martedì, giugno 30, 2009

Finito il fumo, ecco l'arrosto

Il "ciclone" che doveva travolgere Berlusconi ed il Governo s'è rivelato, com'era prevedibile, una loffetta; una volta diradata la puzza, peraltro fastidiosa, ecco apparire lo scheletro che si cercava disperatamente di chiudere nell'armadio prima che qualcuno lo vedesse. Tutto il bailamme, da Noemi in avanti, era solo questo: una cortina fumogena per nascondere all'opinione pubblica la gravità dell'inchiesta barese (quella vera), che si appresta a decimare il già cadaverico Partito Democratico in quella regione.
Ora, i minacciosi venti dell'insicurezza e della gogna mediatica, teoricamente, dovrebbero girare verso i loro mandanti originari, adesso che le teste iniziano a rotolare. Chissà che dalle parti di Repubblica se ne accorgano; o magari no, saranno sempre impegnatissimi nel seguire Berlusconi nel bagno per vedere cosa fa.

lunedì, giugno 29, 2009

La Caporetto di Repubblica

Repubblica, il quotidiano-partito, ha perso. Punto. Finito. Tutto l'amba aradam montato per tentare di abbattere l'odiato nemico, Silvio Berlusconi, ha fallito. E' un'arma ormai spuntata, inutilizzabile, un ferro vecchio.

Il filo glielo ha tolto - tanto per fare una cosa nuova - Berlusconi stesso, quando con uno dei suoi ineguagliabili colpi da maestro ha dichiarato, con apparente candore, che gli italiani lo vogliono così e che non cambierà.
Per chi non coglie la portata di questa semplice affermazione, che potrebbe passare per una delle sue tante spacconate, basti considerare su cosa era basata tutta la gioiosa macchina da guerra (in versione 2.0) messa in moto da Repubblica su mandato del Pd: il ricatto. Visto che sul versante politico a sinistra - per conclamata incapacità - sono anni che non si cava un ragno dal buco, Berlusconi andava sputtanato pubblicamente, in modo via via più esteso e devastante, distruggendone l'immagine e la credibilità fino a costringerlo artificialmente a fare quel passo indietro che alberga nei sogni degli ex- comunisti fin dal 1994, anno in cui il Cavaliere "scippò" l'Italia alla versione originale della gioiosa macchina di cui sopra, all'epoca guidata da Achille Occhetto e dalla longa manus del PCUS.
Ma come si fa a ricattare uno che non ha nulla da perdere né nulla da nascondere? Evidentemente non si può.
Infatti, quella che doveva essere la vittima s'è velocemente (ed una volta di più) trasformata nel peggiore incubo dei suoi aguzzini, avendo smontato in un sol colpo l'impianto ricattatorio con quella semplice frase: si ricatta moralmente e pubblicamente uno che predica bene e razzola male, ma uno che predica e razzola esattamente allo stesso modo, cosa lo si ricatta a fare? Quale imbarazzante informazione si spera di svelare agli italiani, che questi non sappiano già?
A ben vedere, a Largo Fochetti si sono impiccati con la loro stessa corda: spiattellando in pubblico molti dei più personali particolari delle abitudini private di Berlusconi, non hanno fatto altro che "certificare" quanto gli italiani già sapevano dell'uomo che hanno messo a capo del proprio Paese con percentuali mai viste nella storia repubblicana. Il risultato è che la maggioranza (i suoi elettori) o s'è compattata attorno al proprio leader o s'è sganasciata a furia di sbadigli; la minoranza di antiberlusconiani incalliti s'è invece incarognita ancor di più affondando fino al collo nella melma dell'invidia e della bile, perdendo anche l'ultima speranza di uscire dal tunnel nel quale s'è ormai irrimediabilmente persa. Cui prodest?
Non che non fosse prevedibile, beninteso. Così come è facilmente prevedibile che continueranno imperterriti: non saranno quisquilie come una disfatta totale a fermare queste allegre brigate di kamikaze politici, loro continueranno come Lemmings a schiantarsi fino all'ultimo uomo. Ma forse è ora che, dalle parti del Partito Democratico, ci si decida una buona volta a mollare monsignor Scalfari e le sue sgangherate truppe di bucanieri al loro triste destino, ché c'è un'opposizione da costruire. E' il Paese a chieder loro di ridargli la gamba sinistra: così com'è ora, a furia di saltellare sulla sola destra, oltre a fare una fatica del diavolo si rischia anche di inciampare.

giovedì, giugno 25, 2009

Secondo Girone

«Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un conato di vomito profondo non riuscirà a strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrompere le loro vene e per squassare il cuore di una delle più ricche culture europee».

