Pretese comuniste
I comunisti: "Bossi non può fare il ministro". Fosse per loro, Wladimiro Guadagno o Francesco Saverio Caruso, invece, avrebbero potuto benissimo farlo.
Per fortuna ce li siamo levati dalle palle.
Meglio se politicamente scorretto.
I comunisti: "Bossi non può fare il ministro". Fosse per loro, Wladimiro Guadagno o Francesco Saverio Caruso, invece, avrebbero potuto benissimo farlo.
Per fortuna ce li siamo levati dalle palle.
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Polìscor
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9:15 PM
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Comunicato Sindacale Giubilare in occasione della Festa della Liberazione.
«Cgil, Cisl, Uil invitano gli esercizi commerciali a rispettare la chiusura per le festività del 25 aprile e del primo maggio.Continua su Le Guerre Civili
Invitano i cittadini a non entrare negli esercizi che rimanessero eventualmente aperti, come segno di rispetto per queste feste.»
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«Le elezioni del 13 e 14 aprile sono da interpretare come una svolta speciale?»
Con questa legittima domanda inizia l'editoriale odierno di Giovanni Sartori sul Corriere. Di risposte adeguate ve ne sono diverse, e tutte passano per l'analisi del fenomeno di transumanza elettorale dalla Sinistra Arcobaleno alla Lega e, soprattutto, per la discussione circa la conferma del gradimento personale di Silvio Berlusconi che "rischia" seriamente di passare alla storia (in positivo).
Eppure, Sartori cede ancora una volta alla superficialità ed al qualunquismo "de sinistra": la "svolta speciale" si riduce alla Lega Nord che rischia di scontrarsi con quella del Sud (MPA) e alla Sinistra Arcobaleno che avrebbe dovuto assoldare Berlusconi come consigliere elettorale.
Poi dice che perdono le elezioni.
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E' lunga, forse noiosa, ma per chi vuol uscire dal buco del "è colpa di Berlusconi" e vuol sapere (ricordare) cosa è successo può essere una lettura molto istruttiva.
Gli altri, beh... mi spiace per loro, ma non so cosa fargli.
Tutta questa ricostruzione è ispirata al monumentale lavoro che L'Occidentale ha fatto seguendo la vicenda Alitalia mese per mese, giorno per giorno, soprattutto (ma non solo) con l'ottimo Giuseppe Pennisi.
Non mi spingo tanto indietro, sul passato solo qualche accenno.
All'incirca alla metà degli anni '90 l'avvento delle prime "low cost" e l'aumento in velocità dell'innovazione tecnologica soprattutto in campo aeronautico resero l'Alitalia di allora troppo piccola per gareggiare con i giganti europei e transatlantici, ma al tempo stesso troppo grossa per diventare in breve tempo un vettore europeo/regionale a basso costo.
La complementarietà strutturale con l'olandese KLM (che a differenza di Alitalia aveva un piccolo bacino d'utenza nazionale e rotte estere solide ed estese) era vista come la base di un matrimonio paritetico tra le due aziende, con grandi vantaggi per entrambi.
L'hub di Malpensa nacque in quest'ottica: meglio localizzato geograficamente di Amsterdam, sarebbe diventato il fulcro operativo di tutta l'operazione. A patto, però, che oltre all'efficienza interna ed al buon posizionamento strategico, l'hub venisse dotato delle necessarie infrastrutture a contorno e, soprattutto, di un buon sistema di afflusso e deflusso dei voli da e per gli aeroporti minori circostanti. Il tutto condito da buone relazioni industriali, ovviamente.
Tutto questo è venuto a mancare. Il sistema di smistamento bagagli interno non ha mai funzionato a dovere, le infrastrutture esterne sono fin da subito cadute vittime delle sindromi nimby delle zone circostanti, i piccoli aeroporti di Linate, Bergamo, Brescia e Venezia non sono non si sono "razionalizzati" con Malpensa, ma hanno accresciuto la loro importanza nel nord Italia; contemporaneamente, nel corso della tredicesima legislatura, i governi Prodi / D'Alema / Amato hanno emesso, in materia di "flussi e deflussi", ben cinque decreti ministeriali ed uno della presidenza del consiglio, ognuno in contrasto con i precedenti.
KLM, vista la mala parata, ha girato i tacchi e s'è sposata con Air France. Occasione d'oro persa nel momento peggiore e nel modo peggiore.
Da quel momento, Alitalia ha provato a camminare da sola, ma con zoppicare sempre più accentuato.
Ora, la storia recente.
