mercoledì, maggio 20, 2009

Aguzzate la vista

Scovate le dieci piccole differenze.

Domanda: ma li trattano con l'elettroshock prima di mandarli al macello contro Berlusconi? No, perché si spiegherebbero molte cose...
Ma, un momento: anche tra i manettari non togati pare dilagare lo stesso problema:

La cosa è decisamente preoccupante. Qui c'è sotto un gomblotto bello e buono, governo ladro!

E poi di' che non mantiene le promesse.

martedì, maggio 19, 2009

La disintegrazione dell'identità

Bisogna fermarli. Presto. Prima che il danno sia irreparabile, prima di fare la fine dell'Inghilterra o dell'Olanda. Cominciamo da Nunzia Marciano, direttrice (ora tocca dire "dirigente scolastica", come "operatrice ecologica" per spazzina, "non-normodotata" per handicappata) della scuola elementare statale "Carlo Pisacane" di Roma. O meglio, di quella che rischia di essere la scuola elementare statale "牧口 常三郎" (si legge "Tsunesaburō Makiguchi") di Roma.

Perché l'insigne direttrice, già nota per aver obbligato i suoi scolaretti a fare un presepe con personaggi vestiti con cristianissimi burqa, per dirigere la scuola a più elevato tasso di stranieri in Italia (solo 8 alunni sono italiani) il cui problema starebbe - secondo lei - nell'emarginazione dei bimbi stranieri da parte di quelli italiani (sic!) e per aver fatto confezionare ai bambini cappellini di carta fatti con manifesti antisionisti, ora fa bingo e pretende di cambiare direttamente il nome alla scuola, intitolandola a un "famoso pedagogista giapponese". Che sarà pure famoso a casa sua e per i suoi tanti e tali meriti magari sarà pure degno di avere scuole intitolate in giro per il mondo; ma che si cambi in questo modo l'intitolazione di una scuola che è già icona della disintegrazione dell'identità e della cultura italiane è semplicemente inaccettabile.
Poveri bambini. Non basta che si debbano sorbire nei "progetti scientifici" colà propinati i sermoni di Alberto Alberti (pedagogo comunista che va discettando del dualismo tra Figaro e l'Omino di Burro); ora debbono pure mettersi a piangere se un amichetto gli chiede "a che scuola vai?", dato che non saranno mai in grado di pronunciare quel nome senza slogarsi la lingua.

**UPDATE del 21/05/2009**
Com'era ovvio, la direttrice fa marcia indietro e rinuncia all'insulto del cambio di intitolazione della "sua" scuola. Casca pure dal pero affermando che "non si aspettava tanto clamore". E l'insulto viene così girato agli italiani, che si agitano per un nonnulla. Tipico.

sabato, maggio 16, 2009

Il due di picche

Fa sempre piacere (un piacere intenso, una goduria) leggere le dichiarazioni di chi non porta il cilicio del politicamente corretto e del pensiero unico. Oggi è la volta di Ignazio La Russa, Ministro della Difesa: «L'UNHCR conta come il due di picche, cioè un fico secco».

Amen, fratello! Mai fu detta cosa più giusta, eppure nel nostro tempo infettato dal buonismo terzomondista e progressista all'amatriciana, essa suona come una bestemmia.
Non staremo a ripetere quanto già ampiamente detto e ripetuto, registriamo solo come stavolta a saltar su è l'ennesimo esponente delle anime belle, l'ulteriore vedova candidata dalla sinistra per raccattar consensi ormai impossibili: «Speriamo che alle frasi vergognose del ministro della Difesa contro l'Alto Commissario per i rifugiati dell'Onu seguano le immediate e opportune scuse. Disumano è fare respingimenti senza attenersi alle regole internazionali». Parola di Rosa Calipari, che di "regole internazionali" dimostra di non conoscere un bel niente, così come delle azioni della sua parte politica: l'accordo con la Libia, finora mai applicato, fu siglato dal governo Prodi, lo stesso che le regalò lo stipendio al Senato.

**UPDATE del 17/05/2009, 13:51**
Il giorno dopo, La Russa tiene botta e ribadisce quanto affermato (e ci mancherebbe!) non cadendo nel tranello delle "richieste di precisazione", vecchio trucco usato per far dire a qualcuno tutto ed il contrario di tutto, a seconda delle convenienze.
Ovviamente lo schiamazzo dall'altra parte del fiume non si placa, e Casini e D'Alema fanno a gara a chi spara la panzana più ridicola. Buon segno.

venerdì, maggio 15, 2009

Promesse

George W. Obama: «Chiuderò Guantanamo in 7 giorni». «Anzi, no».

giovedì, maggio 14, 2009

Mirror climbing

Non contenti di seminare pelosa disinformazione e patetici arrampicamenti sugli specchi ogni giorno che Dio manda in terra, a Repubblica hanno deciso di tentare il tutto per tutto e, visto che le elezioni si avvicinano e le cose si mettono sempre peggio, di affidare a Giuseppe D'Avanzo una chilometrica "inchiesta multimediale" sulla ragazzina e sul "papi", che promette di andare avanti per settimane. Leggendola, è roba da farsi venire la pelle d'oca: nel fare domande e dare anche le risposte, si usa la stampa (Repubblica in primis) come leva per dimostrare la falsità o l'incoerenza delle dichiarazioni date da Berlusconi ed altri alla stampa stessa, il tutto a mezzo stampa. Come a dire, ci si affida a Rumsfield ed al suo staff per indagare sulle torture di Abu Ghraib e si usano le sue dichiarazioni per dimostrare che là non c'è mai nemmeno stato un carcere. O a Di Pietro e Marco Travaglio per dimostrare che Dell'Utri e Mangano sono due parrucconi progressisti iscritti all'Italia dei Valori.

Il ridicolo nel quale si immerge D'Avanzo e nel quale tira tutto il giornale (ma non è certo una novità) porta automaticamente ad un'unica azione: mettere bene da parte il link a quella "inchiesta multimediale" e rivederci subito dopo le elezioni per sommergerli di grasse e berlusconianissime risate.

mercoledì, maggio 13, 2009

Le colpe dell'ONU

Apriamo bene tutte le orecchie. Tutti, soprattutto quegli esemplari farisei-anime-belle pronti ad indignarsi per il "razzismo strisciante di stampo leghista". Davide Giacalone ci spiega perché l'ONU non ha diritto di aprire bocca su quello che l'Italia decide e fa in materia di immigrazione clandestina.


«L’Onu ha grandi responsabilità, o, quanto meno, è colmo d’incapaci che aiutano il mercato degli schiavi ad essere fiorente. Visto che, al commissariato che si occupa dei rifugiati (Unhcr), non riescono a star zitti, è utile rinfrescare loro la memoria. E dato che non sono in grado, diciamogli anche che cosa dovrebbero fare. Il lettore scusi la pedanteria, ma questi ciarlieri e strapagati perditempo hanno stufato.

Cosa sia un “rifugiato” è stabilito dal primo articolo della convenzione relativa, firmata a Ginevra nel 1951. Può chiedere rifugio chi scappa da persecuzioni che abbiano ad oggetto la fede religiosa, la razza, la cittadinanza, l’appartenenza ad un determinato gruppo sociale o le opinioni politiche. Dato che non è ragionevole scappare da un Paese che l’Onu considera affidabile, sotto il profilo dei diritti umani e dell’assistenza ai rifugiati stessi, il punto E del sesto comma chiarisce: “La presente Convenzione non è applicabile alle persone che secondo il parere delle autorità competenti del loro Stato di domicilio hanno tutti i diritti e gli obblighi di cittadini di detto Stato”.

E, per evitare equivoci, poco dopo stabilisce che non è applicabile nemmeno alle persone che “hanno commesso un crimine grave di diritto comune fuori dal paese ospitante prima di essere ammesse come rifugiati”.

E veniamo alle cose pratiche: noi italiani saremmo degli incivili perché riaccompagniamo in Libia, dopo averli soccorsi, i barconi di migranti, fra i quali potrebbero esserci dei presunti rifugiati. Questa è la tesi dell’ex presidente dell’internazionale socialista, oggi a capo dell’Unhcr. La Libia, ci dice questo signore, non ha firmato la convenzione di Ginevra (grazie, lo abbiamo scritto noi per primi). Ebbene, abbia la cortesia di prendere una cartina geografica. Difficile credere che i migranti arrivino in Libia via mare, visto che da lì salpano per venire da noi. Arrivano via terra.