Josè Saramago, El País, 6 giugno 2009

Ah, scusate, dimenticavo: non parla del H1N1 o della SARS, parla ovviamente di Berlusconi.
Un consiglio da amico: quando vi capita di essere troppo allegri, se vi rendete conto che vi state comportando da farfalloni perché vi sentite felici e in pace col mondo, se vi accorgete di essere appagati e con visioni positive circa l'Universo e voi stessi, fatevi un favore, fatevi cadere i coglioni: cliccate questo link. L'ondata di tristezza e di afflizione al cuore che vi assalirà solo alla prima occhiata sarà la vostra espiazione per le gioie vissute. E che non accada mai più.

L'indignazione è donna

Le babbione indignate chiamano, la First Lady risponde. Ignorandole.

Miglior trattamento non potevano sperare di ottenere. Forse, per le gentili megere, un po' di sana ginnastica a letto è la cura migliore. Chissà che non torni loro il sorriso e che non smettano, così, di farsi ridere dietro.

mercoledì, giugno 24, 2009

Countdown to G8

Il conto alla rovescia è partito, a Largo Fochetti sono tutti infoiati ed hanno consumato i nastri delle ripetizioni dello Shenker: ormai padroneggiano l'inglese come fosse la loro lingua madre.
Del resto l'obiettivo è ambizioso: sputtanare il governo Italiano e l'Italia il più possibile in modo da arrivare al G8 abruzzese con i delegati stranieri in piena crisi di vomito. Lodevole iniziativa, patriottica e degna di rispetto. Ormai di italiano non c'è rimasto praticamente più nulla, nelle parti del giornale dedicate alla nobile causa.
E l'abnegazione dei nostri eroi inizia a portare i primi, limpidi frutti. Continuate così, COGLIONI!

Avanti!

«Non posso riconsegnare il partito a quelli che c'erano prima di me, molto prima di me». Per Dario Franceschini il futuro è molto incerto: tornare a D'Alema o, peggio, a Prodi non si può, ma anche restar fermi al presente (a lui medesimo) tanto sicuro non è. Non resta che andare avanti, per la strada stretta della Serracchiani e del sodalizio con Beppe Grillo. Auguri.

Se lo dice lui

«Non abbiamo vinto». Ora è ufficiale, lo dice il Partito, lo dice Sua Eccellenza el Lìder Maximo D'Alema, e se lo dice lui da questo momento è vero.
Prima, fino a ieri sera, invece il Partito Democratico aveva vinto sia le europee che le amministrative.
Come dite? I numeri non tornavano? Tipo una valanga di province e comuni che passano al PdL? E nessuno che passa al Pd? Il Pd che prende una percentuale ridicola di voti in Europa? E che importa. Il Partito diceva di aver vinto, doveva essere proprio così. Avevamo visto male.
Ora, il Congresso. Chissà se in quell'occasione i Cari Leader "democratici" avranno la bontà di erudire il proprio elettorato sul gruppo parlamentare europeo cui avranno aderito con solo qualche mese di ritardo. Se lo avranno fatto, per quel giorno.

La mala información: Capitolo XI: la foto fasulla

Guardate questa fotografia: è l'unica in possesso alla inarrestabile macchina da diffamazione rappresentata da Repubblica e il Corriere che ritragga nello stesso scatto Berlusconi e la prostituta. Sempre la stessa foto, fin dal principio della storia. Che è poi un "crop" (ritaglio) di un'altra foto, quella vera, che ritrae la battona assieme ad una quantità di persone, e Berlusconi che poteva passare là per caso.

Fa comodo ritagliare uno scatto qualsiasi mettendoci sotto una didascalia tendenziosa, per poi farlo passare per "prova" dai pennivendoli all'amatriciana di casa nostra. Ma questa è la "giustizia mediatica", baby: niente regole, niente prigionieri, sputtanamento a go-go, attacchi a testa bassa.
Certo, a senso unico: perché se si percorre la strada all'indietro, allora apriti cielo! è un attacco alla democrazia.

martedì, giugno 23, 2009

Terremoto birichino

«La terra trema ancora, a due settimane dal G8». Che sfrontata. Diavolo d'un Berlusconi: cosa non si inventa pur di fare la vittima.

lunedì, giugno 22, 2009

Alla faccia della memoria corta

Che a sinistra si soffra di memoria corta è cosa nota, ma Dario Franceschini (leader a perdere del defunto Pd) tenta l'impresa di portare a nuove vette tale concetto. Evidentemente non passa da un po' dalle parti di Prato. E pare che quindici giorni fa non sia successo nulla.

Forse, per svegliarsi, Franceschini ha bisogno di vedere un sindaco ex- forzista a Bologna. Contento lui...

La mala información: Capitolo X

Siamo alla compulsione. Ora non basta che Repubblica ed il Corriere traducano in inglese gli articoli che fanno loro comodo per sputtanare l'Italia, adesso i loro capibranco si mettono a scrivere direttamente le loro articolesse sui giornali stranieri!

