I corvi della crisi
Un plauso al direttore de Il Giornale per aver detto quello che - pare - non si possa dire. E che se viene detto, c'è sempre chi grida alla scelleratezza ed all'irresponsabilità, senza neanche capire di cosa sta blaterando.
Meglio se politicamente scorretto.
Un plauso al direttore de Il Giornale per aver detto quello che - pare - non si possa dire. E che se viene detto, c'è sempre chi grida alla scelleratezza ed all'irresponsabilità, senza neanche capire di cosa sta blaterando.
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Cristallina metafora della crisi finanziaria, su Vox Populi.
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Nuovo, scoraggiante capitolo di disinformazione targato Corriere della Sera: un anonimo pennivendolo (quindi il pezzo va attribuito alla Redazione o al Direttore, fate vobis) ci regala un'imperdibile farcito di luoghi comuni, inesattezze e vere e proprie bestialità che, prese tutte assieme, fanno gridare vendetta. L'unica conclusione che si può trarre a lettura completata è che, in tempi di crisi, anche il WWF abbia bisogno di fondi (e cosa meglio del sempreverde orso polare che si estingue?), e che sia l'anonimo scibacchino che chi dovrebbe controllare cosa viene pubblicato prendno la percentuale. Non si spiega altrimenti.
Che le "banchise antartiche" siano tutto meno che in riduzione, che le correnti oceaniche non cambiano la loro temperatura di gradi interi in dieci anni, che non c'è alcun rapporto dimostrato tra le emissioni di anidride carbonica e il cosiddetto "effetto serra", né tra una tale ipotesi ed i cambiamenti climatici cui assistiamo, che il clima non "aumenta" come il prezzo di una pizza margherita, sono tutti dettagli cui il nostro innominato testimone non da il minimo peso, tutto impegnato/a com'è nel terrorizzarci nel tentativo di convincerci che siamo il cancro dell'Universo, giusto per rendere omaggio a chi su idee come questa ha costruito una delle più colossali truffe da cent'anni a questa parte. E le truffe, si sa, si fanno per soldi.
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Parola di Massimo D'Alema. Ed io che credevo fossero colpa di Bin Laden e di Bill Clinton...
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Ci risiamo. Come ogni anno, in occasione della tavola rotonda "Violenza sulle Donne" organizzata dal Ministero degli Interni, i media si affrettano a puntualizzare che "solo il 7,8% degli stupri è commesso da romeni".
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«La Nasa, ente spaziale americano, lancera' domani un satellite che avra' il compito di misurare la presenza dell'anidride carbonica sulla Terra, principale responsabile dell'inquinamento nell'atmosfera. L'obiettivo e' quello di fornire, orbitando intorno alla Terra, informazioni tali da aiutare gli scienziati a capire come e dove si disperdano le tonnellate di anidride carbonica prodotte ogni giorno dall'inquinamento terrestre. Secondo gli esperti, ogni anno vengono emesse nell'atmosfera circa 30 miliardi di tonnellate di CO2. Circa la meta' restano sospese nell'atmosfera, mentre l'altra meta' scompare. Il lancio dell' Orbiting Carbon Observatory e' in programma domani dalla California.»
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Scovate le dieci piccole differenze tra il vecchio e lo stravecchio. La base del defunto Pd ha di che gongolare, bravi, bene, bis.
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L'84% dei lettori del Corriere (quindi, in buona parte appartenenti alla base elettorale del Pd) vuole il congresso subito: i vertici in conclave solenne, come di consueto, fanno l'esatto opposto.
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Osservate il sondaggio comparso oggi sul sito Internet del Corriere, è qui a lato (fate click sull'immagine per ingrandirla): la domanda è lapidaria, "Walter Veltroni si è dimesso. Chi vorresti alla guida del Pd?"
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Ecco perché la sinistra perde, e continuerà a perdere ancora a lungo:
«Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, perché ha avuto i mezzi e la possibilità anche di stravolgere i valori della società stessa, costruendo un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggio»
Walter Veltroni, 18 febbraio 2008
Sempre il solito vizietto comunista (senza virgolette né doppie 'M'): anche di fronte a scoppole elettorali come quella delle politiche e quella sarda, la certezza che il popolo è fatto da amebe decerebrate rincoglionite dai media del nemico è incrollabile. Trasuda da ogni dichiarazione, dalla più diplomatica a quella più urlata. La sola idea che ci possa essere qualcuno che concepisce il mondo, la società, la vita, la libertà, i diritti in modo diverso dal proprio è semplicemente inconcepibile; e dato che c'è, allora è scemo.