Quello che segue è l’elenco dei Paesi confinanti, e quella fra parentesi è la data, per ciascuno, dell’entrata in vigore della convenzione: Algeria (16 agosto 1992); Ciad (17 novembre 1981); Egitto (20 agosto 1981); Nigeria (21 gennaio 1968); Sudan (23 maggio 1974); e Tunisia (20 maggio 1956). Detto in modo diverso: ammesso e non concesso che il Paese di partenza non abbia aderito alla convenzione, per arrivare in Libia questa gente è, per forza, passata da un altro Paese, dove la convenzione è vigente. Perché non hanno chiesto lì, di essere rifugiati? Avrebbero fatto meno strada e corso meno pericoli.

L’Onu, anziché dedicarsi alla propaganda politica ed all’elaborazione di stupidaggini, potrebbe rendersi utile, perché visto che dall’Africa arrivano in tanti, sperando d’essere assistiti e rifugiati, la cosa più sensata è prenderli nel primo Paese convenzionato, anziché sottoporli al taglieggiamento dei criminali ed al rischio d’annegare. Quindi, scollino le chiappe dal lussuoso palazzo ginevrino, ed anziché regatare sul lago Lemanno si barcamenino in loco, rendendosi utili. Aprano dei begli uffici, o li rendano operativi, in uno od in tutti i Paesi elencati sopra, registrino le richieste, ne valutino la fondatezza ed assegnino delle destinazioni. Noi italiani prendiamo quelli che ci spettano, gli altri si rifugiano altrove.

Che fanno, invece, questi burocrati mondiali? Ci dicono: no, prima ve li prendete e poi esaminiamo. Naturale, a quel punto, che vengano tutti da noi, anche perché in Germania, in Francia, in Gran Bretagna ed in Grecia (per citare alcuni) l’immigrazione clandestina è un reato, mentre in Spagna no, ma provvedono sparando alle frontiere. Noi, invece, li soccorriamo, li facciamo sbarcare, e poi ci mettiamo mesi per capire chi sono, da dove veramente vengono e se hanno diritto all’asilo. I rifugiandi li mettiamo in albergo, come capita al Cara (centro assistenza richiedenti asilo) di Arcinazzo, vicino Frosinone, gestito dall’arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, dove la località turistica li fa villeggiare e li cura, a spese della collettività. Il sindaco dice anche che è un affare, visto che ci lavorano una quarantina di persone, mentre il proprietario dell’albergo non crede alle sue tasche, così trasformando un’economia sana in economia assistita, con la scusa dell’assistenza. Un capolavoro. In Svizzera, dove gli straparlanti commissari alloggiano, una roba simile non la permettono neanche se gli dichiari guerra.

La solare evidenza è un’altra: quei disperati sui barconi non sono perseguitati, sono morti di fame che, legittimamente, cercano una vita migliore. Solo che l’ignavia dell’Onu li consegna ai mercanti d’esseri umani e l’arroganza dell’Unhcr pretende di rifilarceli tutti perché siamo i più vicini via mare, i più esposti e quelli che non considerano reato la clandestinità. C’è un limite, e questi signori lo hanno superato».

Amen.

lunedì, maggio 11, 2009

Ciarpame italiano

Prendiamo un quotidiano online a caso, il Corriere della Sera, ed un giorno a caso, oggi, ed un'ora a caso, le 14:40. Elenco delle notizie più "cliccate" oggi dai lettori:

  1. Beatrice Borromeo accusa: «Marano mi ha insultato»
  2. Il regalo del premier a Noemi un collier da 6 mila euro
  3. Settecento invitati alla festa di matrimonio di Ginevra Elkann
  4. Londra sdogana la mini per tutte le età
  5. Berlusconi bloccato dal torcicollo ad Arcore: serata con il figlio Luigi
  6. Raidue blocca Vauro e Borromeo all'«Era Glaciale» della Bignardi
  7. «Il premier grande uomo. Ci ha riavvicinati il mio piccolo Lorenzo»
  8. Sul menu c'è l'insalata? Allora «potrai» scegliere il fritto misto
  9. Palermo: folle colpisce a martellate passeggeri alla stazione, 2 feriti gravi
  10. Albergo in Tirolo rifiuta famiglia ebrea e a Mauthausen irrompono i nazisti
Dici, vabbe': sarà l'ora di pranzo, sarà un giorno particolarmente sfigato di notizie serie.
Allora, ecco le più lette dell'ultima settimana:
  1. «Veline in lista? No, sono laureate Ecco la verità sulla festa di Noemi»
  2. Le foto di "papi" e il tormentone web Chi: scatti autentici, pronti a mostarli
  3. La «sorpresa» di Veronica Quella telefonata con Letta
  4. Veronica Lario prepara il divorzio Berlusconi: «Provo dolore, non parlo»
  5. «L'ho aiutato fino all'ultimo ma ora ha superato i limiti»
  6. Il premier e la festa di Napoli Scambio di accuse in tv
  7. «La signora» si dimette da moglie
  8. Franceschini e il caso Lario «Dal premier frasi patetiche»
  9. La pancia di Julia Roberts Elogio della bellezza non più perfetta
  10. E Fiorello scherza sul divorzio Berlusconi
Ancora increduli? Forse è stata una settimana atipica? Dici che non è possibile che il sito del maggiore quotidiano nazionale sia una specie di Novella 2000 travestita?
OK, allora andiamo all'ultimo mese, certamente troveremo la crisi, la pandemia, l'Afghanistan...
  1. Noemi, la diciottenne che dice «papi» al premier
  2. «Veline in lista? No, sono laureate Ecco la verità sulla festa di Noemi»
  3. Veronica Lario: «L'uso delle donne per le Europee? Ciarpame senza pudore»
  4. La mamma di Noemi irritata «Squallore sulla mia bimba»
  5. Berlusconi e il caso Veronica «Ecco le mie candidate»
  6. Le foto di "papi" e il tormentone web Chi: scatti autentici, pronti a mostarli
  7. Berlusconi: «Tre mie case per gli sfollati»
  8. La «sorpresa» di Veronica Quella telefonata con Letta
  9. Veronica Lario prepara il divorzio Berlusconi: «Provo dolore, non parlo»
  10. La febbre suina è in Europa L'Oms alza il livello di allerta
Com'era la storia delle veline-ciarpame?

domenica, maggio 10, 2009

I nuovi schiavi

Siamo alle solite: ogni qualvolta un esponente di una parte politica non allineata al pensiero unico delle sinistre dice le cose pane al pane e vino al vino, apriti cielo! ecco che si ricomincia a strillare e strepitare invocando tutti i santi (rigorosamente laici) del paradiso progressista.

In genere, tocca a quelli della Lega. Si sa, sono quelli meno politicamente corretti, quelli abituati a dire le cose come stanno, senza troppi giri di parole e metafore melliflue. Stavolta, tocca a Berlusconi: «La sinistra aveva aperto le porte, la sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica: la nostra idea non è così, è quella di accogliere solo chi ha le condizioni per ottenere l'asilo politico».
Questa è una lapalissiana ovvietà, tanto banale da far storcere il naso. Eppure, nel clima pre-elettorale e - soprattutto - di putrescenza delle opposizioni, anche questo è utile per stracciarsi le vesti. E quindi, giù tutti a dissezionare il termine "multietnico", a pontificare su diritti umani, carità cristiana (sic!) e più o meno polverose teorie sociologiche viste in trasparenza contro la storia (ri-sic!). Una schifosa piccionaia.
Al solito, la realtà è molto più semplice, così stupidamente banale: le sinistre - progressiste o spaccavetrine che siano - hanno interesse a fare dell'Italia una specie di suk non certo per nobili ragioni umanitarie (la stessa storia delle sinistre mondiali nega seccamente tale possibilità), ma per mero calcolo elettorale a lungo termine. Caduto il muro di Berlino, venuta a mancare la forza oscura e onnipresente dell'Unione Sovietica, con i regimi totalitari comunisti ridotti a ridicole macchiette di essi stessi (se non fosse per i morti ed il dolore che tuttora riescono a provocare), private insomma della linfa vitale sia politica, che ideologica, che di consenso e che - soprattutto - economica, le sinistre dovevano sostituire il perduto bacino elettorale proletario, ormai smaliziato ed orientato da decenni da tutt'altra parte, con un altro bacino elettorale: e fu la posizione geografica stessa dell'Italia a fornir loro l'occasione.
Chi ricorda di un solo clandestino approdato sulle nostre coste prima della famosa ondata di albanesi, che avvenne in corrispondenza delle guerre balcaniche, gestite dall'infame "Ulivo mondiale"? Si, certo, ci furono i polacchi: distinti gentiluomini e quattro gatti, in confronto a coloro che li seguirono. Ma tolti i polacchi, chi? Ecco, nessuno.
Perché prima degli albanesi, e comunque prima del 1989, l'Italia non conobbe alcun flusso di immigrazione degno di nota, clandestina o regolare che fosse.
Ma da allora in avanti, fu una vera e propria manna: una marea di genitori di potenziali nuovi elettori, terreno vergine tutto da coltivare a pane e Marx, sfruttando l'incredulità ed il tentennamento del popolo italiano, non certo abituato a fenomeni di questo tipo, ed incline - tendenzialmente - a solidarizzare col "povero migrante". E questa, con il successivo ed insperato aiuto dell'islamismo post 11 Settembre e con quello invece ben calcolato e datato della distruzione generazionale ad opera della scuola stuprata e privata delle proprie funzioni, fu la chiave che aprì le cateratte africane e mediorientali al solo scopo di annientare (in prospettiva, in fondo non c'è troppa fretta) l'elettorato indigeno sostituendolo con una nuova massa a bassissima cultura ed altissima manipolabilità, e mentale e sociale.
Esagerato? Complottone? Manco per niente. Anche se di tutti i clandestini che approdano nel nostro Paese quelli che arrivano via "gommone" sono il 15% - il che fa dell'uscita di Berlusconi più una bandiera che altro, in questo frangente - su un livello più generale se Cipputi ormai tutto SUV-a-rate e Grande Fratello ti volta le spalle, tu Peppone il tuo maledetto elettore da qualche altra parte lo dovrai comunque pur trovare. E se per trovarlo lo si deve trascinare qui in catene, beh... in fondo, mica sarà la prima volta, l'africano ci sarà pur abituato.
Ah, se a qualcuno fosse sfuggito: nella "multietnicità" cui Berlusconi fa riferimento come obiettivo delle sinistre, quella indigena non è mica detto che sia compresa. Anzi.

