venerdì, ottobre 30, 2009

Suo Onore Travaglio bis


Non bastavano le "pinocchiate" di Marco Travaglio, il giornalista "un tanto al chilo" (come lui stesso ama dire) per costruire tribunali, giudici e sentenze da microonde su quintali di fuffa degna dei peggiori salotti televisivi di Caracas; ora ci si mette anche il suo degno concorrente (ed acerrimo nemico) Giuseppe D'Avanzo che, come sempre dalle pagine di Repubblica, imbastisce un pindarico procedimento prêt-à-porter contro il solito Silvio Berlusconi condannandolo ineluttabilmente (perché «quel che è avvenuto è chiaro») per violazione dell'articolo 640 c.p.: ricettazione.
Che pacchia: fossero tutti cosi i procedimenti penali intentati contro Berlusconi non servirebbero neanche le decine di avvocati che lo devono difendere, basterebbe aver bisogno di carta per pulire i vetri.

mercoledì, ottobre 28, 2009

Causa ed effetto

«In Italia non c'è razzismo, c'è tanta xenofobia che è l'anticamera del razzismo». Caro Presidente Fini, se te la piantassi di cianciare un giorno si e l'altro pure di improbabili integrazioni alle vongole, forse - dico: forse - la gente sarebbe anche disposta a calare un po' in xenofobia, che ne dici?

Una nuova opposizione


«Costruiamo assieme un'opposizione». E' l'invito che Antonio di Pietro (IdV) e Paolo Ferrero (PRC) lanciano in direzione del Partito Democratico di Pierluigi Bersani. Potrebbe sembrare una buona notizia, se non fosse per il fatto che dietro la colomba c'è sempre la carcassa del lupo, morto ormai da anni, anche se non se n'è ancora accorto: «Dev'essere un'iniziativa di tutta l'opposizione che chiede le dimissioni di Berlusconi». Oh, di nuovo. L'han già chiamata "No Berlusconi Day", poveri noi.
Niente, non ce la fanno. Niente programmi, niente idee, niente prospettive, niente impegni, niente politica: solo, unicamente, invariabilmente, ineluttabilmente, tragicamente "No Berlusconi".

martedì, ottobre 27, 2009

Il travone di stato


Spero sia un refuso, anche se nutro poche speranze. Questo articolo del Corriere online da conto di "voci di procura" che lascerebbero intendere la non volontà di procedere contro Piero Marrazzo per il reato di peculato (è noto che andava a travestiti con l'auto blu).
Ma è la presunta motivazione a lasciare basiti: «[...] quanto al peculato, Marrazzo aveva diritto all'auto di servizio e con quella poteva andare dove voleva [...]», si legge nell'articolo.
Cioè, fatemi capire: il politico Marrazzo può andare a travestiti col lampeggiante pagato da me e scusi il disturbo, mentre il politico Berlusconi deve rendere conto, carte alla mano, di ogni goccia di kerosene consumata dal suo aereo (in rapporto al numero di persone a bordo) pena interrogazioni al Parlamento Europeo e la chiamata in causa di Amnesty International con annessi sermone scalfariano ed inchiestona stelliana?
Poi dici dei due pesi e delle due misure. E poi - soprattutto - dici che si estinguono. Ad uno ad uno.

Mi raccomando, compagni!


A sinistra le direttive del Partito prevalgono sempre e valgono per tutti, da D'Alema fino all'ultimo sfigato. Negare tutto ed applicare il doppiopesismo, come da manuale distribuito.

Sia chiaro: nessuno ce l'ha con Marrazzo perché va a travoni (so' cazzi sua, letteralmente), la sua colpa - è stato detto e ridetto - è quella di aver subito un ricatto per chissà quanto tempo senza denunciarlo, mentre era alla guida di una Regione che movimenta 26 miliardi di Euro l'anno. Chi viene messo in ridicolo, qui, è - come al solito - il popolo dei bacchettoni, con Repubblica in testa: D'Avanzo pretendeva le dimissioni di Berlusconi perché un premier puttaniere e ricattato è un premier "dimezzato" (sono parole sue), e su questa tesi il suo giornalaccio ha costruito la burla delle "10 domande" che - incredibilmente - dura tutt'oggi. E D'Avanzo era nel torto (perché disinformato o in malafede, lo sa solo lui), perché Berlusconi non sapeva che la D'Addario fosse una puttana (le intercettazioni lo dimostrano), perché Berlusconi non l'ha neanche pagata (le intercettazioni lo dimostrano) e perché Berlusconi non ha ceduto al ricatto della puttana di cui sopra (le intercettazioni lo dimostrano). Tanto che i pm si sono affrettati a precisare che, in capo a Berlusconi, non c'è stato proprio nulla di penalmente rilevante; si è trattato di un "semplice" caso di sputtanamento (sic!) a mezzo stampa da parte di Repubblica e di chi la comanda a bacchetta, i quali hanno fatto una figura barbina epocale.

Oggi, D'Avanzo che fa (e con lui i "davanzones" sparsi un po' per tutta Italia)? Compila "10 domande" per Piero Marrazzo, puttaniere (beh...) conclamato, consenziente, pagante (5000€ a notte per un "democratico" amico del popolo sono una delizia), ricattato da chissà quanto ed omertoso, responsabile di una serie potenziale di azioni di governo distorte, indagato dalla magistratura per tutto questo (altro che "vittima" e "voglio sparire"!)? Ma ovviamente no! Il colpevole, stavolta, è... Berlusconi, il vero ricattatore, quello che teneva il povero allegrotto liberal per le palle (o quel che ne rimaneva) minacciandolo di rendere pubblica la cosa, che usava la propria posizione non di "Silvio Berlusconi", ma di "Presidente del Consiglio" per tenere in scacco il tapino e costringerlo così a chissà quali nefandezze!
OK. E Marrazzo? Niente. Una vittima del "sistema di dominio" berlusconiano. Un santo. Un ulteriore esempio dell'anomalia italiana. No, non quella dei dirigenti di sinistra amanti dei travestiti brasiliani (si sa, il travone è di sinistra, è l'escort che è di destra) e contemporaneamente distruttivi nei confronti delle istituzioni che dovrebbero rappresentare, ma quella di un Berlusconi che, per la sua sola esistenza, giustifica ogni altra nefandezza, dalla corruzione al ricatto, dall'associazione a delinquere a scopo di estorsione alla concussione. Chiunque è colpevole di ciò è, in realtà, una marionetta di Berlusconi, ed il vero colpevole è ovviamente lui.

Ecco l'unica, vera, inimitabile, incontrovertibile ragione della loro estinzione. E' tutta qua.

domenica, ottobre 25, 2009

Del Pd è rimasto solo il "partito"


Con la vittoria di Pierluigi Bersani alle cosiddette "primarie" il Partito Democratico fa un abissale passo indietro e, di fatto, scompare a favore del vecchio Partito e basta. Quello Comunista, ovviamente.
Un ritorno alle origini in piena regola, una bella soddisfazione per Massimo D'Alema che potrà finalmente tornare a manovrare liberamente le leve del potere, sfilategli quasi due anni fa dall'eretico Veltroni e dalle sue velleità maggioritarie e riformiste.
Una sconfitta nella sconfitta per un'opposizione annichilita, sbandata, accecata dall'odio e dal bacillo dipietrista, travolta dalle stesse armi create per tentare di abbattere Berlusconi.
Un passo indietro per tutto il Paese, privato dell'opposizione democratica a favore di un nostalgico gruppetto di vecchi pepponi interessati unicamente a rimettere le mani sul potere perduto.

sabato, ottobre 24, 2009

Ecco la Terza Repubblica


Ormai si è in ballo, è stata passata quella linea invisibile che tratteneva gli scandali a sfondo sessuale dal condizionare la politica italiana (che di condizionamenti ne ha da sempre già fin troppi), ed ora è un torrente in piena.
L'ultima vittima, Piero Marrazzo, governatore del Lazio ed esponente del Partito Democratico: beccato ad un festino a base di cocaina e transessuali con 5000 Euro contanti in tasca (3000 per "Natalie", gli altri 2000 chissà per cosa) e le mutande a terra. Ricattato da una banda di delinquenti che - incidentalmente - sono anche Carabinieri. Un bel colpo per la sua immagine di uomo "pulito", come sono lontani i tempi di "Mi Manda RAI3".
Ma questo è l'andazzo iniziato in pompa magna con le foto di Villa Certosa, dopo il timido inizio che vide Silvio Sircana - allora portavoce di Romano Prodi - alle prese anch'egli con un transessuale. Ora, nessuno è più "al sicuro", è iniziata ufficialmente la Terza Repubblica.
E' un bene? No, eh?

mercoledì, ottobre 21, 2009

Ma chi è, tuo fratello?


Va bene che la politica non attira il rispetto dell'uomo della strada, ma la responsabilità di ciò è in capo principalmente ai media.
Un esempio? Il pessimo vezzo di praticamente tutti i giornali di chiamare col nome proprio le personalità politiche che intendono, in qualche modo, sbeffeggiare (nella foto, il Corriere della Sera), soprattutto e preferibilmente se non di sinistra. E così, il Presidente del Consiglio diventa "Silvio" ed il marito della Lonardo diventa "Clemente".
Fossi in loro, scriverei ai direttori dei quotidiani domandando loro se - per caso - siamo mai usciti a cena insieme.

venerdì, ottobre 09, 2009

La pax obamiana


Sarà divertente vedere la faccia dei parrucconi svedesi quando in primavera l'Abbronzato più amato del semi-mondo democrat-progressista farà dell'Iran un parcheggio.