Continuino pure così, se si divertono: ma - prendendo in prestito la bellissima immagine di Paolo Guzzanti - la democrazia ha bisogno di due gambe per correre. Quella destra (che prima non c'era proprio) la dobbiamo a Berlusconi; quella sinistra continuano ad amputarcela.
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Immaginate la scena: Berlusconi si dimette, lascia il PdL, molla Mediaset e scompare. Scene di giubilo per le strade, rave ad oltranza a piazza SS. Apostoli e piazza S. Giovanni, il Circo Massimo invaso da giovani "senza colore politico" che, ubriachi di felicità, salutano l'alba di una nuova era, gruppi di anarchici rossi spaccano qualche vetrina per non sbagliare, Beppe Grillo si denuda davanti a Montecitorio e canta a squarciagola "O bella ciao" sottobraccio con Di Pietro, nudo pure lui, Scalfaro che dice "ora ci stò!", Repubblica ed il Corriere che escono con edizioni speciali a ripetizione per tre giorni (quanto durano le carnee indette da Veltroni), orge nelle strade, requisite tutte le battone della Salaria per regalare un po' di gioia a chi finora ha sofferto inebetito davanti al Grande Fratello (che è di destra, l'Isola dei Famosi invece è di sinistra), Rutelli che dichiara "gli italiani sanno che ora la crisi non fa più paura", schiere di intellettuali sottoscrivono la Carta della Felicità, un'investitura per acclamazione a Veltroni per aver salvato il paese, la democrazia, la libertà, la pace, il sistema solare ed il pulsante numero 4 del telecomando. Che meraviglia.
E' vero, si è antropologicamente diversi.
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Nel 2004 Muzzammil Hassan, 44 anni originario del Pakistan (a destra nella foto), stanco dei "pregiudizi" dei quali - a suo dire - i musulmani d'america sarebbero vittime dopo l'11 Settembre, decide di fondare Bridges TV, un network televisivo con base a Buffalo, NY grazie al quale educare le masse statunitensi circa le bellezze dell'Islam e la civiltà dei suoi fedeli/cittadini.
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Non sono bastati i timidi tentativi di "golpe" perpretati dai soliti panzer Di Pietro / Travaglio / Santoro, non sono bastate le difficoltà interne al Pdl in vista delle europee con il ringalluzzimento ciclico della Lega, non è bastata la devastante (ed ancora poco vista) crisi economica, non è bastata l'ondata (molto mediatica) di violenze che le cronache hanno portato nelle case degli italiani, non è bastato Mastella ed il suo inopportuno quanto questionabile ritorno nel centrodestra, non è bastato Fini-capitan-remo-contro-a-prescindere, non è bastato il tempo che - inesorabile - scorre e ci allontana dal trionfo totale alle urne che ha portato al terzo governo Berlusconi. Niente da fare.
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Etichette: elezioni, Politica, Sinistra italiana
Geert Wilders, il deputato olandese condannato a morte da al Qaeda a causa del cortometraggio Fitna, è da oggi anche ufficialmente bandito dall'ingresso in Inghilterra. La Commissione Europea, ovviamente, s'è affrettata a dichiarare che per essa va tutto bene, anzi.
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Da venerdì scorso, è tutto un coro: la politica non metta bocca nella questione Englaro! Vero, giusto, corretto. Altroché.
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«Lei è una donna. Una donna di trentotto anni: ha la mia stessa età. Ha il ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. Il suo cuore batte da solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sorride e altri nei quali forse socchiude gli occhi. Ma quanti sanno davvero che Eluana non è attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una piaga da decubito? Che in diciassette anni non ha preso un antibiotico?»