Ecco che Ezio Mauro, vice-boss di Scalfari e mandante del sicario D'Avanzo, nonché quello che con tutta probabilità ha sanciato le palanche allo spione sardo, si improvvisa giornalista e si mette a scrivere sul Guardian.
Sono veramente alla disperazione.

sabato, giugno 20, 2009

Lo spiato

Avete presente il video di Sky Tg24 che ritrae Silvio Berlusconi al telefono con il suo avvocato, Niccolò Ghedini?



Bene: questo video, più di ogni altra cosa, dimostra cosa succede attorno al Presidente del Consiglio. Ascoltate la voce di Berlusconi, ora considerate il luogo nel quale si svolge la scena. Cosa stona?
La voce è chiarissima, come se parlasse in un microfono posto accanto alla bocca. La sala era gremita di persone, c'era evidentemente un rumore di fondo fortissimo, eppure la voce di Berlusconi è chiarissima nonostante i due metri e più che lo separano dalla telecamera. Ma si sente anche un'altra cosa: vicinissimi, gli scatti delle fotocamere poste evidentemente nelle immediate vicinanze della telecamera che riprende la scena.
Ancora nessun sospetto? Non viene in mente nulla?
Per chi non ci fosse ancora arrivato, allora lo dico io: microfono direzionale. Quel pirla di Berlusconi ancora non ha capito che ha attaccata agli attributi una muta di coyote in calore, se si affaccia alla finestra in questo momento potrà con tutta probabilità vedere decine di questi coyote appostati con microfoni laser puntati sulle sue finestre, sperando che scorreggi per poi mandare in onda l'impresentabile peto, ovviamente sul sito de El Pais. E poter aggiungere, così, l'unicesima domanda: "Presidente, perché non le fa al mughetto?"

venerdì, giugno 19, 2009

Autostrade multiculturali

Quando, in Veneto, un pullman di polacchi tampona un tir austriaco, venendo quindi a sua volta investito da un camion rumeno e tutti alla fine centrati da un articolato ungherese, che bisogno c'è di pontificare sull'opportunità o meno della multiculturalità in Italia? E' già una realtà. Peccato che non ci sia più traccia di quella italiana.

La mala información: Capitolo IX (lettera al Presidente)

«Sui giornali si continuano a leggere frasi tra virgolette attribuite a Silvio Berlusconi che il presidente del Consiglio non ha mai detto e questo è "scandaloso".
Ecco un campionario di falsità dai giornali di oggi: 'Temo di essere spiato'; 'Sono stato spiato e pedinato'; 'Risponderò colpo su colpo'; 'Il mio avvocato è uscito pazzo'; 'Se vogliono la guerra l'avranno'; 'E' in atto un oscuro complotto'. Tutte queste frasi sono inventate di sana pianta. Ma per garantire la loro verosimiglianza, vengono riportate dai giornali tra virgolette e attribuite al presidente Berlusconi da ignoti interlocutori (mai nome e cognome, per carità!). Questo malvezzo è peggiorato negli ultimi tempi, eppure non abbiamo visto ancora un solo intervento degli Organi dei giornalisti.»

Caro Presidente Berlusconi, converrà con me che chiedere questo è come chiedere ad Emilio Fede di criticare una sua battuta: non si sputa nel piatto nel quale si mangia, né si rinnega la propria... fede (sic!).

I giornalisti - con le dovute, rarissime eccezioni - non fanno informazione, sono solo i commessi di un mercato che vende "news" tanto al chilo e con un tasso di appecoronamento alle mode ed ai momenti ben superiore a quello delle creme per le rughe o dei telefonini. Il "bene" che è in vendita in queste settimane, e che "tira" moltissimo, è Lei stesso e la Sua vita privata. Se ne faccia una ragione, Presidente: sono come bambini cui è stato tolto il lecca-lecca, battono i piedi e strillano, ma non sono pericolosi, sono solo fastidiosi come zecche. Lei li guardi con paterna comprensione, dica loro sempre di sì, e continui per la Sua strada: non si lasci fregare un'altra volta, rispondere "colpo su colpo" (stavolta le virgolette le metto io, ipotizziamo che la cosa Le sia passata per la mente) equivale a legittimarli, e non ne sono degni.

Ascolti invece, e lo faccia molto attentamente, gli appelli di Confindustria (ormai ne grida uno al giorno), della Banca d'Italia e - soprattutto - quello rivoltoLe dal Popolo italiano! Non creda che la marea di voti con la quale Ella e la Sua maggioranza siete stati sommersi nelle ultime due consultazioni sia venuta a causa del Suo sorriso o di qualche altra alchimia: è venuta perché Lei ha promesso - quindici anni fa - di rappresentare l'unica speranza per l'Italia di uscire dal medioevo cui sessant'anni di cattocomunismo l'hanno seppellita, è venuta perché il Popolo Le ha voluto regalare un enorme credito di fiducia nell'imperversare di una crisi economica tremenda.