(foto: da Corriere.it)

mercoledì, ottobre 07, 2009

La riforma dell'ovvio


Certe volte viene da pensare che alcune delle "riforme" proposte da questo governo siano ridicole. No, calma. Non in quel senso.
Dicevo che, alcune volte, azioni che vengono presentate dai media come "rivoluzioni" anche epocali sono semplice restaurazione di quel minimo sindacale (sic!) di buon senso che non avrebbe dovuto mai essere stato messo in discussione.
Esempio di oggi: il ministro Gelmini (Santa Mariastella da Leno ora pro nobis!, mai ministro della Repubblica avrà lasciato tanto bene al proprio passaggio) ha detto che i bidelli devono riprendere la scopa in mano e pulire le scuole. Orrore. Già si sentono gli urli sguaiati dei sindacalizzatissimi "ATA" (dire "bidello" è peggio che dire "negro") che si stracciano le vesti per farle assomigliare ai loro "diritti" ridotti ormai a brandelli.
Eppure, è la cosa più normale di questo mondo. Proviamo a domandarci: se non tengono pulito quel cacchio di corridoio, che ci stanno a fare? Mia moglie è insegnante e quando le ho riferito della scandalosa uscita della Gelmini s'è fatta una risata. L'unica cosa che fanno i bidelli è fare il giro delle aule per controllare se gli insegnanti stanno al loro posto, e nel tempo libero da questa nobile attività si lamentano l'un l'altro del troppo lavoro che hanno da fare -- mi ha raccontato. E guai a chieder loro di portare una cosa in segreteria o di far sostituire una lampadina, per carità: come minimo ci rimedi una sfuriata, se va meno bene una scarica di insulti.
In più, di questi iper-protetti figuri le scuole nostrane sono oggi ben farcite, con un rapporto alunni per bidello tra i più bassi al mondo.
Nessuna "rivoluzione" quindi, nessuna "riforma": solo ripristinare ciò che era giusto e normale.

Tanto peggio tanto meglio, as usual

«Non posso non rispettare il responso della Corte Costituzionale nel quadro di un sistema democratico. Prendo atto tuttavia che questo sistema, soprattutto per le modalità con cui vengono eletti i membri della Corte, rischia di alterare nel tempo un corretto equilibrio fra i poteri dello Stato, i quali traggono tutti origine dalla sovranità del popolo.
La solidità di questo governo non è in alcun modo intaccata da questo pronunciamento né tantomeno la mia volontà di proseguire con determinazione nel mandato ricevuto dal popolo e rinnovato in tutte le più recenti competizioni elettorali. Una volontà che si rafforza e che riceve ogni giorno il sostegno compatto e solidale della volontà politica della maggioranza che sostiene l’attuale governo. Per il resto, non ho il minimo dubbio che le accuse infondate e risibili che ancora mi vengono rivolte cadranno sotto il vaglio di magistrati onesti, indipendenti e ossequienti alla legge e alla propria coscienza».
Questa la risposta, affidata ad una nota ufficiale, di Berlusconi alla bordata politica indirizzata al Paese dalla Corte Costituzionale che, questo pomeriggio, ha sconfessato se stessa, sbeffeggiato Giorgio Napolitano, leccato il culo a Di Pietro e messo il Paese di fronte ad una situazione di inutile difficoltà e potenzialmente dannosa.
Non già a causa dei processi contro Berlusconi: quelli ci sono sempre stati e sempre ci saranno e la scorsa legislatura è filata via per intero in assenza di "scudi" di qualsiasi genere; il danno verrà (perché verrà) dall'iniezione di forza che questa sentenza da alla minoranza sfascista e manettara che fa capo a Di Pietro ed ai suoi "bravi", Santoro, Travaglio, Grillo. Tutta gente che invece di essere emarginata dalla politica a causa della loro pericolosa tendenza all'eversione e del loro sprezzo di qualsiasi concetto legato alla democrazia sarà ora motivata ad innalzare i toni oltre ogni limite.
Ci fosse, in Italia, un'opposizione politica degna di questo nome non ci sarebbe da preoccuparsi; ma in mancanza di questa (il Pd è un cadavere in putrefazione, assolutamente inservibile sotto il profilo politico) il rischio è consegnare il 100% della dialettica ai trogloditi del dipietrismo, con le conseguenze che possiamo ben immaginare.
Tanto peggio tanto meglio. Questo deve essere stato il sentimento che ha mosso quei nove giudici che, prevalendo sugli altri sei, hanno dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che Silvio Berlusconi aveva ragione e che l'italia ha fatto un bel passo indietro allontanandosi da quella "normalità" che i suoi cittadini tanto aspettano.
L'unica speranza è che Berlusconi ed il governo (ma soprattutto la maggioranza che li sostiene) non si facciano distrarre da questo ignobile episodio e che tirino dritto come fatto finora. Dovremo forse sorbirci altre dosi di falso gossip e una decina di puntate di Annozero tempestate di feste e champagne per la "vittoria" sul dittatore di Arcore, ma almeno non si farà una disastrosa conversione ad "U" che affonderebbe l'Italia forse definitivamente.

Comunque andrà, diranno di aver vinto

Nessuno sa come la Consulta si esprimerà sul Lodo Alfano, non c'è alcuna previsione possibile. Ma una cosa è più che certa: comunque andrà, i professionisti dello sfascismo potranno dire di aver avuto ragione.
Se la Corte si pronunzierà a favore dei ricorsi presentati, bocciando così di fatto la legge, avranno ovvia stura nel gridare all'abbattimento del tiranno nel nome della Giustizia e della Democrazia con le 'G' e 'D' maiuscole; se invece si pronunzierà contro i ricorsi, approvando di fatto il Lodo, useranno il paracadute della famosa cena nel corso della quale - secondo loro - i giudici furono corrotti da Berlusconi, Letta e dallo stesso ministro Alfano, probabilmente a suon di manicaretti tricolore.

martedì, ottobre 06, 2009

Repubblica e la scuola


Quando si dice la faccia tosta. Nei decenni passati la scuola Italiana è stata il porcile privato nel quale hanno sguazzato felici tutte le scrofe ed i porci delle sinistre italiane (prima le scrofe, è più politicamente corretto) riducendola allo schifo che è adesso, sia dal punto di vista infrastrutturale che - soprattutto - da quello dei contenuti. Un ammortizzatore sociale permanente, il luogo dove imboscare ogni sorta di fancazzista pubblico e dove usare le schiere di bambini e ragazzi come carne da macello sindacale e parapedagogica, con il fine ultimo (e tenuto neanche tanto nascosto) di farne acefali elettori assieme ai disperati portati qua a suon di gommoni.
Uno schifo totale, vergogna nazionale di fronte al mondo, concausa dell'infimo livello culturale, scientifico, umanistico e civile di questo Paese (la 'P' maiuscola la mantengo solo per amor di Patria, ma non è meritata) e pesantissima ipoteca sul suo futuro, sempre più grigio ed incerto a causa delle sue radici marce e superficiali.
Eppure oggi proprio loro, proprio il maggior partito di sinistra, quello che fa finta di essere un quotidiano, riesce nell'acrobazia di far passare il messaggio che da quando c'è la Gelmini la scuola è in rovina. Roba da rotolarsi dalle risate, se non fosse così tragicamente grave.

Mai nella storia della scuola italiana, dalla Riforma Gentile, una tale strambata fu mai imposta come quella portata dal ministro Gelmini e da questo Governo. E mai virata fu più salutare. Se un difetto c'è è che è fin troppo blanda, i cancri non si curano con l'aspirina.

lunedì, ottobre 05, 2009

Fine dei giochi



E così anche la favoletta della superiorità culturale della sinistra è andata.... a puttane. Prosit!

martedì, settembre 29, 2009

La mala información: Capitolo XVI - Il Grande Inganno


Così come il più grande inganno di Satana è il far credere che non esista, il più grande inganno delle cosiddette "opposizioni" politiche (e non solo) italiane è far credere che la libertà di stampa sia ridotta al lumicino. E' una tale castroneria, una bugia così colossale, un ossimoro così devastante che fa la fine dell'Universo ai nostri piccoli occhi: non ce ne accorgiamo.
La situazione si sta facendo pericolosa: siamo di fronte ad un tentativo di colpo di stato perpretato non (ancora) con i cannoni ma proprio con i media, usati come clava e come nascondiglio. Con buona pace di chi crede alla favoletta dell'informazione imbavagliata da Berlusconi. Quanta ingenuità.
Spiega tutto chiarissimamente e cristallinamente Il Neoaristocratico in questo post.
Mi fermerei qui, ma c'è anche da studiare la dimostrazione filosofica e giuridica di come il colpo di stato sia già in atto. Ecco, ora mi fermo.

