Diamo i numeri
Ci risiamo. Come ogni anno, in occasione della tavola rotonda "Violenza sulle Donne" organizzata dal Ministero degli Interni, i media si affrettano a puntualizzare che "solo il 7,8% degli stupri è commesso da romeni".
Meglio se politicamente scorretto.
Ci risiamo. Come ogni anno, in occasione della tavola rotonda "Violenza sulle Donne" organizzata dal Ministero degli Interni, i media si affrettano a puntualizzare che "solo il 7,8% degli stupri è commesso da romeni".
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«La Nasa, ente spaziale americano, lancera' domani un satellite che avra' il compito di misurare la presenza dell'anidride carbonica sulla Terra, principale responsabile dell'inquinamento nell'atmosfera. L'obiettivo e' quello di fornire, orbitando intorno alla Terra, informazioni tali da aiutare gli scienziati a capire come e dove si disperdano le tonnellate di anidride carbonica prodotte ogni giorno dall'inquinamento terrestre. Secondo gli esperti, ogni anno vengono emesse nell'atmosfera circa 30 miliardi di tonnellate di CO2. Circa la meta' restano sospese nell'atmosfera, mentre l'altra meta' scompare. Il lancio dell' Orbiting Carbon Observatory e' in programma domani dalla California.»
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Scovate le dieci piccole differenze tra il vecchio e lo stravecchio. La base del defunto Pd ha di che gongolare, bravi, bene, bis.
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9:14 PM
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L'84% dei lettori del Corriere (quindi, in buona parte appartenenti alla base elettorale del Pd) vuole il congresso subito: i vertici in conclave solenne, come di consueto, fanno l'esatto opposto.
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Osservate il sondaggio comparso oggi sul sito Internet del Corriere, è qui a lato (fate click sull'immagine per ingrandirla): la domanda è lapidaria, "Walter Veltroni si è dimesso. Chi vorresti alla guida del Pd?"
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Ecco perché la sinistra perde, e continuerà a perdere ancora a lungo:
«Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio»
Walter Veltroni, 18 febbraio 2008
Sempre il solito vizietto comunista (senza virgolette né doppie 'M'): anche di fronte a scoppole elettorali come quella delle politiche e quella sarda, la certezza che il popolo è fatto da amebe decerebrate rincoglionite dai media del nemico è incrollabile. Trasuda da ogni dichiarazione, dalla più diplomatica a quella più urlata. La sola idea che ci possa essere qualcuno che concepisce il mondo, la società, la vita, la libertà, i diritti in modo diverso dal proprio è semplicemente inconcepibile; e dato che c'è, allora è scemo.
Continuino pure così, se si divertono: ma - prendendo in prestito la bellissima immagine di Paolo Guzzanti - la democrazia ha bisogno di due gambe per correre. Quella destra (che prima non c'era proprio) la dobbiamo a Berlusconi; quella sinistra continuano ad amputarcela.
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Immaginate la scena: Berlusconi si dimette, lascia il PdL, molla Mediaset e scompare. Scene di giubilo per le strade, rave ad oltranza a piazza SS. Apostoli e piazza S. Giovanni, il Circo Massimo invaso da giovani "senza colore politico" che, ubriachi di felicità, salutano l'alba di una nuova era, gruppi di anarchici rossi spaccano qualche vetrina per non sbagliare, Beppe Grillo si denuda davanti a Montecitorio e canta a squarciagola "O bella ciao" sottobraccio con Di Pietro, nudo pure lui, Scalfaro che dice "ora ci stò!", Repubblica ed il Corriere che escono con edizioni speciali a ripetizione per tre giorni (quanto durano le carnee indette da Veltroni), orge nelle strade, requisite tutte le battone della Salaria per regalare un po' di gioia a chi finora ha sofferto inebetito davanti al Grande Fratello (che è di destra, l'Isola dei Famosi invece è di sinistra), Rutelli che dichiara "gli italiani sanno che ora la crisi non fa più paura", schiere di intellettuali sottoscrivono la Carta della Felicità, un'investitura per acclamazione a Veltroni per aver salvato il paese, la democrazia, la libertà, la pace, il sistema solare ed il pulsante numero 4 del telecomando. Che meraviglia.