Un anno fa quel momento è giunto. Tanto già è stato fatto, tantissimo è in vista: ora non dilapidi tutto questo correndo appresso ai decerebrati che La vogliono morto. Loro, a differenza degli aguzzini del Golgota, sanno perfettamente quello che fanno, non meritano di essere riportati sulla retta via né tantomeno di essere gratificati della Sua attenzione. C'è Gedhini per queste cose, credo percepisca un adeguato onorario per frapporsi tra Lei e la melma. Lei ha altre cose a cui pensare, ed il tempo stringe. Si scrolli la polvere dai calzari e passi oltre. Il giorno dopo i ballottaggi per ritrovare tracce di queste storie bisognerà usare il lanternino. Non dia importanza, tiri dritto come sempre. L'Italia non chiede altro.

Per quelli che in Abruzzo il Governo dorme

Ecco, leggano pure qua, se proprio credono alla parola dei peggiori sciacalli mai visti sulla faccia della terra. Roba che Beppe Grillo, in confronto, è Sandro Bondi.

giovedì, giugno 18, 2009

Ma quale complotto!

E' tutto un florilegio di pippe mentali, orgasmi e dotte analisi di fini politologi, ma la spiegazione di quanto sta accadendo in quel che resta della politica italiana è semplicissima, così banale che sfugge: strategia che paga non si cambia.

Semplicemente, visto che al primo giro ha quasi funzionato con la presunta ragazzina facile napoletana, al secondo giro si va giù duri con la vera zoccolona pugliese. Fossi D'Alema, o Franceschini, o Ezio Mauro farei esattamente la stessa cosa: perché arrovellarsi il cervello a trovare nuovi modi di sputtanare l'avversario, quando l'ultimo aveva funzionato così bene?
In tempi di crisi, del resto, tocca fare economia: i neuroni quelli sono...

D'accordo con Fini, quasi.

Dopo l'infinita tiritera di ditini alzati e distinguo che sono arrivati a puzzare tremendamente di marcio, il Presidente della Camera finalmente si lascia andare ad una dichiarazione di buon senso che coglie nel segno, seppur condita dal germe del maanchismo.
Quando parla infatti di «delegittimazione reciproca tra avversari politici», Fini fa finta di non vedere che la delegittimazione è tutto fuorché a doppio senso. Si capisce che il suo ruolo (da egli preso così seriamente) gli impone di essere super partes a prescindere, ma sarebbero necessari quel minimo di aderenza alla realtà tale da rimanere credibili e - perché no - un bel moto di reprimenda nei confrondi di una parte politica (la disastrata sinistra) che ha del tutto perso la strada della ragione trascinando l'intero Paese su una china estremamente pericolosa.

Una cosa, però, va isolata nella presa di posizione finiana e girata sana com'è ai piani alti del PdL: che non si ripeta il madornale errore compiuto da Silvio Berlusconi quando, un paio di settimane fa, s'è fatto trascinare mani e piedi nella melma preparata da Repubblica sulla diciottenne napoletana. Il Paese chiede a gran voce che il Governo governi, ce n'è un disperato bisogno, il tempo stringe: proprio per questo la sedicente "opposizione" fa di tutto per impedire lo svolgimento delle funzioni all'esecutivo ed al Parlamento democraticamente eletti; ed in questo non si discosta di un millimetro dai pasdaran iraniani che sparano ad alzo zero sui dimostranti. La cultura di provenienza è la stessa, non lo si deve mai dimenticare.
Anche se si auto definiscono "democratici" e "progressisti", in realtà quelli tra loro che tramano e strisciano nell'ombra sono solo oscurantisti, retrogradi, amanti del potere fine a se stesso, se ne fregano altamente della nazione e del suo popolo; in poche parole sono pericolosi sovversivi che, nel migliore dei casi, vanno isolati ed ignorati. La Storia li sta già isolando a livello mondiale, ora sta al Governo ed al Parlamento ignorarli, riconsegnandoli così al nulla dal quale sono venuti e cui sono comunque destinati.
Magari, così facendo, quelli tra loro che hanno invece a cuore il futuro loro, dei loro figli e di questo Paese potranno emergere dalla melma e costituire, un giorno, quell'alternativa credibile e seria che ogni democrazia abbisogna e che ogni italiano dotato di cervello e cuore chiede a gran voce.

mercoledì, giugno 17, 2009

Uno sbadiglio vi sommergerà

Ormai sappiamo come funziona. Abbiamo già visto la bufala in azione, conosciamo il finale.