Ecco una che avrebbe bisogno di "attenzioni"


Ecco, alla "diva" Suzy Menkes una "ripassatina" credo non farebbe proprio male, forse è in crisi di astinenza da uomini, chissà. Il problema è, semmai, trovare un volontario; ché quella leccata di bue sulla fronte non è che attiri poi così tanto, per tralasciare il resto.
Ma tant'è. Già gli inglesi, di loro, sono arroganti e tracotanti quando (s)parlano degli altri popoli; quando parlano degli italiani, poi, sono addirittura insopportabili (quasi come quando li peschi a pisciare ubriachi per le vie del centro di Roma); ma se a parlare è una zitella inglese ignorante e gossipara per definizione allora si tocca il fondo.
Ed ecco che la babbiona s'inventa un grido di battaglia "Viva la Bimbo!" (??) che, a suo dire, risuona in quel di Milano; e quel grido sarebbe il lamento di una moda trascinata nel fango da... Berlusconi!
Esatto, proprio lui! Del resto, chi altri può essere colpevole fin nel midollo per l'aver convinto Giorgio Armani a spruzzare di colore le sue austere creazioni in bianco e nero? Chi, se non lui?
Un consiglio alla megera d'oltremanica: qualche bicchierino in meno (magari anche qualche canna in meno, che quello sguardo spiritato la dice lunga) e qualche sano divertimento in più, ché per certe cose non c'è età se si vuole. Poi, vedrà che migliorerà.

sabato, settembre 26, 2009

Forza Italia!


Non amo gli eccessi leghisti, anche se li comprendo. Ma quello che ha fatto oggi Dario Franceschini è veramente un gesto idiota.
Radicalizzare lo scontro a quel modo non giova a nessuno: quanti leghisti si saranno lasciati intimorire dalla feroce espressione del prete mancato più sfigato dell'universo?
Quanti elettori del PdL avranno cambiato idea vedendo l'uso "nobile" che del Tricolore ha fatto Franceschini?
I milioni di italiani che l'hanno visto tronfio e sorridente piantare la bandiera nel luogo "sacro" della Lega hanno pensato una sola cosa: meglio che scappi, adesso, che se lo pizzicano ne fanno coriandoli.
Bella mossa, davvero.

giovedì, settembre 24, 2009

Quota discriminazione


La giunta provinciale di Taranto è da rifare: i dieci assessori che la compongono sono tutti uomini. Lo ha deciso il tribunale amminstrativo regionale di Lecce, che ha dato 30 giorni di tempo al presidente Florido per obbedire.
Si apre ora la caccia alla donna-assessore: non importa se non sa una mazza di urbanistica o di problemi del traffico o di eventi culturali e sportivi, la cosa che conta è che sia femmina. Per essere più chiari, che sia fatta come quella mostrata in foto.
Riuscite ad immaginare qualcosa di più sessista e discriminatorio di questo?

mercoledì, settembre 23, 2009

Fatti come una scimmia

Mai un O.T. fu più benvenuto. Osservate attentamente lo scimpanzé in questo video, valutate bene come reagisce alle situazioni nelle quali si viene a trovare e poi rispondete a questa domanda: è lui che è "quasi umano" o siamo noi che siamo scimmie?

martedì, settembre 22, 2009

Blacklist: scuola elementare "Iqbal Masih" di Roma


Se ci sono due cose che da queste parti proprio non si sopportano sono le liste di proscrizione (leggasi: appelli al boicottaggio) tanto in voga nei pecoroni in stile grillino e le celebrazioni melense e retoriche della serie "un minuto di silenzio", buone solo per gratificare la propria coscienza sporca come un'elemosina data ad uno zingaro.
Ma oggi ci si vede costretti a fare un'eccezione, visto che in ballo ci sono mali ben peggiori. Capitando su questo post di Daw sale automaticamente la carogna. Uno, perché si tratta di una scuola elementare, un punto debolissimo e dolorosissimo per la nostra società, luogo di proliferazione di uno dei peggiori cancri che abbia mai sviluppato, la casta dei dipendenti pubblici comunisti ma col 100% di gradi di libertà riconosciuta da innumerevoli leggi non scritte, e guai a chi fiata. Due, perché si tratta proprio di una degna rappresentante di questa fauna malefica, impegnatissima a sguazzare nel brodo vergine delle menti da forgiare deviandole mortalmente instillando in esse (e in quelle bacate dei rispettivi genitori) i semi pelosi della sfiga e del fallimento. E tre, infine, perché il tutto avviene a discapito anche (e soprattutto) di quello scampolo di amor di Patria e di civiltà che ancora - miracolosamente - evitano all'Italia di scivolare nella guerra civile.
La sola ed assoluta colpevole di tutto ciò - in questo frangente - è tale Simonetta Salacone, preside (alcuni si ostinano a dire "direttrice didattica") della sfigatissima scuola elementare "Iqbal Masih" che si trova in via Francesco Ferraironi 38, a Roma (zona Centocelle).
Sfigatissima a partire dal nome: ma miseriaccia infame, ti pare che un ragazzino di sei anni debba mettersi a piangere per non saper pronunciare il nome della propria scuola, solo perché qualche imbecille ha avuto la geniale pensata di intitolarla ad un ragazzino pachistano? Centocelle sta in Italia, maledizione! Intitolatela a Mario Rossi, se proprio dovete intitolarla a qualcuno!
Sfigatissima, poi, a causa della suddetta preside: una che per il suo attivismo politico conclamato e pubblicamente esibito con insistenza (e con la complicità amplificatrice dei solti media allineati) dovrebbe essere cacciata a calci dal posto che occupa: o fai l'insegnante o fai il comunistello da piazza, scegli. Le due cose sono gravemente incompatibili, e non c'è bisogno di tirare in ballo la pedagogia (quella vera, non quella rossa e deviata) per dimostrarlo.
Cos'è che diceva il Ministro Brunetta? Ecco. Cominciamo col dargli (e darci) una mano evitando come la peste la scuola comandata da quella donna: grazie al Cielo è possibile scegliersi la scuola a proprio piacimento, non ci sono vincoli se non quello della ricettività in termini di posti disponibili. Chi abita da quelle parti si guardi attorno: ci sono altre scuole nelle vicinanze, non rischiate le qualità civiche e mentali dei vostri figli mandandoli a pascolare come pecore in quel pantano di ideologie ed ignoranze, che là non c'è proprio nulla per loro. Nulla di buono, per lo meno.

domenica, settembre 20, 2009

Brunetta dice ciò che tutti pensano


Renato Brunetta, si sa, non è uno con i peli sulla lingua. Non te la manda a dire. E, per questo, è il più odiato ed il più amato tra i ministri di questo governo. E' costantemente in cima alle classifiche di gradimento tra i membri dell'Esecutivo, eppure gira con due scorte armate, costretto ad una vita blindata.
E' il destino di chi dice pane al pane e vino al vino, di chi ha deciso di prendere di petto ciò che generalmente non solo non si prende di petto, ma dal quale ci si tiene a debita distanza per non svegliare il can che dorme, intoccabile come un dio in terra, circondato da schiere di fedeli del politicamente corretto.
Stiamo parlando dei sindacati che proteggono gli eserciti di fancazzisti che ammorbano la nostra pubblica amminsitrazione e del castello di privilegi che essi si sono costruiti a spese di tutta la comunità. Il Ministro Brunetta è uno che s'è presentato sulla porta di questa gente con un martello pneumatico per ogni mano: sarà piccoletto, ma fa male.
E se uno è senza peli sulla lingua quando si tratta di chiamare i fancazzisti col loro nome, lo è anche quando parla di altre cose; come, ad esempio, della sinistra becera, caciarona, impresentabile e pericolosa che la fa da padrona in quella che vorrebbe presentarsi come un'opposizione democratica, ma che puzza più di resistenza partigiana (contro cosa, poi, lo sanno solo loro). Ed ecco che Brunetta fa uno spaccato tutto sommato semplice, lineare, cristallino della sinistra italiana; anzi, a mio parere rimane anche un po' troppo sul generico. Ci sarebbero nomi e cognomi precisi da fare: Carlo De Benedetti in primis, Massimo D'alema, Antonio Di Pietro, Marco Travaglio / Beppe Grillo sono solo alcuni dei nomi di persone che hanno dimostrato con i fatti di pensare di abbattere il governo democraticamente eletto con mezzi illeciti, o comunque contrari ai dettami costituzionali e, per questo, eversivi. Poi ci sono le seconde linee: i giornalisti, gli opinionisti, gli artisti, gli scienziati, gli intellettuali sono tutte categorie che inglobano elementi che, chi più chi meno e con i mezzi più disparati, hanno apertamente parteggiato (o hanno attivamente agito) per il medesimo disegno eversivo.
Disegno che ha una sola causa: la morte della sinistra italiana. Dico "italiana" perché, a ben vedere, in altri Paesi le sinistre hanno saputo riciclarsi (leggasi: evolversi) in qualcosa di compatibile con il secolo corrente; ma in Italia, vuoi per il provincialismo ed il qualunquismo così radicato nel DNA dei suoi cittadini, vuoi per l'intervento costante e fortissimo di agenti esterni che hanno sempre spinto affinché l'Italia rimanesse "immatura" nella sua democrazia in modo da poterla controllare più agevolmente (la sua posizione strategica è di valore sempre inestimabile), le sinistre sono rimaste ancorate a logiche di cent'anni fa evolvendo unicamente le proprie propaggini lobbistiche e corporativistiche e così facendo, inevitabilmente, si sono isolate con le loro stesse mani nei confronti del popolo. E non appena le condizioni sociali interne ed internazionali sono state favorevoli, tali anacronismi e tali conflitti interni sono esplosi mettendo a nudo tutto il vuoto sottostante, come un palloncino troppo gonfio.
Ma i rappresentanti di queste forze politiche, industriali, bancarie e sociali non ci stanno, ovviamente, a farsi sbarrare la strada da un dettaglio secondario che considerano con palese fastidio, come il fatto che nessuno li supporta più (ad esempio con il voto): il mantenimento (e l'accrescimento) del Potere sono la loro unica ragione di esistenza e sono pronti a tutto pur di perseguirli.
Persino a stravolgere il significato di buona parte delle loro apparenti lotte, come quella in favore della Costituzione: un pannucciello caldo sotto al quale nascondere il coltello. Questi signori non si fanno remore nel tentare un vero e proprio colpo di stato, salvo poi nascondersi sotto la gonnella di questa o quella istituzione (meglio se inutile) per poter dire di essere loro "sotto attacco". Ad esempio, la storia della libertà di stampa: oggi addirittura l'OCSE ha chiesto il ritiro delle querele contro Repubblica e L'Unità; domani lo chiederà Ban Ki Moon direttamente. E giù stracciamenti di vesti contro il "regime" berlusconiano, reo di tappare la bocca alla "libera stampa".
Ed ecco spiegato lo sfogo del Ministro Brunetta, che poi è lo sfogo di tutti noi schifati da una politica incapace di fare politica; sfogo puntualmente etichettato come "show" dai soliti pelosi opinionisti della sinistra, che non smettono mai di applicare alla lettera il manuale staliniano, che prevede la ridicolizzazione dell'avversario al fine di spuntarne le armi. Ridicolizzazione che si estende agli italiani, ovviamente, che poi - guardacaso - li ignorano nei momenti che contano.
Ah, infatti Brunetta oltre ad essere il più amato ed il più odiato è anche il più sbeffeggiato tra i ministri: Massimo D'Alema lo chiama "energumeno tascabile" - con un riferimento politicamente scorrettissimo alla sua bassa statura, ma si sa che certe "attenzioni" non valgono se rivolte a beceri rappresentanti "delle destre". Ma anche i sassi sanno che quando si sbeffeggia qualcuno, nove su dieci è perché lo si teme. E Brunetta è anche il più temuto, tra i ministri.

