ruoli? Sicuri sicuri?

sabato, aprile 25, 2009

W la resistenza!

Dal blog Sul Terrorismo:
Grazie a Aribandus per la sincera risata che mi ha regalato!

Se Franceschini vuole che Berlusconi faccia la marionetta (evidentemente lui c'è abituato) e dica "viva la resistenza", allora Berlusconi faccia il salto di qualità e gridi "VIVA L'ITALIA!".

venerdì, aprile 24, 2009

Costituzione e menzogne

Incantevole pezzo di Davide Giacalone sulla Costituzione e sul mare di menzogne che vi ruota attorno, grazie soprattutto ai suoi sedicenti "custodi", i rottami del comunismo che sono come la gramigna. Duri a morire.


Una Repubblica fondata sulla bugia

La Repubblica italiana è in gran parte fondata sulla bugia. Falsificazioni storiche che, a forza d’essere ripetute, snocciolando il rosario dell’ipocrisia, sono scambiate per verità. Domani è il 25 aprile, e noi ancora lamentiamo l’inesistenza di una “storia condivisa”, ancora dobbiamo fare i conti con Salò o con la guerra civile. Capita perché si è costruito sulla bugia.

Ho letto, con molta attenzione, il discorso del Presidente Napolitano, pronunciato a “difesa” della Costituzione. Vi ho trovato tutti i segni della storia letta con occhiali ideologici, quindi irreale. L’uniformità dei successivi commenti, il ridursi di tutto alla polemicuzza quotidiana, dà il senso di quanto quel veleno abbia assopito le menti. Il punto principale è quello iniziale, sede d’equivoco e bugia, dove Napolitano individua le fondamenta su cui poggia la Costituzione: “l’opposizione al fascismo e la Resistenza”. Nulla d’originale, solo che ci manca un pezzo e quel che c’è non regge.
La nostra Costituzione, la democrazia nella libertà, si fonda, prima di tutto, sulla conferenza di Yalta, conclusa l’11 febbraio del 1945. Anche i polacchi o gli ungheresi ebbero antifascisti e resistenti, ma non ebbero né democrazia né libertà. La differenza sta in Yalta: quegli europei finirono sotto la dittatura comunista, noi nel mondo atlantico, che ci stava ancora liberando. Cancellando questa verità si cancella l’orizzonte internazionale dalle nostre vicende storiche e, per reggere un racconto bugiardo si moltiplicano le fanfaluche.
Riflettano, Napolitano ed i tanti che precedono e ripetono a pappagallo: se l’origine della nostra libertà e della nostra Costituzione fosse in antifascismo e Resistenza, ne deriverebbe che la democrazia appartiene ad una minoranza d’italiani. La grande maggioranza era fascista. Fascisti perché italiani. Per far finta di fondare la Repubblica sui valori e le idee di una minoranza, facendola passare per quasi totalità, si è falsificata anche la storia pregressa, che, difatti, ancora torna a gola, che dovrà essere vomitata, che non potrà mai essere “condivisa”, perché bugiarda.
Secondo Napolitano la Costituzione “non fu mai intesa come manifesto ideologico o politico di parte”. Lo è. Proprio nella sua prima parte, quella che nessuno dice di volere toccare, che tutti sono pronti ad osannare. Lì è antiliberale ed antindividuale, subordina l’interesse di ciascuno a quello collettivo (indefinito ed indefinibile), privilegia il sociale sul personale. La definirei cattocomunista, o forse, per maggiore precisione storica, vaticantogliattiana. E’ naturale, quindi, che abbia strutturato un sistema istituzionale in cui il governo conta poco ed il Parlamento molto. Non è (solo) perché si era appena usciti da una dittatura, ma perché Togliatti era un realista, cinico. Capì che dopo Yalta non c’era spazio né per la rivoluzione (roba cui poteva credere un Pajetta) né per il governo, quindi barattò la copertura della bugia fondativa con lo spostarsi del potere in Parlamento.
Così, da allora ad oggi, chiunque voglia darsi un tono ed impartirti una lezione costituzionale, ti ripete le solite fesserie, con l’aria compresa di chi ha appena pensato cose profonde. Il che porta a formidabili abbagli: citando Bobbio lo stesso Napolitano ha detto che “la denuncia dell’ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie”. Siccome la storia ha puntualmente e sempre dimostrato il contrario, ovvero che sono i governi rassegnati alla debolezza (modello Facta) a spianare la strada alle dittature, quel che in realtà si vuol dire è: chi denuncia le nostre bugie desidera tornare al fascismo. Invece si può essere antifascisti ed anticomunisti, amanti della libertà e della democrazia, pur non aderendo al club della bugia.
Adorando la dea menzogna, purtroppo, si costringe tutti a vivere il presente come tempo in cui regolare il passato, sopprimendo il futuro. Si proclama intoccabile una Costituzione che è già stata cambiata quindici volte, scassandola, per giunta fuori da sedi e contesti organici, senza clima costituente, procedendo a spizzichi e bocconi e riducendo la Carta a cassetta degli attrezzi, senza valori ideali viventi. Ecco: questi sono i nemici della Costituzione, che domani diranno le solite sciocchezze tonitruanti, ad imperitura memoria e gloria delle bugie.

