"I miracoli accadono"
Le parole di Renata Polverini sono lo sfogo di un popolo (non solo quello "della Libertà") che non si rassegna all'antipolitica. Sono la risposta a tutti quelli (pochi, ma neanche tanto) che hanno lavorato alacremente affinché la burocrazia, la giustizia ad orologeria, la violenza non solo verbale, il gossip elevato a strumento politico, la menzogna e la calunnia come strumento di consenso potessero prendere il sopravvento su quelle stesse istituzioni, su quella stessa Costituzione, su quella medesima democrazia che - a parole - andavano difendendo contro il "dittatore".
Hanno avvelenato e quasi distrutto il Paese con un anno continuato di veleni solo per coprire la loro incapacità di intercettare il voto degli italiani. Hanno sulla coscienza l'aver immobilizzato un'intera nazione proprio quando la crisi economica ha morso con maggiore violenza, tutto per cercare un pugno di voti che non è arrivato.
Colmo dell'ironia è che laddove l'antipolitica ha trionfato l'ha fatto contro i suoi stessi interessi: in Piemonte il 4% che Grillo ha rubato alla Bresso consentiranno alla Tav di andare avanti spedita.
E' il paradosso di queste elezioni regionali, che possiamo considerare tranquillamente le "mid term" italiane: Grillo e Di Pietro crescono ovunque e Berlusconi ringrazia sentitamente. La spiegazione è semplice: il sentimento "antipolitico", la disaffezione, la disillusione, la rabbia stanno tutte a sinistra, nel Partito Democratico. E l'astensione record registrata in questa tornata ha falcidiato, contro ogni previsione, solo la sinistra. Con buona pace dei tanti che, fino ad ieri, davano questo sentimento come "né di destra né di sinistra", un po' per ignoranza ed un po' per ipocrisia.
Chi deve trarne ora le conclusioni è unicamente Pierluigi Bersani, che oltre a dichiarare un improbabile, e francamente ridicolo, "c'è aria di cambiamento" ora deve assumersi la responsabilità del nulla spinto che ha finora contraddistinto le azioni del suo partito che, se vuole divincolarsi dalla stretta a tenaglia di Di Pietro e di Grillo, deve dimostrare una buona volta di essere quella forza riformista e moderna che ha finalmente fatto i conti col proprio passato. E' troppo chiederlo per il nostro Paese?
Hanno avvelenato e quasi distrutto il Paese con un anno continuato di veleni solo per coprire la loro incapacità di intercettare il voto degli italiani. Hanno sulla coscienza l'aver immobilizzato un'intera nazione proprio quando la crisi economica ha morso con maggiore violenza, tutto per cercare un pugno di voti che non è arrivato.
Colmo dell'ironia è che laddove l'antipolitica ha trionfato l'ha fatto contro i suoi stessi interessi: in Piemonte il 4% che Grillo ha rubato alla Bresso consentiranno alla Tav di andare avanti spedita.
E' il paradosso di queste elezioni regionali, che possiamo considerare tranquillamente le "mid term" italiane: Grillo e Di Pietro crescono ovunque e Berlusconi ringrazia sentitamente. La spiegazione è semplice: il sentimento "antipolitico", la disaffezione, la disillusione, la rabbia stanno tutte a sinistra, nel Partito Democratico. E l'astensione record registrata in questa tornata ha falcidiato, contro ogni previsione, solo la sinistra. Con buona pace dei tanti che, fino ad ieri, davano questo sentimento come "né di destra né di sinistra", un po' per ignoranza ed un po' per ipocrisia.
Chi deve trarne ora le conclusioni è unicamente Pierluigi Bersani, che oltre a dichiarare un improbabile, e francamente ridicolo, "c'è aria di cambiamento" ora deve assumersi la responsabilità del nulla spinto che ha finora contraddistinto le azioni del suo partito che, se vuole divincolarsi dalla stretta a tenaglia di Di Pietro e di Grillo, deve dimostrare una buona volta di essere quella forza riformista e moderna che ha finalmente fatto i conti col proprio passato. E' troppo chiederlo per il nostro Paese?
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