Prodi e il dissenso: piccola lezione dal Professore
E' interessante notare come Romano Prodi, nel solco del più bieco vittimismo in salsa sinistroide, consideri un «preoccupante degrado», roba da «paese incivile», la contestazione a suo carico avvenuta al Motor Show di Bologna.
Tralasciamo la solita solfa sulla claque (questa volta contro di lui, altre volte a favore di Berlusconi), che parrebbe essere - secondo lui - l'unico sistema conosciuto nel centrodestra per esprimere dissenso; quel che preoccupa (sul serio, stavolta) è un uomo che non accetta, che si stupisce (o che lascia intendere in questo senso) che quasi si schifa per il fatto che un gruppo di persone abbia osato fischiarlo.
E che si pavoneggia come uno che «ha capito tutto alla prima occhiata», uno che non lo freghi insomma, men che meno quei quattro pecoroni della CdL: se lo contesti, sei palesemente pagato da Arcore per perpretare un attacco alla democrazia; se scendi in piazza, hai il Cayenne Turbo, il Rolex e sotto sotto anche la camicia nera; se protesti, e soprattutto se lo fai faccia a faccia con lui medesimo, lo fai per difendere i tuoi interessi capitalistici e corporativi concretizzati in privilegi ai danni del popolo. E lui c'è arrivato prima di tutti.
Ma siamo sicuri che quelli del Pse hanno capito con chi vorrebbero aver a che fare?
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