mercoledì, febbraio 28, 2007

Dico, il grande boomerang

In vista del voto di fiducia al Senato previsto per questa sera, lo scenario che si va delineando nelle ultime ore vede la questione "Dico" tornare prepotentemente in primo piano.
C'è la concreta possibilità che sia proprio il controverso disegno di legge sulle unioni di fatto l'anello debole della già fragile catena che tiene in piedi il governo Prodi dopo lo scivolone al Senato sulla politica estera.
Prodi ha scelto di lasciare fuori i Dico sia dai dodici punti programmatici presentati all'indomani della crisi, sia dal discorso col quale si è ripresentato al Senato ieri per chiedere la fiducia. Diversi esponenti del governo e della maggioranza hanno dichiarato che i Dico sono, ormai, "materia da parlamento", e non più di competenza del governo.
Tale decisione, però, rischia ora di rivelarsi un boomerang: se sulle altre questioni scottanti (Afghanistan in primis) i leader del centrosinistra ed i membri del governo si sono allineati obtorto collo, sui Dico pare farsi strada la convinzione che è possibile dichiarare tutto ed il contrario di tutto. E questo, nelle ore calde che precedono il voto di fiducia, non è un bene per Prodi.
Tale "dimenticanza" (fatta coscientemente per non vanificare l'apertura al centro che è stata l'architrave del dopo-crisi), e il chiacchiericcio che ne consegue, rischiano ora di indispettire proprio quei senatori-chiave che si trovano dalle parti di Andreotti e, forse, ma per ragioni opposte, quelli che gravitano attorno alla sinistra radicale. Per non parlare di Mastella.
Prodi ora ha davanti una rosa molto ristretta di scelte: la prima (e più logica) è quella di fare una dichiarazione sui Dico nel corso della replica prima della votazione, ma dovrà stare molto, molto attento a quel che eventualmente dirà. La coperta è sempre più corta.

venerdì, febbraio 23, 2007

Follini salta il fosso e fa Centro

Era una questione di programma: si è rivelata solo una questione di numeri.
Ormai è praticamente una certezza: il senatore Marco Follini e la sua Italia di Mezzo faranno da stampella al disastrato governo Prodi, regalandogli quel minimo di sostegno in più al Senato che gli permetterà di galleggiare con l'acqua alla gola e non più alle narici.
Il compenso? La cadrega, anzitutto; poi, otto o nove dei dodici punti "non negoziabili" di Prodi, più l'affossamento dei Dico. Diamine, manca solo il Ponte sullo Stretto e sembra un regalo confezionato con carta scudocrociata.

E la sinistra radicale? Al di là delle trionfalistiche sparate di Pecoraro Scanio ("abbiamo rilanciato il programma"), i compagni comunisti ingoiano un rospo di dimensioni epiche, TAV e pensioni comprese. Se lo ingoiano.
Infatti, questo è l'ultimo dubbio rimasto: basteranno a Napolitano le assicurazioni di reciproco amore da Follini a D'Alema e il silenzio-assenso da là fino a Caruso per far si che riaffidi la baracca nelle mani di Prodi?

Noi, permettetecelo, abbiamo i nostri legittimi dubbi.