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Che Giovanni Petrali, il tabaccaio milanese che nel 2003 sparò ed uccise un rapinatore e ne ferì un altro, abbia esagerato di fronte alla legge è un fatto pressoché pacifico. Magari di fronte al senso comune, ampiamente stressato dai livelli di criminalità raggiunti nel nostro Paese, lo è un po' di meno; ma di fronte alla legge, quasi certamente lo è (la sentenza è attesa a breve). Del resto, correre dietro ai due sparando otto colpi con una pistola in mezzo alla strada, brandendo una scopa con l'altra mano, e poi quasi ballare attorno al cadavere di uno dei due esultando ed insultando quello sopravvissuto, il tutto ormai a duecento metri dal luogo della rapina, se da un lato può far stare meglio (sempre feccia è, in fondo), dall'altro è... come dire... leggermente fuori dalle regole.
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C'era una volta la Legge. Poi venne Travaglio, e fu il Sobbalzo.
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Povero Walter. Ora che ha finalmente capito che prendersela con Berlusconi non fa che portare altri volti al Pdl, che prendersela con Di Pietro è controproducente, che prendersela con D'Alema è masochista, che prendersela con i giudici non è nelle sue corde... finalmente libero da tutti questi impegni di alta opposizione politica, ha deciso di darsi al cazzeggio tout court ed ha lanciato nientemeno che la sua "Rivoluzione Verde".
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Com'era da copione, la propaganda di Hamas ha raggiunto ora la fase della solidarietà, quella più spudorata: "risarcire le vittime degli israeliani". Ovviamente, le agenzie di stampa occidentali fanno a gara a chi ci casca prima con tutte le scarpe.
Quand'anche fosse vero che Hamas avesse quasi 30 milioni "di Euro" da distribuire ai palestinesi -- cosa alquanto opinabile, essi saprebbero tanto di salario per il bravo scudo umano che ha fatto il suo dovere.
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GAZA - «Andatevene, andatevene via di qui! Volete che gli israeliani ci uccidano tutti? Volete veder morire sotto le bombe i nostri bambini? Portate via le vostre armi e i missili», gridavano in tanti tra gli abitanti della striscia di Gaza ai miliziani di Hamas e ai loro alleati della Jihad islamica. I più coraggiosi si erano organizzati e avevano sbarrato le porte di accesso ai loro cortili, inchiodato assi a quelle dei palazzi, bloccato in fretta e furia le scale per i tetti più alti. Ma per lo più la guerriglia non dava ascolto a nessuno. «Traditori. Collaborazionisti di Israele. Spie di Fatah, codardi. I soldati della guerra santa vi puniranno. E in ogni caso morirete tutti, come noi. Combattendo gli ebrei sionisti siamo tutti destinati al paradiso, non siete contenti di morire assieme?». E così, urlando furiosi, abbattevano porte e finestre, si nascondevano ai piani alti, negli orti, usavano le ambulanze, si barricavano vicino a ospedali, scuole, edifici dell’Onu. In casi estremi sparavano contro chi cercava di bloccare loro la strada per salvare le proprie famiglie, oppure picchiavano selvaggiamente. «I miliziani di Hamas cercavano a bella posta di provocare gli israeliani. Erano spesso ragazzini, 16 o 17 anni, armati di mitra. Non potevano fare nulla contro tank e jet. Sapevano di essere molto più deboli. Ma volevano che sparassero sulle nostre case per accusarli poi di crimini di guerra», sostiene Abu Issa, 42 anni, abitante nel quartiere di Tel Awa. «Praticamente tutti i palazzi più alti di Gaza che sono stato colpiti dalle bombe israeliane, come lo Dogmoush, Andalous, Jawarah, Siussi e tanti altri avevano sul tetto le rampe lanciarazzi, oppure punti di osservazione di Hamas. Li avevano messi anche vicino al grande deposito Onu poi andato in fiamme E lo stesso vale per i villaggi lungo la linea di frontiera poi più devastati dalla furia folle e punitiva dei sionisti», le fa eco la cugina, Um Abdallah, 48 anni. Usano i soprannomi di famiglia. Ma forniscono dettagli ben circostanziati. E’ stato difficile raccogliere queste testimonianze. In generale qui trionfa la paura di Hamas e imperano i