Il 2 dicembre 2006 il governo Prodi annuncia la cessione del 49,9% del pacchetto azionario Alitalia in mano al Ministero dell'Economia e delle Finanze tramite un'asta. La chiama "privatizzazione".
Il 29 dicembre 2006 viene pubblicato il bando e tutti si accorgono che quella non è un'asta, ma un "beauty contest", cioè una sorta di gara per spogli successivi nei quali i pretendenti vengono via via esaminati (e scartati) in base ai rispettivi piani industriali e finanziari; il tutto senza regole trasparenti ma con alcuni "paletti" posti dal venditore che, nel caso di Alitalia, erano l'italianità, il mantenimento dei livelli occupazionali, il mantenimento di due hub.
Si fece viva una dozzina di "pretendenti", compreso un privato cittadino che, polemicamente, disse di voler comprare l'Alitalia dimostrando così la ridicolaggine dell'operazione.
Ad uno ad uno, tutti se la diedero a gambe e ben presto rimasero in tre: AirOne/AP Holding, Texas Pacific Group/Mediobanca e Aeroflot/Unicredit.
Passa poco tempo, ed anche Aeroflot e gli americani sbattono la porta schifati dagli assurdi paletti posti dal governo italiano.
Era il 30 maggio 2007, con Intesa/AirOne ultima rimasta "in gara" (sic!), quando il ministro Bianchi asserì senza alcun pudore (tentando di smarcare l'antitrust) che quello che si voleva per Alitalia non era una privatizzazione, ma una ricapitalizzazione da effettuarsi in piccola parte con i proventi della vendita di una quota di minoranza ed in larghissima parte con i soldi pubblici. Mentre il governo spostava dal 3, al 12, al 23 luglio il termine farlocco per la presentazione delle offerte tecniche, sempre con AirOne unica "in gara".
Vogliamo parlare del perché Aeroflot aveva poco prima mandato a cagare il beauty contest di Prodi e perché, per contro, verrebbe oggi di corsa ad una vera gara bandita da un vero governo? Vogliamo ricordare che, sempre a maggio dell'anno scorso, appena gli americani di TPG si sfilarono, Prodi fece in modo che i suoi amichetti in Intesa/AirOne facessero la proposta indecende ad Aeroflot di "unire gli sforzi" (e le banche) per un inciucione monopartecipato che ha un nome tecnico ben definito (licitazione privata) e precedenti famosi (SME)? E che i russi risposero schifati che 'ste cose da loro succedevano sotto Breznev?
I contratti-capestro che Prodi proponeva agli acquirenti erano senza garanzie: non erano previsti né il negoziato preliminare con i sindacati né la revisione degli accordi su AZ Servizi. Questo, e lo spettro della licitazione privata - anticamera di infiniti ricorsi UE e di figuracce internazionali da non finire - hanno fatto sì che perfino i compagni di merende di Prodi e TPS abbandonassero la barca. Pensa che fini econmisti.
"La Commissione europea non autorizzerà nuovi piani di salvataggio per Alitalia. La Commissione ha autorizzato un'operazione di salvataggio nel 2004. Questo impedisce che ne vengano approvati altri."
Giugno 2007
"Noi non possiamo pensare di fare strappi, dobbiamo collaborare nella Commissione europea e con il Consiglio europeo per definire le regole e attenersi a quelle regole."Vogliamo parlare del famoso mercoledì 18 luglio 2007? Di quando, ad AirOne appena ritirata, a Legge Marzano che bussa alla porta, a governo e casse Alitalia alla canna del gas i sindacati cosa fanno? Scioperano bloccando 140 voli con gli italiani (e gli stranieri) in partenza per protestare contro il precariato e lo "scalone"!
Giorgio Napolitano, luglio 2007
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Polìscor
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Era il 3 marzo del 2006 quando il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, con un'azione alquanto inusuale per un grande giornale nazionale, fece quello che all'epoca venne definito, in un'orgia anglofona, "outing" e "endorsement": a poche settimane dal voto espresse pubblicamente il suo sostegno per Romano Prodi, attirandosi non poche critiche a cominciare dalla stessa redazione di via Solferino.
Le cose andarono come sappiamo, Prodi scippò il Governo con le elezioni più controverse degli ultimi decenni e dopo soli diciotto mesi di agonia crollò, e con lui il sogno di quella "democrazia normalmente antiberlusconiana" da Mieli preconizzata.
Oggi, a distanza di due anni, il Nostro ci riprova e l'enrdorsement, stavolta post-elezioni, è per il governo ombra annunciato da Veltroni dopo la scoppola elettorale. Purtroppo, oggi come allora, la visione politica di Mieli appare in tutto il suo affanno.
