Il governo Prodi è alla frutta. Facile analisi, certamente, alla luce degli eventi che ne stanno funestando il cammino (in primis lo "sputtanamento" delle tasse, ma non solo).
Ma non è finita qua. Prodi in prima persona dovrebbe cominciare a cercarsi un comodo paio di pantofole ed a prenotare uno chalet in qualche tranquilla località di villeggiatura, date le voci sempre più insistenti che si levano dalla sua pseudo-coalizione su un suo ormai inevitabile, nuovo e definitivo defenestramento. Non sono tanto le modalità con le quali si concretizzerà ad interessarci ora (si va dalla manovra di palazzo fino al maxi-inciucio con Forza Italia), è interessante focalizzare l'attenzione sulla trasversalità con la quale la voglia di ben servito agita tutte le forze dell'attuale "maggioranza".
A ben vedere, non c'è una sola componente del centrosinistra che non abbia almeno un buon motivo per procedere all'eutanasia politica del suo cosiddetto leader; e se i malumori nella Margherita e nei DS hanno ragioni e radici che affondano nel merito delle scelte operate soprattutto in finanziaria, in materia di giustizia e, in prospettiva, della nascita del partito democratico, i mal di pancia dell'ala massimalista si alimentano proprio delle mire della componente riformista. Esempio lampante di questo conflitto è il "DDL Lanzillotta" (privatizzazione dei servizi pubblici locali), punta dell'iceberg della valanga di analoghi tentativi di privatizzazione che alberga nelle mire dei "moderati"; basta una veloce ricerca in rete per tastare il polso del dissenso che lo circonda a sinistra.
In questo scenario, basta un solo "dissidente" al Senato e la baracca viene giù. Prodi lo sa e, con tutta probabilità, blinderà ciascuno dei provvedimenti a colpi di fiducia sperando che, di volta in volta, l'attaccamento alla poltrona abbia nei suoi compagni di (s)ventura più mordente della coerenza politica. Potrà andare forse avanti qualche mese, ma non di più.
Ma, ovunque si guardi, al centro del mirino c'è sempre lui: Romano Prodi, il bersaglio più facile ed alla portata, dal momento che non rappresenta niente e nessuno (con buona pace delle primarie e compagnia danzante).
In quest'ottica, il sostanziale silenzio dell'opposizione è spiegabile nel lasciar cuocere nel suo brodo la maggioranza fino al logoramento senza possibilità di ripresa; qualsiasi ritorno sulla scena di Berlusconi avrebbe come solo effetto il ricompattare il centrosinistra contro di lui, ed in questo sono maestri.
Avanti così, dunque. Ancora per un po'. Natale è vicino, grazie al Cielo.