tabù ideologici alimentati da un secolo di guerre con il «nemico sionista». Chi racconta una versione diversa dalla narrativa imposta dalla «muhamawa» (la resistenza) è automaticamente un «amil», un collaborazionista e rischia la vita. Aiuta però il recente scontro fratricida tra Hamas e Olp. Se Israele o l’Egitto avessero permesso ai giornalisti stranieri di entrare subito sarebbe stato più facile. Quelli locali sono spesso minacciati da Hamas. «Non è un fatto nuovo, in Medio Oriente tra le società arabe manca la tradizione culturale dei diritti umani. Avveniva sotto il regime di Arafat che la stampa venisse perseguitata e censurata. Con Hamas è anche peggio», sostiene Eyad Sarraj, noto psichiatra di Gaza city. E c’è un altro dato che sta emergendo sempre più evidente visitando cliniche, ospedali e le famiglie delle vittime del fuoco israeliano. In verità il loro numero appare molto più basso dei quasi 1.300 morti, oltre a circa 5.000 feriti, riportati dagli uomini di Hamas e ripetuti da ufficiali Onu e della Croce Rossa locale. «I morti potrebbero essere non più di 500 o 600. Per lo più ragazzi tra i 17 e 23 anni reclutati tra le fila di Hamas che li ha mandati letteralmente al massacro», ci dice un medico dell’ospedale Shifah che non vuole assolutamente essere citato, è a rischio la sua vita. Un dato però confermato anche dai giornalisti locali: «Lo abbiamo già segnalato ai capi di Hamas. Perché insistono nel gonfiare le cifre delle vittime? Strano tra l’altro che le organizzazioni non governative, anche occidentali, le riportino senza verifica. Alla fine la verità potrebbe venire a galla. E potrebbe essere come a Jenin nel 2002. Inizialmente si parlò di 1.500 morti. Poi venne fuori che erano solo 54, di cui almeno 45 guerriglieri caduti combattendo». Come si è giunti a queste cifre? «Prendiano il caso del massacro della famiglia Al Samoun del quartiere di Zeitun. Quando le bombe hanno colpito le loro abitazioni hanno riportato che avevano avuto 31 morti. E così sono stati registrati dagli ufficiali del ministero della Sanità controllato da Hamas. Ma poi, quando i corpi sono stati effettivamente recuperati, la somma totale è raddoppiata a 62 e così sono passati al computo dei bilanci totali», spiega Masoda Al Samoun di 24 anni. E aggiunge un dettaglio interessante: «A confondere le acque ci si erano messe anche le squadre speciali israeliane. I loro uomini erano travestiti da guerriglieri di Hamas, con tanto di bandana verde legata in fronte con la scritta consueta: non c’è altro Dio oltre Allah e Maometto è il suo Profeta. Si intrufolavano nei vicoli per creare caos. A noi è capitato di gridare loro di andarsene, temevamo le rappresaglie. Più tardi abbiamo capito che erano israeliani». E’ sufficiente visitare qualche ospedale per capire che i conti non tornano. Molti letti sono liberi all’Ospedale Europeo di Rafah, uno di quelli che pure dovrebbe essere più coinvolto nelle vittime della «guerra dei tunnel» israeliana. Lo stesso vale per il “Nasser” di Khan Yunis. Solo 5 letti dei 150 dell’Ospedale privato Al-Amal sono occupati. A Gaza city è stato evacuato lo Wafa, costruito con le donazioni «caritative islamiche» di Arabia Saudita, Qatar e altri Paesi del Golfo, e bombardato da Israele e fine dicembre. L’istituto è noto per essere una roccaforte di Hamas, qui vennero ricoverati i suoi combattenti feriti nella guerra civile con Fatah nel 2007. Gli altri stavano invece allo Al Quds, a sua volta bombardato la seconda metà settimana di gennaio. Dice di questo fatto Magah al Rachmah, 25 anni, abitante a poche decine di metri dai quattro grandi palazzi del complesso sanitario oggi seriamente danneggiato. «Gli uomini di Hamas si erano rifugiati soprattutto nel palazzo che ospita gli uffici amministrativi dello Al Quds. Usavano le ambulanze e avevano costretto ambulanzieri e infermieri a togliersi le uniformi con i simboli dei paramedici, così potevano confondersi meglio e sfuggire ai cecchini israeliani». Tutto ciò ha ridotto di parecchio il numero di letti disponibili tra gli istituti sanitari di Gaza. Pure, lo Shifah, il più grande ospedale della città, resta ben lontano dal registrare