Sbandati

Ormai nel Pd è tutto un "si salvi chi può", la nave affonda velocemente ed i topi scappano come e dove possono. Icona della disastrosa situazione nella quale versa il mai nato partito di opposizione è il vignettista Sergio Staino, il quale ha evidentemente capito benissimo che nelle fila del putrescente partito non ha speranze di racimolare qualche voto ed ha pensato bene di fare il salto della quaglia verso la sinistra estrema, Sinistra e Libertà (sic!) per la precisione. Nichi Vendola, per intenderci.

E di fronte alla sacrosanta espulsione s'è anche affrettato a dire che no, non sta tradendo il suo partito (che è sempre il Pd, anche se non esiste), ma anzi che fa il salto per il bene comune, ammettendo candidamente l'imbroglio.
Oltre che le pezze al culo da quelle parti ci sta pure la faccia.

P.S.: A proposito di sbandati, la lettera aperta che Di Pietro ha scritto a Franceschini a mezzo stampa la dice lunga sulla sua tranquillità nel superare lo sbarramento alle Europee. Anche nella presunta e pluri-osannata corazzata dell'Idv ci si prepara a raccattare i voti uno ad uno in vista del disastro.

giovedì, aprile 23, 2009

Rimorsi



[Credits]

mercoledì, aprile 22, 2009

Squilibrati

Prima "invita" il premier a partecipare alle celebrazioni per il 25 Aprile, poi - quando questi accetta sorprendendo tutti - mette le mani avanti e la butta in caciara.

Dario Franceschini: «Io sto facendo il mio lavoro con il massimo della convinzione possibile e sto sperimentando direttamente quanto è squilibrata la partita in Italia: c'è uno squilibrio di mezzi, soldi, controllo della comunicazione.»
Ha dimenticato di citare lo squilibrio di voti, che parrrebbe essere la fonte di tutti i suoi problemi.

Già riequilibrati?

Si diceva che Annozero andava "riequilibrata" come trasmissione. E che la cacciata di Vauro ne era l'attuazione.

Ora che, dopo una sola settimana, Vauro è stato riammesso in studio, cosa significa? Che Annozero è diventato un programma di informazione?
E meno male che la RAI era in mano a Berlusconi.

martedì, aprile 21, 2009

Il Presidente Partigiano

Berlusconi scende in piazza il 25 aprile, e la sinistra scompare del tutto. Il sorriso smagliante del Presidente Partigiano metterà il sugello sul ridicolo maremagnum di melassa e vesti stracciate che rotea vorticosamente attorno alla data della Liberazione, giorno di festa e di ricordo per i fratelli Cervi ma non per i fratelli Govoni, momento di alta e moderna democrazia nel quale solo col comunismo c'è vera libertà.