venerdì, settembre 18, 2009

Il Corano è servito


El Ketawi Dafani (foto), l'amorevole papà islamico che ha sgozzato la figlia Sanaa perché aveva osato fidanzarsi con un italiano apostata, ha «agito con sevizie e crudeltà, mosso da motivi futili ed abietti», e si becca pure una perizia psichiatrica. Altro che volere di Allah.
Per fortuna, in Italia c'è ancora qualcuno capace di chiamare le cose col loro nome (il gip del Tribunale di Pordenone Alberto Rossi, in questo caso): uno schiaffo al relativismo grosso così.
Ora, per non sbagliare, ingabbiamo pure la moglie, che è pure peggio di lui.

sabato, settembre 12, 2009

Mark your calendars

Un mese a partire da oggi. Il 12 ottobre verificheremo se la guerra sarà effettivamente iniziata o se saremo tutti presi a discutere di palinsesti RAI e di riforma della giustizia, come in un qualsiasi altro giorno di una normale legislatura italiana.
Perché se è buona la seconda, il senatore Guzzanti l'abbiamo definitivamente perso.

venerdì, settembre 11, 2009

Come fosse ieri

Dariocracy

Uno ci prova. Veramente, col cuore. Credere che la sinistra italiana abbia raggiunto finalmente il fondo del suo personalissimo ed oscuro barile e che un sussulto di amor proprio e di orgoglio politico la faccia rimbalzare verso l'alto iniziando una lunga e faticosa risalita è la speranza neanche tanto nascosta in molti di noi, per lo meno in chi ha a cuore le sorti di questo Paese.

Ma poi leggi l'intervista di oggi che Aldo Cazzullo ha ottenuto da Dario Franceschini per il Corriere della Sera e torni nel mondo reale.

Pare che il Nostro abbia visto Videocracy, l'ennesimo polpettone antiberlusconista ed autoreferenziale, nuovo vangelo per quella - per fortuna - minoritaria parte di italiani che non hanno capito un'acca di quanto è successo negli ultimi quindici anni e che si ostinano a vedere in Silvio Berlusconi una specie di anticristo, ma più cattivo. Bene, non si capisce se il film gli sia piaciuto o no; fatto sta che Franceschini si lancia in una serie di esternazioni e metafore da far impallidire un acrobata circense in quanto a spregiudicatezza.

Tralasciando la botta di moralismo da ascensore ("signora mia, è tutto un apparire!"), la prima chicca ci viene offerta col biasimo dell'arrivismo a tutti costi, anche con le gomitate nei denti: speriamo che Massimo D'Alema non legga mai questa intervista, potrebbe sentirsi chiamato in causa. Subito dopo, si lancia in una profonda analisi della bassa competitività italiana snocciolando dati sul numero di laureati e additando come responsabile la televisione di Berlusconi, ovviamente: invece di studiare e lavorare, i ragazzi italiani da sempre ambiscono a fare i tronisti e le veline -- nonostante i livelli di eccellenza dei nostri atenei e delle nostre scuole, mi permetto di aggiungere sommessamente, certo di non allontanarmi troppo dal Franceschini-pensiero nel merito. Già questa da sola fa ridere a crepapelle, ma è ancora più divertente se ci ricordiamo l'euforia della sinistra tutta quando il travestito più noto di Montecitorio (soprattutto per i suoi problemi nella scelta del cesso) si presentò all'Isola del Famosi deciso/a a combattere una battaglia di libertà e civiltà a nome di tutti gli emarginati ed i "diversamente normali" di questo mondo. Ma non divaghiamo.

Perché arriva il piatto forte, il fulcro del programma franceschiniano per il futuro dell'Italia: «Rompere le reti di protezione (?, ndr), liberare le energie, coniugare il merito con l'uguaglianza (!!!!!!, ndr), stabilendo pari opportunità per tutti, il figlio dell'operaio come il figlio del notaio». Ora, a parte le cripticità buone per tutte le stagioni e le palesi barzellette maanchiste di veltroniana memoria, è sempre divertente osservare i bacilli della lotta di classe fare capolino anche nei discorsi di un prete mancato come Franceschini, che è comunista come lo è oggi Sandro Bondi. Ma si sa, farsi fotografare seduto in un "salotto della sinistra" col panciotto di cachemere fa talmente figo che nessuno può rinunciarvi, specialmente se è gratis.

Ma andiamo avanti, che non è finita. Si dice "ottimista", Franceschini, sul fatto che le generazioni emergenti si affrancheranno dall'instupidimento tipico della televisione per abbeverarsi ai torrenti digitali, nei quali l'informazione potrà finalmente essere liberata dall'inquinamento berlusconiano. Vero, la televisione come unico mezzo di (in)formazione è destinata a morire entro pochissimi anni e ad essere sostituita da qualcosa d'altro che, vista la velocità di mutamento in questo campo, ad oggi non è certamente identificabile in pieno; ed è ragionevole supporre che sarà proprio Internet a far la parte del leone, come del resto sta già facendo tra chi è un minimo "smart", vuoi per età, vuoi per attitudine mentale, vuoi per pura fortuna. Ma le verità nei discorsi di Franceschini finiscono qua: già oggi è evidente come il mezzo digitale (leggi: il Web) sia infinitamente più utilizzabile della televisione per creare disinformazione, e Franceschini ne ha sotto gli occhi un esempio a portata di mano. Proprio il Corriere della Sera che lo sta intervistando è un campione nella manipolazione delle notizie al fine di crearne di nuove inducendo il lettore poco accorto (e sono la stragrande maggioranza) a capire fischi per fiaschi. Non è che abbattendo il TG3, Anno Zero o il TG4 hai risolto il problema della parzialità dell'informazione: prendi il blog di Beppe Grillo, forse il medium più seguito tra chi usa il Web per cercare notizie; è una tale accozzaglia di stupidaggini da imbarazzare una scimmia ubriaca, eppure è portato in palmo di mano manco fosse la RAI degli anni sessanta. Ma Franceschini pare non interessarsene, per lui l'unica cosa importante è che Mediaset smetta semplicemente di esistere. E problema risolto. Fortuna che Mediaset non ha alcuna intenzione di sparire, anzi è ben decisa a chiamare le cose col loro nome.

Ma è alla fine che l'apice viene finalmente raggiunto e che tutte le profondità e lucidità del pensiero franceschiniano ci vengono svelate. E che una grande verità viene portata alla nostra attenzione: nella situazione italiana, con i soldi tutti dalla parte di Berlusconi, Obama non avrebbe mai sconfitto McCain. Capiamo bene, è importante: Barack Obama, che secondo il Dario nazionale ha vinto solo con la forza delle sue visioni, qui in Italia non avrebbe avuto chances di vittoria contro l'infoiato psiconano che con i suoi soldi si sarebbe certamente comprato la vittoria, cosa che evidentemente ha fatto a spese di Walter Veltroni.
OK.
A dicembre 2008 Barack Hussein Obama aveva raccolto (e speso) 750 milioni di dollari per la sua campagna elettorale, più di quanto avevano messo in campo nel 2004 Bush Jr. e J.F. Kerry messi assieme, più di ogni altro presidente nella storia degli Stati Uniti. E alla fine della transizione di governo la cifra ha toccato lo stellare totale di UN MILIARDO DI DOLLARI. Un miliardo di dollari, caro Franceschini: sono nove zeri con i quali sono stati pagati tour, convention, emittenti televisive e radiofoniche, siti Web, spille e palloncini. McCain ha raccolto circa la metà.
E qui c'è la par condicio.

(Foto: da Corriere.it)

giovedì, settembre 10, 2009

Povera Repubblica!