il tutto esaurito. Sembra fossero invece densamente occupati i suoi sotterranei. «Hamas vi aveva nascosto le celle d’emergenza e la stanza degli interrogatori per i prigionieri di Fatah e del fronte della sinistra laica che erano stato evacuati dalla prigione bombardata di Saraja», dicono i militanti del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina. E’ stata una guerra nella guerra questa tra Fatah e Hamas. Le organizzazioni umanitarie locali, per lo più controllate dall’Olp, raccontano di «decine di esecuzioni, casi di tortura, rapimenti nelle ultime tre settimane» perpetrati da Hamas. Uno dei casi più noti è quello di Achmad Shakhura, 47 anni, abitante di Khan Yunis e fratello di Khaled, braccio destro di Mohammad Dahlan (ex capo dei servizi di sicurezza di Yasser Arafat oggi in esilio) che è stato rapito per ordine del capo della polizia segreta locale di Hamas, Abu Abdallah Al Kidra, quindi torturato, gli sarebbe stato strappato l’occhio sinistro, e infine sarebbe stato ucciso il 15 gennaio. Lorenzo Cremonesi Fonte: Il Corriere della Sera online Stampatevelo bene in testa, voialtri adoratori di Hamas e difensori a spada tratta delle "vittime dei sionisti", leggete bene il labiale: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano». Chiaro?DUBBI SUL NUMERO DELLE VITTIME: POTREBBERO ESSERE 600 E NON 1.300
«Così i ragazzini di Hamas
ci hanno utilizzato come bersagli»Abitanti di Gaza accusano i militanti islamici: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano»
21 gennaio 2009
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Il finale lo conosciamo ormai tutti: Lucia Annunziata, ex presidentessa della RAI, ora conduttrice della trasmissione (sempre RAI) "In 1/2 Ora", finita più volte nel mirino dei garanti e delle autorità per le ripetute violazioni della "par condicio" durante le campagne elettorali passate, e protagonista di un increscioso episodio quando Berlusconi - presidente del Consiglio - abbandonò polemicamente la sua trasmissione, ebbene proprio lei, ospite di Santoro a Annozero, s'è tolta con tutta probabilità un sassolino dalla scarpa ed ha fatto notare al raìs in studio che anche la sua conduzione, "al 99,9% schierata a favore della Palestina", non è che poi fosse tanto obiettiva. E parlava da esperta (anche se avrebbe dovuto dire "schierata a favore di Hamas", ma fa nulla, semplifichiamo). Dopo pochi secondi, si alza, si toglie il microfono e replica la scena di Berlusconi andandosene via (lui era però meno arrabbiato).
Bene. Se si scorrono le cronache sui quotidiani e su Internet, l'idea che ci si fa è che la Annunziata fosse talmente schifata dalla parzialità di Santoro e del conseguente taglio filo-palestinese dato alla sua trasmissione, da non aver potuto sopportare oltre ed aver dovuto alzarsi ed andarsene.
E giù di critiche dalle anime belle (ad esempio Edmondo Berselli su Repubblica), che danno sostanzialmente della cretina alla Annunziata dicendo che "doveva sapere a cosa andava incontro, partecipando a Annozero", intendendo che non poteva certo aspettarsi tutto uno sventolìo di bandiere con la stella di David. Insomma, una imprudente e tutto sommato sempliciotta ragazza di campagna andata allo sbando nel mare della sua superficialità. Che, per di più ed orrore! - ha osato criticare il totem palestinese.
E invece no. Io non provo alcuna simpatia per Lucia Annunziata, che trovo odiosa e faziosa quasi come Santoro, ma stavolta devo prendere le sue difese ed invitare il lettore ad ascoltare bene cosa Santoro le dice e - soprattutto - cosa la Annunziata bofonchia mentre se ne va via.
E' evidente che la ragione dell'abbandono non è la faziosità della trasmissione in qualche modo per lei insopportabile, ma il fatto che Santoro le ha sostanzialmente dato della puttana, nel migliore dei casi della markettara. Certo: professionalmente parlando; ma il senso era inequivocabilmente quello.
Quindi, l'80% della stampa italiana (e buona parte della blogosfera -- ecco un esempio lampante) da ieri conta balle. Occhio a cosa si legge o si ascolta, quando c'è di mezzo Santoro (ed il suo amichetto Travaglio) ciò che sembra non è mai ciò che è. Mai.
