Pasticciaccio? Forse.
La celeberrima frase di Giulio Andreotti "a pensar male si fa peccato, ma il più delle volte ci si azzecca" non potrebbe calzare più a pennello che su quanto sta accadendo nel Lazio con la querelle della presentazione delle liste per le Regionali.
Perché nessuno s'è dimenticato dei mal di pancia causati dalla candidatura di Renata Polverini, finiana, considerata troppo "rossa", lei che ha evitato fino a che non fosse stato più possibile l'apparire affiancata al simbolo del PdL, lei che di liberale (e men che mai di libertario) ha meno di niente. Soprattutto, nessuno s'è dimenticato che la suddetta candidatura era servita a "tenere a cuccia" Gianfranco Fini quando era all'apice (per quanto potesse sembrare allora) della sua azione di contrasto strisciante al governo: ma oggi che il Presidente della Camera e "cofondatore" del PdL (come amano chiamarlo i giornali per sottolineare la difficoltà da egli rappresentata per Berlusconi) ha ripreso alla grande il suo lavorìo ai fianchi del premier, del PdL e del governo tanto che dalle parti del disastrato Partito Democratico i suoi santini vanno sempre più a ruba, l'ingombrante ex-sindacalista non ha più alcun senso di esistere, elettoralmente parlando, e sono venute a decadere le ampiamente indigeste motivazioni per la sua candidatura alla guida della Regione Lazio.
Ed ecco che un "banale incidente" come un tramezzino preso al momento "giusto", un ritardo di tre quarti d'ora su una scadenza nota da mesi, diventa la copertura ufficiale (con tanto di vittime sacrificali, almeno apparentemente) per uno spettacolare siluramento in pieno stile sovietico, in effetti non comune da vedere da questa parte della barricata.
Cosa succede se - come sembra - tutti i tentativi (più o meno romanzati) di appellarsi alle istituzioni dovessero fallire? Beh, fossi io Berlusconi sceglierei una faccia qualsiasi tra quelle candidate al di fuori del PdL (ad esempio nella Destra di Storace o persino nell'Udc), mi ci appiccicherei come una zecca e farei una furiosa campagna elettorale di due settimane mentre maledico - ovviamente mentendo - la burocrazia che mi ha costretto a questo cambio di rotta così repentino; ma che, in fondo, non viene proprio per nuocere. E poi è la cosa che meglio mi riesce.
Chi riesce a contare i piccioni presi con questa bella fava?
Perché nessuno s'è dimenticato dei mal di pancia causati dalla candidatura di Renata Polverini, finiana, considerata troppo "rossa", lei che ha evitato fino a che non fosse stato più possibile l'apparire affiancata al simbolo del PdL, lei che di liberale (e men che mai di libertario) ha meno di niente. Soprattutto, nessuno s'è dimenticato che la suddetta candidatura era servita a "tenere a cuccia" Gianfranco Fini quando era all'apice (per quanto potesse sembrare allora) della sua azione di contrasto strisciante al governo: ma oggi che il Presidente della Camera e "cofondatore" del PdL (come amano chiamarlo i giornali per sottolineare la difficoltà da egli rappresentata per Berlusconi) ha ripreso alla grande il suo lavorìo ai fianchi del premier, del PdL e del governo tanto che dalle parti del disastrato Partito Democratico i suoi santini vanno sempre più a ruba, l'ingombrante ex-sindacalista non ha più alcun senso di esistere, elettoralmente parlando, e sono venute a decadere le ampiamente indigeste motivazioni per la sua candidatura alla guida della Regione Lazio.
Ed ecco che un "banale incidente" come un tramezzino preso al momento "giusto", un ritardo di tre quarti d'ora su una scadenza nota da mesi, diventa la copertura ufficiale (con tanto di vittime sacrificali, almeno apparentemente) per uno spettacolare siluramento in pieno stile sovietico, in effetti non comune da vedere da questa parte della barricata.
Cosa succede se - come sembra - tutti i tentativi (più o meno romanzati) di appellarsi alle istituzioni dovessero fallire? Beh, fossi io Berlusconi sceglierei una faccia qualsiasi tra quelle candidate al di fuori del PdL (ad esempio nella Destra di Storace o persino nell'Udc), mi ci appiccicherei come una zecca e farei una furiosa campagna elettorale di due settimane mentre maledico - ovviamente mentendo - la burocrazia che mi ha costretto a questo cambio di rotta così repentino; ma che, in fondo, non viene proprio per nuocere. E poi è la cosa che meglio mi riesce.
Chi riesce a contare i piccioni presi con questa bella fava?
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