Berlusconi si approprierà anche di quest'ultimo scampolo di Libertà Rossa ed i buffi Kompagni dal 26 aprile saranno veramente e totalmente senza identità e senza casa ed assomiglieranno completamente ai rottami cui si riferisce il simpatico dinosauro che trovate qui sulla spalla destra, un po' più in basso.
E se la saranno cercata in pieno: chi troppo vuole nulla stringe, dice l'adagio, e l'appropriarsi arrogantemente della Liberazione dell'Italia negando qualsiasi discussione in merito equivale al bambino che non vuol mollare il lecca-lecca, ma contro il quale piace vincere facile.
Oh, si: potranno fischiarlo, potranno insultarlo, potranno perfino costringerlo a darsela a gambe. Ma avrà vinto ugualmente. E potranno incolpare solo loro stessi.

**UPDATE del 22/04/2009**
Berlusconi sceglie Onna per la sua presenza pubblica del 25 aprile: paese doppiamente simbolo, e dell'emergenza di questo periodo e della ricorrenza di sabato. Franceschini si accoda, Di Pietro starnazza ("chi pratica, predica e si riconosce nella dittatura non deve partecipare").
Tutto come da copione, idioti compresi.

Gli italiani, D'Alema e il bipartitismo

«Gli italiani non sono inclini al bipartitismo», dice Massimo D'Alema in una delle sue dotte lezioni di politica. Certo, dopo che la veltroniana chiamata al "voto utile" ha distrutto la sinistra estrema e gli ecologisti e dopo che il Pdl veleggia sul 40% come fossero bruscolini, e lo fa da mesi, e non se ne vede la fine, c'è proprio da non essere inclini al bipartitismo.

Poi dice che si estinguono.

lunedì, aprile 20, 2009

Cortesie diplomatiche


Almeno stavolta non s'è inchinato.

venerdì, aprile 17, 2009

Gli sciuscià ed il terremoto in Abruzzo

Nessun lustrascarpe è morto a causa del terremoto in Abruzzo, ed è un fatto. E' evidente che avevano una strategia, e l'hanno applicata. Erano pronti. Sono sopravvissuti. Tutti. Perché la stessa strategia non è stata messa in atto da tutto il resto della popolazione? Perché ci sono stati 300 morti ed un numero impressionante di feriti, anche gravi, quando bastava seguire i consigli della comunità degli sciuscià abruzzesi per cavarsela?


Questo si chiede Beppe Grillo. Questo io chiedo a voi: lo vogliamo far curare, o lo lasciamo soffrire così?

mercoledì, aprile 15, 2009

Travaglio, batti un colpo

21 tra mafiosi e trafficanti di droga se la sono cavata ed un'altra cinquantina se la caverà tra qualche mese.

Una leggina ad hoc dell'indecente governo Berlusconi? No. La negligenza di un giudice di Bari. L'ennesima.
Ora, attendiamo pazientemente il sermone che Sua Eminenza Marco Travaglio vorrà elargirci in merito: in fondo, sono sempre mafiosi che se la cavano grazie allo Stato. Non so come mai, ma temo che aspetteremo invano.

lunedì, aprile 13, 2009

Ponzio Pilato e la dittatura del laicismo

Quando la libera espressione del pensiero è sistematicamente censurata si è in una dittatura, questo lo sanno anche i bambini. Quanto è successo nei giorni scorsi circa lo striscione di Militia Christi contro Gianfranco Fini ("Eluana, Fini come Ponzio Pilato") ricade pienamente nella censura dittatoriale, in questo caso della dittatura laicista.