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Non prendo posizione sul merito della questione, mi preme solo sottolineare l'eufemismo politicamente corretto col quale La Repubblica si riferisce all'eutanasia di Eluana Englaro:
Anche la clinica di Udine dice no a Eluana
Il comunicato arriverà nelle prossime ore. Il consiglio d'amministrazione ha votato diviso, ma ha prevalso la linea della porta chiusa. Ora Beppino Englaro ha due strade: il ricorso al Tar lombardo, o la ricerca di un'altra struttura disponibile ad accompagnare la ragazza alla morte naturale
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Polìscor
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Nessuna "tregua" tra Israele e Hamas, razzi e bombe continuano a volare, e qualcuno (legittimamente) inizia a chiedersi da che parte stare. Bella domanda. Vediamo un po'.
Allora, vogliamo stare davanti o dietro la carrozzina?
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Polìscor
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D'Alema colpisce ancora, ed incassa i complimenti dei leader arabi. Facile, del resto: per lui è sufficiente continuare a fare quello che fa da sempre, lisciare il pelo ai fratelli col turbante da bravo nostalgico dei tempi che furono.
Tralasciamo il «Morte agli ebrei» su alcune bandiere durante le manifestazioni di Bruxelles, Parigi o Madrid. Tralasciamo il sindacato italiano della Flaica-Cub che in «segno di protesta» contro l'operazione israeliana a Gaza fa un appello — avvenimento senza precedenti in Europa, da tre quarti di secolo — a «non comprare più nulla nei negozi appartenenti a membri della comunità ebraica». Non avrò la crudeltà di insistere sull'asse, a dir poco nauseabondo, che si forma quando la signora Buffet ( dirigente del partito comunista francese, n.d.t.), il signor Besançenot ( dirigente di un nuovo partito anticapitalista N.P.A, n.d.t.) e altri vengono raggiunti in testa di corteo dal faurissoniano ( Robert Faurisson, celebre negazionista, n.d.t.) Dieudonné ( attore comico francese, n.d.t.) o quando il suo degno compare, Jean-Marie Le Pen, si unisce al coro per paragonare la Striscia di Gaza a «un campo di concentramento». Per un caso, proprio da Ramallah, capitale dell'Autorità palestinese, e poi da Sderot, la città israeliana alla frontiera di Gaza continuo bersaglio del fuoco dei razzi Qassam, scopro le immagini di simili manifestazioni di sostegno alla «causa palestinese». Proprio da questi due luoghi, vedo le folle di europei urlanti, vociferanti e scatenati: le immagini scorrono mentre sono in compagnia di persone la cui sola preoccupazione resta, malgrado le bombe, le sofferenze e i morti, quella di non perdere mai il filo della convivenza e del dialogo. Voglio dunque aggiungere alcune riflessioni a quelle già fatte nei giorni scorsi e che hanno dato vita, da parte degli internauti di Point, a una enorme serie di reazioni. Primo. Che sollievo vedere i palestinesi veri, reali, anziché quelli immaginari che, in Francia, pensano di fare la resistenza prendendo di mira le sinagoghe! I primi, lo ripeto, si impongono di essere moderati e con ammirevole sangue freddo si sforzano di mantenere le chance della convivenza di domani; i secondi sono rabbiosi, più radicali dei radicali, pronti alla violenza, nelle strade di tutta Europa, fino all'ultima goccia di sangue dell'ultimo palestinese. I primi considerano e riflettono, sanno che niente in questa storia è tutto nero o tutto bianco, e conoscono la schiacciante responsabilità di Hamas nel disastro in cui sta precipitando il loro popolo. I secondi, come se la confusione non fosse già abbastanza, si bevono di gusto le enormi panzane della propaganda anti-israeliana e fanno dei teorici dell'attentato suicida e dello scudo umano, dei nuovi Che Guevara, di cui sfoggiano emblemi e simboli: anziché infondere calma, mettono in scena la politica del peggio, infiammando gli animi. Secondo. Quale regressione, quale azzeramento del pensiero e dell'azione, da parte di costoro, che da lontano, ignorando i contorni del dramma, fomentano odio, quando invece si dovrebbe fare di tutto per andare nel senso della pace e della riconciliazione! La pace vuole due Stati che accettino