**UPDATE**
A quanto pare (era ovvio) i "dubbi" iniziano ad averli anche i compagni. Neanche ad un'ora dal vertice.

giovedì, febbraio 22, 2007

Il problema è il programma

Ho quasi un senso di nausea, ma stasera dopo aver seguito Porta a Porta mi ritrovo a pensare: "Tonino for president!"
Conterà come il due di picche (e non perdono occasione per ricordarglielo), ma ha preso una posizione indiscutibilmente seria e condivisibile: non è questione di quel senatore in più o in meno, il problema di fondo è il programma. Prodi e questa maggioranza sono stati eletti perché, pur se sul filo di lana, pur se grazie alla legge elettorale e pur con tutte le contraddizioni del caso, hanno saputo trovare una specie di sintesi in quelle quasi trecento pagine di programma che hanno presentato agli elettori. Ora, se ad ogni pié sospinto quel medesimo programma viene messo in discussione (e non potrebbe essere altrimenti, visto come è nato) non ci si deve stupire se il governo prima annaspa, poi affonda e alla fine muore.
Rifondazione, l'Ulivo e persino Rutelli dicono in coro: andiamo avanti. Ma lo dicono pelosamente, come lo dice Franca Rame: andiamo avanti, col naso turato, sennò torna Berlusconi.
Non è pensabile né un Prodi-bis né far finta di nulla, su queste basi. E' una presa in giro di sé stessi e del Paese.
Anche e soprattutto perché quei due "dissidenti" che, oggi, hanno mollato non lo hanno fatto perché improvvisamente impazziti o perché pagati da qualcuno: hanno mollato perché non tolleravano più il dover scendere quotidianamente a compromessi con la propria coscienza politica votando provvedimenti che fanno rivoltare nella tomba qualsiasi comunista degno di questo nome.
E se l'Unione (sic!) decide di andare avanti ottusamente su questa strada (può farlo, non c'è nessuna legge, né la Costituzione ad impedirglielo), fatalmente un altro Rossi presenterà il conto tra qualche settimana o tra qualche mese; non scordiamoci che tra Dico, rifinanziamento ISAF e pensioni non c'è tanto da stare allegri per il prossimo futuro parlamentare.
Ancora, c'è il sospetto che si voglia tirare avanti quel tanto che basta a scongiurare le elezioni anticipate di primavera (i tempi tecnici ci sono ancora): questo sarebbe ancora più miope e puerile, ma ci sarebbe da aspettarselo. Serietà al governo un paio di palle.

Aspettiamo quindi l'esito delle consultazioni che iniziano domattina. Solo allora si saprà dove andremo a finire.

Nel caso in cui non ci fossero le condizioni (maggioranza) per continuare con Prodi e questo governo, allora ne vedremo delle belle: già Udc e Lega fanno a botte sulle larghe intese e sui "tavoli" proposti da Casini.

Ma intanto, portiamo a casa un importante risultato: Prodi è politicamente finito, e con lui D'Alema (per non parlare del Partito Democratico). Rimangono solo pezzi sparsi, dei quali c'è solo da capire quanti sono. Importante risultato, ho detto: non positivo. L'Italia non ci guadagna nulla, ancora.

mercoledì, febbraio 21, 2007

Senza parole

[Foto tratta dall'homepage del Corriere.it; il file si chiama "tristezz.jpg" :-) ]

Diliberto e i "criminali"

«Criminale sarebbe riconsegnare il Paese alle destre». Con questo epiteto il leader del Comunisti Italiani Oliviero Diliberto commenta il disastro odierno al Senato, quando l'Unione è andata sotto nel voto sulla mozione riguardante la politica estera, ed in particolare la missione afghana.

Proprio lui, parla di criminali. Proprio lui che, assieme al Prc, costituisce la facciata politicante di quell'humus nel quale crescono e si alimentano le nuove Brigate Rosse, nonché i loro fratellini minori spaccavetrine. Proprio lui, che si fregia tutt'oggi di quel simbolo di morte ed oppressione che è un insulto alla libertà, alla democrazia, al genere umano.

Moderi i termini, Diliberto: faccia un esame di coscienza - se ne ha facoltà - ed accetti la realtà dei fatti. Lei, il suo partito, la sua coalizione di governo appartenete ad un mondo che, grazie al Cielo, non c'è più e che resiste solo nelle tristi e buie pagine di storia e nei sogni distorti di alcuni. Almeno in questo Paese.

21 febbraio 2007, ore 14:47

Ricorderemo questo momento: è la bocciatura della mozione dell'Unione (sic) sulla politica estera e, in particolare, sulla missione in Afghanistan. La fine del secondo governo Prodi.

Due voti, due soli voti ed il quorum di 160 non è raggiunto. Pesano le astensioni: Rossi, Pininfarina e Andreotti, su tutti.

Ma anche Vicenza ha avuto il suo peso. Le parole stesse di D'Alema, hanno avuto il loro peso: aveva chiesto un "voto chiaro". Più chiaro di così, si muore.

Ora, le dimissioni. Subito.