Nel 2006 il tutto sommato scarno editoriale criticava i cinque anni di governo Berlusconi utilizzando argomenti per lo più degni di Di Pietro mentre assolveva Fini e Casini ed osannava Prodi, D'Alema, Fassino e Bertinotti; ma aveva un punto d'appoggio certo, il termine "centrosinistra". Che, pur rappresentando politicamente un obbrobrio (l'Unione di allora fu la più fallimentare esperienza politica a memoria d'uomo), aveva un'identità complessiva chiara e ben definita: tutto ciò che si trovava alla sinistra di Casini, Casini escluso.
Oggi, il più corposo articolo - intitolato "La vera partenza" - non ha nemmeno quella stampella: il centrosinistra non esiste più, il Pd è un ectoplasma in fibrillazione, la sinistra-sinistra è scomparsa dal Parlamento e si prepara a bruciar pneumatici per le strade. E Mieli non trova di meglio che rifugiarsi in un'improbabile analisi della "compostezza" con la quale Veltroni avrebbe assorbito il colpo, pari forse solo alla sicurezza con la quale parlava di rimonta prima del voto. Non come succedeva in passato, quando lo sconfitto di turno (una volta l'uno, una volta l'altro) urlava e si dimenava per mesi o anni prima di farsene una ragione; no, stavolta è nata una nuova Repubblica! Nonostante i residui rigurgiti "raccogliticci" e le "accozzaglie protestatarie" che tuttora inquinano il centrodestra, Veltroni saprà confermare il suo "coraggio" espresso da quel suo "corro da solo" che tanto bene portò al nostro Paese e riuscirà nell'impresa di entrare nei libri di storia assieme alla sua creatura politica, sconfitta, tutto sommato, a causa dei videoplagi di Barack Obama e dei Village People e, soprattutto, grazie al libro di Giulio Tremonti.
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Riuscirà Walter Veltroni a risuscitare il cadavere dalla Sinistra Arcobaleno per cercare di limitare i danni nel cupo futuro che lo attende?
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Polìscor
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Nonostante Roberto Benigni che lo rivoterebbe tre volte. Nonostante George Clooney che 'n'altro po' lo baciava in bocca. Nonostante le rassegne stampa di SkyTg 24. Nonostante Jovanotti, Vasco Rossi e gli altri 150 vip che "Walter è nostro amico". Nonostante il Times che "offendere Totti è un errore disastroso". Nonostante i Village People plagiati. Nonostante la par condicio sui tempi e non sui modi. Nonostante che i manifesti del PdL li attaccavano gli zingari. Nonostante "il PCI non era un partito ideologico, tanto è vero che erano iscritte personalità come Italo Calvino o Alberto Moravia, che non erano comunisti" (W.V.). Nonostante Barack Obama. Nonostante Panatta. Nonostante i boninismi e i d'avanzismi su Dell'Utri, i brogli e l'Argentina. Nonostante Prodi che "lo ringrazio, è uno statista che ha fatto bene all'Italia" (W.V.). Nonostante le 110 fermate col pullman. Nonostante tutto.
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Polìscor
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12:29 PM
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Prendendo spunto da questo post de Il Falco, lancio qui l'iniziativa (simbolica, certo, ma non si sa mai
) di sostenere Giuliano Ferrara come ministro della salute nell'ormai imminente governo del Pdl.
Lo faccio aggiungendo questo "bottone" al mio blog, ed invito chiunque condivida l'iniziativa a fare altrettanto, utilizzando il frammento di codice che segue:
L'immagine del bottone è quella riportata in questo post. Chi aderisce farebbe cosa carina a postare un commento qui col link al proprio blog.
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Polìscor
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Alla fine Veltroni ha preso atto della realtà e, terminato l'estenuante tour elettorale nelle 110 province italiane, dismette le trionfalistiche previsioni di vittoria (peraltro mai supportate dai numerosissimi ed eterogenei sondaggi che, in barba alla par condicio, continuano a circolare) e scrive a Berlusconi, prossimo Presidente del Consiglio, "raccomandandolo" di essere "leale alla Costituzione".
Ora, al di là della strumentalità e della teatralità della mossa, in puro stile veltroniano, la "lettera" significa due cose: da un lato, come già detto, l'implicita ammissione della sconfitta e di questo si da atto a Veltroni; dall'altro, un ultimo, forse disperato tentativo di imporre una "superiorità morale" sull'avversario tale da recuperare qualche consenso.