E' vero, si è antropologicamente diversi.
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Nel 2004 Muzzammil Hassan, 44 anni originario del Pakistan (a destra nella foto), stanco dei "pregiudizi" dei quali - a suo dire - i musulmani d'america sarebbero vittime dopo l'11 Settembre, decide di fondare Bridges TV, un network televisivo con base a Buffalo, NY grazie al quale educare le masse statunitensi circa le bellezze dell'Islam e la civiltà dei suoi fedeli/cittadini.
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Non sono bastati i timidi tentativi di "golpe" perpretati dai soliti panzer Di Pietro / Travaglio / Santoro, non sono bastate le difficoltà interne al Pdl in vista delle europee con il ringalluzzimento ciclico della Lega, non è bastata la devastante (ed ancora poco vista) crisi economica, non è bastata l'ondata (molto mediatica) di violenze che le cronache hanno portato nelle case degli italiani, non è bastato Mastella ed il suo inopportuno quanto questionabile ritorno nel centrodestra, non è bastato Fini-capitan-remo-contro-a-prescindere, non è bastato il tempo che - inesorabile - scorre e ci allontana dal trionfo totale alle urne che ha portato al terzo governo Berlusconi. Niente da fare.
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Geert Wilders, il deputato olandese condannato a morte da al Qaeda a causa del cortometraggio Fitna, è da oggi anche ufficialmente bandito dall'ingresso in Inghilterra. La Commissione Europea, ovviamente, s'è affrettata a dichiarare che per essa va tutto bene, anzi.
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Da venerdì scorso, è tutto un coro: la politica non metta bocca nella questione Englaro! Vero, giusto, corretto. Altroché.
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«Lei è una donna. Una donna di trentotto anni: ha la mia stessa età. Ha il ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. Il suo cuore batte da solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sorride e altri nei quali forse socchiude gli occhi. Ma quanti sanno davvero che Eluana non è attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una piaga da decubito? Che in diciassette anni non ha preso un antibiotico?»
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Che Giovanni Petrali, il tabaccaio milanese che nel 2003 sparò ed uccise un rapinatore e ne ferì un altro, abbia esagerato di fronte alla legge è un fatto pressoché pacifico. Magari di fronte al senso comune, ampiamente stressato dai livelli di criminalità raggiunti nel nostro Paese, lo è un po' di meno; ma di fronte alla legge, quasi certamente lo è (la sentenza è attesa a breve). Del resto, correre dietro ai due sparando otto colpi con una pistola in mezzo alla strada, brandendo una scopa con l'altra mano, e poi quasi ballare attorno al cadavere di uno dei due esultando ed insultando quello sopravvissuto, il tutto ormai a duecento metri dal luogo della rapina, se da un lato può far stare meglio (sempre feccia è, in fondo), dall'altro è... come dire... leggermente fuori dalle regole.
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C'era una volta la Legge. Poi venne Travaglio, e fu il Sobbalzo.
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Povero Walter. Ora che ha finalmente capito che prendersela con Berlusconi non fa che portare altri volti al Pdl, che prendersela con Di Pietro è controproducente, che prendersela con D'Alema è masochista, che prendersela con i giudici non è nelle sue corde... finalmente libero da tutti questi impegni di alta opposizione politica, ha deciso di darsi al cazzeggio tout court ed ha lanciato nientemeno che la sua "Rivoluzione Verde".
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Com'era da copione, la propaganda di Hamas ha raggiunto ora la fase della solidarietà, quella più spudorata: "risarcire le vittime degli israeliani". Ovviamente, le agenzie di stampa occidentali fanno a gara a chi ci casca prima con tutte le scarpe.
Quand'anche fosse vero che Hamas avesse quasi 30 milioni "di Euro" da distribuire ai palestinesi -- cosa alquanto opinabile, essi saprebbero tanto di salario per il bravo scudo umano che ha fatto il suo dovere.
