La giusta legge
Mi chiedo quale sia "la legge in grado di evitare drammi come quello appena concluso", come molti si affannano ad auspicare, riferendosi alla vicenda Englaro. Qui c'è un altissimo rischio ipocrisia, a mio avviso, fintantoché non si focalizza quale sia effettivamente il "dramma" del quale si parla.
Ad oggi, l'Italia è sprovvista di una legislazione sul "fine vita"; peraltro, un numero imprecisato di pazienti in gravissime condizioni muore comunque ogni giorno, e non è dato sapere se qualche mano pietosa ha sfilato un sondino da un naso. Eppure, nessuno è mai finito in galera, per semplificare.
Beppino Englaro ha impiegato diassette anni della vita vegetativa della figlia per spingere lo Stato a dotarsi di una tale legislazione, e Governo e Parlamento hanno sempre rifiutato, mentre la Magistratura si rimpallava responsabilità che - evidentemente - non voleva. Domanda: è giusto che sia lo Stato a decidere al posto di Beppino Englaro della vita o della morte della figlia in quelle condizioni? Chi meglio di lui sa in cosa credesse sua figlia, cosa pensasse, come fosse posta nei confronti di una tragedia simile? Quale regolamento, quale comma, quale normativa può sostituirsi all'amore ed alla comprensione profonda di un padre o di una madre o di un figlio o di un fratello o di una moglie?
La risposta più logica è: una legge che lasciasse totale libertà di scelta al paziente od a chi ne fa le veci. Di fatto, in questo caso, come oggi, che non c'è nessuna legge.
Cui prodest, dunque? A cosa sono serviti diciassette anni di calvario di quella povera donna, se l'unico sbocco possibile è una legge che si esprima in una ben precisa direzione (quella di Beppino Englaro, non certo quella della Chiesa, tanto per dirne una)?
E se - putacaso - il Governo ed il Parlamento che dovessero arrivare a legiferare nel merito la pensassero diversamente? Se varassero una legge che mette paletti diversi da quelli che Beppino Englaro voleva per sé e per la figlia? Perché è legittimo presumerlo: il Parlamento è sovrano, ed è fatto da rappresentanti del popolo, non da cloni di Beppino Englaro o di Benedetto Della Vedova. E che succede, in quel caso? Si fa come si vede in questi giorni, si grida al regime cileno? Alla morte della democrazia? All'orrore della politica che mette bocca in questioni che non la riguardano? Allo Stato illiberale che specula sulle disgrazie delle Eluana Englaro di tutta Italia? Al Vaticano/Spectre che tutto controlla e tutto comanda?
E' chiaro che c'è qualcosa che non torna, nel can can che osserviamo in questi giorni. Qualcosa di storto, di fuori posto, di sbagliato, di incoerente. Sono l'opinione pubblica e buona parte degli uomini politici e d'informazione, ad essere confusi.
Non si perpreti l'ipocrisia di chiedere - genericamente - "una legge sul fine vita"; si richieda esplicitamente l'eutanasia (così come si è richiesto - ed ottenuto - l'aborto) e si salvino almeno la coerenza e l'onestà intellettuale. Chiamiamo le cose col loro nome, saremo capiti meglio.
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