No, non quella Italiana, ma quella di Largo Fochetti: «E' di tutta evidenza che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è assolutamente fuori da qualsiasi responsabilità penale», afferma il Procuratore della Repubblica (Italiana) presso il Tribunale di Bari, Antonio Laudati.
"Invece, altri dovrebbero avere il cagotto", aggiungiamo noi. Il cerchio inizia a chiudersi attorno ai colli giusti.

Poi dici che se la prende con le "toghe rosse"

Ne da notizia, come al solito, Il Giornale (sperare che queste cose si sappiano da altre fonti è pura utopia): i due procuratori palermitani Ingroia e Scarpinato (nella foto) sono intervenuti ad una delle riunioni di kick-off de "Il Fatto", il nascituro quotidiano diretto da Marco Travaglio e Antonio Padellaro.
Certamente, sono due magistrati in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata; ma quella non è l'unica prima linea nella quale militano. I due discepoli di Gian Carlo Caselli sono noti per il loro attivismo politico all'interno di Magistratura Democratica, la "corrente" più a sinistra tra quelle dei magistrati (che, a rigor di logica, non dovrebbero neanche esistere), nonché per la loro aperta avversione nei confronti di Silvio Berlusconi (e qualsiasi cosa lo riguardi), che perseguitano da prima ancora che scendesse in politica.
Il fatto (sic) che i due prestino i loro servigi al foglio di Travaglio (il primo che si azzarda a dire che si tratta di "libera stampa super partes" è in tremenda malafede, ma ci sarà comunque chi avrà questo coraggio) la dice lunga sulla liceità degli allarmi lanciati da Berlusconi in primis, e da tutto il PdL (e non solo) a seguire circa le "attenzioni particolari" di cui l'attuale Governo ed i suoi esponenti sono fatti oggetto fin dalla loro comparsa nel panorama politico italiano da parte di quelle che, amichevolmente, vengono definite "toghe rosse", ma che sono semplicemente persone che usano uno dei poteri dello Stato contro un altro; con la differenza che il primo non è stato eletto da nessuno né risponde a nessuno, il secondo invece si.
Suonano così alquanto patetici (e miopi, quando non ipocriti) gli stracciamenti di vesti sia dell'ANM che, oggi, del CSM e di Napolitano, tutti tesi a lanciare allarmi sulla tenuta democratica di questo Paese ed a trovare nuovi sistemi per "tutelare" i magistrati. Anche quando tramano con personaggi come Marco Travaglio, che poi sappiamo bene tutti cosa fa con i loro "servigi".
E via così.

martedì, settembre 08, 2009

I mali del PdL sono i mali d'Italia

Acque agitate nel PdL, si dice. A guardar da fuori il maggiore partito italiano sembra che ognuno vada per conto proprio, parli di cose diverse, spesso in contrapposizione l'uno con gli altri, non si capisce nulla. Sacconi, Fini, Maroni, Gasparri, Calderoli, Bossi, La Russa. Un coro stonato all'ascolto del quale gongola una sinistra ottusa e idiota, che applaude sgangheratamente con la bava alla bocca come un demente in piena crisi che non capisce un'acca di quel che vede. E così è.


Ma il coro stonato non è così banale come era quello dell'Unione di Romano Prodi: là il caos era insito nello stesso concetto di coalizione impossibile voluta dai reggenti dei Ds, era fine a se stesso e non rappresentava assolutamente il Paese che l'aveva fortunosamente portato al potere. Qui il discorso è ben diverso: qui c'è una schiacciante maggioranza di italiani che ha creduto e continua a credere fermamente nel progetto berlusconiano, ed i continui sondaggi non fanno che confermarlo mese dopo mese configurando una primizia nella storia politica italiana, un'infinita "luna di miele" che è meglio smettere di chiamare in questo modo. Si tratta, molto più semplicemente, di aver azzeccato finalmente la ricetta giusta per tentare di tirare fuori questo paese dalla melma della Prima Repubblica, mai veramente prosciugata.

Ma azzeccare l'idea (e vincerci le elezioni) non basta, evidentemente: servono gli uomini, i cervelli, i cuori. E questi nell'elettorato sono ben presenti ma, allo stesso tempo, frammentati e disorganizzati come è normale che sia in una motitudine; ma allo stesso modo si presentano anche (e soprattutto) i vertici politici da quello stesso elettorato scelti. Semplicemente, i vertici sono disorientati, non sono pronti alla sfida, esattamente come l'elettorato sa cosa vorrebbe ma non ha la più pallida idea di come ottenerlo. Ed intanto i ragionamenti che si sentono sono ancora quelli di trent'anni fa, ancora a discutere di "laicità dello stato" o di RAI e palinsesti: tutte cose che fanno venire in mente nomi e odori di altri tempi, sepolti dalla Storia al pari dei comunisti, eppure ancora vitali nei corridoi dei Palazzi.
Perché? Cosa manca alla politica e nella coscienza italiane per smarcarsi definitivamente da tutto quel ciarpame e decollare finalmente verso un'idea moderna ed efficiente di Stato, Popolo, Nazione?

Berlusconi crede in una cosa molto, molto simile a questo ideale ancora nascosto alla vista. Ci crede fermamente, talmente fermamente e ciecamente che non si rende assolutamente conto che le persone con le quali si trova a doversi confrontare per mettere in atto quel sogno non capiscono minimamente di cosa stia parlando. Come un Franceschini qualsiasi, le colonne portanti del centrodestra italiano risultano ottuse alle vere necessità dell'Italia, preferendovi i particolarismi e le utopie; queste ultime molto più semplici da seguire della realtà, in quanto non abbisognano di essere concretizzate. Citofonare Bertinotti per capire di cosa si sta parlando.

Pochi sono i ministri di questo governo che hanno colto in pieno lo spirito e l'idea berlusconiane (e tocca finire di chiamarle così dal momento che sono lo spirito e l'idea dello stesso Popolo Italiano Sovrano, senza possibilità alcuna di smentita visti i numeri in gioco). Sono pochi, dicevo, questi ministri ed esponenti politici: Renato Brunetta, Roberto Maroni, Mariastella Gelmini, Franco Frattini, Giorgia Meloni (per quel poco che può fare) e pochissimi altri risultano al di sopra di qualunque sospetto per il loro operato cristallino e tutto dedito al bene del Paese; altrettanto, purtroppo, non può dirsi del resto della compagine di governo, sempre pronta a berciare su questo o su quello o ad appecoronarsi di fronte al primo che passa sbandierando un qualche vessillo politicamente corretto, Gianfranco Fini in testa. Qui non è questione di partito di provenienza. E non si salvano neanche i sindaci e gli amministratori locali che - pure - hanno praticamente conquistato l'Italia alle ultime amministrative: uno su tutti, Gianni Alemanno, l'uomo che invariabilmente per primo arriva al muro del pianto del mea culpa verso tutto e tutti, il sindaco delle ferme condanne e delle parole al vento. E la cosa peggiore è che tutti sembrano ipersensibili alle stronzate che provengono da sinistra e dalle altre forze politiche della cosiddetta "opposizione": basta che uno qualsiasi di essi latri una cosa a caso (e non è difficile) che di qua è tutta un'agitazione, manco avessero parlato il Papa o l'Imperatore dell'Universo in persona.

Cosa serve, allora? Semplice, le palle. Ciò che manca storicamente all'italiano e, di conseguenze, al politico medio italiano. Le palle. Le palle di fregarsene delle prassi e delle abitudini da Prima Repubblica e di tirare dritto verso gli obiettivi che hanno portato alla vittoria elettorale, che poi sono né più né meno quello che gli italiani chiedono - infantilmente, seppur sacrosantamente - a gran voce. Le palle di non guardare in faccia nessuno, di ignorare o al massimo di degnare di un'occhiata di disprezzo i molti rompiballe che inevitabilmente si ammassano ai piedi del trono per reclamare, alzare ditini, questionare. Le palle di ricacciare indietro a calci in faccia chiunque tenti di arrampicarsi su quel trono o di segarne le gambe solo perché sopra non c'è lui, con buona pace delle libere elezioni, della democrazia e della Costituzione. Le palle di chiamare le cose col loro nome: clandestini, eversivi, pennivendoli, vandali, fancazzisti e delinquenti; e non "migranti", "disobbedienti", "giornalisti giudiziari d'inchiesta", "writers", "disoccupati organizzati" e "colti da raptus". Le palle di scrivere su un quotidiano pane al pane e vino al vino con la certezza che se si riprende un articolo dopo un anno non lo si trovi ridicolo o contraddittorio, che rimanga sempre uguale nel tempo e di fronte al giudizio del popolo. Le palle di fare la voce grossa con chi - a prescindere dal "peso" politico o sociale che abbia, nazionale o internazionale che sia - si azzardi anche solo a mettere in dubbio la liceità delle scelte popolari, della sovranità nazionale, della sicurezza dei cittadini, dei diritti veri e non presunti o inventati. Le palle di silurare senza pietà chiunque sgarri anche di un centimetro dall'interesse generale, assicurandosi che esso venga perseguito a tutti i costi, a prescindere dai mezzi messi in campo. Le palle di tenere informata la gente giorno per giorno su come si sta andando avanti, sulle difficoltà e sui successi, sui nemici abbattuti e sugli amici conquistati, sui programmi e sui consuntivi. Trasparenza. Azione. Spregiudicatezza. Fermezza. "Country First", come dicono gli americani (certi americani, per lo meno).