sabato, maggio 09, 2009

Silvio superstar

Ormai non è più un fenomeno solo italiano: ormai la sinistra nostrana e le sue armate mediatiche hanno spinto Berlusconi verso la conquista del mondo intero. E con gli USA in declino e la Cina che non decolla, non è detto che non riesca.

Primo passo? La Finlandia.

mercoledì, maggio 06, 2009

Alitalia, non dimentichiamo

«Nel 2008 non concludemmo l’accordo su Alitalia per l’opposizione dei sindacati e per il prezzo del petrolio», ricorda oggi Jean-Cyril Spinetta, amministratore delegato di Air France, riferendosi alla figura barbina rimediata dal nostro paese a causa della patetica e dilettantesca gestione della vicenda Alitalia da parte e del governo Prodi e (soprattutto) dei nove sindacati che nella Compagnia fanno il bello ed il cattivo tempo.

In un mio vecchio post, intitolato "Per non dimenticare", tracciavo le linee essenziali di quella brutta storia; in particolare, il racconto del drammatico 2 aprile 2008 (sembra passata una vita!) mostrava chiaramente cosa fosse successo, e non per tesi campate in aria, ma per documenti. Ne riporto qui uno stralcio:

[...] Anche Spinetta non sembra avere in effetti moltissima fretta, un cambio al vertice in Italia è sempre più sicuro e la questione OpenSkies / Lufthansa preme a casa sua e rende sempre più appetibile l'acquisizione di Alitalia e, soprattutto, dei suoi preziosissimi slot che potrebbero costituire un'importante porta verso gli USA e quel ricco mercato aereo.
Prende piede l'idea di congelare le trattative fino a dopo le elezioni politiche, e pare un'idea condivisa da tutti (tranne che da Prodi, ovviamente).

Ma il 2 aprile, il giorno successivo, accade l'irreparabile: Air France abbandona la trattativa e Spinetta se ne va incazzatissimo sbattendo la porta. Maurizio Prato lo segue a ruota e si dimette. Bum. Fine dei giochi.

Che diavolo era successo? E' presto detto, e non fu certo "colpa di Berlusconi" (ahah) come vanno oggi farneticando i sopravvissuti del PD: era successo che i trogloditi del sindacato, che purtroppo son mentalmente e culturalmente fermi alla fine dell'800, avevano tirato troppo la corda edavevano iniziato a prendere per il culo Spinetta, chiedendogli di accollarsi gli oneri di tutte le attività di terra. Portavoce di tutti loro si era fatto Guglielmo Epifani.
Nello specifico, sbandierando la cosa nei TG come "ora presentiamo noi il nostro piano!", pretesero: la non chiusura delle attività Cargo (moratoria sulla moratoria), diminuzione del numero di aeromobili da dismettere (mantenendo il numero di piloti, però), partecipazione di Fintecna all'aumento di capitale (!!!, e qui si sente tutta la puzza di Prodi e TPS dietro ai sindacati) e conferimento della sua quota in AZ Servizi per il 100% alla "Nuova Alitalia" (bum!).
Ovviamente, appena sentite queste farneticazioni, Spinetta ha ruttato in faccia ad Epifani e se n'è tornato a Parigi col primo volo (Air France).


"Interpellata da Alitalia al fine di chiarire la situazione legale creata dall'interruzione dei negoziati fra Air France-Klm e Alitalia, il gruppo Air France-Klm ha comunicato alla compagnia italiana che gli impegni contrattuali presi il 14 marzo scorso con l'obiettivo di lanciare un'offerta pubblica di scambio su Alitalia, non sono piu' validi dal momento che non sono state soddisfatte le condizioni sospensive che dovevano essere attuate prima del lancio dell'offerta."
Parigi, 21 aprile 2008 [...]

Non che ci fosse bisogno di risentire Spinetta in proposito, ma visto che da allora (come previsto) non s'è fatto altro che addossare al solito Berlusconi-buono-per-tutte-le-stagioni la colpa del fallimento della trattativa con Air France, forse giova una rinfrescatina ai neuroni.
Chiaramente, parlando di neuroni la cosa lascia fuori Di Pietro: lui continua imperterrito con la sua tesi che fu il richiamo alla "italianità" fatto da Berlusconi a far scappare Air France. Liberissimo di pensarlo, se si diverte così. La verità, invece, la sappiamo tutti e non la dimentichiamo.

Se Veronica non ce l'ha fatta

Allora, sotto! Niente paura, kompagni, sono solo brutti e beceri! Avanti col prossimo atto!

Sinistra a valanga ad Avigliano!

Come ai bei tempi andati con l'Unità che strillava a nove colonne il "travolgente successo" del PCI in borghetti sperduti nell'entroterra toscano mentre la DC viaggiava sul 40%, oggi Francesco "Er Pupone" Rutelli si esalta per il "successo del Pd" a Trento.

E dice: ripartiamo da là. In salsa centrista, ovviamente. Auguri, France': mo' che dal 2,7% trentino riuscirai a tornare a percentuali a due cifre, l'odiato zio Silvio avrà fatto a tempo a mummificarsi due volte e saranno i nostri nipoti a godere della vista dell'Udc a Palazzo Chigi. Forse.

lunedì, maggio 04, 2009

Siamo tutti divorzisti

C'è da giurarci. Dopo che siamo stati tutti fisici, tutti biologi, tutti medici, tutti astronauti, tutti disoccupati, tutti agenti segreti, mentre siamo sempre e comunque tutti commissari tecnici ed allenatori, ora siamo tutti avvocati divorzisti. E dei migliori.

Forza Italia!

venerdì, maggio 01, 2009

L'intercessione del boia

Curiosa richiesta, quella di Iran Human Rights, che si appella all'ONU affinché faccia pressioni sul governo iraniano per interrompere la scia di sangue delle impiccagioni di minorenni.

Infatti fu proprio l'ONU, non più di due settimane fa, a tributare all'islamofascista Ahmadinejad una servile e deferente cerimonia di benvenuto, manco fosse stato il Papa. Come si può chiedere al più bieco covo di terzomondisti razzisti di intercedere per i diritti umani di chicchessia? E' come chiedere al boia di intercedere per la propria esecuzione.

Il lupo perde il pelo...

Karin Karlekar è tornata. L'indomita sedicente paladina della libertà di stampa ricade nello stesso errore di due anni fa, segno che o è un po' tarda oppure non le interessa minimamente il risultato del proprio lavoro.