di vivere l'uno accanto all'altro, e che comincino a dividersi la terra; la pace vuole, da entrambe le parti, la rinuncia all'estremismo, a posizioni radicali, ai luoghi comuni, e perfino ai sogni. La pace implica, per esempio, che Israele si ritiri dalla Cisgiordania così come si è ritirata dal Libano e da Gaza, ma implica l'esistenza di una parte palestinese che non tragga vantaggio dalla ritirata per trasformare, ogni volta, il territorio evacuato in una base per il lancio di missili sui civili. La pace deve passare per il cessate il fuoco, per la fine della guerra che sta facendo un insostenibile numero di vittime, soprattutto tra i bambini. Ma questa pace passa anche attraverso l'eliminazione politica di Hamas, cui poco o nulla importa delle vittime, e della pace — e che, non essendo stata capace di imporre la sharia al suo popolo, lo trascina sulla via del «martirio» e dell'inferno. Terzo. Sono a Ramallah, dunque. A Sderot e a Ramallah. E vedendo da Sderot e da Ramallah questa mobilitazione contro un «olocausto», che nel momento in cui scrivo è di 888 morti, mi faccio una semplice domanda. Dov'erano i manifestanti quando si trattava di salvare, non gli 888, ma i 300.000 morti dei massacri programmati del Darfur? Perché non si sono visti nelle strade quando Putin radeva al suolo Grozny e trasformava decine di migliaia di ceceni in tiro al bersaglio? Perché hanno taciuto quando, tempo prima, e per anni, e stavolta nel cuore stesso dell'Europa, sono stati sterminati 200.000 bosniaci, il cui solo crimine era quello di essere nati musulmani? Per alcuni, i musulmani sono buoni solo quando sono in guerra con Israele. Meglio ancora: ecco i nuovi seguaci dell'antico «due pesi, due misure » che si preoccupano della sofferenza di un musulmano solo quando possono attribuirne la colpa agli ebrei. L'autore di questo articolo ha manifestato, in prima fila, per il Darfur, per la Cecenia e per la Bosnia. Si batte, da 40 anni, per un valido stato palestinese accanto a quello di Israele. Mi si permetterà di considerare questo doppio atteggiamento ripugnante e frivolo. Bernard-Henri Lévy
14 gennaio 2009
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Boicottare. Mettere all'indice. Israele. Sempre e comunque. Perché? Boh. Non ricordo. Ma un motivo ci sarà.
Parola del signor Silvano Leso, arzillo nazicomunista pensionato sessantenne, curatore del sito di un gruppuscolo di cattocomunisti piemontesi e molto arrabbiati contro Berlusconi, il capitalismo, gli USA ed, ovviamente, gli ebrei. E' lui, assieme ai suoi "kompagni" di lotta e di preghiera, che diffonde le Liste come un novello Schinlder ma al contrario; è lui che muove i primi passi per una nuova notte dei cristalli; è lui che fornisce i primi secchi di vernice gialla con la quale marchiare gli ebrei, cosa che a Roma è stata presa sul serio da un altro nazisindacato di base, la settimana scorsa.
Ma non ricorda perché lo fa. "Sarà stato per qualcosa di grave", dice "ma ora non ricordo". Ed in fondo, chissenefrega: se c'è da dargliele agli eBBrei, che forse c'è bisogno di un motivo?
Un sempre impagabile Fausto Carioti sui falsi ragionamenti e sui luoghi comuni.
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E pensare che stiamo parlando dei lettori del quotidiano più paraculo (dopo Repubblica) nei confronti del Pd e di Veltroni:
Quando si dice il gradimento della base.
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Dopo Panebianco, ora Pierluigi Battista, sempre sul Corriere: che ventata di onestà intellettuale nel buio dell'allineamento globale delle menti!
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Ci sono pool interi di insigni scienziati che si lambiccano il cervello attorno a quello che sembra essere l'enigma del momento: l'inverno fa freddo. Incredibile, ma vero.
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Tutto da gustare un immenso Angelo Panebianco sul Corriere del 31 dicembre. Se ci fosse modo di diffondere certe verità con la stessa semplicità con la quale certe storture vengono propinate, l'Italia comincerebbe ad essere veramente un posto migliore. E gente come Travaglio avrebbe più tempo da dedicare alla pesca con la mosca, con guadagno universale.
