mercoledì, ottobre 13, 2010

Una congrua illusione

Guardate un po' come il Corriere della Sera tratta la notizia dell'arrivo da Montecarlo delle "carte" che la magistratura-lumaca romana stava aspettando per risvegliarsi:



Un lettore appena distratto cosa evince? E' evidente, che l'inchiesta del Giornale ed il polverone che ne è derivato è stata tutta una bufala, smentiti dalla voce ufficiale delle istituzioni.
Invece, basta andare all'interno e leggere l'articolo per scoprire l'ovvio: il "fu" nel titolo dice tutto, la "congriutà" è riferita al 1999, non al 2008 quando l'appartamento è stato svenduto da AN alle società caraibiche.
Che forse dieci anni contano nulla riguardo al valore di un immobile? Difficile crederlo, vero?
Ciò nonostante i pasdaran finioti (Della Vedova, Granata) si sono affrettati a tirare in ballo il "tempo galantuomo": proprio vero, come nella peggior sinistra, questi ex-destri (?) non hanno il senso del ridicolo.

UPDATE delle 18:15: Fini ha dichiarato: «Ora ci divertiamo con le querele». Pover'uomo, sta messo peggio del peggior Diliberto, fuori come un balcone. Qualcuno lo fermi e gli spieghi come sta messo...

UPDATE delle 19:05: a "Libero" devono aver fumato pesante, parlano di "aiuto a Fini"! Ma cos'è, è l'ora tarda? Cos'è che non è chiaro nella differenza tra la cessione della Contessa ad AN e quella di AN alle società di comodo? Dieci anni non bastano?

lunedì, agosto 09, 2010

Il culo in faccia

Chiedo anticipatamente perdono ai più sensibili per il titolo "francese", ma non trovo assolutamente altro modo per descrivere l'atteggiamento del giornalista e vicedirettore Giannini nella sua articolessa odierna su Repubblica: un concentrato di sfacciataggine e di lecchinaggio che supera abbondantemente i limiti della decenza. Leggere per credere, basta l'incipit per inquadrare l'opera:

«Nella torrida e torbida estate italiana, come purtroppo avevamo previsto, c'è dunque una sola fabbrica che non chiude per ferie, ma che invece produce la sua "merce" a ritmi sempre più serrati. È la berlusconiana "fabbrica del fango", che attraverso l'uso scellerato dei giornali di famiglia e l'abuso combinato di servizi e polizie sforna dossier avvelenati contro amici e nemici del presidente del Consiglio.»
Noemi Letizia e Patrizia D'Addario non sono mai esistite, per il nostro eroe. Bontà sua, le aveva inventate (anche) lui.

venerdì, luglio 30, 2010

Due piccioni con una fava

La seconda buona notizia che arriva con la mai troppo tempestiva defenestrazione di Gianfranco Fini e dei suoi sgherri - nonostante lui continui a dire che "non si dimette", minacciando anzi di scatenare ulteriormente la magistratura amica contro Berlusconi - è la fine politica di Antonio Di Pietro e dell'IdV. Quell'assurdo e patetico partito, infatti, da oggi non ha più ragione di esistere ed il suo elettorato ha già praticamente traslocato in massa nella nuova creatura del Traditore con la cravatta rosa, comunque si chiamerà.

domenica, aprile 04, 2010

Guantanamo 5 stelle

"Una giornata nella prigione di Guantanamo: tra "lezioni di vita", noia e pasti riscaldati. Ecco le immagini esclusive scattate lo scorso 29 marzo durante una visita del fotografo Paul J. Richards (AFP/Getty Images) alla struttura detentiva americana che sorge sull'isola di Cuba. Negli scatti, tutti approvati dall'esercito americano, non ci sono scene di violenze e torture e, piuttosto che paura, l'atmosfera che emerge è quella dell'attesa. Per i 200 carcerati rimasti, alcuni considerati di grande pericolosità come Kalid Sheikh Mohammed, mente degli attentati dell'11 settembre, l'attività più impegnativa sono le "lezioni di vita", aule pratiche nelle quali imparano a scrivere e fare riassunti. Senza le catene ai piedi a Guantanamo i carcerati possono anche riunirsi e fare esercizi fisici, il tutto in attesa di conoscere il destino della struttura che, secondo il volere di Barack Obama, avrebbe dovuto chiudere entro il 2009"
E' il testo che accompagna una serie di fotografie apparse sul sito Repubblica.it. Tutto un'altro tono rispetto, ad esempio, al 2006 quando lo stesso giornale indugiava sulle "torture" e sulle condizioni disumane nelle quali i poveri talebani sono costretti a vivere in quello che è diventato il carcere più famoso al mondo.
Un nuovo miracolo di Barack Hussein Obama, senza dubbio.