Già nel 2007, a valle della pubblicazione dell'annuale rapporto di Freedom House sulla libertà di stampa nel mondo - del quale è curatrice e che costituisce fonte prelibata di "autorevoli" dimostrazioni di un'Italia sotto regime, al quale i media nostrani assurdamente si abbeverano felici - dovette fare una pubblica confessione nella quale ammetteva di non sapere praticamente nulla della situazione italiana, della legge Gasparri, dei finanziamenti pubblici all'editoria, di Berlusconi o della RAI, e che firmò un rapporto redatto da altri (tra i quali molti italiani, e ci immaginiamo di che tipo). Si era infatti incartata tra la sua ignoranza ed il fatto che i dati che le avevano messo sotto il naso si riferivano al 2005, ma il suo primo giudizio stroncante lo emise in pieno governo Prodi (nel 2006), cosa che le fu fatta notare. Quindi, la retromarcia e l'innalzamento del "rating" italiano manco fossimo improvvisamente diventati tutti svedesi.
Oggi, di nuovo. Stesso copione. «Il problema principale dell'Italia è Berlusconi», stesse parole di allora. «Una situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati».
Anomala a livello mondiale. Peggio di Cuba e della Corea del Nord. Tutti i media. Forse la signora Karlekar avrebbe bisogno di un po' di distrazione, magari in un centro benessere, o di qualche "attenzione personale" in più. Si rilassi, Karin, prima che uno tsunami di risate la seppellisca. Nuovamente.

giovedì, aprile 30, 2009

Apartheid e superiorità

Quando accade, in un paese che dovrebbe essere libero e democratico, che una categoria di esseri umani viene costretta nel tempo, nello spazio e nella forma a sottostare a dettami imposti da un'altra categoria di esseri umani senza alcun apparente motivazione logica, sociale, civile, di ordine pubblico o di superiore interesse della collettività, ma unicamente per il proprio credo religioso, allora si applica pacificamente il concetto di apartheid.

Stabilire a priori e forzatamente un orario, un luogo, un abbigliamento ed un codice di comportamento per una categoria di donne (quelle islamiche), isolandola da qualsiasi contatto con il resto del mondo, è esattamente come relegare i negri nei dieci posti in fondo all'autobus. E tutto alla luce del sole, sotto l'amorevole cappella della Santa Costituzione, con l'approvazione plaudente delle anime belle e progressiste e dei preti da talk show che si gongolano nel successo dell'integrazione.
Attenzione (che già vedo il ditino alzato dei soliti noti): qui non si sta parlando, tanto per fare un esempio, del divieto alle donne di officiare la Messa cattolica, quelle sono regole interne ad una religione che riguardano le pratiche religiose durante le celebrazioni religiose; inoltre, celebrare messa non è un diritto fondamentale dell'uomo (o della donna). Poter accedere agli impianti sportivi della città ove si abita, invece, lo è. Così come camminare per la strada o sedere nel posto davanti sull'autobus. Lo stabilisce la Santa Costituzione. Sì, proprio quella con la quale ci stracciano i maroni ogni tre minuti proprio quelle stesse persone che, oggi, sono felici del "grande passo in avanti" compiuto dalle donne islamiche. Oh sì, verso il precipizio.
E noialtri non stiamo messi tanto meglio, beninteso. Ogni diritto negato ad una categoria di persone è un diritto negato a tutti gli individui che insistono sulla medesima società, a prescindere dai colori, dalle religioni, dai credi politici o da cosa c'è sotto i vestiti. Se non altro, per opposta reazione: in definitiva a me, che non sono certo donna islamica, è comunque vietato l'accesso a quell'impianto sportivo, in quell'orario, non perché sotto manutenzione o perché in riposo settimanale, ma perché c'è in vigore l'apartheid ad ore. Altro che "civiltà superiore": le società sedicenti "occidentali" (Chiesa cattolica compresa) stanno sistematicamente svendendo il vantaggio sociale e civile accumulato nei secoli nei confronti di quelle islamiche per un assurdo, masochista e pericolosissimo senso di colpa misto ad una paura fottuta.

P.S.: Chissà cosa ne pensa l'indomita neo-paladina dei diritti femminili, tal Miriam Raffaella Bartolini.

mercoledì, aprile 29, 2009

Una risata v'ha già seppelliti

Il giorno che gli esponenti della sinistra italiana, unitamente ai loro lacché costituiti dai media mainstream (carta stampata e TV), capiranno - assieme certamente anche alle schiere di "fedeli" sempre pronti a scendere in piazza a sbraitare - che più stanno zitti, più rimangono sotto traccia, più volano bassi, insomma meno si fanno vedere e sentire in giro e più avranno possibilità, in un giorno comunque alquanto lontano, di riemergere dall'abisso nel quale sprofondano ogni giorno di più, beh: quel giorno sarà il vero giorno della svolta per la zampa sinistra di questa nostra monca democrazia.
Purtroppo, per ora, neanche un segnale all'orizzonte che abbiano capito la lezione: anzi, pare che facciano a gara a chi si butta a pesce prima su ogni accenno di gossip che riguardi anche solo da lontano Berlusconi, costruendovi sopra strati e strati di polemiche e calunnie che - inevitabilmente - franano poi loro addosso affossandoli sempre di più.
Questo, ormai, non è neanche più masochismo: questa è imbecillità, pura e semplice. E, da queste parti, ci si sente quasi in colpa a sbellicarsi dalle risate, quasi che si rida di un ritardato mentale: non è proprio cortese.
Ma qui proprio non si riesce a smettere, abbiamo le lacrime agli occhi.

Che figuraccia, "signora" mia! (update)

Figura barbina per Veronica Lario, ex- attrice ed ora famosa per essere la moglie di Silvio Berlusconi: questa mattina deve aver letto più distrattamente del solito il suo quotidiano preferito, Repubblica. E (galeotto fu lo scivolone di FareFuturo) deve aver creduto a quello che sul quel noto veicolo di Grandi Verità era scritto, e cioè che Berlusconi avrebbe candidato alle europee un numero imprecisato di "veline", "ballerine", "troniste" e puttanelle varie, selezionandole evidentemente nell'intimità di qualche suo pied-à-terre e col metro che si può ben immaginare.

Deve averci creduto veramente, se stamattina - con la grazia e la classe che la contraddistinguono sempre nelle rare uscite pubbliche, non ha esitato a definire pubblicamente "ciarpame senza pudore" il risultato del comportamento dell'allegro marito.
Apriti cielo! Franceschini è stato pensionato all'istante, Santoro dimenticato in un nanosecondo e donna Veronica ("la signora", com'è stata subito ribattezzata, scippando l'aggettivo allo stesso
premier) è diventata Barack Obama in gonnella, assoluto leader del cadavere del Pd. Parola di Facebook.

Ed invece. Ci starebbe bene la musichetta ben nota in queste circostanze, quella che finisce con "...figur'e'mmerd..!!!". Infatti, ecco le tre "veline": tre giovani e battagliere laureate che certamente difettano del "pregio estetico" di una Rosi Bindi, ma che definire "troniste" è (questo sì) sessista e discriminatorio.
Bella prova, "signora Veronica". E - soprattutto - bella prova, gregge di pecoroni.

***UPDATE DEL 30/04 ore 13:15***
Oh my God. Quando le cose vanno male, nel giornalismo esiste tutta una serie di escamotage per tirarsi fuori dai guai, nella quale certamente il "retroscena" è uno dei più efficaci (e gettonati): per coprire una notizia sballata pubblicata il giorno prima ed ampiamente sbugiardata dai fatti accaduti poi, cosa meglio che "rivelare" qualche colloquio segreto, qualche confidenza anonima, qualche intercettazione sottobanco, ovviamente evitando accuratamente di citare nomi, date e luoghi, per dimostrare che - in realtà - le cose starebbero proprio come le si era inventate il giorno precedente?
Ecco un esempio lampante. Con la chicca di essere un retroscena su un "contrordine", un colpo da 200 punti.

Niente immunità per il no global

C'aveva provato, Francesco Caruso, lo spaccavetrine a spese del contribuente, a dare dell'assassino a Marco Biagi (morto lui assassinato dai kompagni-ke-sbagliano versione 2.0): ma gli è andata male. C'aveva provato a nascondersi dietro l'immunità che proprio quel sistema che vorrebbe abbattere a colpi di estintore avrebbe potuto regalargli: ma gli è andata male.
La Giunta per la autorizzazioni a procedere gli ha negato l'insindacabilità, decretando il fatto che "onorevole" o no il teppista imbellettato disse una cazzata galattica. Ed ora ne affronterà le conseguenze, come un cristiano qualunque.

martedì, aprile 28, 2009

Ci manca l'asteroide

Ogni volta che Berlusconi vince le elezioni il destino (o il Dio Comunista?) si diverte a mandare in terra ogni sorta di piaga. Nel 1994 furono la Lega (e vabbe') e l'alluvione in Piemonte. Nel 2001 Al Qaeda, e ancora ne paghiamo lo scotto. Nel 2008, nell'ordine, la mega-crisi finanziaria, il terremoto ed ora la pandemia.