Afghanistan rosso

Mentre scrivo sto ascoltando D'Alema che, al Senato, cerca di convincere la sinistra radicale a non uccidere il goveno sull'Afghanistan.
L'argomento chiave di D'Alema è stato: "le istituzioni afghane sono di sinistra". Lascio a voi ogni commento.
Altro punto chiave: l'Italia non manda soldati, l'Italia sta là per promuovere conferenze di pace. E, se fino l'altroieri non se la filava nessuno su questa strada, oggi si raccolgono "crescenti consensi da parte di altri paesi europei". All'inevitabile brusio interrogativo, Baffetto spiega: "Si, ad esempio la Spagna". Ah.
Infine la chicca: l'esercito italiano deve stare in Afghanistan altrimenti là rimangono solo gli yankees della NATO. Non "per" l'Afghanistan, ma "contro" la NATO.
Un polpettone politically correct su multilateralismo, impegno per la pace, anti-occidentalismo, aria fritta e preghiere del tipo: "per favore, turatevi il naso, lo so che non condividete una virgola, ma datemi un bel SI convinto che ne abbiamo bisogno".

**UPDATE**
Il "SI convinto" non è arrivato. Ora, vediamo il livello di coerenza di questo esecutivo.

martedì, febbraio 20, 2007

Ottusi al capolinea

Anche di fronte al disastro imminente la sinistra italiana, per bocca del suo organo stampa ufficiale (La Repubblica), non smentisce il diktat numero uno: negare, annebbiare, depistare.

D'Alema dice apertamente che domani il governo Prodi-2 morirà? Si sbatte in prima pagina un improbabile sondaggio (ma non era una mania di Berlusconi?) che affibbia un 56% di consensi al governo sulla politica estera.

Si sbatte la porta in faccia alla sinistra radicale dicendo che in Afghanistan ci si rimane eccome (non potrebbe essere altrimenti)? Si sbatte in prima pagina una bella foto di Prodi con Zapatero, che assieme appaiono così bene, dicendo che sull'Afghanistan si è d'accordo (sic).

L'unica consolazione è che, finalmente, pare essere giunto il giorno tanto atteso da noi tutti. Pronto, ovviamente, ad essere smentito: lorsignori non hanno ancora maturato la pensione, in questa legislatura.

lunedì, febbraio 19, 2007

Tutti contro tutti

No-base contro governo, governo contro sindacati, sindacati contro terroristi, terroristi contro governo, no-global contro coop rosse, commedianti contro governo, governo contro se stesso. Contro l'Italia.

sabato, febbraio 17, 2007

Allora è tutto vero

Prodi ed i suoi kompagni chiamano, gli spaccavetrine rispondono: Vicenza passa indenne questa giornata che giornalisti e ministri dell'Interno dipingevano come una Genova-bis.
Bello, bello. Una volta di più, alla prossima auto che va a fuoco sappiamo da chi andare.

Intanto, registriamo il nulla di fatto nella manifestazione di sabato passato: il corteo, per cominciare, è stato ben lontano dall'essere "oceanico" (c'erano molte, ma molte più persone in piazza contro Prodi e le sue tasse); secondo, Prodi ha detto che non gliene frega nulla dei no-base (e come poteva essere altrimenti, mica l'ha decisa lui 'sta cosa); terzo, già oggi della questione non parla più nessuno. Siamo rimasti solo noi a commentarne il fallimento, voci nel deserto.

giovedì, febbraio 15, 2007

«Berlusconi fa schifo»

Sembra uno slogan da scuola media di un quarto di secolo fa, tipo che so... "W LA GNAGNA" o "ABBASSO LA MAESTRA", eppure è l'espressione usata dal segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto nei confronti dell'ex-premier.
Che dire, tutto un programma. Fallito su tutta la linea, chiuso sotto chiave da Prodi per la giornata di sabato a Vicenza, incapace di una parola di distinguo convincente nei confronti delle nuove BR, ultimo tra gli ultimi che possono rappresentare uno straccio di politica in questo disgraziato paese, il Nostro non trova di meglio che sbattere i piedi e scribacchiare sul muro del cesso il suo insulto puerile. Chissà, forse voleva farci ridere. Almeno speriamo che sia così.

