Facciamoci del male
C'è una perversa tendenza, nel centrodestra italiano, all'autolesionismo. Ed è un autolesionismo pericoloso e profondo, giacché origina da un profondo complesso di inferiorità nei confronti della sinistra.
Già, proprio quella sinistra italiana triste, anacronistica, sempre perdente, incapace di imparare dai propri errori, schiava delle lobbies, illiberale, presuntuosa, pedante ed antipaticissima. Eppure, così convinta della propria superiorità antropologica, culturale, morale, sociale, mentale, fisica ed estetica. Talmente convinta che ogni volta che una tornata elettorale la ricaccia nel buco dal quale è uscita (e nel quale è storicamente giusto che rimanga) riesce a fare fesso qualche esponente in vista del centrodestra che, masochisticamente, le tende una mano grande così dandole di fatto ragione.
Ci riferiamo, oggi, a tre episodi ben distinti fra loro ma accomunati dal di cui sopra autolesionismo, espresso in tutto il suo splendore.
Primo (andiamo in ordine cronologico): Milano, otto maggio. Il sindaco, Letizia Moratti, aspetta che il rumorosissimo Vittorio Sgarbi - suo assessore alla cultura - stracci pubblicamente quel piccolo supponente antipaticissimo (e pericoloso) di un Marco Travaglio durante una ormai mitica puntata di Anno Zero su RAI DUE per dargli il benservito dalla Giunta a causa di precedenti dissapori.
Dissapori che vengono ovviamente ignorati da tutti: tutti sanno, sono convinti, giurano ed insegnano ai propri figli che Sgarbi è stato licenziato dalla Moratti perché ha osato mandare affanculo Travaglio, e che ha osato farlo nel tempio della sinistra televisiva, al cospetto del massimo sacerdote dell'antiberlusconismo (e della disinformazione, aggiungiamo en passant),cioè il pluritrombato martire Michele Santoro. Orrore.
Secondo: Roma, nove maggio. Il secondo membro più duro d'Italia, il neoministro alla Semplificazione Roberto Calderoli, quello tutto d'un pezzo, lo sprezzante e spavaldo sputtanatore di bacchettoni islamici, quello con la maglietta della discordia in TV ha pensato bene di genuflettersi di fronte alla Fondazione Gheddafi per lo Sviluppo e la Beneficienza (sic) che aveva minacciato l'Italia di tagliare le forniture di gas se il Calderoli medesimo avesse osato presentarsi come Ministro della Repubblica.
Ora tutti sanno che Gheddafi, il temibile tiranno del quale tutte le foche bianche dell'islanda hanno paura, ha fatto chiedere perdono al secondo membro più duro d'Italia, e tutto per una t-shirt. Figuriamoci se Gheddafi decidesse di incazzarsi per l'esclusione di Mario dal Grande Fratello.
Terzo e buon ultimo: sempre nove maggio. Altro neo-ministro, stavolta ai Beni Culturali. Altra icona del centrodenstra, nel bene e nel male. Sandro Bondi, sua eminenza. Ha pensato bene, in occasione dell'intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera di Mieli, di inchinarsi di fronte al peggior gruppo di maître à penser della sinistra antropologicamente superiore, nientemeno che Emberto Eco ("profonda stima"), Nanni Moretti ("l'ho amato"), Paolo Virzì ("me ne parlano bene"), Eugenio Scalfari ("profondo"), Renzo Piano ("lo ammiro"), Massimiliano Fuksas ("un grande"), come se da questi individui il governo Berlusconi avesse qualcosa da elemosinare oltre agli sputi ed agli insulti.
Tutto in due giorni. I primi due giorni di governo. Speriamo che il terzo giorno si riposino. Speriamo che al centesimo non chiamino a sé Romano Prodi come Ministro della Comunicazione, così, tanto per non trattar male nessuno e per toccare nuove vette in questo particolare ed incomprensibile tafazzismo.
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