A pandemia finita (sempre che parta), sicuramente un asteroide da 30 km ci spazzerà via. Ma non tutti: il Governo è pronto ad affrontare l'emergenza e Bertolaso è già stato allertato.

domenica, aprile 26, 2009

Carlos parla, gringo

Questa notizia, fatta passare sotto sostanziale silenzio dalla stampa allineata e coperta di casa nostra, è invece molto importante. Per la prima volta quella che fino ad oggi è stata solo una diceria, una teoria "eretica", quasi una leggenda metropolitana scontratasi quotidianamente contro la corazzata della certezza storica, ebbene per la prima volta trova una conferma "autorevole", forse si squarcia un velo o - quanto meno - si semina un dubbio.
Carlos afferma, come s'è sempre sospettato, che la Mambro e Fioravanti non c'entrano nulla con la strage di Bologna, ma che c'entra eccome il terrorista tedesco Thomas Kram, da sempre sospettato di coinvolgimento a causa della sua permanenza in albergo di fronte alla stazione proprio nella notte precedente l'attentato. E c'entrano, come s'è sempre sospettato, i traffici di armi dall'Iraq di Saddam Hussein alla Palestina, che avevano nell'Italia un fondamentale crocevia franco, grazie ad un accordo di sostanziale immunità agli attentati in cambio del supporto logistico. E quindi, c'entrano eccome i servizi segreti ed i governi dell'epoca, che non solo sapevano, ma attivamente agivano.
Che, quindi, quella che fu fatta passare subito come una comoda "strage neofascista" in realtà sarebbe da inquadrarsi in un ben più ampio e complesso gioco di cappa e spada a livello mondiale, non certo una novità per il nostro strategicamente piazzato paese, nel quale il governo di allora giocò un ruolo di primo piano.
E' pacifico che una tale verità (se tale è) farà una fatica immane a venire a galla: troppi anni sono passati, troppe stratificazioni culturali hanno sepolto la memoria storica ed hanno sugellato le vere o presunte responsabilità. Ma ci sono persone che sono in galera per quell'eccidio e persone che non sono in galera per lo stesso motivo. Sono giusti i ruoli? Sicuri sicuri?

sabato, aprile 25, 2009

W la resistenza!

Dal blog Sul Terrorismo:
Grazie a Aribandus per la sincera risata che mi ha regalato!

Se Franceschini vuole che Berlusconi faccia la marionetta (evidentemente lui c'è abituato) e dica "viva la resistenza", allora Berlusconi faccia il salto di qualità e gridi "VIVA L'ITALIA!".

venerdì, aprile 24, 2009

Costituzione e menzogne

Incantevole pezzo di Davide Giacalone sulla Costituzione e sul mare di menzogne che vi ruota attorno, grazie soprattutto ai suoi sedicenti "custodi", i rottami del comunismo che sono come la gramigna. Duri a morire.


Una Repubblica fondata sulla bugia

La Repubblica italiana è in gran parte fondata sulla bugia. Falsificazioni storiche che, a forza d’essere ripetute, snocciolando il rosario dell’ipocrisia, sono scambiate per verità. Domani è il 25 aprile, e noi ancora lamentiamo l’inesistenza di una “storia condivisa”, ancora dobbiamo fare i conti con Salò o con la guerra civile. Capita perché si è costruito sulla bugia.

Ho letto, con molta attenzione, il discorso del Presidente Napolitano, pronunciato a “difesa” della Costituzione. Vi ho trovato tutti i segni della storia letta con occhiali ideologici, quindi irreale. L’uniformità dei successivi commenti, il ridursi di tutto alla polemicuzza quotidiana, dà il senso di quanto quel veleno abbia assopito le menti. Il punto principale è quello iniziale, sede d’equivoco e bugia, dove Napolitano individua le fondamenta su cui poggia la Costituzione: “l’opposizione al fascismo e la Resistenza”. Nulla d’originale, solo che ci manca un pezzo e quel che c’è non regge.
La nostra Costituzione, la democrazia nella libertà, si fonda, prima di tutto, sulla conferenza di Yalta, conclusa l’11 febbraio del 1945. Anche i polacchi o gli ungheresi ebbero antifascisti e resistenti, ma non ebbero né democrazia né libertà. La differenza sta in Yalta: quegli europei finirono sotto la dittatura comunista, noi nel mondo atlantico, che ci stava ancora liberando. Cancellando questa verità si cancella l’orizzonte internazionale dalle nostre vicende storiche e, per reggere un racconto bugiardo si moltiplicano le fanfaluche.
Riflettano, Napolitano ed i tanti che precedono e ripetono a pappagallo: se l’origine della nostra libertà e della nostra Costituzione fosse in antifascismo e Resistenza, ne deriverebbe che la democrazia appartiene ad una minoranza d’italiani. La grande maggioranza era fascista. Fascisti perché italiani. Per far finta di fondare la Repubblica sui valori e le idee di una minoranza, facendola passare per quasi totalità, si è falsificata anche la storia pregressa, che, difatti, ancora torna a gola, che dovrà essere vomitata, che non potrà mai essere “condivisa”, perché bugiarda.
Secondo Napolitano la Costituzione “non fu mai intesa come manifesto ideologico o politico di parte”. Lo è. Proprio nella sua prima parte, quella che nessuno dice di volere toccare, che tutti sono pronti ad osannare. Lì è antiliberale ed antindividuale, subordina l’interesse di ciascuno a quello collettivo (indefinito ed indefinibile), privilegia il sociale sul personale. La definirei cattocomunista, o forse, per maggiore precisione storica, vaticantogliattiana. E’ naturale, quindi, che abbia strutturato un sistema istituzionale in cui il governo conta poco ed il Parlamento molto. Non è (solo) perché si era appena usciti da una dittatura, ma perché Togliatti era un realista, cinico. Capì che dopo Yalta non c’era spazio né per la rivoluzione (roba cui poteva credere un Pajetta) né per il governo, quindi barattò la copertura della bugia fondativa con lo spostarsi del potere in Parlamento.
Così, da allora ad oggi, chiunque voglia darsi un tono ed impartirti una lezione costituzionale, ti ripete le solite fesserie, con l’aria compresa di chi ha appena pensato cose profonde. Il che porta a formidabili abbagli: citando Bobbio lo stesso Napolitano ha detto che “la denuncia dell’ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie”. Siccome la storia ha puntualmente e sempre dimostrato il contrario, ovvero che sono i governi rassegnati alla debolezza (modello Facta) a spianare la strada alle dittature, quel che in realtà si vuol dire è: chi denuncia le nostre bugie desidera tornare al fascismo. Invece si può essere antifascisti ed anticomunisti, amanti della libertà e della democrazia, pur non aderendo al club della bugia.
Adorando la dea menzogna, purtroppo, si costringe tutti a vivere il presente come tempo in cui regolare il passato, sopprimendo il futuro. Si proclama intoccabile una Costituzione che è già stata cambiata quindici volte, scassandola, per giunta fuori da sedi e contesti organici, senza clima costituente, procedendo a spizzichi e bocconi e riducendo la Carta a cassetta degli attrezzi, senza valori ideali viventi. Ecco: questi sono i nemici della Costituzione, che domani diranno le solite sciocchezze tonitruanti, ad imperitura memoria e gloria delle bugie.

Sbandati

Ormai nel Pd è tutto un "si salvi chi può", la nave affonda velocemente ed i topi scappano come e dove possono. Icona della disastrosa situazione nella quale versa il mai nato partito di opposizione è il vignettista Sergio Staino, il quale ha evidentemente capito benissimo che nelle fila del putrescente partito non ha speranze di racimolare qualche voto ed ha pensato bene di fare il salto della quaglia verso la sinistra estrema, Sinistra e Libertà (sic!) per la precisione. Nichi Vendola, per intenderci.

E di fronte alla sacrosanta espulsione s'è anche affrettato a dire che no, non sta tradendo il suo partito (che è sempre il Pd, anche se non esiste), ma anzi che fa il salto per il bene comune, ammettendo candidamente l'imbroglio.
Oltre che le pezze al culo da quelle parti ci sta pure la faccia.

P.S.: A proposito di sbandati, la lettera aperta che Di Pietro ha scritto a Franceschini a mezzo stampa la dice lunga sulla sua tranquillità nel superare lo sbarramento alle Europee. Anche nella presunta e pluri-osannata corazzata dell'Idv ci si prepara a raccattare i voti uno ad uno in vista del disastro.

giovedì, aprile 23, 2009

Rimorsi



[Credits]

mercoledì, aprile 22, 2009

Squilibrati

Prima "invita" il premier a partecipare alle celebrazioni per il 25 Aprile, poi - quando questi accetta sorprendendo tutti - mette le mani avanti e la butta in caciara.

