Dariocracy
Uno ci prova. Veramente, col cuore. Credere che la sinistra italiana abbia raggiunto finalmente il fondo del suo personalissimo ed oscuro barile e che un sussulto di amor proprio e di orgoglio politico la faccia rimbalzare verso l'alto iniziando una lunga e faticosa risalita è la speranza neanche tanto nascosta in molti di noi, per lo meno in chi ha a cuore le sorti di questo Paese.
Ma poi leggi l'intervista di oggi che Aldo Cazzullo ha ottenuto da Dario Franceschini per il Corriere della Sera e torni nel mondo reale.
Pare che il Nostro abbia visto Videocracy, l'ennesimo polpettone antiberlusconista ed autoreferenziale, nuovo vangelo per quella - per fortuna - minoritaria parte di italiani che non hanno capito un'acca di quanto è successo negli ultimi quindici anni e che si ostinano a vedere in Silvio Berlusconi una specie di anticristo, ma più cattivo. Bene, non si capisce se il film gli sia piaciuto o no; fatto sta che Franceschini si lancia in una serie di esternazioni e metafore da far impallidire un acrobata circense in quanto a spregiudicatezza.
Tralasciando la botta di moralismo da ascensore ("signora mia, è tutto un apparire!"), la prima chicca ci viene offerta col biasimo dell'arrivismo a tutti costi, anche con le gomitate nei denti: speriamo che Massimo D'Alema non legga mai questa intervista, potrebbe sentirsi chiamato in causa. Subito dopo, si lancia in una profonda analisi della bassa competitività italiana snocciolando dati sul numero di laureati e additando come responsabile la televisione di Berlusconi, ovviamente: invece di studiare e lavorare, i ragazzi italiani da sempre ambiscono a fare i tronisti e le veline -- nonostante i livelli di eccellenza dei nostri atenei e delle nostre scuole, mi permetto di aggiungere sommessamente, certo di non allontanarmi troppo dal Franceschini-pensiero nel merito. Già questa da sola fa ridere a crepapelle, ma è ancora più divertente se ci ricordiamo l'euforia della sinistra tutta quando il travestito più noto di Montecitorio (soprattutto per i suoi problemi nella scelta del cesso) si presentò all'Isola del Famosi deciso/a a combattere una battaglia di libertà e civiltà a nome di tutti gli emarginati ed i "diversamente normali" di questo mondo. Ma non divaghiamo.
Perché arriva il piatto forte, il fulcro del programma franceschiniano per il futuro dell'Italia: «Rompere le reti di protezione (?, ndr), liberare le energie, coniugare il merito con l'uguaglianza (!!!!!!, ndr), stabilendo pari opportunità per tutti, il figlio dell'operaio come il figlio del notaio». Ora, a parte le cripticità buone per tutte le stagioni e le palesi barzellette maanchiste di veltroniana memoria, è sempre divertente osservare i bacilli della lotta di classe fare capolino anche nei discorsi di un prete mancato come Franceschini, che è comunista come lo è oggi Sandro Bondi. Ma si sa, farsi fotografare seduto in un "salotto della sinistra" col panciotto di cachemere fa talmente figo che nessuno può rinunciarvi, specialmente se è gratis.
Ma andiamo avanti, che non è finita. Si dice "ottimista", Franceschini, sul fatto che le generazioni emergenti si affrancheranno dall'instupidimento tipico della televisione per abbeverarsi ai torrenti digitali, nei quali l'informazione potrà finalmente essere liberata dall'inquinamento berlusconiano. Vero, la televisione come unico mezzo di (in)formazione è destinata a morire entro pochissimi anni e ad essere sostituita da qualcosa d'altro che, vista la velocità di mutamento in questo campo, ad oggi non è certamente identificabile in pieno; ed è ragionevole supporre che sarà proprio Internet a far la parte del leone, come del resto sta già facendo tra chi è un minimo "smart", vuoi per età, vuoi per attitudine mentale, vuoi per pura fortuna. Ma le verità nei discorsi di Franceschini finiscono qua: già oggi è evidente come il mezzo digitale (leggi: il Web) sia infinitamente più utilizzabile della televisione per creare disinformazione, e Franceschini ne ha sotto gli occhi un esempio a portata di mano. Proprio il Corriere della Sera che lo sta intervistando è un campione nella manipolazione delle notizie al fine di crearne di nuove inducendo il lettore poco accorto (e sono la stragrande maggioranza) a capire fischi per fiaschi. Non è che abbattendo il TG3, Anno Zero o il TG4 hai risolto il problema della parzialità dell'informazione: prendi il blog di Beppe Grillo, forse il medium più seguito tra chi usa il Web per cercare notizie; è una tale accozzaglia di stupidaggini da imbarazzare una scimmia ubriaca, eppure è portato in palmo di mano manco fosse la RAI degli anni sessanta. Ma Franceschini pare non interessarsene, per lui l'unica cosa importante è che Mediaset smetta semplicemente di esistere. E problema risolto. Fortuna che Mediaset non ha alcuna intenzione di sparire, anzi è ben decisa a chiamare le cose col loro nome.
Ma è alla fine che l'apice viene finalmente raggiunto e che tutte le profondità e lucidità del pensiero franceschiniano ci vengono svelate. E che una grande verità viene portata alla nostra attenzione: nella situazione italiana, con i soldi tutti dalla parte di Berlusconi, Obama non avrebbe mai sconfitto McCain. Capiamo bene, è importante: Barack Obama, che secondo il Dario nazionale ha vinto solo con la forza delle sue visioni, qui in Italia non avrebbe avuto chances di vittoria contro l'infoiato psiconano che con i suoi soldi si sarebbe certamente comprato la vittoria, cosa che evidentemente ha fatto a spese di Walter Veltroni.
OK.
A dicembre 2008 Barack Hussein Obama aveva raccolto (e speso) 750 milioni di dollari per la sua campagna elettorale, più di quanto avevano messo in campo nel 2004 Bush Jr. e J.F. Kerry messi assieme, più di ogni altro presidente nella storia degli Stati Uniti. E alla fine della transizione di governo la cifra ha toccato lo stellare totale di UN MILIARDO DI DOLLARI. Un miliardo di dollari, caro Franceschini: sono nove zeri con i quali sono stati pagati tour, convention, emittenti televisive e radiofoniche, siti Web, spille e palloncini. McCain ha raccolto circa la metà.
E qui c'è la par condicio.
(Foto: da Corriere.it)
3 commenti:
Ma dai, poverino, il congresso si avvicina e qualcosa dovrà pur dire. C'è libertà di pensiero e parola in italia... purtroppo.
Libertà di parola e pensiero, per fortuna ci sono; libertà di scorrazzare per certi individui, per contro, non dovrebbe esservene.
Domanda secca: a cosa serve Franceschini? L'aria da lui consumata per rispondere a quel modo non poteva essere utilizzata più nobilmente?
Questo è il punto.
Si, ad esempio potrebbe gonfiare palloncini da appendere al soffitto per i suoi figli.
Posta un commento