P.S.: Nulla, comunque, in confronto alla celebrazione del carcere-resort fatta poco dopo l'elezione di Obama. Forse a Repubblica già sapevano che non l'avrebbe mai chiuso, come aveva promesso in campagna elettorale, e quindi tanto vale mostrarlo per quel che è invece che per quel che doveva sembrare sotto Bush, grazie soprattutto ad una quantità di bufale diffuse costantemente e spacciate per foto-verità dai soliti noti.

P.P.S.: Per chi non l'avesse capito, la foto qui sopra è uno dei numerosissimi falsi della propaganda antiamericana ed antioccidentale.

martedì, marzo 30, 2010

"I miracoli accadono"

Le parole di Renata Polverini sono lo sfogo di un popolo (non solo quello "della Libertà") che non si rassegna all'antipolitica. Sono la risposta a tutti quelli (pochi, ma neanche tanto) che hanno lavorato alacremente affinché la burocrazia, la giustizia ad orologeria, la violenza non solo verbale, il gossip elevato a strumento politico, la menzogna e la calunnia come strumento di consenso potessero prendere il sopravvento su quelle stesse istituzioni, su quella stessa Costituzione, su quella medesima democrazia che - a parole - andavano difendendo contro il "dittatore".

Hanno avvelenato e quasi distrutto il Paese con un anno continuato di veleni solo per coprire la loro incapacità di intercettare il voto degli italiani. Hanno sulla coscienza l'aver immobilizzato un'intera nazione proprio quando la crisi economica ha morso con maggiore violenza, tutto per cercare un pugno di voti che non è arrivato.

Colmo dell'ironia è che laddove l'antipolitica ha trionfato l'ha fatto contro i suoi stessi interessi: in Piemonte il 4% che Grillo ha rubato alla Bresso consentiranno alla Tav di andare avanti spedita.

E' il paradosso di queste elezioni regionali, che possiamo considerare tranquillamente le "mid term" italiane: Grillo e Di Pietro crescono ovunque e Berlusconi ringrazia sentitamente. La spiegazione è semplice: il sentimento "antipolitico", la disaffezione, la disillusione, la rabbia stanno tutte a sinistra, nel Partito Democratico. E l'astensione record registrata in questa tornata ha falcidiato, contro ogni previsione, solo la sinistra. Con buona pace dei tanti che, fino ad ieri, davano questo sentimento come "né di destra né di sinistra", un po' per ignoranza ed un po' per ipocrisia.

Chi deve trarne ora le conclusioni è unicamente Pierluigi Bersani, che oltre a dichiarare un improbabile, e francamente ridicolo, "c'è aria di cambiamento" ora deve assumersi la responsabilità del nulla spinto che ha finora contraddistinto le azioni del suo partito che, se vuole divincolarsi dalla stretta a tenaglia di Di Pietro e di Grillo, deve dimostrare una buona volta di essere quella forza riformista e moderna che ha finalmente fatto i conti col proprio passato. E' troppo chiederlo per il nostro Paese?

martedì, marzo 23, 2010

Perché anche il PdL e Berlusconi necessitano della "cura Sarkozy"

I tempi sono maturi, l'occasione è propizia, non bisognerebbe lasciarsela sfuggire. Queste elezioni regionali 2010 hanno un po' il sapore delle "mid term" americane, un giro di boa che se da un lato non determina un avvicendamento ai piani più alti del potere, dall'altro provoca un profondo rimpasto nelle stanze dei bottoni e - soprattutto - rappresenta un segnale importante che nessun governo degno di questo nome può né deve ignorare, sia che volga in suo favore che a suo discapito.

Sono ormai sedici anni (correva il lontano 1994) che, nel bene e nel male, l'Italia canta la musica di Silvio Berlusconi e della "rivoluzione liberale", sia quando egli sta al governo sia quando sta all'opposizione; e durante questi sedici anni, che poi coincidono con l'età della Seconda Repubblica, delle tanto osannate, decantate, invocate, desiderate riforme si è visto ben poco, ed il Paese affonda sempre più in una melma maleodorante di immobilismo e di contrapposizione fine a se stessa.