Dario Franceschini: «Io sto facendo il mio lavoro con il massimo della convinzione possibile e sto sperimentando direttamente quanto è squilibrata la partita in Italia: c'è uno squilibrio di mezzi, soldi, controllo della comunicazione.»
Ha dimenticato di citare lo squilibrio di voti, che parrrebbe essere la fonte di tutti i suoi problemi.

Già riequilibrati?

Si diceva che Annozero andava "riequilibrata" come trasmissione. E che la cacciata di Vauro ne era l'attuazione.

Ora che, dopo una sola settimana, Vauro è stato riammesso in studio, cosa significa? Che Annozero è diventato un programma di informazione?
E meno male che la RAI era in mano a Berlusconi.

martedì, aprile 21, 2009

Il Presidente Partigiano

Berlusconi scende in piazza il 25 aprile, e la sinistra scompare del tutto. Il sorriso smagliante del Presidente Partigiano metterà il sugello sul ridicolo maremagnum di melassa e vesti stracciate che rotea vorticosamente attorno alla data della Liberazione, giorno di festa e di ricordo per i fratelli Cervi ma non per i fratelli Govoni, momento di alta e moderna democrazia nel quale solo col comunismo c'è vera libertà.

Berlusconi si approprierà anche di quest'ultimo scampolo di Libertà Rossa ed i buffi Kompagni dal 26 aprile saranno veramente e totalmente senza identità e senza casa ed assomiglieranno completamente ai rottami cui si riferisce il simpatico dinosauro che trovate qui sulla spalla destra, un po' più in basso.
E se la saranno cercata in pieno: chi troppo vuole nulla stringe, dice l'adagio, e l'appropriarsi arrogantemente della Liberazione dell'Italia negando qualsiasi discussione in merito equivale al bambino che non vuol mollare il lecca-lecca, ma contro il quale piace vincere facile.
Oh, si: potranno fischiarlo, potranno insultarlo, potranno perfino costringerlo a darsela a gambe. Ma avrà vinto ugualmente. E potranno incolpare solo loro stessi.

**UPDATE del 22/04/2009**
Berlusconi sceglie Onna per la sua presenza pubblica del 25 aprile: paese doppiamente simbolo, e dell'emergenza di questo periodo e della ricorrenza di sabato. Franceschini si accoda, Di Pietro starnazza ("chi pratica, predica e si riconosce nella dittatura non deve partecipare").
Tutto come da copione, idioti compresi.

Gli italiani, D'Alema e il bipartitismo

«Gli italiani non sono inclini al bipartitismo», dice Massimo D'Alema in una delle sue dotte lezioni di politica. Certo, dopo che la veltroniana chiamata al "voto utile" ha distrutto la sinistra estrema e gli ecologisti e dopo che il Pdl veleggia sul 40% come fossero bruscolini, e lo fa da mesi, e non se ne vede la fine, c'è proprio da non essere inclini al bipartitismo.

Poi dice che si estinguono.

lunedì, aprile 20, 2009

Cortesie diplomatiche


Almeno stavolta non s'è inchinato.

venerdì, aprile 17, 2009

Gli sciuscià ed il terremoto in Abruzzo

Nessun lustrascarpe è morto a causa del terremoto in Abruzzo, ed è un fatto. E' evidente che avevano una strategia, e l'hanno applicata. Erano pronti. Sono sopravvissuti. Tutti. Perché la stessa strategia non è stata messa in atto da tutto il resto della popolazione? Perché ci sono stati 300 morti ed un numero impressionante di feriti, anche gravi, quando bastava seguire i consigli della comunità degli sciuscià abruzzesi per cavarsela?


Questo si chiede Beppe Grillo. Questo io chiedo a voi: lo vogliamo far curare, o lo lasciamo soffrire così?

mercoledì, aprile 15, 2009

Travaglio, batti un colpo

21 tra mafiosi e trafficanti di droga se la sono cavata ed un'altra cinquantina se la caverà tra qualche mese.

Una leggina ad hoc dell'indecente governo Berlusconi? No. La negligenza di un giudice di Bari. L'ennesima.
Ora, attendiamo pazientemente il sermone che Sua Eminenza Marco Travaglio vorrà elargirci in merito: in fondo, sono sempre mafiosi che se la cavano grazie allo Stato. Non so come mai, ma temo che aspetteremo invano.

lunedì, aprile 13, 2009

Ponzio Pilato e la dittatura del laicismo

Quando la libera espressione del pensiero è sistematicamente censurata si è in una dittatura, questo lo sanno anche i bambini. Quanto è successo nei giorni scorsi circa lo striscione di Militia Christi contro Gianfranco Fini ("Eluana, Fini come Ponzio Pilato") ricade pienamente nella censura dittatoriale, in questo caso della dittatura laicista.

Dittatura che, come da definizione, non permette dissenso, pena vari gradi di "punizione" che vanno dalle prese di distanze "soft" fino alle condanne a più voci, fino addirittura a vere e proprie "azioni di polizia" ideologica come quella accaduta a Roma. Il messaggio in questione, infatti, è stato "prontamente cancellato" e sono piovute immediatamente e copiose le "dimostrazioni di solidarietà" a Fini, neanche fosse stato minacciato di morte.
Lasciamo perdere le ovvie considerazioni sull'insozzare una città con scritte e striscioni. Viene piuttosto da chiedersi se non si sia dimenticata la figura di Ponzio Pilato: egli fu prefetto provinciale per la Giudea dal 26 al 36 d.c. e passò alla storia per il suo ruolo nella passione e morte di Gesù Cristo raccontata dalla cronaca dei Vangeli. Pilato non volle su di sé la responsabilità della decisione sulla vita o sulla morte di Gesù e, spaventato dalla folla che temeva di non saper controllare, perpretò il celeberrimo gesto di lavarsi le mani come a dire "non è un mio problema", scaricando così - nelle sue intenzioni - le colpe dell'uccisione di un innocente sui giudei.
Nell'interpretazione di Militia Christi, Gianfranco Fini si è comportato alla stessa maniera: sottolineando il concetto secondo il quale (testualmente) "quando si impongono per legge certe convinzioni, [queste] sono convinzioni più vicine ad uno stato etico che ad uno laico", il presidente della Camera ha abdicato alla propria coscienza (e, soprattutto, alla coscienza della sua parte politica) evocando lo "stato etico" come disvalore, contrapposto e non già coerente con la morale, soprattutto quella cattolica e tradizionale. Usare quel termine in quel contesto è stato percepito come uno spostare l'attenzione dal problema in sé al fumoso ambito delle prerogative dello Stato: un modo come un altro per "buttarla in caciara", come si dice a Roma, e non affrontare il problema. Da cui l'accostamento a Ponzio Pilato. Cosa ci sia di scandaloso, francamente, non riesco a capirlo. L'unica spiegazione è l'idiosincrasia e dei media e di buona parte delle istituzioni nei confronti di qualsiasi cosa venga "da destra"; moda che, ultimamente, sta infettando più vittime all'interno della destra stessa che nel centro-sinistra, rivelando in tutta la sua dimensione l'irrazionale ed anacronistico complesso di colpa nei confronti della Storia che - tuttora - stenta ad essere riassorbito.

La questione, semmai, è un po' più complessa: il fatto che lo Stato abbia legiferato in materia di "fine vita" non è avvenuto né casualmente né per espressa volontà del Legislatore. E' avvenuto sotto la fortissima pressione mediatica e sensazionalistica del tragico epilogo del caso Englaro e, sopratutto, del violento scontro istituzionale che ne è seguito. Potrebbe sembrare curioso come, ora, sia chi è "per la vita" sia chi è "per la libertà" (concetti qui assurdamente contrapposti) si dica insoddisfatto della legge presentata. In realtà, non poteva che essere così: nessuna legge scritta dall'uomo, soprattutto dall'uomo allo stato attuale delle proprie (scarse) conoscenze scientifiche in merito, può arrogarsi il diritto di dire l'ultima parola sulla vita e sulla morte in circostanza così estreme, tragiche e misteriose come quelle di chi si trova in stato vegetativo permanente. Fintantoché la scienza non progredisca abbastanza da fornire quelle certezze minime necessarie a non dover chiamare in causa le coscienze, le coscienze stesse devono avere l'ultima parola. Quindi, come è successo da sempre fino alla morte di Eluana Englaro esclusa, nessuna legge è meglio di una qualsiasi legge, dal momento che di essa non sarebbe possibile stabilirene univocamente né la "bontà" né la "cattiveria".
Ma l'ostinazione del signor Englaro nel voler scaricare sullo Stato la responsabilità del "farla finita" con la figlia, la sovraesposizione mediatica e giudiziaria che ne ha caratterizzato ogni passo nei diciassette anni di storia, alla fine hanno vinto: lo Stato è stato trascinato dove non doveva e non poteva arrivare, prima la magistratura e poi il governo, col risultato che qualsiasi provvedimento venga ora preso l'una o l'altra parte avrà comunque modo di gridare allo scandalo, mentre la scienza è rimasta al palo, e con essa la conoscenza e la verità.
Militia Christi, quindi, ha sbagliato obiettivo. Altro che Gianfranco Fini: è Beppino Englaro il nuovo Ponzio Pilato. Che ha consegnato ai giudei il Gesù Cristo della verità in cambio del Barabba del laicismo, che con la laicità ha nulla a che spartire.