Cambiano gli attori, cambia la scena, cambia la trama, ma la storia rimane sempre quella; il popcorn è finito da un pezzo, lo sbadiglio è arrembante, la palpebra s'abbassa. Il tizio accanto già russa.
Titoli di coda.

Un consiglio da amico ai sinistrati: provare a vincere le elezioni democraticamente, per merito vostro, no eh? Dico così, tanto per dire. So che è difficile, so che in assenza di meriti dovete arrabbattarvi come potete; ma il mondo non finirà l'anno prossimo, avete tutto il tempo che volete per rimettervi in carreggiata, crescere, iniziare timidamente a fare un po' di politica e magari, in capo a un paio di decenni, arrivare a livelli di accettabilità minima di fronte agli elettori.
Di qua, intanto, non si muore certo di noia: c'è il partito, c'è il leader, c'è la presenza capillare sul territorio (tutto il territorio), c'è una politica chiara e determinata, c'è una quantità di cose da riparare e rifare che la metà basta (tanto per dirne una, guardate cosa avete combinato alla nostra scuola: per rimettere assieme i cocci ci vorranno decenni). Quindi, tranquilli: nessuno vi disturberà. Concentratevi, fate mente locale. Ce la potete fare.

Ma, per carità, piantatela con questi giochini da bambini idioti: vi fate solo del male, e non ne avete proprio bisogno. Come non he ha bisogno l'Italia, che state annoiando a morte.

Finti tonti

Il sicario D'Avanzo si sbraccia nello spiegare l'archiviazione dell'inchiesta sui voli di stato come il prodotto di una sorta di guerra tra procure (e non certo dell'inesistenza del "caso" stesso), mentre ci mette una pietra sopra e dice che, in fondo, era una battaglia persa in partenza (si decidesse, però: guerra tra toghe o battaglia persa?).

In ogni caso "tralascia" (trad.: evita accuratamente) di ricordare agli incauti lettori del suo impresentabile foglio che l'inchiesta è stata avviata ad una settimana dalle elezioni ed è stata archiviata una settimana dopo le medesime. Che per il sicario in questione e per i suoi mandanti la cosa appaia del tutto normale non è una novità; basta che non pretendano che lo si pensi anche tra le persone normali.

martedì, giugno 16, 2009

Prima o poi vengono a galla

Si sa, certi "materiali" galleggiano e per quanto si cerchi di tenerli nascosti sotto il pelo della melma, prima o poi vengono a galla. E puzzano.
Così, la visita di Berlusconi negli USA che non fornisce alcun appiglio (nonostante gli scomposti tentativi) e la richiesta di archiviazione per la bufala dei voli di Stato arrivano contemporaneamente a smascherare (per ora solo in parte) i patetici tentativi dei disperati del Partito Democratico di buttarla in caciara al fine di coprire il vuoto politico e la totale assenza di voti.
Sappiamo che questo non farà che incarognire i suddetti "democratici" che, per il Supremo Bene Del Popolo (per carità!), non esiteranno ora ad alzare il tiro; del resto, il G8 a L'Aquila è sempre più vicino e a loro non mancano certo menti fantasiose.
Qui è come al cinema, si aspetta il colpo di scena con il popcorn in bocca.

La mala información: Capitolo VIII


E continuano. I magnaccia di Largo Fochetti non si stancano e perseverano imperterriti con la stupida pratica di tradurre in inglese e sbattere in prima pagina solo le articolesse che il Partito comanda loro.
E loro, allineati, coperti e trinariciuti come non mai, signorsì! eseguono come un sol uomo. E poi blaterano di "stampa libera".

lunedì, giugno 15, 2009

Duri a morire

Strategia che paga non si cambia. Massimo D'Alema, deus ex machina della disastrata carretta del (centro)sinistra italiano, non lo manda a dire: in occasione del G8 dell'Aquila il Partito Democratico tenterà il bis del novembre 1994 quando, nel pieno di una conferenza internazionale sulla criminalità organizzata, la Procura di Milano fece filtrare per mezzo del Corriere della Sera la notizia che Berlusconi - allora premier - sarebbe stato indagato per corruzione, evento che scatenò la caduta del governo e la presa del potere da parte della sinistra per mezzo di Labmerto Dini, prequel dell'infinita serie di passaggi di mano tra amici, tutto meno che democratici, che terminò solo nel 2001. E i soliti media complici rincarano la dose e fanno da cassa di risonanza.