Scovare le responsabilità di ciò è presto fatto: a sinistra c'è l'ossessione di non aver metabolizzato né il proprio passato né l'esistenza di un'alternativa all'esercizio del proprio potere; a destra ci sono la pachidermicità di un impianto politico non altrettanto agile come il suo leader e, soprattutto, una strisciante pavidità nei confronti della lotta dura e pura. Sommando le due forze si ottiene lo zero assoluto, l'assenza totale di moto che è sotto gli occhi di tutti, nella quale proliferano rifiuti fascistoidi e rappresentativi del più becero sfascismo come l'Italia del Valori e le varie corazzate mediatiche contro-a-prescindere, tipo quella di De Benedetti e quella della Corte dei Miracoli santoro-travagliesca, che stanno inquinando un'intera generazione di giovani italiani privati dei necessari riferimenti forti.

Di riformare la giustizia italiana se ne parla da più di un decennio, tutti sono d'accordo (a parole), a destra come a sinistra, pur con le dovute distinzioni; eppure, di separazione di carriere, di meritocrazia, di ridefinizione del CSM e di riforma dei processi non c'è traccia a tutt'oggi, fatti salvi gli interventi-tampone dettati dalle contingenze e volti a salvaguardare la governabilità (anche se i detrattori li etichettano come "leggi ad personam" ad uso e consumo di Berlusconi, anche il pizzicarolo con la seconda elementare arriva a capire come stanno realmente le cose).

Di riformare seccamente il fisco pure se ne parla da eoni, ma vuoi perché c'è sempre qualche crisi, vuoi perché c'è qualche altra cosa più "urgente" da affrontare, i provvedimenti pur scritti da tempo immemore giacciono in polverosi cassetti in qualche remoto ufficio di Montecitorio.

Di massacrare l'elefantiaca macchina burocratica italiana, ad iniziare dall'eliminazione delle province, se ne parla dalle elementari, è quasi un proverbio; eppure il pur titanico lavoro affidato a (e svolto finora egregiamente da) Roberto Calderoli viene lasciato sotto traccia, ignorato da tutti i media e dal Governo stesso; l'unico che emerge, nonostante venga insultato ogni giorno per la sua statura, è Renato Brunetta che viene, però, lasciato sbranare dai "satiri" finto progressisti e di lui si ricorda solo la sciarpa sottotraccia. E quando si arriva al capitolo province, le mutande calano automaticamente di fronte ai protettorati locali che si mettono prevedibilmente di traverso, dentro e fuori la maggioranza.

Di liberare la RAI dal cappio della politica, poi, si ciancia dai tempi di Giulio Cesare ma altolà a toccare i milionari interessi di chi a Viale Mazzini sguazza come un pesce; che poi va a finire che Santoro va in onda per ordine di un giudice. Ed il Governo zitto e incassa (caso unico in Occidente), con l'unica voce fuori dal coro rappresentata dagli inascoltati "editti bulgari" di Berlusconi, che rimane da solo a prendersi le uova in faccia mentre - colmo dell'ironia - viene apostrofato come dittatore.

E così via discorrendo, è tutta una litania di "grandi opere" mai iniziate che copre vergognosamente la pur corposa schiera di provvedimenti adottati da uno dei governi più attivi che la storia repubblicana ricordi, ad iniziare proprio dalle Grandi Opere infrastrutturali per finire con le centinaia di piccole azioni che non è qui il momento di elencare (quello Berlusconi lo sa fare abbastanza bene di suo). Ecco perché è necessario che il Governo, Berlusconi, il PdL e la maggioranza tutta ricevano una batosta ben assestata in occasione di queste regionali: perché non sarà di certo l'addomesticamento della Conferenza Stato-Regioni a risolvere magicamente l'empasse e di conseguenza i governatorati sono da considerarsi un bene sacrificabile, la loro mancata conquista un effetto collaterale di un'azione invece necessaria e salubre.

Una "scossa" che, a differenza di quelle farlocche di D'Alema, sia un vero elettroshock diretto ai gangli nervosi di Berlusconi in persona e - soprattutto - dei maggiorenti del suo partito (del nostro, del mio). Che la piantino, i secondi, di mettersi di traverso mostrando nostalgia della Prima Repubblica e dei suoi intrallazzi maleodoranti; che si svegli, il primo, prendendo d'autorità in mano le redini del governo e del Paese, cacciando a furia di sonori calci in culo i campioni dei "secondi Fini" che si annidano e tramano in ogni angolo, passando come uno schiacciasassi sopra un'opposizione inesistente, forcaiola, sbandata, berciante ed inconcludente (in una parola: pericolosa), individuando - anche a sinistra - quelle persone chiave in grado di servire il Paese e portandosele in casa (anche pagandole, se necessario!, i soldi non gli mancano di certo; tanto lo indagano lo stesso anche se non lo fa).