[Foto: da Wikipedia]

lunedì, aprile 06, 2009

Terremota, governo ladro

Le macerie non hanno ancora finito di rotolare a terra col loro carico umano, quindi i segnali sono ancora timidi: ma l'inevitabile è dietro l'angolo. E' solo questione di ore, forse di pochissimi giorni, prima che la macchina della propaganda antigovernativa si abbatta con la sua solita ridicola furia contro Berlusconi e chiunque gli assomigli, addossandogli l'intera colpa del terremoto.
Già in quel nido di serpi che è l'Italia dei Valori (?) questa mattina si sono levate le prime voci a gracidare di responsabilità di Bertolaso che - a loro dire - non avrebbe dato peso alle previsioni di Giampaolo Giuliani, facendolo apparire un rabdomante col bastoncino in mano ed il cappello di Mago Merlino. Cloppéte-clòp, in sella a cavalcare l'onda. E per non smentirsi, anche lo sciacallo per antonomasia, l'Altro Giullare, l'odioso cantastorie Travaglio si è già dato da fare: a giudicare dalla lunghezza del pezzo col quale mette in relazione il Piano Casa del governo col terremoto, c'è da giurare che ha iniziato a scriverlo alle 3:34 con la scrivania che ancora gli ballonzolava per la stanza.
A questi signori - e a quelli che inevitabilmente li seguiranno a breve - è bene ricordare che la scienza non è una partita a tresette fatta al baretto sotto casa: evacuare un po' di città "solo" perché un collaboratore di un istituto scientifico ha sotterrato nel 2001 qualche cubo di piombo e sostiene che c'è una correlazione tra il gas radon ed i terremoti, perché se ne è accorto casualmente mentre studiava le particelle cosmiche, semplicemente NON BASTA.
Ovvio, è facile e bello dire che "lui prevede i terremoti": fa figo, riempie le pagine dei giornali, smuove le solite anime belle sempre pronte ad incoronare l'eroe di turno, il Davide che affronta il sistema-Golia, la Cassandra squattrinata ed un po' sfigata che si batte contro i mulini a vento dell'establishment governativo ed accademico. Bello, sublime. Ma fasullo.
Intendiamoci: magari Giuliani ha ragione e tra dieci anni si becca un Nobel vero (non come quello che hanno dato a Gore) ed a lui sarà intitolato il M.I.T. e, una volta morto, sarà proclamato santo per direttissima. Ma AD OGGI non c'è traccia di alcuna evidenza scientifica tale da giustificare un qualsiasi intervento preventivo basato sul suo lavoro. E, purtroppo, il terremoto di stanotte è avvenuto stanotte, invece che il 6 aprile del 2019 o del 2039.
Si faccia certamente tesoro del suo lavoro, per carità: la scienza saprà tenerne conto, oppure non lo farà se siamo di fronte ad un altro Di Bella. Ma invocare l'uomo dei miracoli e - soprattutto - crocifiggere chi non lo adora è la solita, stupida, miope, schifosissima barzelletta italiota piazzabile allo stesso livello di chi crede che l'11 settembre il WTC sia stato abbattuto dalla CIA o delle piazzate di Beppe Grillo.
I morti meritano rispetto, e tributarglielo in questo caso è facile: basta stare zitti.

Nel frattempo, agli inevitabili scettici cui gli insulti stanno venendo su come un travaso di bile, consiglio di leggersi l'intervista rilasciata da Giuliani stesso il 25 marzo scorso, che è alla base di tutta la querelle di queste ore e che - evidentemente - pochi hanno letto. Ecco cosa dice testualmente Giuliani:

«[...] Attraverso il Precursore sismico abbiamo potuto riscontrare, in questi 9 anni di studio, che il territorio di L’Aquila è interessato ogni anno nello stesso periodo da uno sciame sismico, non intenso e, per questo, in genere non percepito dalla popolazione. Quest’anno questo sciame sismico è stato più intenso e con delle scosse più forti, che sono state rilevate dalla popolazione. Lo sciame non è un fenomeno preparatorio ad un evento sismico più rilevante, né ha correlazione con grandi piogge o nevicate, come ho sentito dire da molti. E’ un fenomeno normale per una zona come quella di L’Aquila. [...]»
(In foto: uno sciacallo)

domenica, aprile 05, 2009

Precrimine

La furia manettara dell'Urlatore ora si è evoluta: va avanti nel tempo, vede i crimini prima che vengano commessi, fa i processi alle intenzioni. Siamo alla Precrimine.

Obama, sorry 4 zecca

Non c'è dubbio: maglioncino sfigato color bertinotti spento, barbetta incolta stile Che, espressione divertita jovanottiana, totale disprezzo per la decenza e l'amor di Patria. E' una zecca. Sorry Mr. Obama, qualcuna da noi ne circola ancora. Ma ci stiamo lavorando.

sabato, aprile 04, 2009

A me gli occhi!

Era iniziata come una normale giornata di manifestazioni, con la gioiosa macchina da guerra del glorioso comunismo italiano a colorare le storiche arterie romane e l'immenso catino del Circo Massimo con i tre e più milioni di festanti ed incazzati proletari contro questo governo impresentabile e opprimente.

Eppure qualcosa, ad un certo punto, è andato storto. Guglielmo Epifani, leader della CGIL, era giunto al termine del suo discorso di chiusura quando, improvvisamente, si irrigidisce e, tra lo sgomento generale, sfodera un perfetto saluto romano mentre, a mezza bocca, canticchia "Faccetta Nera". Alle sue spalle, contemporaneamente, si materializzava una donna in tenuta paramilitare che imbracciava minacciosa quello che somigliava paurosamente ad un fucile automatico AK-47 (il famoso "Kalašnikov"). La foto qui a lato e la testimonianza diretta di un cronista de Il Giornale - presente sul palco - sono la prova che Epifani ha sbroccato (l'espressione di Epifani è tipica di chi ha appena detto la parola "abissina", è evidente). E lo ha fatto in modo molto pericoloso, e per la democrazia (alzare una mano è sempre un pericolo mortale, soprattutto in Italia) e per l'ordine pubblico (non si gira per strada con guardie armate di AK-47!).
Presenti sul palco accanto al leader della CGIL c'erano anche i suoi omologhi tedesco e francese, il cui labiale è inequivocabilmente stato "Ach! Ke kazzen ha tetto kuesto italianen manciaspaketten??" "Mais je ne sais pas, cet réactionnaire de merde!"
Al momento sono ancora ignote le cause che hanno indotto il sempre compassato Epifani ad un gesto così estremo ed incomprensibile, ma si sa: i comunisti sono un po' pazzerelli, e la gaffe farà di certo il giro dei media stran................... eh?

Cosa? Dici che me so' sbajiato? Dici, eh....? Ah.... La foto è taroccata? Quella là dietro stava solo applaudendo e qualche bontempone gli ha photoshoppato (e pure male) un fucile in mano?
Si, vabbe', ma il saluto romano... quello sembra ver......... come dici? Azz! Dici che stava solo salutando il pubblico oceanico e festante sotto al palco? E che una foto può immortalare un movimento e farlo sembrare una posa? Si, eh? Dici che non mi devo inventare di sana pianta cose che manco capisco solo per fare il fighetto e scrivere qualcosa per i soliti cretini che non chiedono altro? Eh... beh, si, certo..... er......
Ma sai che ti dico? Me sto a consola', me sento in buona compagnia, oggi.