Dittatura che, come da definizione, non permette dissenso, pena vari gradi di "punizione" che vanno dalle prese di distanze "soft" fino alle condanne a più voci, fino addirittura a vere e proprie "azioni di polizia" ideologica come quella accaduta a Roma. Il messaggio in questione, infatti, è stato "prontamente cancellato" e sono piovute immediatamente e copiose le "dimostrazioni di solidarietà" a Fini, neanche fosse stato minacciato di morte.
Lasciamo perdere le ovvie considerazioni sull'insozzare una città con scritte e striscioni. Viene piuttosto da chiedersi se non si sia dimenticata la figura di Ponzio Pilato: egli fu prefetto provinciale per la Giudea dal 26 al 36 d.c. e passò alla storia per il suo ruolo nella passione e morte di Gesù Cristo raccontata dalla cronaca dei Vangeli. Pilato non volle su di sé la responsabilità della decisione sulla vita o sulla morte di Gesù e, spaventato dalla folla che temeva di non saper controllare, perpretò il celeberrimo gesto di lavarsi le mani come a dire "non è un mio problema", scaricando così - nelle sue intenzioni - le colpe dell'uccisione di un innocente sui giudei.
Nell'interpretazione di Militia Christi, Gianfranco Fini si è comportato alla stessa maniera: sottolineando il concetto secondo il quale (testualmente) "quando si impongono per legge certe convinzioni, [queste] sono convinzioni più vicine ad uno stato etico che ad uno laico", il presidente della Camera ha abdicato alla propria coscienza (e, soprattutto, alla coscienza della sua parte politica) evocando lo "stato etico" come disvalore, contrapposto e non già coerente con la morale, soprattutto quella cattolica e tradizionale. Usare quel termine in quel contesto è stato percepito come uno spostare l'attenzione dal problema in sé al fumoso ambito delle prerogative dello Stato: un modo come un altro per "buttarla in caciara", come si dice a Roma, e non affrontare il problema. Da cui l'accostamento a Ponzio Pilato. Cosa ci sia di scandaloso, francamente, non riesco a capirlo. L'unica spiegazione è l'idiosincrasia e dei media e di buona parte delle istituzioni nei confronti di qualsiasi cosa venga "da destra"; moda che, ultimamente, sta infettando più vittime all'interno della destra stessa che nel centro-sinistra, rivelando in tutta la sua dimensione l'irrazionale ed anacronistico complesso di colpa nei confronti della Storia che - tuttora - stenta ad essere riassorbito.

La questione, semmai, è un po' più complessa: il fatto che lo Stato abbia legiferato in materia di "fine vita" non è avvenuto né casualmente né per espressa volontà del Legislatore. E' avvenuto sotto la fortissima pressione mediatica e sensazionalistica del tragico epilogo del caso Englaro e, sopratutto, del violento scontro istituzionale che ne è seguito. Potrebbe sembrare curioso come, ora, sia chi è "per la vita" sia chi è "per la libertà" (concetti qui assurdamente contrapposti) si dica insoddisfatto della legge presentata. In realtà, non poteva che essere così: nessuna legge scritta dall'uomo, soprattutto dall'uomo allo stato attuale delle proprie (scarse) conoscenze scientifiche in merito, può arrogarsi il diritto di dire l'ultima parola sulla vita e sulla morte in circostanza così estreme, tragiche e misteriose come quelle di chi si trova in stato vegetativo permanente. Fintantoché la scienza non progredisca abbastanza da fornire quelle certezze minime necessarie a non dover chiamare in causa le coscienze, le coscienze stesse devono avere l'ultima parola. Quindi, come è successo da sempre fino alla morte di Eluana Englaro esclusa, nessuna legge è meglio di una qualsiasi legge, dal momento che di essa non sarebbe possibile stabilirene univocamente né la "bontà" né la "cattiveria".
Ma l'ostinazione del signor Englaro nel voler scaricare sullo Stato la responsabilità del "farla finita" con la figlia, la sovraesposizione mediatica e giudiziaria che ne ha caratterizzato ogni passo nei diciassette anni di storia, alla fine hanno vinto: lo Stato è stato trascinato dove non doveva e non poteva arrivare, prima la magistratura e poi il governo, col risultato che qualsiasi provvedimento venga ora preso l'una o l'altra parte avrà comunque modo di gridare allo scandalo, mentre la scienza è rimasta al palo, e con essa la conoscenza e la verità.
Militia Christi, quindi, ha sbagliato obiettivo. Altro che Gianfranco Fini: è Beppino Englaro il nuovo Ponzio Pilato. Che ha consegnato ai giudei il Gesù Cristo della verità in cambio del Barabba del laicismo, che con la laicità ha nulla a che spartire.