Speranza alquanto vana, se si tiene conto che il testo della lettera è, in fondo, un chiaro atto d'accusa a Bossi e, di conseguenza, alla Lega; e l'elettorato del Nord, così faticosamente rincorso dal Pd nei giorni scorsi, non ne sarà certamente contento.
Nessuna scaramanzia, quindi: il centrodestra ha vinto, ed ha vinto alla grande. Finalmente lo ammette anche Veltroni.
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Polìscor
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7:30 PM
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9:25 PM
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Veltroni si lamenta perché Berlusconi parlerà prima di lui a "Matrix".
Veltroni si lamenta perché Berlusconi parlerà dopo di lui a "Porta a Porta".
Che volesse parlare solo lui?
**UPDATE del 8/4**
Veltroni se l'è presa in quel posto perché anche il sorteggio di Matrix ha messo Berlusconi per ultimo. Ben gli sta.
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Polìscor
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4:53 PM
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La veltroniana operazione "Scordamose Prodi" è arrivata all'ultimo atto: l'ex- presidente del Consiglio è stato costretto a rinunciare alla tradizionale conferenza di fine mandato. La motivazione ufficialmente addotta è che lui non vuole dare un "indebito vantaggio alla sua parte politica" (sic!), la realtà la sappiamo benissimo tutti ed è l'esatto contrario: l'impresentabilità del dannosissimo predecessore (tuttora presidente del Pd) non giova alla scintillante, patinata e disperata campagna elettorale dell'Obama de noantri.
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2:46 PM
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Istruttivo vedere l'interesse, quasi entomologico, con il quale il Corriere del Pd si chiede e ci chiede di osservare "chi vota per il Pdl" o "chi vota per La Destra". Come si osserva uno scarafaggio che depone le uova o la mitosi di una cellula eucariote. Con quel misto di stupore e ribrezzo che si prova nel vedere il rituale di accoppiamento di una mantide religiosa o la nascita di una cucciolata di maiali. Con il medesimo interesse che ha il giornalista generalizio per l'iPhone "primo smartphone al mondo", così intriso di ingnoranza e superficialità, ma tronfio di superiorità culturale e sprezzo del "diverso". Come quando c'è un efferato crimine e i tabloid spippolano la biografia dell'assassino.
Non fanno tenerezza anche a voi?
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Polìscor
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Siamo grati al Corriere del Pd per questa dimostrazione di par condicio al femminile.
A sinistra, Marianna Madia. Ma quanto è carina, ma quanto è dolce, ci racconti, che emozione, Walter mi stima, ha presente la seduzione? Bella e geniale, Enrico Letta la adora, fa colazione con Cossiga, si vede col figlio di Napolitano, ma ora è fidanzata? No, perché? Così, una curiosità.
A destra, Daniela Santanché. Berlusconi mi fa un sacco di regali, ma io me ne frego. Io lo uso. Le donne vanno pazze per me, in realtà sono un uomo. Al diavolo gli immigrati, li stermineremo. Ah, io non l'ho mai data per fare carriera. Buurrrrrp. Merda, erano le cozze.
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Polìscor
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12:17 PM
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Quanti tra quelli che, resistendo agli sbadigli, hanno prestato attenzione alla presentazione del programma di Veltroni hanno capito su cosa sia basato? No perché, nell'ordine, individua "quattro problemi fondamentali", "dieci pilastri" e "dodici azioni di governo". Che stia dando i numeri?
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Polìscor
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«Sono orgoglioso di potervi annunciare la prima candidatura del Partito democratico alle prossime elezioni: e' quella di Antonio Boccuzzi, operaio della Thyssen, sindacalista, unico sopravvissuto dei sette che quella notte si trovavano sulla linea cinque.»
Walter Veltroni, Roma, 16 febbraio 2008
Neanche i genitori di Carlo Giuliani arrivarono a tanto.
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Polìscor
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2:36 PM
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Fluida ed interessante, la situazione in questo scorcio iniziale di campagna elettorale.
Da un lato, "se semo tolti Casini da li maroni" e scusa se è poco. Sicuramente egli ha sentito l'odore di quel "Grande Centro" che sogna da bambino e convolerà a giuste nozze con Mastella, Tabacci, Baccini, Pezzotta e qualche altro neo o vetero democristiano (chissà che anche Follini non rifaccia il salto della quaglia), puntando alla soglia psicologica del 10%. La cui differenza con il 6% dell'Udc e con lo 0% di Tabacci è un bel 4% sottratto, nonostante quanto va dicendo in giro Casini, praticamente tutto al Pd. Ma Berlusconi non se la passa bene: eliminato il fattore destabilizzante dell'Udc, rimane l'altro grande nodo, Storace, che rischia seriamente di diventare scorsoio, dal momento che Fini - fatta l'ennesima capriola - non può certo sperare di raccattare più di dieci/dodici voti in tutto, a cominciare dal mio.