Che si tratti di pura fuffa, di parole al vento studiate però ad arte (non dimentichiamo che la campagna elettorale non è finita, il 21 ci sono i ballottaggi-chiave nelle roccaforti rosse) pare non importare, sono solo dettagli. L'importante è il messaggio, in perfetto stile sovietico: non importa quanto disastrato sia il Partito Democratico, non importa che goda di un consenso popolare bassissimo e che sconti direttamente la stanchezza (anzi, la rabbia) del suo elettorato nei confronti di una politica inesistente, nelle more dannosa; la cosa importante è insinuare il dubbio, distrarre le menti, seminare la zizzania dell'instabilità, della precarietà, dell'incertezza. D'Alema è maestro, in queste cose: come politico è men che mediocre, ma come ambasciatore e primo interprete delle pratiche staliniane è unanimemente riconosciuto imbattibile.
La sfacciataggine con la quale lui ed i suoi compagni sbattono in faccia all'opinione pubblica le loro intenzioni la dice lunga sul livello di assoggettamento di quest'ultima nei loro confronti, per lo più a livello subliminale (e quindi di sostrato culturale): lo sprezzo per la sovranità popolare sbattuto in faccia al popolo stesso è tipico, da manuale, cristallinamente rintracciabile in tutti i testi di dottrina politica politica comunista e la sua spudorata diffusione per mezzo delle televisioni di stato e dei maggiori quotidiani - senza che nessuno senta il bisogno di alzare un solo sopracciglio - è rivelatrice dell'ampiezza e dalle portata di ciò che Berlusconi, in maniera drammatica ma non certo fuorviante, chiama "complotto eversivo". Nella foto, un indizio.

domenica, giugno 14, 2009

Oh my God! /2

Non lo farò. Non mi unirò al coro di scandalizzati che fanno le orsoline turbate dal ritorno delle Camicie Nere o, meglio, delle SS. Non piagnucolerò sulla tomba della democrazia né su quella della libertà, né tantomeno la butterò in caciara chiamando in causa i poliziotti che fanno la colletta per mettere la benzina alla propria volante.

No, non lo farò. Però, mi farò un pacco di grasse risate alla vista di questa specie di Vito Catozzo che se deve essere quello col compito di spaventare i Brutti Negri che infestano il nostro Bel Paese Ariano, stiamo freschi.

venerdì, giugno 12, 2009

Oh, my God!

Ripetiamoci compulsivamente: ci serve il suo petrolio, ci serve il suo petrolio, ci serve il suo petrolio...

Reciprocità

Nella foga condannatrice di ingiustizie e commemoratrice di eroi che ne contraddistingue il mandato, il sindaco di Roma Gianni Alemanno è giunto alla voce Enrico Berlinguer: a 25 anni dalla sua morte, nel ricordare il "richiamo alla sobrietà, all’austerità come stile di vita contro il consumismo, un modo diverso di stare insieme e di mantenere la coesione sociale" dell'inventore della superiorità culturale della sinistra, tra le altre cose dice:

«Enrico Berlinguer fu un grande leader popolare e, quando morì, non a caso, venne onorato dall’allora leader del Msi Giorgio Almirante. [...] Ebbe il merito di spingere il Pci oltre la tradizione comunista e filosovietica, grazie ad una visione lungimirante ed europeista. Roma deve necessariamente dedicargli una via; per questo motivo auspico che si riapra il dibattito su questo tema. La storia non deve far paura a nessuno.»
Ce lo vedete Walter Veltroni, sindaco di Roma, dire una cosa del genere su Almirante? O Luciano Violante, sindaco di Roma, dedicare "necessariamente" una via a Pinuccio Tatarella? Forse, tra cinquant'anni, avremo a Roma una piazza Gianfranco Fini, il fascista che però detronizzò Berlusconi. Ah be': allora, sì, i meriti sono meriti.

[Foto: 06Blog.it]

giovedì, giugno 11, 2009

Guidare (contromano) a 85 anni

Con tutto il rispetto per le persone anziane (ce ne fosse di più!), ma leggere notizie come questa, anche senza voler generalizzare, fa pensare.

Tre morti (l'anziano, una donna ed il feto di cinque mesi che questa portava in grembo), una famiglia distrutta (in auto con la mamma morta c'erano gli altri due suoi figlioli, di 4 e 6 anni, gravissimi) e tutto per il solito problema: un automobilista avanti in età che imbocca una strada contromano.
Ora, se dopo numerose segnalazioni di altri (fortunati) automobilisti il signore continua imperterrito nella sua corsa mortale fino ad uccidere, allora vuol dire che non doveva avere più la patente. Chi ha sbagliato? E' sbagliata la legge? Non è stata applicata?
Di certo, se già morire in un incidente stradale è assurdo, morire in questo tipo di incidenti è un insulto.
Per non sbagliare: fissiamo intanto un paletto facile facile, dopo gli ottanta basta con la patente. Sano o non sano, non importa: i neuroni quelli sono, così come l'arma rappresentata dall'automobile quella è. E intanto si limitano i danni.
Poi, pensiamo a come controllare lo stato psicofisico delle persone in avanzata età. Poi.

**UPDATE**
Il bimbo più grande non ce l'ha fatta, è morto in ospedale. Quattro morti. Per un rincoglionito che non doveva avere la patente.