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GAZA - «Andatevene, andatevene via di qui! Volete che gli israeliani ci uccidano tutti? Volete veder morire sotto le bombe i nostri bambini? Portate via le vostre armi e i missili», gridavano in tanti tra gli abitanti della striscia di Gaza ai miliziani di Hamas e ai loro alleati della Jihad islamica. I più coraggiosi si erano organizzati e avevano sbarrato le porte di accesso ai loro cortili, inchiodato assi a quelle dei palazzi, bloccato in fretta e furia le scale per i tetti più alti. Ma per lo più la guerriglia non dava ascolto a nessuno. «Traditori. Collaborazionisti di Israele. Spie di Fatah, codardi. I soldati della guerra santa vi puniranno. E in ogni caso morirete tutti, come noi. Combattendo gli ebrei sionisti siamo tutti destinati al paradiso, non siete contenti di morire assieme?». E così, urlando furiosi, abbattevano porte e finestre, si nascondevano ai piani alti, negli orti, usavano le ambulanze, si barricavano vicino a ospedali, scuole, edifici dell’Onu. In casi estremi sparavano contro chi cercava di bloccare loro la strada per salvare le proprie famiglie, oppure picchiavano selvaggiamente. «I miliziani di Hamas cercavano a bella posta di provocare gli israeliani. Erano spesso ragazzini, 16 o 17 anni, armati di mitra. Non potevano fare nulla contro tank e jet. Sapevano di essere molto più deboli. Ma volevano che sparassero sulle nostre case per accusarli poi di crimini di guerra», sostiene Abu Issa, 42 anni, abitante nel quartiere di Tel Awa. «Praticamente tutti i palazzi più alti di Gaza che sono stato colpiti dalle bombe israeliane, come lo Dogmoush, Andalous, Jawarah, Siussi e tanti altri avevano sul tetto le rampe lanciarazzi, oppure punti di osservazione di Hamas. Li avevano messi anche vicino al grande deposito Onu poi andato in fiamme E lo stesso vale per i villaggi lungo la linea di frontiera poi più devastati dalla furia folle e punitiva dei sionisti», le fa eco la cugina, Um Abdallah, 48 anni. Usano i soprannomi di famiglia. Ma forniscono dettagli ben circostanziati. E’ stato difficile raccogliere queste testimonianze. In generale qui trionfa la paura di Hamas e imperano i tabù ideologici alimentati da un secolo di guerre con il «nemico sionista». Chi racconta una versione diversa dalla narrativa imposta dalla «muhamawa» (la resistenza) è automaticamente un «amil», un collaborazionista e rischia la vita. Aiuta però il recente scontro fratricida tra Hamas e Olp. Se Israele o l’Egitto avessero permesso ai giornalisti stranieri di entrare subito sarebbe stato più facile. Quelli locali sono spesso minacciati da Hamas. «Non è un fatto nuovo, in Medio Oriente tra le società arabe manca la tradizione culturale dei diritti umani. Avveniva sotto il regime di Arafat che la stampa venisse perseguitata e censurata. Con Hamas è anche peggio», sostiene Eyad Sarraj, noto psichiatra di Gaza city. E c’è un altro dato che sta emergendo sempre più evidente visitando cliniche, ospedali e le famiglie delle vittime del fuoco israeliano. In verità il loro numero appare molto più basso dei quasi 1.300 morti, oltre a circa 5.000 feriti, riportati dagli uomini di Hamas e ripetuti da ufficiali Onu e della Croce Rossa locale. «I morti potrebbero essere non più di 500 o 600. Per lo più ragazzi tra i 17 e 23 anni reclutati tra le fila di Hamas che li ha mandati letteralmente al massacro», ci dice un medico dell’ospedale Shifah che non vuole assolutamente essere citato, è a rischio la sua vita. Un dato però confermato anche dai giornalisti locali: «Lo abbiamo già segnalato ai capi di Hamas. Perché insistono nel gonfiare le cifre delle vittime? Strano tra l’altro che le organizzazioni non governative, anche occidentali, le riportino senza verifica. Alla fine la verità potrebbe venire a galla. E potrebbe essere come a Jenin nel 2002. Inizialmente si parlò di 1.500 morti. Poi venne fuori che erano solo 54, di cui almeno 45 guerriglieri caduti