Attacco all'Italia
Altro che la sceneggiata tenuta dai quattro straccioni l'altro giorno davanti all'ambasciata italiana di Teheran: il vero attacco all'Italia sta avvenendo entro i nostri confini, sotto i nostri occhi.
Se c'è una persona che viene automaticamente accostata al Tricolore e all'interesse nazionale (concetto quasi del tutto alieno nella cittadinanza) questi è Guido Bertolaso. Un po' per quello scudetto sempre in bella vista sul maglione "tattico" con bordini tricolore; soprattutto per la sua apparente onnipresenza unita a quell'aura di affidabilità che aleggia a suo favore nell'immaginario collettivo altrimenti diviso su tutto.
I magistrati di Firenze prendendo di mira quest'uomo hanno, di fatto, dichiarato guerra all'Italia (e se non a tutta, certamente a quella che si riconosce nella sua bandiera, una volta tanto strappata agli spalti di uno stadio); un gesto odioso e, soprattutto, inutile visto che la storiella della corruzione in salsa pre-elettorale non se la beve più nessuno.
"Avviso di garanzia sui giornali, perquisizione spettacolare e raccontata dai media, pubblicazione di intercettazioni che non potrebbero essere rese pubbliche, contestualizzazione delle intercettazioni in modo ambiguo, per forzarne l’interpretazione contro Bertolaso, accostamento nei titoli e nei sommari di giornali e Tg delle intercettazioni dei due sciacalli che ridono dopo il terremoto pregustando una possiblità di business con il nome di Bertolaso, per suggerire un accostamento a lui". Le parole di Antonio Palmieri descrivono perfettamente le armi - spuntatissime - utilizzate anche stavolta dal braccio armato della politica-che-non-c'è, magistrati corrotti e telecomandati con l'aiuto di giornalisti anch'essi corrotti e telecomandati, contro le istituzioni stesse di questo Paese, mai fragile come ora.
AGGIORNAMENTO DEL 16/02/2010: La strategia è ormai evidente: visto che non riescono ad ingabbiare Berlusconi, hanno deciso di togliere di mezzo tutto il PdL in una patetica riedizione di Mani Pulite. Facciano pure, se è la guerra che vogliono.
Se c'è una persona che viene automaticamente accostata al Tricolore e all'interesse nazionale (concetto quasi del tutto alieno nella cittadinanza) questi è Guido Bertolaso. Un po' per quello scudetto sempre in bella vista sul maglione "tattico" con bordini tricolore; soprattutto per la sua apparente onnipresenza unita a quell'aura di affidabilità che aleggia a suo favore nell'immaginario collettivo altrimenti diviso su tutto.
I magistrati di Firenze prendendo di mira quest'uomo hanno, di fatto, dichiarato guerra all'Italia (e se non a tutta, certamente a quella che si riconosce nella sua bandiera, una volta tanto strappata agli spalti di uno stadio); un gesto odioso e, soprattutto, inutile visto che la storiella della corruzione in salsa pre-elettorale non se la beve più nessuno.
"Avviso di garanzia sui giornali, perquisizione spettacolare e raccontata dai media, pubblicazione di intercettazioni che non potrebbero essere rese pubbliche, contestualizzazione delle intercettazioni in modo ambiguo, per forzarne l’interpretazione contro Bertolaso, accostamento nei titoli e nei sommari di giornali e Tg delle intercettazioni dei due sciacalli che ridono dopo il terremoto pregustando una possiblità di business con il nome di Bertolaso, per suggerire un accostamento a lui". Le parole di Antonio Palmieri descrivono perfettamente le armi - spuntatissime - utilizzate anche stavolta dal braccio armato della politica-che-non-c'è, magistrati corrotti e telecomandati con l'aiuto di giornalisti anch'essi corrotti e telecomandati, contro le istituzioni stesse di questo Paese, mai fragile come ora.
AGGIORNAMENTO DEL 16/02/2010: La strategia è ormai evidente: visto che non riescono ad ingabbiare Berlusconi, hanno deciso di togliere di mezzo tutto il PdL in una patetica riedizione di Mani Pulite. Facciano pure, se è la guerra che vogliono.
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