[Foto: da Wikipedia]

lunedì, aprile 06, 2009

Terremota, governo ladro

Le macerie non hanno ancora finito di rotolare a terra col loro carico umano, quindi i segnali sono ancora timidi: ma l'inevitabile è dietro l'angolo. E' solo questione di ore, forse di pochissimi giorni, prima che la macchina della propaganda antigovernativa si abbatta con la sua solita ridicola furia contro Berlusconi e chiunque gli assomigli, addossandogli l'intera colpa del terremoto.
Già in quel nido di serpi che è l'Italia dei Valori (?) questa mattina si sono levate le prime voci a gracidare di responsabilità di Bertolaso che - a loro dire - non avrebbe dato peso alle previsioni di Giampaolo Giuliani, facendolo apparire un rabdomante col bastoncino in mano ed il cappello di Mago Merlino. Cloppéte-clòp, in sella a cavalcare l'onda. E per non smentirsi, anche lo sciacallo per antonomasia, l'Altro Giullare, l'odioso cantastorie Travaglio si è già dato da fare: a giudicare dalla lunghezza del pezzo col quale mette in relazione il Piano Casa del governo col terremoto, c'è da giurare che ha iniziato a scriverlo alle 3:34 con la scrivania che ancora gli ballonzolava per la stanza.
A questi signori - e a quelli che inevitabilmente li seguiranno a breve - è bene ricordare che la scienza non è una partita a tresette fatta al baretto sotto casa: evacuare un po' di città "solo" perché un collaboratore di un istituto scientifico ha sotterrato nel 2001 qualche cubo di piombo e sostiene che c'è una correlazione tra il gas radon ed i terremoti, perché se ne è accorto casualmente mentre studiava le particelle cosmiche, semplicemente NON BASTA.
Ovvio, è facile e bello dire che "lui prevede i terremoti": fa figo, riempie le pagine dei giornali, smuove le solite anime belle sempre pronte ad incoronare l'eroe di turno, il Davide che affronta il sistema-Golia, la Cassandra squattrinata ed un po' sfigata che si batte contro i mulini a vento dell'establishment governativo ed accademico. Bello, sublime. Ma fasullo.
Intendiamoci: magari Giuliani ha ragione e tra dieci anni si becca un Nobel vero (non come quello che hanno dato a Gore) ed a lui sarà intitolato il M.I.T. e, una volta morto, sarà proclamato santo per direttissima. Ma AD OGGI non c'è traccia di alcuna evidenza scientifica tale da giustificare un qualsiasi intervento preventivo basato sul suo lavoro. E, purtroppo, il terremoto di stanotte è avvenuto stanotte, invece che il 6 aprile del 2019 o del 2039.
Si faccia certamente tesoro del suo lavoro, per carità: la scienza saprà tenerne conto, oppure non lo farà se siamo di fronte ad un altro Di Bella. Ma invocare l'uomo dei miracoli e - soprattutto - crocifiggere chi non lo adora è la solita, stupida, miope, schifosissima barzelletta italiota piazzabile allo stesso livello di chi crede che l'11 settembre il WTC sia stato abbattuto dalla CIA o delle piazzate di Beppe Grillo.
I morti meritano rispetto, e tributarglielo in questo caso è facile: basta stare zitti.

Nel frattempo, agli inevitabili scettici cui gli insulti stanno venendo su come un travaso di bile, consiglio di leggersi l'intervista rilasciata da Giuliani stesso il 25 marzo scorso, che è alla base di tutta la querelle di queste ore e che - evidentemente - pochi hanno letto. Ecco cosa dice testualmente Giuliani:

«[...] Attraverso il Precursore sismico abbiamo potuto riscontrare, in questi 9 anni di studio, che il territorio di L’Aquila è interessato ogni anno nello stesso periodo da uno sciame sismico, non intenso e, per questo, in genere non percepito dalla popolazione. Quest’anno questo sciame sismico è stato più intenso e con delle scosse più forti, che sono state rilevate dalla popolazione. Lo sciame non è un fenomeno preparatorio ad un evento sismico più rilevante, né ha correlazione con grandi piogge o nevicate, come ho sentito dire da molti. E’ un fenomeno normale per una zona come quella di L’Aquila. [...]»
(In foto: uno sciacallo)

domenica, aprile 05, 2009

Precrimine

La furia manettara dell'Urlatore ora si è evoluta: va avanti nel tempo, vede i crimini prima che vengano commessi, fa i processi alle intenzioni. Siamo alla Precrimine.