mercoledì, febbraio 14, 2007

Il Dio di Rosi

"Io amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio", chiosa Rosi Bindi dall'India.
In questa frase sta tutta l'ignoranza e l'arroganza dei sedicenti "cattolici" che non solo di cattolico non hanno neppure la parvenza, ma che dimostrano di non essere neanche cristiani. Il pensiero della Bindi, elaborandolo, suona così: "La Chiesa, e di conseguenza Dio del Quale la Chiesa è Corpo Mistico, non rompa le palle sfrugugliando i nostri diritti sociali e culturali ma si limiti a badare alle cose di lassù; che quaggiù ce la caviamo benissimo da soli".
Mi tocca sfiorare la bestemmia, e me ne scuso con i lettori, ma il Dio di Rosi Bindi se vuol mettere bocca nel suo disegno di legge si deve mettere in fila e presentare un'interrogazione parlamentare, che verrebbe ormai necessariamente dopo quelle mosse da Grillini, da Luxuria e da altre entità di questo calibro, che pure loro hanno di che protestare in materia.

martedì, febbraio 13, 2007

Prodi ed il "governo serio"

Fa sempre tenerezza leggere le dichiarazioni di Romano Prodi quando non sa come barcamenarsi nel casino che regna sovrano nel suo esecutivo.

L'ultima chicca è il concetto che il nostro esprime da in quel dell'India circa la manifestazione a Vicenza contro l'allargamento della base Ederle: in sostanza il premier, vietando ai suoi ministri di partecipare alla manifestazione, dice che è meglio che si trovino un sistema "sereno" per manifestare il loro dissenso. Come a dire che la manifestazione tanto "serena" non sarà.

Dice che serve ad «evitare che il governo manifesti contro sé stesso». Già, come se ci fosse bisogno del palcoscenico di Vicenza per dimostrare il dato di fatto. Chissà, forse nell'intima serenità di Palazzo Chigi si ammazzeranno di legnate. Anzi, togliamo il chissà.

L'ultimo, triste sorriso di compassione Mr. Prodi ce lo strappa quando, compulsivamente, ripete: «La decisione [di concedere l'allargamento della base, ndr] è stata presa da un governo molto serio». Eh già.

Relativismo

Ma tu guarda un po' se D'Alema si deve difendere da neanche troppo velate accuse di fascismo...

lunedì, febbraio 12, 2007

Le fondamenta minate

Ci sembra, a volte, di scivolare nel ridicolo tanto ovvie paiono certe osservazioni che siamo forzati a contrapporre ad altrettante prese di posizione cui si vien fatti più bersagli che interlocutori. Ma il sense of houmor non ci manca, ci prestiamo quindi volentieri al banale giochino.
Ci vien detto: la società cambia. Va bene, cosa vuol dire? Che sta evolvendo? Sta migliorando? Andiamo a vedere.
Si vocifera che la "società" sia fatta da esseri umani e si vocifera anche - guarda un po' - come gli esseri umani non nascano sotto i cavoli e non spuntino come le margheritine, ma che (attenzione!) ci sia bisogno che un uomo e una donna copulino più o meno allegramente al fine di generare uno o più figli, i quali dopo nove mesi di vita come ospiti della mamma di turno, vengono al mondo eccetera eccetera. Le stesse fonti bene informate ci assicurano che, una volta nati, 'sti piccoli umani - a differenza delle mosche e delle tartarughe, ma alla stregua di tanti altri simpatici animaletti - abbiano un certo bisogno di una buona dose di cure sia fisiche (latte più o meno materno, protezione, calore e cose così) che psicologiche (coccole, sorrisi, identificazione dei volti, odori, sicurezza, melodia delle voci e cose cosà). Ma pensa te.
Andando avanti, salta fuori la storia della figura paterna e del suo ruolo di temuta e adorata fonte di sicurezza, l'altra diceria sulla contrastata visione di amorevole inflessibilità che i bambini hanno della mamma, l'assurda pretesa che la combinazione dei due ruoli ed il loro difficile dosaggio siano l'humus fertile nel quale mette radici la personalità del piccolo umano, e via e via e via.... Bah.