Cara Veronica ti scrivo...

Ora, sarò io strano che non comprendo cosa sia una lettera spedita ad un quotidiano a tiratura nazionale, e per di più su un argomento che ha tenuto banco per tutta una campagna elettorale; ma leggendo la nuova comunicazione a mezzo stampa della signora Lario francamente il dubbio che qualcosa che non va ce l'abbia lei (e non il marito) mi sta sorgendo.

«In queste settimane ho assistito in silenzio, senza reagire mediaticamente, al brutale infangamento della mia persona, della mia dignità e della mia storia coniugale.
Certo è che la verità del rapporto tra me e mio marito non è neppure stata sfiorata, così come la ragione per cui ho dovuto ricorrere alla stampa per comunicare con lui.
Certo è che l’ho sempre amato e che ho impostato la mia vita in funzione del mio matrimonio e della mia famiglia.»
Punto. Tutto qua.
Embe'? Che roba sarebbe? Qual'è la verità? Qual'è la ragione dello spiattellamento sui giornali? E perché sta continuando? Di cosa ha bisogno?
Ma, soprattutto: di cosa crede che abbiamo bisogno noi?

mercoledì, giugno 10, 2009

La cravatta non fa il politico

S'è messo la cravatta, e pure la giacca (chissà che sudata), ma dentro rimane il solito: andare al Senato a dare della zoccola e del delinquente a destra e a manca lo qualifica una volta di più per quel che è.

Lui la chiama "democrazia dal basso", io la chiamo "democrazia del basso ventre". Ed il fatto che non abbia ancora sbraitato sul blog i risultati delle sue liste civiche la dice lunga sul "successo" di questo tipo di pseudo-democrazia urlata e basata sull'insulto e sulle bufale medìatiche.
Non ho controllato (non mi va di certo di spulciarmi tutti i risultati alla ricerca delle briciole, e Google non aiuta), ma sospetto che non sia andato molto oltre gli scarsi risultati ottenuti in passato.
L'esortazione per il comico genovese rimane sempre la stessa: scenda lui in politica, non mandi avanti gli altri mantenendo per sé il divertimento e le mani libere di picconare. Ne acquisterebbe in credibilità.

Dittatori e dittatori

Siamo tutti d'accordo, Gheddafi è un delinquente, un dittatore e quello che tirava i missili sulle nostre isole prima di beccarsi un Maverick nella camera da letto: ma l'accordo che permette oggi di salvare migliaia di vite tra i disperati deportati dai contrabbandieri di esseri umani è in essere proprio con la Libia, e con la Libia l'Italia ha oggi rapporti economici strategici per sopperire alla sciagurata scelta di auto-escluderci dal nucleare.
Non è per far dietrologia o facile polemica, ma se al posto di Berlusconi ci fosse D'Alema e al posto di Gheddafi ci fosse Castro la sinistra non blatererebbe come sta facendo oggi (ovviamente lo farebbe la destra). La realtà, è che ai "progressisti" italiani alle vongole, che fanno il verso a quelli dell'ONU, non è andato giù lo strepitoso successo dei "respingimenti", tanto più che fu un'idea di Prodi che poi, com'è noto, non ebbe il coraggio di applicare. Per la cronaca, l'accordo prevede che le procedure di identificazione e di separazione di chi ha titolo da chi non lo ha a richiedere asilo vengano espletate direttamente alle frontiere sud della Libia, prima che quei disgraziati cadano nelle mani dei negrieri che ne uccidono a migliaia. Ma questo all'ONU, al resto dell'Europa e, ovviamente, alle sinistre non sta bene, dal momento che a tutti questi signori ha sempre fatto estremamente comodo, per un motivo o per l'altro, avere un'Italia ricettacolo e filtro di tutti i flussi di clandestini provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente.
Quindi, in questo frangente lasciamo perdere i dittatori e le dittature - che a sinistra non hanno titolo per parlarne da farisei - e concentriamoci sulle cose che contano veramente per l'Italia e per chi in Italia vuol arrivare da immigrato e non da clandestino.

Perché ora serve il referendum

Il referendum che verrà celebrato il 21 giugno prossimo ha radici antiche: fu concepito e indetto durante il disastroso governo Prodi, sull'onda dell'ingovernabilità e delle critiche al cosiddetto "porcellum", la legge elettorale varata dall'ultimo esecutivo di centrodestra. Essa, tra le altre cose, prevede che il premio di maggioranza vada alla coalizione di liste che raccoglie più voti, su base nazionale per la Camera e regionale per il Senato. Inoltre, prevede un certo grado di libertà alle singole liste che possono decidere autonomamente se presentarsi sole o collegate in coalizione senza rischiare di perdere le alleanze strette, mettendo in gioco il solo premio di maggioranza in caso di corsa solitaria. L'obiettivo del "porcellum" è ambizioso: impedire la formazione di coalizioni posticce al solo scopo di vincere le elezioni e, contemporaneamente, garantire la governabilità.