combattendo». Come si è giunti a queste cifre? «Prendiano il caso del massacro della famiglia Al Samoun del quartiere di Zeitun. Quando le bombe hanno colpito le loro abitazioni hanno riportato che avevano avuto 31 morti. E così sono stati registrati dagli ufficiali del ministero della Sanità controllato da Hamas. Ma poi, quando i corpi sono stati effettivamente recuperati, la somma totale è raddoppiata a 62 e così sono passati al computo dei bilanci totali», spiega Masoda Al Samoun di 24 anni. E aggiunge un dettaglio interessante: «A confondere le acque ci si erano messe anche le squadre speciali israeliane. I loro uomini erano travestiti da guerriglieri di Hamas, con tanto di bandana verde legata in fronte con la scritta consueta: non c’è altro Dio oltre Allah e Maometto è il suo Profeta. Si intrufolavano nei vicoli per creare caos. A noi è capitato di gridare loro di andarsene, temevamo le rappresaglie. Più tardi abbiamo capito che erano israeliani». E’ sufficiente visitare qualche ospedale per capire che i conti non tornano. Molti letti sono liberi all’Ospedale Europeo di Rafah, uno di quelli che pure dovrebbe essere più coinvolto nelle vittime della «guerra dei tunnel» israeliana. Lo stesso vale per il “Nasser” di Khan Yunis. Solo 5 letti dei 150 dell’Ospedale privato Al-Amal sono occupati. A Gaza city è stato evacuato lo Wafa, costruito con le donazioni «caritative islamiche» di Arabia Saudita, Qatar e altri Paesi del Golfo, e bombardato da Israele e fine dicembre. L’istituto è noto per essere una roccaforte di Hamas, qui vennero ricoverati i suoi combattenti feriti nella guerra civile con Fatah nel 2007. Gli altri stavano invece allo Al Quds, a sua volta bombardato la seconda metà settimana di gennaio. Dice di questo fatto Magah al Rachmah, 25 anni, abitante a poche decine di metri dai quattro grandi palazzi del complesso sanitario oggi seriamente danneggiato. «Gli uomini di Hamas si erano rifugiati soprattutto nel palazzo che ospita gli uffici amministrativi dello Al Quds. Usavano le ambulanze e avevano costretto ambulanzieri e infermieri a togliersi le uniformi con i simboli dei paramedici, così potevano confondersi meglio e sfuggire ai cecchini israeliani». Tutto ciò ha ridotto di parecchio il numero di letti disponibili tra gli istituti sanitari di Gaza. Pure, lo Shifah, il più grande ospedale della città, resta ben lontano dal registrare il tutto esaurito. Sembra fossero invece densamente occupati i suoi sotterranei. «Hamas vi aveva nascosto le celle d’emergenza e la stanza degli interrogatori per i prigionieri di Fatah e del fronte della sinistra laica che erano stato evacuati dalla prigione bombardata di Saraja», dicono i militanti del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina. E’ stata una guerra nella guerra questa tra Fatah e Hamas. Le organizzazioni umanitarie locali, per lo più controllate dall’Olp, raccontano di «decine di esecuzioni, casi di tortura, rapimenti nelle ultime tre settimane» perpetrati da Hamas. Uno dei casi più noti è quello di Achmad Shakhura, 47 anni, abitante di Khan Yunis e fratello di Khaled, braccio destro di Mohammad Dahlan (ex capo dei servizi di sicurezza di Yasser Arafat oggi in esilio) che è stato rapito per ordine del capo della polizia segreta locale di Hamas, Abu Abdallah Al Kidra, quindi torturato, gli sarebbe stato strappato l’occhio sinistro, e infine sarebbe stato ucciso il 15 gennaio. Lorenzo Cremonesi Fonte: Il Corriere della Sera online Stampatevelo bene in testa, voialtri adoratori di Hamas e difensori a spada tratta delle "vittime dei sionisti", leggete bene il labiale: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano». Chiaro?DUBBI SUL NUMERO DELLE VITTIME: POTREBBERO ESSERE 600 E NON 1.300
«Così i ragazzini di Hamas
ci hanno utilizzato come bersagli»Abitanti di Gaza accusano i militanti islamici: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano»
21 gennaio 2009
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