Obama, sorry 4 zecca

Non c'è dubbio: maglioncino sfigato color bertinotti spento, barbetta incolta stile Che, espressione divertita jovanottiana, totale disprezzo per la decenza e l'amor di Patria. E' una zecca. Sorry Mr. Obama, qualcuna da noi ne circola ancora. Ma ci stiamo lavorando.

sabato, aprile 04, 2009

A me gli occhi!

Era iniziata come una normale giornata di manifestazioni, con la gioiosa macchina da guerra del glorioso comunismo italiano a colorare le storiche arterie romane e l'immenso catino del Circo Massimo con i tre e più milioni di festanti ed incazzati proletari contro questo governo impresentabile e opprimente.

Eppure qualcosa, ad un certo punto, è andato storto. Guglielmo Epifani, leader della CGIL, era giunto al termine del suo discorso di chiusura quando, improvvisamente, si irrigidisce e, tra lo sgomento generale, sfodera un perfetto saluto romano mentre, a mezza bocca, canticchia "Faccetta Nera". Alle sue spalle, contemporaneamente, si materializzava una donna in tenuta paramilitare che imbracciava minacciosa quello che somigliava paurosamente ad un fucile automatico AK-47 (il famoso "Kalašnikov"). La foto qui a lato e la testimonianza diretta di un cronista de Il Giornale - presente sul palco - sono la prova che Epifani ha sbroccato (l'espressione di Epifani è tipica di chi ha appena detto la parola "abissina", è evidente). E lo ha fatto in modo molto pericoloso, e per la democrazia (alzare una mano è sempre un pericolo mortale, soprattutto in Italia) e per l'ordine pubblico (non si gira per strada con guardie armate di AK-47!).
Presenti sul palco accanto al leader della CGIL c'erano anche i suoi omologhi tedesco e francese, il cui labiale è inequivocabilmente stato "Ach! Ke kazzen ha tetto kuesto italianen manciaspaketten??" "Mais je ne sais pas, cet réactionnaire de merde!"
Al momento sono ancora ignote le cause che hanno indotto il sempre compassato Epifani ad un gesto così estremo ed incomprensibile, ma si sa: i comunisti sono un po' pazzerelli, e la gaffe farà di certo il giro dei media stran................... eh?

Cosa? Dici che me so' sbajiato? Dici, eh....? Ah.... La foto è taroccata? Quella là dietro stava solo applaudendo e qualche bontempone gli ha photoshoppato (e pure male) un fucile in mano?
Si, vabbe', ma il saluto romano... quello sembra ver......... come dici? Azz! Dici che stava solo salutando il pubblico oceanico e festante sotto al palco? E che una foto può immortalare un movimento e farlo sembrare una posa? Si, eh? Dici che non mi devo inventare di sana pianta cose che manco capisco solo per fare il fighetto e scrivere qualcosa per i soliti cretini che non chiedono altro? Eh... beh, si, certo..... er......
Ma sai che ti dico? Me sto a consola', me sento in buona compagnia, oggi.

**UPDATE** Se Berlusconi fosse quel despota nazistoide che viene dipinto dai soliti noti, non credo avrebbe risposto con un fin troppo bonario "non si fa così". Avrebbe mandato le sue squadracce ad impalare nella piazza di Arcore i pennivendoli responsabili di quest'ennesima pagliacciata, e sarebbe stato anche facile dal momento che i pirla di firmano anche. Avrebbero avuto ben d'onde a dargli del dittatore, ma ne sarebbe valsa forse la pena.
Invece, ha fatto il nonno col rimbrotto. Che, ovviamente, è stato prontamente rivoltato nel solito "pericolo censura". C'è veramente da vomitare.

venerdì, aprile 03, 2009

Solidarietà al ministro Meloni

Una odiosa eco di insulti nei confronti del Ministro della Gioventù e presidente di Azione Giovani Giorgia Meloni (a lato) sta rapidamente facendo il giro di Internet (non linko, Google is your friend), secondo i quali il Predidente del Consiglio la avrebbe apostrofata con un termine decisamente irrispettoso alla conclusione del Congresso fondativo del Pdl; il tutto con corredo di "video-verità" su YouTube, ovviamente e palesemente manipolati.

