lunedì, aprile 13, 2009

Ponzio Pilato e la dittatura del laicismo

Quando la libera espressione del pensiero è sistematicamente censurata si è in una dittatura, questo lo sanno anche i bambini. Quanto è successo nei giorni scorsi circa lo striscione di Militia Christi contro Gianfranco Fini ("Eluana, Fini come Ponzio Pilato") ricade pienamente nella censura dittatoriale, in questo caso della dittatura laicista.

Dittatura che, come da definizione, non permette dissenso, pena vari gradi di "punizione" che vanno dalle prese di distanze "soft" fino alle condanne a più voci, fino addirittura a vere e proprie "azioni di polizia" ideologica come quella accaduta a Roma. Il messaggio in questione, infatti, è stato "prontamente cancellato" e sono piovute immediatamente e copiose le "dimostrazioni di solidarietà" a Fini, neanche fosse stato minacciato di morte.
Lasciamo perdere le ovvie considerazioni sull'insozzare una città con scritte e striscioni. Viene piuttosto da chiedersi se non si sia dimenticata la figura di Ponzio Pilato: egli fu prefetto provinciale per la Giudea dal 26 al 36 d.c. e passò alla storia per il suo ruolo nella passione e morte di Gesù Cristo raccontata dalla cronaca dei Vangeli. Pilato non volle su di sé la responsabilità della decisione sulla vita o sulla morte di Gesù e, spaventato dalla folla che temeva di non saper controllare, perpretò il celeberrimo gesto di lavarsi le mani come a dire "non è un mio problema", scaricando così - nelle sue intenzioni - le colpe dell'uccisione di un innocente sui giudei.
Nell'interpretazione di Militia Christi, Gianfranco Fini si è comportato alla stessa maniera: sottolineando il concetto secondo il quale (testualmente) "quando si impongono per legge certe convinzioni, [queste] sono convinzioni più vicine ad uno stato etico che ad uno laico", il presidente della Camera ha abdicato alla propria coscienza (e, soprattutto, alla coscienza della sua parte politica) evocando lo "stato etico" come disvalore, contrapposto e non già coerente con la morale, soprattutto quella cattolica e tradizionale. Usare quel termine in quel contesto è stato percepito come uno spostare l'attenzione dal problema in sé al fumoso ambito delle prerogative dello Stato: un modo come un altro per "buttarla in caciara", come si dice a Roma, e non affrontare il problema. Da cui l'accostamento a Ponzio Pilato. Cosa ci sia di scandaloso, francamente, non riesco a capirlo. L'unica spiegazione è l'idiosincrasia e dei media e di buona parte delle istituzioni nei confronti di qualsiasi cosa venga "da destra"; moda che, ultimamente, sta infettando più vittime all'interno della destra stessa che nel centro-sinistra, rivelando in tutta la sua dimensione l'irrazionale ed anacronistico complesso di colpa nei confronti della Storia che - tuttora - stenta ad essere riassorbito.

La questione, semmai, è un po' più complessa: il fatto che lo Stato abbia legiferato in materia di "fine vita" non è avvenuto né casualmente né per espressa volontà del Legislatore. E' avvenuto sotto la fortissima pressione mediatica e sensazionalistica del tragico epilogo del caso Englaro e, sopratutto, del violento scontro istituzionale che ne è seguito. Potrebbe sembrare curioso come, ora, sia chi è "per la vita" sia chi è "per la libertà" (concetti qui assurdamente contrapposti) si dica insoddisfatto della legge presentata. In realtà, non poteva che essere così: nessuna legge scritta dall'uomo, soprattutto dall'uomo allo stato attuale delle proprie (scarse) conoscenze scientifiche in merito, può arrogarsi il diritto di dire l'ultima parola sulla vita e sulla morte in circostanza così estreme, tragiche e misteriose come quelle di chi si trova in stato vegetativo permanente. Fintantoché la scienza non progredisca abbastanza da fornire quelle certezze minime necessarie a non dover chiamare in causa le coscienze, le coscienze stesse devono avere l'ultima parola. Quindi, come è successo da sempre fino alla morte di Eluana Englaro esclusa, nessuna legge è meglio di una qualsiasi legge, dal momento che di essa non sarebbe possibile stabilirene univocamente né la "bontà" né la "cattiveria".
Ma l'ostinazione del signor Englaro nel voler scaricare sullo Stato la responsabilità del "farla finita" con la figlia, la sovraesposizione mediatica e giudiziaria che ne ha caratterizzato ogni passo nei diciassette anni di storia, alla fine hanno vinto: lo Stato è stato trascinato dove non doveva e non poteva arrivare, prima la magistratura e poi il governo, col risultato che qualsiasi provvedimento venga ora preso l'una o l'altra parte avrà comunque modo di gridare allo scandalo, mentre la scienza è rimasta al palo, e con essa la conoscenza e la verità.
Militia Christi, quindi, ha sbagliato obiettivo. Altro che Gianfranco Fini: è Beppino Englaro il nuovo Ponzio Pilato. Che ha consegnato ai giudei il Gesù Cristo della verità in cambio del Barabba del laicismo, che con la laicità ha nulla a che spartire.

[Foto: da Wikipedia]

1 commento:

sagra ha detto...

Per Polyscor

La figura di Ponzio Pilato ci è giunta ovviamente attraverso il filtro interessato dei Vangeli.

Quali?
Ne circolano circa un centinaio, definiti "Apocrifi", e pertanto non degni di credibilità.

Chi lo ha stabilito?

Ma il parrocchiano ovviamente, che come l'oste garantisce da solo il vino che ci rifila.

Ponzio Pilato fu l'antesignano di un laicismo che andava al sodo, ed evitava di ficcare il naso nelle complicatissime vicende religiose di quei litigiosissimi Ebrei, di cui Gesù Cristo era semplicemente uno dei tanti profeti.
Quello che abbia detto veramente non lo sapremo mai.

Non sapremo neanche se Maria Maddalena fosse o meno sua moglie, o se come usanza dell'epoca, ne avesse più d'una, se avesse o meno figli legittimi o illegittimi, se fosse realmente povero, o nobile, o magari figlio illegittimo di Erode.

Gli ebrei erano così litigiosi e rompiscatole che i Romani, che per prassi evitavano di immischiarsi nelle beghe religiose locali, 80 anni dopo si ruppero le scatole e distrussero definitivamente il Tempio ed obbligarono gli Ebrei a disperdersi.

Non lo avessero mai fatto!

Se li ritrovarono il casa, ed in meno di 300 anni furono capaci di impadronirsi del Potere, in nome di un profeta ammazzato proprio dagli stessi Ebrei.
Se Ponzio Pilato non si fosse fatto i cazzi propri ed avesse salvato Gesù di Nazareth, molto probabilmente oggi sacrificheremmo ancora a Giove e festeggeremmo i Baccanali a carnevale con il loro giusto nome.

Non te la prendere con Ponzio Pilato, che vi ha fatto un piacere non da poco.

Il Vaticano dovrebbero pensare seriamente di farlo Santo. Subito!

Saluti da Sagra