lunedì, marzo 08, 2010

Chi è il dilettante?

La vincenda - tutt'altro che conclusa - delle liste PdL escluse dalla competizione regionale ha certamente messo in luce una sostanziale ingenuità di alcuni rappresentanti del partito di fronte alla navigata spregiudicatezza ed al "pelo sullo stomaco" di chi politica (e politica anche sporca) la fa da sempre, oltre ad una serie di comportamenti - se le cose stanno come sono state raccontate - non propriamente limpidi da parte di alcunu pubblici ufficiali; ma visto come sono andate le cose, ha soprattutto sollevato il velo sulla totale incompetenza, ancora politica, di chi si professa un giorno si e l'altro pure "custode della democrazia", "partito della serietà", e via dicendo su questa falsariga.
Il Partito Democratico, molto tafazzianamente, ha gettato alle ortiche la più ghiotta occasione (forse l'ultima) della sua triste e travagliata esistenza per ridicolizzare e ridurre in ginocchio la corazzata berlusconiana, dopo l'infinita litania di insuccessi nei numerosi tentativi di metterla in difficoltà da un anno a questa parte (gossip, processi, ancora gossip, scandali, sempre gossip, eccetera). Il carrozzone di destra s'era incagliato e cappottato su se stesso grazie ad uno scivolone vergognoso di un paio di suoi rappresentanti, colti nella più totale impreparatezza da quella che - ne sono certo - si rivelerà essere stata una trappola ben congegnata e scattata sul filo di lana della consegna delle liste in tribunale: c'erano tutti i termini per cucinare a fuoco lento il PdL, ridicolizzandolo di fronte al Paese per la sua (apparente) assurda incompetenza, sicuramente per la sua puerile ingenuità, spalmando l'idiozia di pochi su tutta la baracca (gioco sporco, ma in politica questo ed altro), e tutto a pochi giorni da quelle elezioni che Berlusconi stesso, solo un giorno prima, aveva eletto a madre di tutte le battaglie (l'ennesima) tra bene e male.
E invece, che ti combina Bersani? Si lascia trascinare nel cesso da Antonio Di Pietro che, come al suo solito, urla e strepita vaneggiando cose, appunto, "alla Di Pietro". E così, dalla ragione (forse solo apparente, comunque non di certo completa, ma evidente) piomba nel torto più marcio rinnegando a gran voce quanto solo poche ore prima pubblicamente dichiarato, e cioè di non volere una competizione elettorale sostanzialmente falsata dall'esclusione del maggior partito d'Italia, sia pure per ragioni procedurali.
Forse mai il partito di Berlusconi s'era trovato così sull'orlo del baratro, e mai come ora l'autolesionismo ignorante della sinistra l'ha risollevato dalla caduta e rimesso in corsa per le regionali, senza neanche aspettare i responsi del TAR e rendendo di fatto superato anche il tanto vituperato decreto.
Altro che nove vite: Silvio Berlusconi ne ha infinitamente di più, una per ogni occasione che la sinistra gli regala per poter poi giustificare la propria esistenza.

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