L'Italia non può e non deve permettersi compromessi al proprio sollevarsi dalla polvere, chiunque ne ventili anche solo mezzo va emarginato all'istante ed additato pubblicamente come pericolo per la collettività. E se questo qualche decerebrato lo chiama "fascismo", allora che "fascismo" sia! Senza se e senza ma. I nostri figli, nipoti e pronipoti ringrazieranno, compresi quelli del decerebrato, se ha avuto la ventura di riprodursi.

Il PdL è a tutt'oggi la cosa più vicina alla possibilità di iniziare un cammino verso questa meta che l'Italia abbia mai visto dall'inizio della sua orribile storia, quella stessa storia che cariatidi e cadaveri ogni anno si ostinano a celebrare come automi zombificati nella convinzione di ricordare qualcosa di bellissimo e sublime: tutto quel sangue non è servito a nulla, NULLA!, se oggi si consente ad un fariseo qualsiasi di alzare il ditino ed anteporre i cazzi propri al bene comune facendo deviare il Paese dall'unica strada che lo tiri fuori dal buio medioevo dal quale non è mai uscito.

Sessanta milioni di teste hanno un'idea abbastanza precisa di come vorrebbero questo Paese e possono permettersi di discuterne ed avere sfumature diverse in relazione ad essa; per contro, cento teste governanti non possono permettersi stonature, devono cantare come un sol'uomo o è la fine. Che prendano esempio da chi non ha mai cambiato idea in vita sua e che le palle dimostra ogni giorno di averne da vendere, e lo seguano: non devono fare altro che tenere la bocca cucita, il culo sulla sedia a lavorare e fare ciecamente quello che viene detto loro di fare.

Altrimenti, l'unica conclusione possibile è che cento teste sono troppe. Cominciamo a sfoltire. E' una strada pericolosa, ma ce ne faremo una ragione; se ne faranno una i nostri figli.

lunedì, settembre 07, 2009

Il Cavaliere e il dittatore

"C'è clima fascista", lamenta Dario Franceschini. Ah, no: non si riferisce all'arrivo in Italia di Hugo Chavez.

Guzzanti ci prova sul serio

Paolo Guzzanti ha appena fatto un passo importante: ha lanciato la sua "sfida" a Berlusconi in persona, per "contendergli l'elettorato" che - è la posizione dell'ex PdL - è deluso dalla vana promessa di liberalismo rappresentata dal berlusconismo e da berlusconi stesso, il quale ha "ingannato" tutti presentandosi in un modo e poi plasmando l'Italia a suo uso e consumo.
Contemporaneamente, però, mette anche le mani avanti: se il redivivo Partito Liberale non dovesse avere successo sarà inequivocabilmente perché Berlusconi in persona lo oscurerà. In effetti, pensare all'elettorato del PdL ed a quello del Partito Liberale come a due entità in competizione fa una certa impressione. Ma, come al solito, il sanguigno senatore si trova a suo agio nei panni del Davide, stavolta partito a testa bassa contro il Golia per eccellenza, che sfida apertamente a duello (televisivo), già sapendo di ricevere picche in risposta e potendo, quindi, già incassare la prima "vittoria".
Bene, che vinca il migliore: sarà interessante vedere come andrà a finire.

Fascismo e travaglismo

La chiama "aggressione squadrista", Travaglio. Questa, non questa.

La mala información: Capitolo XV - La barzelletta

Riprendiamo la nostra divertente (si fa per dire) carrellata sulla disinformatjia in salsa italiota operata sistematicamente dai media vicini od assoggettati alle "sinistre" (sarebbe meglio dire potentati, banche, comitati d'affari), e lo facciamo con un classico che più classico non si può: il "taglia-e-cuci con cappottamento a sinistra".

Questa mattina Berlusconi ha dichiarato alla radio che la storia della negazione della libertà di stampa, "lamentata" coi soliti toni farisei dai disperati esclusi dai conteggi elettorali, è "una barzelletta dei cattocomunisti", un'invenzione buttata là per strepitare una volta di più la propria frustrazione per l'aver perso definitivamente la partita della Storia. Cristallino, anche un bambino di cinque anni ci arriva.
Ma cosa c'è di meglio di una dichiarazione mattutina dell'odiato ed invidiato nemico? E allora via, un taglietto qua, una spuntatina là ed ecco che la dichiarazione di cui sopra diventa:

Il primo titolo è del Corriere della Sera, il secondo di Repubblica (qui e qui le pagine complete). La negazione di libertà di stampa è diventata la libertà di stampa. E così il significato delle parole pronunziate viene è ribaltato, l'ego degli antiberlusconiani all'amatriciana è soddisfatto per aver compiuto un'altra buona azione e la fame di boiate dei loro frastornati lettori è placata.
Poi dici che uno legge Il Giornale (qui la pagina completa):

domenica, settembre 06, 2009

Senza pudore /2

L'editoriale odierno di Sergio Romano sul Corriere della Sera è di quelli che devi leggere tre, quattro volte prima di convincerti che non stai sognando. Il succo del discorso è, secondo il famoso giornalista, che Berlusconi ha sbagliato a querelare Repubblica e L'Unità perché quella non è un'azione politica -- come se ciò che il Gruppo De Benedetti sta facendo da mesi a questa parte lo fosse.

Ma non basta: gli scandali, sempre secondo Romano, hanno avuto l'effetto di far passare in secondo piano i problemi veri del Paese, e la responsabilità è proprio di Berlusconi che col suo incattivirsi per via giudiziaria distrugge anche quell'ultimo scampolo di speranza di concordia della quale c'è tanto bisogno.
Smetto di scrivere che mi fa male la pancia per le troppe risate. E pensare che c'è gente che paga qualche spicciolo per comprarselo, quel giornale.

sabato, settembre 05, 2009

E' un mondo malato

Quello in cui un padre non può passeggiare abbracciato alla figlia, al fianco della moglie ed attorniato dagli amici, altrimenti viene considerato un pedofilo è un mondo veramente malato. Un mondo nel quale impera la paura, il sospetto, l'ignoranza, l'arroganza.

E guardate: c'è anche un video del pedofilo. Che mostro, che schifo, che scandalo. Guardate, osservate attentamente i dettagli, usate il fermo-immagine, ammirate l'orco. E domani, quando vostra figlia vi getterà le braccia al collo, osservatevi bene in giro e, per non sbagliare, allontanatela subito da voi: potrebbe esserci un paio di manette pronte a scattare.
E ora, compiliamo le Dieci Domande anche al papapedofilo: magari lui risponderà.

giovedì, settembre 03, 2009

E ora, chi lo dice a Travaglio?

Si parla della viceda Sme, trascrizione testuale dal processo per diffamazione nel quale Eugenio Scalfari, fondatore ed attuale Gran Sacerdote di Repubblica, è stato condannato, nel giugno scorso, per alcune sue affermazioni calunniose nei confronti dell'allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi.

«[...] Io ho dato dell’illecito al comportamento non di Berlusconi ma di Craxi, quindi il problema è completamente un altro. È una mia opinione, certo, io non ho dato giudizi su Berlusconi, li ho dati su Craxi. Se si legge il testo non vi è il minimo dubbio. Allora è chiaro che Berlusconi non ha fatto... in quel caso, nel caso di partecipare, di mettere in piedi una cordata. Berlusconi non ha fatto nulla di illecito, Berlusconi è solo un imprenditore [...]».
Ma non basta. Poco oltre, nel verbale, si legge la seguente stupefacente frase (a parlare è Renato Altissimo, all'epoca Ministro dell'Industria):
«[...] Un gruppo americano si disse interessato all’acquisto della Sme, così chiamai l’allora presidente dell’Iri, Prodi, e glielo feci presente. Prodi mi escluse categoricamente che la Sme, pezzo pregiato dell’Iri, sarebbe mai stata venduta. Poi quando pochi mesi dopo De Benedetti mi chiamò per comunicarmi che aveva preso la Sme, parlai nuovamente con Prodi. Ero decisamente sorpreso. Gli dissi perché a Carlo De Benedetti sì e agli altri no, e lui mi rispose secco: “Perché Carlo ha un taglietto sul pisello che tu non hai”... [...]»
Pare che per Marco Travaglio sia un periodo da dimenticare: ora è costretto anche a riconfigurare le tonnellate di carta igienica sulle quali conserva le sue "verità giudiziarie", qua si rischia grosso, si rischia addirittura il buon nome e l'onorabilità dell'antiberlusconismo.
Ah, la fonte di queste perle è Il Giornale: se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, non vi pare? Questa direzione Feltri 2.0 promette faville.

La pacchia è finita: fuori uno

Quindici anni di impunità, quindici anni di vomito venefico sul governo italiano (ma solo a tratti, sappiamo bene quali), quindici anni di scorrazzamenti per i media dei professionisti dell'insulto e della diffamazione, quindici anni di cuccagna durante i quali le vittime di queste angherie hanno dimostrato una superiorità tale da riuscire ad ignorare i propri aguzzini, col risultato che questi si incattivivano sempre più. Quindici anni durante i quali gli italiani hanno imparato a capire da che parte sta il giusto e da che parte sta il marcio, quindici anni di liberazione progressiva dal giogo comunista e cattocomunista, culminata con la distruzione dei partiti della sinistra estrema (e, cosa altrettanto goduriosa, degli ambiental-catastrofisti, i maggiori responsabili dell'arretratezza energetica ed economica di questo paese) e con l'annientamento della sinistra cosiddetta "riformista" (?), sprofondata sotto il proprio stesso peso.