Sommiamoci che un berlusconiano D.O.C. e grande opinion maker - Giuliano Ferrara - ha deciso di remare contro e di creare un nuovo simbolo, una nuova lista, magari un nuovo candidato premier, chissà. Per la vita, per carità. Ma non poteva farlo dall'interno del Pdl, continuando a fare quello che sa fare meglio, cioè sbugiardare tutti gli ipocriti che gli capitano a tiro? Bah.
Sommiamoci che la campagna elettorale del Pd è totalmente in appalto ai mainstream media che stanno sbavando manco fossero scolarette di fronte ai Take That o Veltroni di fronte a Barack Hussein Obama. Nuovamente, il "fattore C" della sinistra si è fatto vivo e, nuovamente, l'ex- Cdl dovrà affidarsi completamente ai suoi elettori e - manco a dirlo - ai miracoli personali e storicamente ricorrenti di Silvio Berlusconi: i tempi del 58% (parola dell'Espresso di manco venti giorni fa) so' belli che finiti.
Unica novità a favore di Berlusconi sono i pochi ma chiari punti programmatici che ha ventilato da Bruno Vespa, contrapposti al ridicolo elenco di luoghi comuni e cliché elettorali snocciolato da Veltroni la sera successiva. Ma siamo ancora agli inizi.
Dall'altro lato, visto che si autodefinisce "socialista" ed ha le idee molto chiare, il Pd di Uòlter ha pensato bene di scaricarli, i socialisti, e di annettersi i forcaioli burini - Di Pietro e soci, che i socialisti li mangiano a colazione; ma l'immonda operazione ("da soli, MAANCHE con l'Idv") porta il Pd inesorabilmente sopra la soglia critica del 30%, che è la somma degli ex Dl e Ds, anche se vi torna quasi subito sotto a causa del già citato "Grande Centro", sicuramente più sexy per i (non pochi) Binettiani di quanto può esserlo D'Alema.
Sommiamo questo all'erosione a sinistra: Bertinotti non se ne starà con le mani in mano e farà una feroce campagna elettorale tutta contro il Pd, nella quale una buona fetta sarà ricordare al Pd medesimo da dove viene (Prodi), cosa che Uòlter al solo sentirla gli vengono le bolle per ovvii motivi d'immagine. Sommiamoci ancora la questione interna al Pd relativa alle nomine: di fatto Veltroni non l'ha mai legittimato nessuno (le "primarie", in perfetto stile sinistro, sono state una presa per i fondelli con un solo candidato, come già fu con Prodi) e non appena inizierà a far pesare la sua posizione nelle cose che contano (le poltrone), apriti cielo!, tutti i nodi verranno al pettine e voleranno sovietici ceffoni.
Un bel casino. Chi pensava che la situazione politica italiana si fosse magicamente ribaltata (e semplificata) solo cambiando nome a quattro partiti è bene che si ricreda: quello che abbiamo visto in questi giorni è niente, il bello deve ancora venire.
Anche perché chiunque la spunterà, tra due mesi esatti, dovrà fare inesorabilmente i conti con lo sfacelo lasciato dall'armata brancaleone di Prodi. E non saranno le mielose promesse sull'abolizione dell'ICI o sui mille Euro di salario minimo (?) a rimettere questo Paese in piedi. Soprattutto se Prodi medesimo dovesse continuare a governare per mezzo del Pd, del quale - non dimentichiamolo mai - è presidente.
Ma soprattutto se la volontà di semplificare e pacificare la politica italiana, così enfaticamente sbandierata, dovesse sprofondare nel caos cacofonico che è musica per le orecchie della sedicente "antipolitica". Sarebbe veramente la fine.
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Polìscor
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1:48 AM
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Il già traballante governo Prodi è sull'orlo del baratro a causa del ciclone Mastella? Nessun problema: ci pensano i giudici di Napoli a rinviare a giudizio Berlusconi per corruzione e, giusto per non sbagliare, quelli di Milano ad allungare cautelativamente di due anni i termini di prescrizione per il processo Berlusconi-Mills.
Tutto in un paio d'ore. E poi dicono che la Giustizia in Italia non è efficiente.
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Polìscor
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4:41 PM
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