martedì, febbraio 03, 2009

Quei miserevoli mille Euro

Che Giovanni Petrali, il tabaccaio milanese che nel 2003 sparò ed uccise un rapinatore e ne ferì un altro, abbia esagerato di fronte alla legge è un fatto pressoché pacifico. Magari di fronte al senso comune, ampiamente stressato dai livelli di criminalità raggiunti nel nostro Paese, lo è un po' di meno; ma di fronte alla legge, quasi certamente lo è (la sentenza è attesa a breve). Del resto, correre dietro ai due sparando otto colpi con una pistola in mezzo alla strada, brandendo una scopa con l'altra mano, e poi quasi ballare attorno al cadavere di uno dei due esultando ed insultando quello sopravvissuto, il tutto ormai a duecento metri dal luogo della rapina, se da un lato può far stare meglio (sempre feccia è, in fondo), dall'altro è... come dire... leggermente fuori dalle regole.

Ma quando un pubblico ministero, motivando la sua richiesta a nove anni e mezzo di carcere per il Petrali, dice testualmente: «[i due] se ne stavano andando con i loro miserevoli mille euro», la domanda sorge spontanea. E se invece di mille gli euro erano diecimila? Allora Petrali sarebbe stato più nel giusto? E se invece erano dieci?
Forse mille euro al pm non fanno né caldo né freddo, ma per Giovanni Petrali erano l'incasso di almeno una giornata di lavoro; e vederseli rubare da due rifiuti che l'hanno anche pestato ed insultato non dev'essere stato divertente. Forse il pm voleva essere spiritoso, forse intendeva dire che in fondo è stata una ragazzata, e che saranno mai miserevoli mille euro! Finire ammazzati per miserevoli mille euro!
Metterla sul piano della quantità è pericoloso. Fossero stati anche dieci Euro, di bottino, una rapina è una rapina.

Immagine: Repubblica.it

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