domenica, maggio 10, 2009

I nuovi schiavi

Siamo alle solite: ogni qualvolta un esponente di una parte politica non allineata al pensiero unico delle sinistre dice le cose pane al pane e vino al vino, apriti cielo! ecco che si ricomincia a strillare e strepitare invocando tutti i santi (rigorosamente laici) del paradiso progressista.

In genere, tocca a quelli della Lega. Si sa, sono quelli meno politicamente corretti, quelli abituati a dire le cose come stanno, senza troppi giri di parole e metafore melliflue. Stavolta, tocca a Berlusconi: «La sinistra aveva aperto le porte, la sinistra era ed è quella di un'Italia multietnica: la nostra idea non è così, è quella di accogliere solo chi ha le condizioni per ottenere l'asilo politico».
Questa è una lapalissiana ovvietà, tanto banale da far storcere il naso. Eppure, nel clima pre-elettorale e - soprattutto - di putrescenza delle opposizioni, anche questo è utile per stracciarsi le vesti. E quindi, giù tutti a dissezionare il termine "multietnico", a pontificare su diritti umani, carità cristiana (sic!) e più o meno polverose teorie sociologiche viste in trasparenza contro la storia (ri-sic!). Una schifosa piccionaia.
Al solito, la realtà è molto più semplice, così stupidamente banale: le sinistre - progressiste o spaccavetrine che siano - hanno interesse a fare dell'Italia una specie di suk non certo per nobili ragioni umanitarie (la stessa storia delle sinistre mondiali nega seccamente tale possibilità), ma per mero calcolo elettorale a lungo termine. Caduto il muro di Berlino, venuta a mancare la forza oscura e onnipresente dell'Unione Sovietica, con i regimi totalitari comunisti ridotti a ridicole macchiette di essi stessi (se non fosse per i morti ed il dolore che tuttora riescono a provocare), private insomma della linfa vitale sia politica, che ideologica, che di consenso e che - soprattutto - economica, le sinistre dovevano sostituire il perduto bacino elettorale proletario, ormai smaliziato ed orientato da decenni da tutt'altra parte, con un altro bacino elettorale: e fu la posizione geografica stessa dell'Italia a fornir loro l'occasione.
Chi ricorda di un solo clandestino approdato sulle nostre coste prima della famosa ondata di albanesi, che avvenne in corrispondenza delle guerre balcaniche, gestite dall'infame "Ulivo mondiale"? Si, certo, ci furono i polacchi: distinti gentiluomini e quattro gatti, in confronto a coloro che li seguirono. Ma tolti i polacchi, chi? Ecco, nessuno.
Perché prima degli albanesi, e comunque prima del 1989, l'Italia non conobbe alcun flusso di immigrazione degno di nota, clandestina o regolare che fosse.
Ma da allora in avanti, fu una vera e propria manna: una marea di genitori di potenziali nuovi elettori, terreno vergine tutto da coltivare a pane e Marx, sfruttando l'incredulità ed il tentennamento del popolo italiano, non certo abituato a fenomeni di questo tipo, ed incline - tendenzialmente - a solidarizzare col "povero migrante". E questa, con il successivo ed insperato aiuto dell'islamismo post 11 Settembre e con quello invece ben calcolato e datato della distruzione generazionale ad opera della scuola stuprata e privata delle proprie funzioni, fu la chiave che aprì le cateratte africane e mediorientali al solo scopo di annientare (in prospettiva, in fondo non c'è troppa fretta) l'elettorato indigeno sostituendolo con una nuova massa a bassissima cultura ed altissima manipolabilità, e mentale e sociale.
Esagerato? Complottone? Manco per niente. Anche se di tutti i clandestini che approdano nel nostro Paese quelli che arrivano via "gommone" sono il 15% - il che fa dell'uscita di Berlusconi più una bandiera che altro, in questo frangente - su un livello più generale se Cipputi ormai tutto SUV-a-rate e Grande Fratello ti volta le spalle, tu Peppone il tuo maledetto elettore da qualche altra parte lo dovrai comunque pur trovare. E se per trovarlo lo si deve trascinare qui in catene, beh... in fondo, mica sarà la prima volta, l'africano ci sarà pur abituato.
Ah, se a qualcuno fosse sfuggito: nella "multietnicità" cui Berlusconi fa riferimento come obiettivo delle sinistre, quella indigena non è mica detto che sia compresa. Anzi.

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