**UPDATE** Se Berlusconi fosse quel despota nazistoide che viene dipinto dai soliti noti, non credo avrebbe risposto con un fin troppo bonario "non si fa così". Avrebbe mandato le sue squadracce ad impalare nella piazza di Arcore i pennivendoli responsabili di quest'ennesima pagliacciata, e sarebbe stato anche facile dal momento che i pirla di firmano anche. Avrebbero avuto ben d'onde a dargli del dittatore, ma ne sarebbe valsa forse la pena.
Invece, ha fatto il nonno col rimbrotto. Che, ovviamente, è stato prontamente rivoltato nel solito "pericolo censura". C'è veramente da vomitare.

venerdì, aprile 03, 2009

Solidarietà al ministro Meloni

Una odiosa eco di insulti nei confronti del Ministro della Gioventù e presidente di Azione Giovani Giorgia Meloni (a lato) sta rapidamente facendo il giro di Internet (non linko, Google is your friend), secondo i quali il Predidente del Consiglio la avrebbe apostrofata con un termine decisamente irrispettoso alla conclusione del Congresso fondativo del Pdl; il tutto con corredo di "video-verità" su YouTube, ovviamente e palesemente manipolati.

Qui c'è il passaggio "incriminato", che ho ripulito dai rumori di fondo (l'audio è tratto dal video pubblicato sul sito del Pdl), ma soprattutto non alterato come invece accade nei video citati sopra: chiunque abbia orecchie buone può giudicare da sé.
Anche il blog ufficiale del ministro riporta la precisazione, contenente un altro file audio stavolta preso da Radio Radicale.
Le bufale sono il sale di Internet, lo sanno anche i sassi. Ma questo tipo di bufale, tutto meno che innocenti parti della mente di un sempliciotto, sono un segno della bassezza dei metodi costantemente utilizzati da chi non si riconosce né nei valori di questo Governo né nel buon senso; soprattutto, sono segno della superficialità ed acriticità di tanti cittadini che abboccano solo perché "è su YouTube". Basta leggere i commenti, è sconfortante.
E non vale neanche appellarsi all'errore, com'è successo di recente a Canal Plus che, interpretando un labiale di Berlusconi, ne aveva tirato fuori una frase irriguardosa e stupida nei confronti di Sarkozy e della moglie Carla Bruni; con annessa figuraccia, ovviamente.
Ma si sa che.....

La calunnia è un venticello
Un'auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.
Amen.

Ilaria d'Amico scende dal pero

"Benvenuta nel mondo reale", verrebbe da dirle: Ilaria d'Amico, conduttrice della trasmissione Exit su La7, s'è scontrata frontalmente con cosa sono Beppe Grillo ed il fascismo violento che egli rappresenta.

Meglio tardi che mai, poteva usare Google tre minuti per rendersene conto prima di mettersi in casa un soggetto simile e risparmiare ai (fortunatamente pochi) italiani che l'hanno visto uno spettacolo veramente poco edificante.

giovedì, aprile 02, 2009

I corvi della crisi

Un plauso al direttore de Il Giornale per aver detto quello che - pare - non si possa dire. E che se viene detto, c'è sempre chi grida alla scelleratezza ed all'irresponsabilità, senza neanche capire di cosa sta blaterando.


«Immaginate la scena di un grande incidente stradale. Un maxitamponamento nella nebbia. Ci sono morti, ci sono feriti. Sangue fra le lamiere, lamenti disperati. C’è qualcuno che rischia di svenire per lo choc. Ebbene, immaginate che sulla scena di questa catastrofe ci siano varie persone, tutte con il camice del medico, che però, anziché cercare di intervenire per curare e assistere, se ne stanno lì, impalati sul ciglio della strada. Che fanno? Niente. Puntano il dito, contano e urlano: «Dieci morti e cinquanta feriti», «No, di più: venti morti e sessanta feriti», «No, di più: trenta morti, cento feriti e sicuramente un po’ di questi moriranno». Voi come li giudichereste? Menagramo? Inopportuni? Peggio?

Ebbene, pensateci un attimo: le grandi istituzioni internazionali (Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Ue, etc.) oggi si stanno comportando proprio così. C’è un maxitamponamento dell’economia mondiale, siamo in mezzo a lamiere e lamenti, disoccupati e animi esasperati. E loro che fanno? Se ne stanno lì, sul ciglio della catastrofe, salgono in cattedra, puntano il dito e rilanciano giorno dopo giorno una cifra più spaventosa dell’altra. Sembra che facciano a gara a chi la spara più grossa, ben sapendo per altro che le probabilità di azzeccarci sono simili a quelle di Alba Parietti di vincere il Nobel. A che servono? Perché li paghiamo? Perché li manteniamo? Almeno fornissero uno stralcio di idea, un suggerimento utile, una terapia. Invece niente: sono medici che non curano i malati. Urlano solo che esiste la malattia. Grazie tante, quello lo sappiamo senza bisogno di voi.

Qualche tempo fa avevamo timidamente avanzato una proposta di moratoria sulla diffusione dei dati economici. Finiamola con lo stillicidio quotidiano, dicevamo, che fa male a tutti, mettiamoci d’accordo e facciamo il punto una volta al mese. Non abbiamo avuto udienza, lo stillicidio continua. Non passa giorno senza che qualche corvo si levi in volo sulla crisi. E allora, a questo punto, viene da interrogarsi direttamente sull’utilità di questi carrozzoni, che sono stati per lo più pensati e strutturati in periodi di abbondanza e opulenza. E diventano pericolosi oggi, in mezzo a un’emergenza come questa, dove più che di gente che sparga sale sulle ferite c’è bisogno di persone in grado di curarle.

Per altro, essendo la situazione particolarmente nuova e complicata, le previsioni dei maghi del divin numeretto hanno più o meno il valore di un congiuntivo di Di Pietro: non pervenuto. Il Fondo Monetario, per esempio, adesso dice che nel 2009 l’economia mondiale si contrarrà dello 0,6 per cento. Benissimo: a inizio febbraio pronosticava ancora una crescita dello 0,5 per cento. A novembre prevedeva un +2,2 per cento e a ottobre addirittura un +3 per cento. Per quanto riguarda l’Italia, i principali 16 istituti di previsioni a giugno 2008 stimavano la crescita del Pil nel 2009 pari all’1,5 per cento: secondo le ultime stime dell’Ocse, invece il Pil diminuirà del 4,3 per cento. Ne avessero indovinata una. In fondo è proprio come diceva un mio amico: ci sono tre modi per perdere i soldi, i cavalli, le donne e gli esperti. Con i cavalli è più veloce, con le donne più piacevole, ma con gli esperti è più sicuro.

Da sempre è così. Il 17 ottobre del 1929, per esempio, uno dei più grandi economisti del mondo, Irving Fisher, sentenziava: «Le quotazioni azionarie resteranno stabili, su livelli molto alti». Una settimana dopo, il crollo di Wall Street. Nel 1903 un grande banchiere sconsigliava dall’acquistare azioni Ford: «L’auto è una moda che passerà presto, meglio il cavallo che ci sarà sempre». «L’economia è quella scienza che sa prevedere benissimo quello che è già successo», ci spiegava il nostro professore al primo anno di università. E in effetti il dubbio viene: questi grandi istituti di cervelloni non hanno mai saputo prevedere in anticipo una delle grandi crisi internazionali. E inoltre buona parte di questi sapienti, come ha notato qualche tempo fa il Financial Times a proposito di Padoa-Schioppa, quando sono tolti dalla teoria e messi di fronte alla pratica, non fanno che combinare guai, più o meno bamboccioni.

Abbiamo lottato per anni contro i catastrofismi dell’ambiente: a sentire le cassandre verdi, in verità, il pianeta non dovrebbe nemmeno più esistere. Fra effetto serra e riscaldamento globale, l’hanno già fatto sprofondare almeno una decina di volte. Per fortuna, invece, siamo ancora qui. Magari un po’ ammaccati, ma persino sotto la pioggia, altro che siccità perenne. Come fermare ora i catastrofismi dell’economia? Eppure è indispensabile. Lo è proprio perché siamo in una situazione d’emergenza, con rischi di gravi tensioni sociali. E allora varrebbe anche la pena interrogarsi una volta per tutte sulla funzione di queste costose strutture, che con le loro danze di percentuali (sbagliate) non aiutano a risolvere i problemi. Anzi, li moltiplicano. Perché, come diceva sempre quel mio amico, siamo pieni di economisti capaci di costruire castelli. Ce ne fosse almeno uno che sa dire come risolvere il problema della casa.»

Mario Giordano, 2 aprile 2009

Immagine: majaless.com

mercoledì, aprile 01, 2009

Heidi e la crisi

Cristallina metafora della crisi finanziaria, su Vox Populi.