A guardarsi attorno, c'è da credere che tutto quel che (fino a "ieri") sembrava scontato, mo' è diventato non solo sbagliato, ma persino innominabile. Miracoli del progresso, evidentemente. Mo' salta fuori che la base della società non è la famiglia (mi fa senso usare il termine "tradizionale", tanto è inutile), ma qualsiasi forma di accozzaglia "amicale", un qualsiasi muretto di paese può diventare il nuovo cardine sul quale fondare il futuro nostro e dei nostri disgraziatissimi figli (cfr. alla voce "DiCo").
L'ISTAT dice che si si sposa sempre di meno, ci si divorzia sempre di più, ci si risposa sempre più frequentemente. Progresso.
Quel che l'ISTAT non dice, dandolo forse per scontato, è che il numero di figli senza famiglia in conseguenza di quanto sopra è in mostruoso aumento, l'abbandono scolastico è altissimo nei ragazzini orfani (e per essere orfani non c'è bisogno che ti muoia un genitore, capisciammé), così come la tendenza alla delinquenza, al "bullismo", al "disagio sociale", alle "difficoltà di relazione ed integrazione": tutti termini politically correct per indicare dei piccoli, sfortunati bastardi nel senso più compiuto del termine.
E veniamo quindi al nostro giochino sul lapalissiano: dove porta la strada della disgregazione dell'unico sistema che si conosce affinché la società possa auto-sostenersi, cioè un legame per quanto possibile stabile tra un uomo ed una donna, costruito ed alimentato nell'ottica di creare quel focolare domestico ove concepire e crescere l'unico frutto utile alla società medesima, i propri figli, a loro volta educati all'afferrare questo concetto ed al riproporsi come ricevitori del testimone e abili e arruolati per il giro che competerà loro? Cosa succede se sostituiamo alla coppia normale le coppie anormali tanto care ai sedicenti progressisti? Chi paga il prezzo della presunta "liberazione" dai "vincoli del Vaticano" degli adulti - a parte i soliti, disgraziatissimi, eventuali bambini? Eh? C'è bisogno di dirlo? Si? OK.
La società. Proprio quella stessa che si pretende di far evolvere, con questo sistema si uccide. E non perché lo dice Ratzinger, abusato spauracchio. E non perché lo dico io, povero me. Perché lo dicono la ragione e la logica, quella stessa ragione che sembra essere affossata nel più profondo dei buchi, sommersa da melmosi strati di relativismo equamente equidistante ed equivicino; quella medesima logica stravolta da chi, pur non avendo la più pallida idea di cosa voglia dire avere una famglia vera (in qualsiasi direzione si cerchi di navigarne il rattrappito e sfigatissimo albero genealogico), pur di pagare pegno al pensiero dominante non si fa scrupolo di indottrinare il prossimo, facendogli credere di star raggiungendo vette di libertà, quando lo sta in realtà trasformando in una patetica legione di lemmings, il cui unico possibile futuro è il tardivo e classico grido "OH, NO!" un attimo prima del botto finale, con la testa tra le mani.

E allora. E' la società che cambia, o è l'uomo che la cambia? Cos'è, il concetto che sia sempre l'uomo a causa di tutto vale solo per i cambiamenti climatici e la CIA, mentre in quest'altro caso esso è solo vittima di ciò che, onnipotente ed inevitabile, tutto decide e tutto comanda: la Società? E che sarà mai 'sta Società, Dio?

Ops...

mercoledì, febbraio 07, 2007

Delitto politico?

Nell'ambito delle indagini italiane sull'uccisione di Nicola Calipari, il giudice per le indagini preliminari Sante Spinaci ha definito il fatto «omicidio politico e volontario».

Ora, non risulta da nessuna parte che il gup abbia in mano prove tali da per poter affermare che la pattuglia americana posizionata sulla strada per l'aeroporto sapesse chi fossero gli occupanti dell'auto poi crivellata; di conseguenza, non risulta da nessuna parte che abbia in mano le prove della "volontarietà" nel voler uccidere proprio Calipari e la Sgrena.

Ne consegue che la definizione "omicidio politico", seppur roboante e musica per le orecchie di chi sappiamo noi, è non solo con tutta probabilità campata per aria, ma traccia già un percorso di condanna oserei dire preventiva nei confronti del "private" americano.

martedì, febbraio 06, 2007

Ostaggi di serie B

Cos'è, i sigg. Arena e Russo non sono affascinanti come le sigg.ne Pari e Torretta?
Cos'è, i sigg. Arena e Russo non sono acculturati come la sig.ra Sgrena?
Cos'è, i sigg. Arena e Russo non "lavorano" per "Un Ponte Per", non sono giornalisti del Manifesto, ma sono solo operai in una sporca multinazionale del petrolio, quindi in fondo in fondo un po' se lo meritano?
Cos'è, i sigg. Arena e Russo sono stati rapiti a 25.000 Km dal marine più vicino, quindi sai che c'è, chissenefrega?
Forse è così, forse si spiega perché non vedo veglie in Campidoglio, gigantografie con fiaccolate votive e cose così. Forse si spiega perché i sigg. Arena e Russo la gente non sa manco chi sono.

giovedì, febbraio 01, 2007

Traditi dalla democrazia

Solo ieri l'altro Fausto Carioti ci scuoteva dalle colonne del suo blog rilanciando la notizia dell'incursione di un giornalista inglese nelle moschee d'oltremanica, a caccia della verità nascosta sugli imam e sulle loro prediche.