Quindici anni che hanno visto, negli ultimi sei mesi, un colpo di coda disperato, un ultimo sussulto velenoso di quelle forze politiche ed ideologiche (ben finanziate e coperte dalle grandi famiglie-corporazioni e dalle banche) che, di fronte al baratro più nero, hanno giocato il tutto per tutto rovesciando il tavolo e trascinando l'Italia in un cumulo di melma puzzolente senza precedenti nella nostra pur torbida storia. Ed il campione scelto per l'ultimo assalto, il samurai incaricato di attaccare a testa bassa costi quel che costi è proprio lui: il Cattocomunista. Razza brutta, invero: capace di assommare in se il peggio delle due radici di provenienza, esso è capace di raggiungere vette inesplorate di politicamente corretto, di moralismo alle vongole, di doppiopesismo funambolico, forte di cinquant'anni di esperienza sul campo dei palazzi del potere, durante i quali ha potuto prosperare grazie ai soldi degli americani ed alla copertura dell'URSS.
Ma proprio per questo è anche un bersaglio facile: troppi scheletri nell'armadio, troppo esposto alla sua stessa pseudo-morale che è, in realtà, un caterpillar che non guarda in faccia nessuno ed è assolutamente imprevedibile come un ubriaco che maneggia nitroglicerina al buio e sul ghiaccio.
E così, non importa se Boffo sia una checca isterica o un irreprensibile padre di famiglia; non importa se è un molestatore di donne innocenti o un novello Marcellino Pane e Vino. E' un samurai cattocomunista, s'è venduto l'anima al diavolo dell'antiberlusconismo tanto al chilo (quello in versione "lo-faccio-così-vendo-più-copie", tanto cara a tanti "intellettuali" di casa nostra) e s'è impiccato da solo. Prima vittima di un Nuovo Ordine: quello del Basta Stronzate, quello del D'Ora In Poi Si Fa Politica O Si Tace, quello del Chi Perde Le Elezioni Si Rimbocca Le Maniche E Cerca Di Capire Dove Ha Sbagliato Senza Fracassare I Coglioni A Tutti O Sono Guai. E lo sanno, che è giunto: lo sanno ed hanno paura (anche se continuano stupidamente a pensare al divorzio di Berlusconi -- notare il ridicolo indirizzo internet del link).
Esagererò, certamente, purtroppo; nessun nuovo ordine è in vista, con tutta probabilità. Ma la sola idea è così bella che non posso fare a meno di godermela, ora. Svegliatemi tra un po'.

mercoledì, settembre 02, 2009

L'imbarbarimento tempestivo

Come al solito, l'imbarbarimento ed il "killeraggio" scattano solo quando è Berlusconi ad attaccare (per la prima volta ora dopo quindici anni di stillicidio): prima, di ditini alzati non se n'era visto neanche uno. Ora, è tutto un florilegio.

Sarebbe piaciuta una parola super partes e monitrice anche quando Berlusconi e l'Italia erano sotto attacco da parte dei disperati di Repubblica; invece no, grosse responsabilità in quella brutta storia ce le ha proprio Fini, per mezzo della fondazione FareFuturo che a lui fa capo.
E la cosa ridicola è che se ora si cerca di screditare chi i ditini li ha alzati a sproposito nei mesi precedenti, questo viene fatto passare come un inedito "imbarbarimento della politica". Verrebbe da puntare l'indice nel più classico degli "è stato lui ad iniziare" indicando il cattocomunista redivivo, ma sarebbe un gioco al ribasso nella scala della decenza e non lo faremo. Notiamo, solo, con tristezza, l'immaturità cronica della politica di questo povero paese: geneticamente incapace di rinnovarsi nelle sue classi dirigenti. Il popolo, invece, s'è bello che rinnovato da un bel po'.

E il Cav. si ruppe i coglioni

Finalmente, dopo quindici anni da incassatore, Silvio Berlusconi ha deciso di rispondere (quasi) colpo su colpo allo tsunami di insulti che lo investono ogni giorno che Dio manda in terra, provenienti per lo più dalla cosiddetta "stampa libera". Ieri l'altro Repubblica, oggi L'Unità. Che, tra parentesi, non ha alle spalle i fondi infiniti di De Benedetti e di Mediobanca: una causa milionaria, a meno di una colletta tra nostalgici baffoni con la piadina in bocca, può realmente seppellire in modo definitivo il già più volte zombificato quotidiano di Gramsci, ormai ridotto - alla stregua di Repubblica, del Corriere e de La Stampa - ad un ciclostilato da centro sociale sfigato.

Il politicamente corretto vorrebbe che, a questo punto, si scrivesse che una voce in meno nel panorama dell'informazione sarebbe sempre un male; ma al sottoscritto del politicamente corretto frega nulla e dico che non sarebbe poi tutta 'sta gran perdita. Anzi.

martedì, settembre 01, 2009

Travaglio scopre il travaglismo

E fa l'orsolina scandalizzata. Patetico. Lui che ha dato la stura alla vulgata del Dell'Utri mafioso (e del Berlusconi colluso) con la panzana dell'intervista a Borsellino (un falso clamoroso -- o meglio, un abile lavoro di taglio e cucito, ma a tutt'oggi uno dei cavalli di battaglia del compare di Grillo), lui che ravana nei cestini delle Procure di mezza Italia alla ricerca di frammenti da riorganizzare nei suoi epici collage con forbici, scotch e bianchetto, lui che appoggia al 100% l'operato di Eugenio Scalfari e Giuseppe D'Avanzo quando trasformano lo storico quotidiano romano in un surrogato scarso di Novella Tremila; proprio lui si straccia le vesti di fronte al "linciaggio preoccupante" e ci regala questo nuovo momento di sane risate.


P.S.: per chi volesse sapere come mai Dell'Utri non è un mafioso e tantomeno lo è Berlusconi, cominci da qui. C'è di che divertirsi.

lunedì, agosto 31, 2009

Senza pudore

Presi con le dita nella marmellata, mettono da parte ogni pudore, vestono la faccia tosta che più tosta non si può e si stracciano le vesti di fronte allo "ignobile attacco" e alla violazione della privacy.

«Il fatto che ci possa essere qualcuno che è andato a frugare in una casella giudiziaria di una procura è un reato gravissimo», grida monsignor Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli affari giuridici; le risate risuonano assordanti, Marco Travaglio dovrebbe allora essere sottoposto al 41bis, a quest'ora, dal momento che nella vita non fa altro (escluso l'inventarsi storie sulla base di quelle "occhiatine", ovviamente).
L'Avvenire, l'odiato "giornale dei vescovi", fonte di tante "bacchettate" ed "ingerenze" che hanno rovinato il sonno ai candidi laicisti alle vongole, improvvisamente diventa LA vittima e viene incensato come l'ennesimo caduto sulla strada della conquista del potere globale da parte dell'Anticristo in persona, indoviniamo chi è.
Patetici, patetici, patetici. Altri milioni di voti per Berlusconi. Patetici.

venerdì, agosto 21, 2009

Non è colpa sua

E' che proprio non ci arriva, è un sempliciotto, l'hanno abituato a credere in Babbo Natale e non gli hanno mai detto che non esiste. Poi, vabbe': se è una crociata sfigata e se sopattutto contribuisce al tirarsi dietro masse di Lemmings in stile Pifferaio Magico che lo ricoprono letteralmente di soldi, come resistere allo scrivere di "testimonianze" come questa?

E così l'ultimo capitolo della GECCP (Grande Enciclopedia delle Cazzate e delle Cause Perse, pp.1e+870000, ed. Vaffa), è stato scritto; subito dopo quelli epici sulla Biowashball, sul signoraggio, sulle scie chimiche, sulla sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico, su Internet-senza-un-futuro e su Di Pietro, ecco finalmente quello sui "metalli pesanti", ché quelli "leggeri" dice che non è facile trovarli, e sulle miracolose cure omeopatiche che guariscono dalle malattie (sic!) incurabili, ma talmente rare che tanto nessuno va a controllare.
Un minimo di rispetto nei confronti di chi di queste terribili patologie soffre e muore imporrebbe il silenzio, ma Internet è bella perché è varia e permette a lui (e a me) di dire la propria, poi ognuno col proprio cervello e di fronte alla propria coscienza tira le debite conclusioni.

A proposito di Biowashball. Nella sua apologia della pallina miracolosa, il Nostro scrive in un post scriptum: "Io non sono pagato per fare la pubblicità alla Biowashball, chi lo dice mente sapendo di mentire. Si aspetti una querela". Per carità, mai pensata una cosa del genere.
Poi, però, il 9 agosto scorso, in questo post, precisava: "Di solito la querela viene usata in mancanza di altre argomentazioni per finire sui giornali di regime e fare la figura dell'innocente".
Che cosa meravigliosa sono i blog, non dimenticano niente...

mercoledì, agosto 19, 2009

Il delirio dipietrino

Sarà il caldo, sarà la manciata di voti di beoti e sfigati che ha racimolato alle ultime tornate elettorali, ma Antonio Di Pietro sta "svalvolando" pericolosamente, come si dice a Roma.