Perché il rischio concreto è che se il PdL dovesse risultare il vincitore assoluto di queste regionali (ma anche no, basta che galleggi sulla bambagia di quattro regioni "conquistate") è che nei tre anni che ci separano dalle Politiche 2013 si continui a navigare a basso cabotaggio come oggi, tra inchieste fasulle e leggine tappa-buchi, mentre la crisi economica morde al suo meglio e la politica si sfascia definitivamente in un continuo urlo di violenza.

Berlusconi prenda esempio da quanto accaduto a Sarkozy, che sono certo farà tesoro della batosta ricevuta: quel che è capitato a lui è successo a fronte di premesse e sviluppi estremamente simili a quelli che viviamo in Italia (mancate riforme, scandali gossipari, sfavillante decisionismo poi annacquatosi in mille piccoli compromessi). Si muova! Perché non c'è, al momento, nessun altro in grado di fare quanto è necessario a questo Paese; con buona pace di chi vorrebbe il Cavaliere già sottoterra e già pensa alla "successione" con l'interessato, più vivo e vegeto che mai, a scorticarsi di scongiuri. La pianti di farsi dare impunemente del "dittatore" mentre nessuno se lo fila, di urlare - pur sacrosantamente - ogni giorno contro la magistratura deviata e telecomandata senza far nulla per eradicarla una volta per tutte: così l'unico risultato che otterrà è di essere abbandonato, perfino da chi non ha alternative (cioè, da tutti); di trasformarsi in un rumore di fondo cui in definitiva ci si abitua, distraendosi.
Che imprima una svolta netta ad una Seconda Repubblica nata deforme dal parto violento e golpista di Mani Pulite e mai completamente uscita dallo stadio larvale: che sommerga una volta per tutte, con la forza della politica vera, tutti quei soggetti che esistono al solo scopo di mantenere strumentalmente l'Italia in questo stato comatoso. Con le inutili ed anacronistiche sinistre estreme e "verdi" il compito è riuscito, fermarsi a metà sarebbe un gravissimo errore.

Che dimostri di esser vivo anche politicamente, che tiri fuori le palle con i fatti oltre che con le parole. Ora o mai più.
E se come incentivo dovesse essere necessario lasciare alla sinistra qualche Regione e fare una figuraccia colossale, ben venga. Sopravviveremmo all'immediato e, sicuramente, ne guadagneremmo in futuro.

lunedì, marzo 22, 2010

I soliti furbetti del Corriere

Per una volta che Sergio Romano ha scritto qualcosa che non sia l'apologia dell'Eurabia, anzi qualcosa di estremamente condivisibile ed intellettualmente onesto sul quotidiano di via Solferino era stata data voce ad una posizione non allineata al Pensiero Unico Dominante, ci hanno pensato quelli della redazione del Corriere online a bilanciare il raro evento, riportandolo nell'alveo dello stalinismo più becero.
L'editoriale di Sartori coglie dritto nel segno individuando nomi e cognomi del colpevoli dello sfascio del nostro sistema scolastico; ma visto che i suddetti individui sono i protetti principali delle sinistre era necessario mascherare l'articolo da attacco all'Italia berlusconiana, addossando la colpa (almeno all'apparenza) tanto per cambiare al Cavaliere. In fondo, basta poco: l'aver infilato il titolo dell'articolo, che parla di "somari", in mezzo ai titoli relativi al post-manifestazione del PdL è uno dei sistemi che lorsignori utilizzano per veicolare i solo messaggi neanche poi tanto subliminali.
Peccato: un articolo come quello, seppur breve ed approssimativo nell'approfondimento, meriterebbe maggior risalto e - soprattutto - una collocazione più consona. L'unica speranza è che il trucchetto redazionale attiri numerosi feticisti della superiorità culturale della sinistra, e che questi si trovino loro malgrado di fronte ad una delle tante verità storiche che non conoscono o che fanno finta di non conoscere.

UPDATE del 23/03/2010, ore 14:42 -- Mi scuso per il refuso dettato dalla rabbia nell'aver visto l'ennesima buffonata: l'editoriale è ovviamente di Giovanni Sartori, non di Sergio Romano. Un grazie a Giovanni Agretti per la segnalazione.