D'Alemah e i suoi fratelli
D'Alema colpisce ancora, ed incassa i complimenti dei leader arabi. Facile, del resto: per lui è sufficiente continuare a fare quello che fa da sempre, lisciare il pelo ai fratelli col turbante da bravo nostalgico dei tempi che furono.
«Quella di Israele contro Gaza è una spedizione punitiva», aveva detto nei giorni scorsi l'ineffabile lìder Massimo; «la posizione dell'Italia è sbilanciata nel sostegno acritico ad Israele», ha puntualizzato oggi temendo di lasciarci senza la sua perla giornaliera.
«Gentile onorevole, ho il piacere di esprimerle a nome del Consiglio degli ambasciatori arabi in Italia pieno apprezzamento per le posizioni che Sua Eccellenza ha espresso e mantenuto sin dall’inizio dell’ultima gravissima crisi che ancora oggi insanguina la striscia di Gaza. [...] La misurata e lucida analisi dei fatti che Ella ha espresso nelle Sue recenti dichiarazioni riflettono purtroppo la drammatica situazione», è stata la risposta degli ambasciatori di numerosi stati arabi contenuta in una lettera finita nelle mani del Corriere della Sera. Che finisce - come riporta il giornale - con «stima» e «la più alta considerazione» a D’Alema per l’«infaticabile impegno » in favore «della pace possibile».
Certo, "pace possibile" a patto di cancellare Israele e tutti i suoi abitanti dalla faccia della terra, beninteso. Così com'è chiaramente scritto nello statuto di Hamas, senza bisogno di misurate e lucide analisi.
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