La sua ultima trovata, sparata dal suo blog (gemellato con quello di Grillo e quello di Travaglio, suoi degni compari), è domandarsi:
«Con quali voti pensa di fare la differenza politicamente nel Paese, il Cavalier nostrano, se non con quella dei sodali malavitosi?»
Bene, molto poco "onorevole" Di Pietro, questa se la può ricacciare nella fogna dalla quale le è uscita: sappiamo tutti benissimo cosa le frulla per il cranio, quella sorta di complesso di superiorità secondo il quale lei ed i suoi ammiratori siete le uniche forme di vita degne di sopravvivenza in questo Universo, e che il resto del genere umano è costituito da qualcosa di appena sopra le blatte in quanto a scala evolutiva.
Ma si da il caso che la "differenza di voti", che la stupisce tanto, Berlusconi non l'ha ottenuta da delinquenti ma da comuni cittadini che - a differenza sua - si fanno il culo tutti i giorni per (soprav)vivere in questo Paese, che tutto si merita tranne che di dare voce ad un accattone della politica come lei dimostra così bene di saper essere.
Lei, con quel post, ha offeso me e tutti i cittadini italiani: tutti, non solo quelli che hanno votato per qualcosa che non è la sua scalcinata e fascista "Italia dei Valori" (i suoi, ovviamente); ha offeso anche chi ha votato per il Partito Democratico, per i comunisti, per la destra estrema, per l'Udc, tutte persone che - secondo lei - non sono assassini e mafiosi solo perché hanno messo una crocetta due centimetri più in là rispetto al simbolo del PdL.
Questo è inaccettabile e non fa che dimostrare una volta di più dove porta la disperazione dell'ignoranza, dell'inutilità, della solitudine, della cattiveria: esattamente dove lei si trova, caro molto poco "onorevole". In fondo alla fila a sbraitare.

martedì, agosto 18, 2009

Il cielo è blu: Greenpeace indaga

No, non è uno scherzo: purtroppo è tutto vero. "La Groenlandia si scioglie", è l'allarmato titolo col quale Repubblica ci da conto della grande preoccupazione di Greenpeace nei confronti del riscaldamento globale, il "misfatto" come viene drammaticamente definito dal pennivendolo italiano.

Poveretti, stanno raschiando il fondo del barile dei finanziamenti pubblici, evidentemente: qualcuno spieghi ai pacifinti verdi (e a Repubblica) che il nome "Groenlandia" deriva dal danese Grønland, che significa "terra verde".

L'hanno già seppellito

Dalle parti di Repubblica sono sempre più fuori dal mondo. Da qualche giorno a questa parte, falliti tutti i patetici tentativi che ben conosciamo e venuta a mancare anche la sponda dei giornali esteri gemellati (dover citare quotidiani africani è sinceramente troppo anche per Largo Fochetti), hanno deciso di fare il grande passo e considerare Berlusconi già sotto due metri di terra.
Gli scoop (vabbe'...), infatti, sono tutti sulla... eredità di Berlusconi che, come al solito, ringrazia sentitamente. E si gratta anche un po' le palle, per non sbagliare.

venerdì, agosto 14, 2009

Grillo e la droga

Di ritorno dalle ferie cosa meglio di un'altra sparata di Beppe Grillo per ricordarsi di quant'è marcio questo mondo? Adesso, visto che nel Pd non lo vogliono e che la Washball è una truffa (per chi l'ha comprata, non certo per lui che l'ha pubblicizzata), il giullare sudato si (ri)butta sulla boutade della depenalizzazione delle droghe leggere.
Ma bravo, evidentemente vuole che tutta l'Italia sia come lui: colpevole di omicidio colposo plurimo per aver sdraiato diverse persone con l'auto. Diamo uno spinello in bocca a tutti gli italiani, sai che drastico calo negli schianti! Un genio.
Il problema con Grillo non è lui (è che lo disegnano così...), è la massa di sfigati mononeuronici che gli va appresso osannandolo come un dio: gente che, evidentemente, il cervello se l'è già bello che fottuto a furia di fumo. E che, ora, si sente sola e vuole condividere.

domenica, agosto 02, 2009

Beppe "Che" Grillo

Lui che odiava i partiti, lui che odiava la "politica" tradizionale, lui che considerava i "dipendenti statali" le peggiori sanguisughe immaginabili (tutti, con l'ovvia esclusione di quelle vere, quelle dell'Italia del Valori), lui che ha passato gli ultimi anni ad insultare tutto e tutti senza mai presentare uno straccio di alternativa decente, lui che ha provato con l'inganno ad imbucarsi in uno di questi partiti solo per finire di distruggerlo, proprio lui ora fa il salto di qualità ed annuncia la fondazione - finalmente - del suo partito: il Movimento di Liberazione Nazionale.
Si sente un rivoluzionario, un guerrigliero, una specie di incrocio sudato tra Ernesto Guevara e Pietro Micca; uno zapatista, un palestinese, un Davide di fronte al suo Golia. Ma vista la cultura dalla quale proviene, se mai nascerà sarà un'entità del tutto simile all'Italia del Valori: un generalissimo onnipotente circondato da una corte di lacché poco di buono che porta avanti un programma esclusivamente populista, eversivo e fascista. Ed è nel suo pieno diritto, per carità: qui non si faceva altro che intimargli di scendere in campo in prima persona, invece di mandare avanti brufolosi fancazzisti figli di papà e paganti.

La domanda che semmai sorge spontanea è: rinuncerà ai "rimborsi elettorali"?

L'autunno di D'Avanzo

Giuseppe D'Avanzo, il dipendente di Repubblica che si fregia del titolo altisonante di "giornalista d'inchiesta", quello che se cerchi la sua foto con Google ti ritrovi con la brutta faccia di Marco Travaglio (sarà un segno del destino), è disperato. Ormai neanche Eugenio Scalfari crede più alle stronzate che scrive quotidianamente su quel giornale ed ormai è in una fase di delirio schizofrenico e compulsivo.

Il suo ultimo pezzo, intitolato "La campagna d'autunno del Cavaliere azzoppato", ridicolmente memorizzato come tutti i suoi precedenti nella cartella "berlusconi-divorzio" del server di Repubblica (e siamo arrivati al diciottesimo capitolo) ed ancor più ridicolmente proposto col sottotitolo "il caso", è un grido di dolore di fronte all'indifferenza che tutti, dai lettori (Repubblica ha perso nel mese di giugno esattamente come la media di tutti gli altri quotidiani) alle televisioni, ostentano di fronte a quelle che egli ritiene essere le sue incredibili e mirabolanti imprese giornalistiche. Da qui, l'ennesima, scioccante "previsione": in autunno Repubblica sbatterà online altri audio ("anche dieci al giorno") nella più bieca tradizione da giornalaccio scandalistico da spiaggia quale s'è ridotto lo storico quotidiano romano e, sempre in autunno, Berlusconi cadrà.
Mmmm... Non vediamo l'ora che arrivi l'autunno.

sabato, agosto 01, 2009

A volte (quasi sempre) ritornano: il conflitto di interessi

Qualcuno, un paio di settimane fa, mi disse: "Guarda, è matematico: non appena scoppierà il bubbone pugliese e il fallimento della bufala morale sarà sotto gli occhi di tutti, vedrai che ritorneranno alla carica col conflitto di interessi".

Infatti, matematico. Veltroni (Veltroni?) presenta una ben poco originale proposta di legge che viene subito sottoscritta da tutte le opposizioni (poteva andare diversamente?) e che altro non è che la decima riedizione della norma ad personam con la quale si tenta di perpetuare la grande menzogna secondo la quale l'informazione italiana sarebbe in mani berlusconiane. E che, puntualmente, viene accantonata sul più bello, in quanto palesemente relativa ad un non-problema e sempre affossata da incombenze ben più serie ed urgenti. Tanto che l'unica (timida) legge in materia è stata prodotta da un governo di centrodestra, quasi per sfinimento.
E invece, no. Rieccoli alla carica. Sparate tutte le cartucce della questione morale, che quando non erano a salve si sono rivelate dei micidiali boomerang, ecco che torna in auge un evergreen dei desolati salotti della sinistra diversamente politica, quella che quando si prende una pausa dallo spiare dal buco della serratura di Villa Certosa cerca di sfilare Mediaset al suo più orribile nemico; chissà, forse in fondo in fondo spera che possa un giorno cadere nelle mani di De Benedetti (che ci ha già provato, rimediandone ceffoni ed avviando la guerra che continua ancora oggi), completando così l'occupazione totale dei mass media della quale abbiamo avuto un fulgido esempio durante l'ultimo governo Prodi con la vicenda sovietica dei consiglieri RAI.
Perché a lorsignori la "qualità" dell'informazione interessa come quella dell'educazione dei giovani o di qualsiasi altra cosa: zero. L'unica cosa cui tengono - e ci tengono moltissimo - sono le frequenze del digitale terrestre che il gruppo L'Espresso può accaparrarsi non appena liberate dagli "analogici" RAI e Mediaset, l'aiutare lo squalo Murdoch a contrastare Sua Emittenza (a proposito: del monopolio assoluto di Sky non parlano mai, alla faccia della "pluralità") ed evitare accuratamente di confrontarsi con Berlusconi e la sua maggioranza su temi politici, cosa nella quale - è noto - la sinistra non è ferrata.
In fondo, c'è da capirli: il conflitto di interessi è un tema squisitamente elettorale, una boutade da spendere per accaparrare facili voti antiberlusconiani (magari dipietristi...), e ad ottobre ci sono le primarie. E la cosa più bella è che stavolta non dovranno neanche fare la figuraccia dell'ultima volta, quando nei primi cento giorni del governo Prodi il tema, nonostante le roboanti e solenni promesse proprio di Veltroni che ne era il titolare, non fu neanche nominato: non dovranno governare un bel nulla, da novembre, quindi l'argomento è oggi doppiamente spendibile.