Qui c'è il passaggio "incriminato", che ho ripulito dai rumori di fondo (l'audio è tratto dal video pubblicato sul sito del Pdl), ma soprattutto non alterato come invece accade nei video citati sopra: chiunque abbia orecchie buone può giudicare da sé.
Anche il blog ufficiale del ministro riporta la precisazione, contenente un altro file audio stavolta preso da Radio Radicale.
Le bufale sono il sale di Internet, lo sanno anche i sassi. Ma questo tipo di bufale, tutto meno che innocenti parti della mente di un sempliciotto, sono un segno della bassezza dei metodi costantemente utilizzati da chi non si riconosce né nei valori di questo Governo né nel buon senso; soprattutto, sono segno della superficialità ed acriticità di tanti cittadini che abboccano solo perché "è su YouTube". Basta leggere i commenti, è sconfortante.
E non vale neanche appellarsi all'errore, com'è successo di recente a Canal Plus che, interpretando un labiale di Berlusconi, ne aveva tirato fuori una frase irriguardosa e stupida nei confronti di Sarkozy e della moglie Carla Bruni; con annessa figuraccia, ovviamente.
Ma si sa che.....

La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.
Amen.

Ilaria d'Amico scende dal pero

"Benvenuta nel mondo reale", verrebbe da dirle: Ilaria d'Amico, conduttrice della trasmissione Exit su La7, s'è scontrata frontalmente con cosa sono Beppe Grillo ed il fascismo violento che egli rappresenta.

Meglio tardi che mai, poteva usare Google tre minuti per rendersene conto prima di mettersi in casa un soggetto simile e risparmiare ai (fortunatamente pochi) italiani che l'hanno visto uno spettacolo veramente poco edificante.

giovedì, aprile 02, 2009

I corvi della crisi

Un plauso al direttore de Il Giornale per aver detto quello che - pare - non si possa dire. E che se viene detto, c'è sempre chi grida alla scelleratezza ed all'irresponsabilità, senza neanche capire di cosa sta blaterando.


«Immaginate la scena di un grande incidente stradale. Un maxitamponamento nella nebbia. Ci sono morti, ci sono feriti. Sangue fra le lamiere, lamenti disperati. C’è qualcuno che rischia di svenire per lo choc. Ebbene, immaginate che sulla scena di questa catastrofe ci siano varie persone, tutte con il camice del medico, che però, anziché cercare di intervenire per curare e assistere, se ne stanno lì, impalati sul ciglio della strada. Che fanno? Niente. Puntano il dito, contano e urlano: «Dieci morti e cinquanta feriti», «No, di più: venti morti e sessanta feriti», «No, di più: trenta morti, cento feriti e sicuramente un po’ di questi moriranno». Voi come li giudichereste? Menagramo? Inopportuni? Peggio?

Ebbene, pensateci un attimo: le grandi istituzioni internazionali (Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Ue, etc.) oggi si stanno comportando proprio così. C’è un maxitamponamento dell’economia mondiale, siamo in mezzo a lamiere e lamenti, disoccupati e animi esasperati. E loro che fanno? Se ne stanno lì, sul ciglio della catastrofe, salgono in cattedra, puntano il dito e rilanciano giorno dopo giorno una cifra più spaventosa dell’altra. Sembra che facciano a gara a chi la spara più grossa, ben sapendo per altro che le probabilità di azzeccarci sono simili a quelle di Alba Parietti di vincere il Nobel. A che servono? Perché li paghiamo? Perché li manteniamo? Almeno fornissero uno stralcio di idea, un suggerimento utile, una terapia. Invece niente: sono medici che non curano i malati. Urlano solo che esiste la malattia. Grazie tante, quello lo sappiamo senza bisogno di voi.

