Inizia oggi una nuova rubrica: "La mala información" (in spagnolo: "Disinformazione"), sottotitolo possibile "La distrazione come come strumento di consenso".
E' un vizio molto presente nel giornalismo italiano, ben rappresentato dai due quotidiani più importanti: Repubblica e il Corriere della Sera. A volte sembrano fare a gara a chi implementa meglio quest'arma, subdola, quasi invisibile, ma che ottiene l'effetto voluto sul breve e medio termine: instillare il dubbio, deviare l'opinione pubblica, creare luoghi comuni artificiali. Basta vedere cosa sta succedendo in questi giorni con l'affare "Noemi": un classico dello stalinismo per principianti, eppure applicato come se nulla fosse e foriero di seri grattacapi per le sue vittime, nonostante il ridicolo dell'impianto. Si butta là una mezza accusa, velata, non circostanziata, appena al di qua del limite della querela, ma si pretende dalla vittima una presa di posizione invece netta, pubblica, chiara e definitiva, pena il ricorso al piagnistéo della libertà di stampa vilipesa e della verità occultata. Un giochino facile da implementare e dal sicuro successo, perché instilla il dubbio, crea un precedente: la prossima volta sarà ancora più facile, perché si potrà basare la nuova calunnia sulla vecchia, come se quest'ultima fosse da sempre un'acclarata verità.
Si gioca sull'ingegneria sociale (anzi, psico-sociale), sulla scarsa attenzione del pubblico, come fa un bravo illusionista: tutti a seguire ipnotizzati la mano destra mentre la sinistra fa il trucco. Tutto alla luce del sole.
Bene, questa è la teoria. Come si mette in pratica? Facilissimo, se hai a disposizione un quotidiano a tiratura nazionale. Si dirà: serviranno "strilli" nello stile de Il Manifesto? Articolesse ingiuriose come quelle pubblicate un giorno si e l'altro pure su L'Unità o sul blog di Beppe Grillo? No. Fosse così sarebbe facile, ma di scarso successo: la gente sa leggere, mediamente.
Invece, non sa pensare. E, soprattutto, è superficiale e di memoria molto corta. E ragiona con la pancia. Quindi, si gioca di fino.
Gli esempi sono innumerevoli, come moltissimi sono gli ambiti nei quali la stampa "mainstream" (ma anche la televisione) utilizza tecniche di ingegneria psico-sociale per tentare di creare o deviare il consenso; ma mi limiterò al bersaglio grosso, alla vittima più facile da colpire e contro la quale gli attacchi sono, più che quotidiani, all'ordine dell'ora se si considerano le edizioni online dei giornali in questione. Si, certo, sto parlando di Berlusconi, ovviamente. E di come - scientificamente - ogni fatto, ogni dichiarazione, ogni cronaca, ogni riferimento alla sua persona ed alle istuituzioni che rappresenta o appoggia sia studiato a tavolino e costruito col preciso intento di fornire al lettore un messaggio preconfezionato, che prescinda dal suo orientamento politico, culturale ed ideologico, nonché dalla materia particolare del "pezzo" giornalistico in questione. Un messaggio che segua pedissequamente i dettami della Direzione, il climax imposto nelle sale riunioni, che deve essere quello e guai a deviare. Un misto di parole ed immagini "montate" ad arte, come nei tristemente famosi film dei complottisti sull'11 Settembre o sugli UFO, che decidono una Verità e piegano ogni realtà di conseguenza in modo da giungervi comunque e senza possibilità di contestazione o replica. A meno di non conoscere il trucco.
Andiamo quindi ad incominciare. Vedremo che, come dicono gli anglosassoni, there's more than meets the eye.
Il Corriere della Sera online, 29 maggio 2009, ore 23:00
Osserviamo il box qui sopra: nella sua apparente normalità, è un classico compendio di quasi tutte le tecniche di distrazione ed incalanamento ampiamente usate in questi quotidiani contro il loro Avversario.
Iniziamo dal titolo, in realtà composto da due titoli: "Il premier: pm vogliono ribaltare voto" è il titolo minaccioso; "E ai terremotati: li mando in crociera" è quello apparentemente ridicolo. E' una tecnica efficace: unire assieme queste due categorie di attribuzioni in modo da creare l'immagine di un pericoloso pazzo che un po' tira legnate a destra e a manca e un po' esce di testa e spara assurdità ad alzo zero. Risultato: inaffidabilità e pericolo.
Ma prima dei titoli, l'intestazione: "Berlusconi a tutto campo". Viene usata spesso, questa frase, per indicare il fastidio di un soggetto che "si impiccia" di cose che non lo riguardano, l'irritazione di fronte ad uno che si permette di parlare di questo e di quello quando dovrebbe limitarsi ad una sola parola, e forse manco a quella.
Subito sotto: "Berlusconi insiste". Altro escamotage: si dipinge il soggetto come uno che "da 'sta recchia proprio nun ce sente", come si dice a Roma. Si lascia sottintendere che, nonostante il finora bonario richiamo di qualche autorità superiore, il "discolo" si incaponisce nella sua marachella. Risultato: delegittimazione. La frase riportata in virgolettato, poi, completa l'opera: spesso sono spezzoni avulsi dal loro contesto, scelti per il colore delle singole parole, spesso riorganizzate o rafforzate ad arte. (Attenzione ad una cosa molto importante: nonostante quanto si sia portati a presupporre, le virgolette non sono mai garanzia di stenografico. Anzi.)
Subito dopo, il riferimento a due soggetti "autorevoli": il CSM e Nicola Mancino. Un tocco di ufficialità alla "ramanzina" rafforza l'effetto e dipinge la vittima come uno che non ha rispetto neanche per tali istituzioni. Risultato: eversione.
A sugello della bassezza della persona, infine, la galleria di immagini che la mette alla berlina, pur non avendo alcun nesso col soggetto dell'articolo. Evidente il contrasto con la "serietà" degli argomenti trattati nelle righe precedenti. Risultato: sprezzo ed incoscienza.
Su tutto, la scelta - arbitraria - di far commentare ai lettori l'articolo collegato al box: è il primo livello di enfatizzazione e pubblicizzazione, molto efficace dal momento che fa leva sulla voglia del lettore di apparire col proprio nick, di poter dire "la sua" in un'illusione di partecipazione. Il secondo livello - usato in altre occasioni che non mancheranno di entrare in questa ribrica - è la traduzione in inglese in modo da esporre più facilmente la vittima al ludibrio internazionale, da riusare poi di ritorno per
guadagnare punti-autorevolezza.
Sullo stesso argomento, Repubblica
mette in atto anche un altro sistema, ancora più diretto (il lettore medio di Repubblica è meno raffinato culturalmente di quello del Corriere, quindi basta meno): il contrasto tra il tema serissimo del dopo-terremoto in Abruzzo e la fotografia di un Berlusconi ilare. Risultato:
vilipendio e
presa per i fondelli.