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Quando la superficialità (per non dire colpevole parzialità) fa disinformazione. Questo articolo di Guido Olimpo, apparso sul Corriere.it di oggi, ha una doppia faccia: da un lato, descrive abbastanza bene ed esaurientemente la natura di alcune delle principali armi offensive, assieme ai "kamikaze", utilizzate da Hamas contro Israele, i razzi Qassam: la loro natura "artigianale" (sarebbe più corretto dire "primitiva"), il loro basso costo, la loro provenienza araba ed iraniana, l'impressionante numero di unità sparate contro il territorio israeliano (più di settemila, con un trend in fortissimo aumento negli ultimi mesi), il modo col quale vengono contrabbandati nella Striscia di Gaza utilizzando i tunnel sotterranei (più volte erroneamente indicati dai media come utilizzati per far passare cibo e medicinali aggirando l'embargo israeliano); dall'altro, però, descrive una realtà inesistente quando identifica nell'IDF, l'esercito israeliano, l'obiettivo di tali ordigni, argomentando che i Qassam equivalgono a "punture di spillo" per le possenti forze armate con la Stella di David.
La natura primitiva dei razzi e quella disumana di chi li lancia formano una combinazione micidiale di terrore scagliato non già sull'esercito, ma sulle popolazioni civili: i Qassam vengono sparati alla cieca con l'intento di fare più vittime civili possibile, e laddove falliscano (fortunatamente molto spesso), con quello di ingenerare il terrore nelle popolazioni fiaccandone la resistenza morale, con un "occhio di riguardo" ovviamente agli arabi d'Israele. Non è un caso se le scuole di tutto il sud di Israele siano allestite in bunker sotterranei.
Non è proponibile un parallelo con le azioni militari israeliane, portate a termine con armi di precisione e con l'unico obiettivo di annientare i capi militari e le infrastrutture nemiche; e nelle quali ogni vittima civile "collaterale" è un'arma di propaganda fortissima nelle mani dello stesso Hamas nei confronti delle opinioni pubbliche occidentali, sempre pronte a vedere in Israele un nuovo Terzo Reich.
E le vittime civili, da parte palestinese, purtroppo sono estremamente probabili: non perché gli israeliani le cerchino (come fanno invece i loro nemici), ma perché i guerriglieri di Hamas usano nascondersi tra le abitazioni ed utilizzare i civili come scudi umani, sapendo di trovarsi in una condizione di sostanziale win-win: se muoiono, sono "martiri" e hanno - così credono - schiere di vergini ad attenderli in paradiso; se al posto loro muoiono quegli stessi civili che li hanno "eletti democraticamente" col beneplacito dei D'Alema di tutto il mondo, meglio ancora: un bambino morto per mano israeliana ed una madre urlante in prima pagina sono meglio di qualsiasi impreciso Qassam.
Ci pensino, i giornalisti come Guido Olimpo: ogni vergata di penna sull'argomento che prescinda dal descrivere cosa accade in quella martoriata terra con onestà intellettuale e completezza imparziale, ad esempio cercando di far passare il messaggio che settemila Qassam piovuti sugli abitati israeliani in fondo non sono altro che una manciata di innocui tubi di ferro con qualche mortaretto infilato dentro rimbalzati sulle corazze dei tank, favorisce unicamente Hamas e contribuisce alla distruzione sistematica del popolo palestinese, molto più di qualsiasi effetto collaterale israeliano.
[Immagine: Espresso Blog]
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In alto i cuori, kompagni! L'Alba è vicina!
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Non è ancora terminato lo spoglio delle elezioni regionali in Abruzzo (una catastrofe per il Pd) e Di Pietro, dallo studio di "Porta a Porta", ha appena dichiarato:
"Io, qui ed ora, mi candido per la costruzione di un soggetto riformista, non giustizialista, che si proponga come alternativa al conservatorismo del Governo in carica"Bene, le carte sono in tavola ed i giochi sono fatti: ora la parola passa a D'Alema.
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Dopo la riunione tra governo e sigle sindacali durante la quale sono state definite alcune delle modalità di attuazione dei provvedimenti Gelmini su scuola ed università, è tutto un fiorire di sgomente e scomposte reazioni nei sostenitori del Governo e, contemporaneamente, di altrettanto scomposte manifestazioni di giubilo nelle scassate fila del Pd: tutti a cianciare di una "marcia indietro" del Governo sul "maestro unico".
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