Qualche tempo fa avevamo timidamente avanzato una proposta di moratoria sulla diffusione dei dati economici. Finiamola con lo stillicidio quotidiano, dicevamo, che fa male a tutti, mettiamoci d’accordo e facciamo il punto una volta al mese. Non abbiamo avuto udienza, lo stillicidio continua. Non passa giorno senza che qualche corvo si levi in volo sulla crisi. E allora, a questo punto, viene da interrogarsi direttamente sull’utilità di questi carrozzoni, che sono stati per lo più pensati e strutturati in periodi di abbondanza e opulenza. E diventano pericolosi oggi, in mezzo a un’emergenza come questa, dove più che di gente che sparga sale sulle ferite c’è bisogno di persone in grado di curarle.

Per altro, essendo la situazione particolarmente nuova e complicata, le previsioni dei maghi del divin numeretto hanno più o meno il valore di un congiuntivo di Di Pietro: non pervenuto. Il Fondo Monetario, per esempio, adesso dice che nel 2009 l’economia mondiale si contrarrà dello 0,6 per cento. Benissimo: a inizio febbraio pronosticava ancora una crescita dello 0,5 per cento. A novembre prevedeva un +2,2 per cento e a ottobre addirittura un +3 per cento. Per quanto riguarda l’Italia, i principali 16 istituti di previsioni a giugno 2008 stimavano la crescita del Pil nel 2009 pari all’1,5 per cento: secondo le ultime stime dell’Ocse, invece il Pil diminuirà del 4,3 per cento. Ne avessero indovinata una. In fondo è proprio come diceva un mio amico: ci sono tre modi per perdere i soldi, i cavalli, le donne e gli esperti. Con i cavalli è più veloce, con le donne più piacevole, ma con gli esperti è più sicuro.

Da sempre è così. Il 17 ottobre del 1929, per esempio, uno dei più grandi economisti del mondo, Irving Fisher, sentenziava: «Le quotazioni azionarie resteranno stabili, su livelli molto alti». Una settimana dopo, il crollo di Wall Street. Nel 1903 un grande banchiere sconsigliava dall’acquistare azioni Ford: «L’auto è una moda che passerà presto, meglio il cavallo che ci sarà sempre». «L’economia è quella scienza che sa prevedere benissimo quello che è già successo», ci spiegava il nostro professore al primo anno di università. E in effetti il dubbio viene: questi grandi istituti di cervelloni non hanno mai saputo prevedere in anticipo una delle grandi crisi internazionali. E inoltre buona parte di questi sapienti, come ha notato qualche tempo fa il Financial Times a proposito di Padoa-Schioppa, quando sono tolti dalla teoria e messi di fronte alla pratica, non fanno che combinare guai, più o meno bamboccioni.

Abbiamo lottato per anni contro i catastrofismi dell’ambiente: a sentire le cassandre verdi, in verità, il pianeta non dovrebbe nemmeno più esistere. Fra effetto serra e riscaldamento globale, l’hanno già fatto sprofondare almeno una decina di volte. Per fortuna, invece, siamo ancora qui. Magari un po’ ammaccati, ma persino sotto la pioggia, altro che siccità perenne. Come fermare ora i catastrofismi dell’economia? Eppure è indispensabile. Lo è proprio perché siamo in una situazione d’emergenza, con rischi di gravi tensioni sociali. E allora varrebbe anche la pena interrogarsi una volta per tutte sulla funzione di queste costose strutture, che con le loro danze di percentuali (sbagliate) non aiutano a risolvere i problemi. Anzi, li moltiplicano. Perché, come diceva sempre quel mio amico, siamo pieni di economisti capaci di costruire castelli. Ce ne fosse almeno uno che sa dire come risolvere il problema della casa.»

Mario Giordano, 2 aprile 2009

Immagine: majaless.com

mercoledì, aprile 01, 2009

Heidi e la crisi

Cristallina metafora della crisi finanziaria, su Vox Populi.