Di oggi la notizia (grazie a Magdi Allam, l'unico che ha il "coraggio" di darla) che simili blitz sono stati compiuti anche nel nostro Paese, e più precisamente a Roma, Varese e Milano: due "inviati" di SkyTG 24 hanno registrato i sermoni con una micro-telecamera nascosta e, com'era intuibile, ne sono venute fuori delle belle.

A Milano, nell'ormai tristemente famosa moschea di viale Jenner, l'imam - tale Abu Imad - ha spiattellato quello che noi si va ripetendo da anni, ottenendo in risposta scherno e sberleffi (quando non offese) da parte dei veri o sedicenti benpensanti: che l'Islam, in Italia, non è un sottoprodotto dell'immigrazione clandestina e non; l'Islam, in Italia, è il grimaldello che sta scardinando la nostra società civile, culturale, politica e religiosa con il palese obiettivo finale di fare del nostro Paese uno stato islamico.

E Abu Imad va oltre, indicando chiaramente quali sono i migliori alleati di questi crociati al contrario: la Costituzione e la sinistra. Non avevamo dubbi: per noi mediamente cerebromuniti, nessuna sorpresa.

La prima, in quanto strumento di vera libertà e democrazia, ci rende vulnerabili nei confronti di chi questi due termini non sa neanche lontanamente dove stiano di casa; come il poliziotto di fronte al teppista (il primo ci prende mediamente le botte nonostante il manganello e l'elmetto) o il mondo civile di fronte ad Al Qaida (o come diavolo la si vuol chiamare - ti buttano giù le torri, ma devi passare per l'Onu se pensi di incazzarti) o Pollari di fronte a Abu Omar.

La seconda, in quanto ovviamente e biecamente interessata a sfruttare l'effetto populista dell'Islam per contribuire a placare la sua insaziabile fame di individui votanti, salvo poi coprire la melma con lo straccio del politicamente corretto.

Con buona pace di chi ancora crede (o fa finta di credere) nell'integrazione, nel multilateralismo, nell'equidistanza; a cominciare dalla Chiesa per finire con l'ultimo comunistello di provincia.

A quando una presa di coscienza?

Il Bivio di Vicenza /2

La spinosa questione della base USA di Vicenza continua la sua implacabile opera di demolizione del già comatoso governo Prodi-II.
Il ministro della difesa, Arturo Parisi, è stato oggi ufficialmente "scaricato" al Senato dalla maggioranza di centrosinistra, che dovrebbe sostenerlo, nel momento in cui la medesima ha votato contro una mozione (presentata da Roberto Calderoli - Lega) che sosteneva le comunicazioni del governo sulla questione. Ricordiamo, per inciso, che il governo si era orientato decisamente verso la concessione all'allargamento della base, in continuità con quanto stabilito dal governo Berlusconi.
Il voto contrario, peraltro, non è bastato: l'Unione è andata sonoramente "sotto" (grazie ai soliti senatori a vita) ed il tentativo di censura verso il suo stesso governo è fallito miseramente. Anche grazie a senatori dell'Ulivo, come Natale D'Amico (Dl): «Rimango convinto del fatto che la maggioranza abbia sbagliato votando contro. C'è un limite ai tatticismi».
L'Unione, dolorante, si è subito dopo approvata (con i suoi soli voti, la CdL aveva abbandonato l'aula) una "mozione-pezza" dal sapore, a posteriori, francamente ridicolo.
Ancora una volta, il centro-sinistra si rivela SINISTRAcentro; contro i suoi stessi interessi, contro ogni logica di governo, contro ogni decenza nei confronti dei cittadini e del mondo.
Attendiamo fiduciosi il prossimo capitolo del romanzo "Il Bivio di Vicenza", chissà che non sia l'ultimo.