venerdì, dicembre 11, 2009

Il gioco è finito

Ennesimo fiasco consecutivo: nel penultimo l'«atomico» Spatuzza si incarta e fa la figura del picciotto balbuziente (qual è, del resto), poi il superboss Graviano che sconfessa tutto l'impianto dipietris-travaglino pazientemente costruito in decine di puntate di Annozero e manda all'aria i delirii di onnipotenza dei manettari alle vongole di mezza Europa.
Silvio Berlusconi lo sapeva, ovviamente (chi meglio di lui?): ieri, infatti, aveva già iniziato a preparare il terreno per la controffensiva che è in partenza, e che non sarà uno scherzo. Anzi, sarà più una resa dei conti finale, a chiusura di sedici anni di stillicidio che ha quasi distrutto il Paese, rendendolo tragicamente immobile ed esposto come non mai.
Domenica, a Milano, partirà l'operazione "Italia 3.0": lancio della Terza Repubblica dalle ceneri fumanti della Seconda (mai nata del tutto) con la chiamata alle armi - cioè alle urne - del popolo italiano con annessa conta di chi sarà dentro e chi sarà fuori. E' una via senza ritorno, come da più parti si è notato: una volta scatenata, quest'Arma Finale non si ferma più e travolgerà tutto e tutti, e solo i Giusti ed i Meritevoli le sopravviveranno.
Del resto, così non si può andare avanti. Il Paese non può permettere a fascistelli in erba come Di Pietro di minacciare il ritorno agli Anni di Piombo (come ha fatto questa mattina) o a personaggi biechi ed ambigui come Genchi o certi magistrati con l'elmetto di dettare le agende di Governo ed Opposizione, sempre e costantemente in un clima di sospetto, di conflitto latente, di accuse sussurrate o urlate, di sputtanamenti all'estero, finché non ci scapperà sul serio il morto, che con tutta probabilità sarebbe solo il primo di una lunghissima serie.
Soprattutto, la maggioranza ed il Governo non possono permettersi di continuare a covare in seno certe serpi, ad iniziare da Gianfranco Fini per finire con le riottose ed ipocrite ali "liberal" di PdL e dintorni, che non lasciano passare un'ora senza vomitare insulti ed urlare beceri slogan antiberlusconisti ed antiitaliani degni del peggior Beppe Grillo, imitandone puerilmente i ragionamenti malati e miopi.
L'Italia ha di fronte una sfida eccezionale il cui esito è tutto fuorché scontato: mettersi finalmente in piedi per la prima volta, un po' come il Neo di Matrix che apre gli occhi (veri) fuori dal baccello, mentre si risale faticosamente la china della crisi economica, con le spalle gravate dal mostruoso fardello di una società distrutta da decenni di impero culturale becero-illuminista, giacobino, relativista e - diciamolo! - comunista. Riuscire è difficilissimo, ma imperativo. Ed il primo passo è una bella pulizia a fondo dalle incrostazioni interne ed esterne, anche a costo di strapparsi via ampi pezzi di pelle.

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