Ma è proprio il premio di maggioranza ad essere il punto debole della legge, e lo è dopo che essa fu stravolta in dirittura d'arrivo da Carlo Azeglio Ciampi che pretese l'introduzione della ripartizione su base regionale per il Senato, invalidando così buona parte dell'impianto. La legge non si chiamava "porcellum" prima di questo evento, s'è guadagnata il dispregiativo solo dopo. Questo pochi lo sanno: Calderoli, l'estensore del provvedimento, non è un folle che prima presenta una legge ed il giorno dopo la chiama "porcata".

Il risultato fu la tragica legislatura 2006-2008, durante la quale proprio il Senato in bilico dimostrò l'enormità dell'errore commesso. In quel frangente nacque il referendum che, nelle intenzioni, dovrebbe mitigare il problema andando ad agire non sulla ripartizione del premio di maggioranza - che richiederebbe un confronto con la Costituzione - ma sulla sua assegnazione: non più alla coalizione di liste ma alla lista (chiamiamolo partito) prende più voti. Inoltre, chiede l'abolizione delle candidature multiple in modo da finirla con la pratica assurda dei candidati "di bandiera" che non potranno mai accettare l'eventuale incarico.

L'effetto sperato è l'eliminazione di fatto delle coalizioni e, di riflesso, lo scoraggiare la formazione di nuovi partitini; inoltre, si favorisce la fusione dei partiti in partiti più grandi, tendendo così al bipolarismo perfetto.

Il risultato delle politiche 2008 aveva di fatto reso inutile il referendum: nonostante le pessimistiche previsioni dei detrattori del "porcellum", la caduta di Prodi ha regalato all'Italia il governo più forte della sua storia ed un Parlamento per la prima volta epurato delle frange estreme. L'ignavia del Partito Democratico da una parte e l'assoluta contrarietà della Lega Nord dall'altra, poi, sembravano condannare la consultazione a morte certa.

Poi, vennero le Europee 2009, e tutto cambiò. La crisi economica combinata con una campagna elettorale sovietica hanno penalizzato più o meno pesantemente i due partiti maggiori, beneficiari del "voto utile" temerariamente chiamato in causa a suo tempo da Walter Veltroni: il risultato è che gli attori da due sono diventati già quattro: PdL, Lega Nord, Pd e Italia dei Valori. Il rischio è che il maggior peso ai due gregari determini un ritorno ai veti incrociati ed ai ricatti politici, inchiodando nuovamente governo ed opposizione a logiche lontanissime dagli interessi del Paese.

Per questo, oggi più che mai, è necessario votare e votare "SI" al referendum, per tutti i quesiti proposti. Berlusconi, prendendo atto della trasversalità delle opinioni in merito, ha lasciato carta bianca a ciascuno decidendo di non dare ordini di scuderia in merito; la stampa allineata ha ovviamente preferito, assieme agli stessi promotori della consultazione, tradurre la decisione del premier come un segno di subordine nei confronti di Bossi, ma tant'è.

La cosa importante è che ciascuno sia informato a dovere sui quesiti e sul loro perché: l'esercizio della democrazia diretta non è solo un diritto per tutti, è soprattutto un dovere per individui responsabili.

martedì, giugno 09, 2009

Sembrava una carretta ma era un Carroccio

«Ho tirato la carretta da solo», si sfoga Berlusconi all'indomani del deludente risultato delle Europee che ha visto il PdL mancare clamorosamente la quota sparata in TV dal suo leader (il 45%), ma anche quella comunemente considerata "di sicurezza" (il 40%) per fargli affrontare con sufficiente forza le prove che lo attendono nell'immediato futuro, a cominciare dal braccio di ferro sulla riforma della giustizia.

Ma più che una carretta, quella tirata con forza ed ostinazione dal premier durante la campagna elettorale è sembrato più un Carroccio.

Ne aveva di argomenti, Berlusconi, per fare campagna elettorale in Europa: non ultimo (anzi) l'enorme successo politico ottenuto dal Governo italiano con la messa in funzione degli accordi con la Libia che hanno portato, per mezzo dei cosiddetti "respingimenti", all'azzeramento dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese. Ed è stato un successo da sbandierare proprio per le Europee, una battaglia vinta in Europa e contro l'Europa, ma anche per l'Europa contro l'ingerenza dell'ONU.
Poteva anche fare quello che sa fare meglio: elencare pedissequamente e puntigliosamente ogni singolo provvedimento varato dal suo governo, e poteva farlo per venti giorni di seguito, ogni giorno, quattro volte al giorno. Ci avrebbe rincoglionito di cose fatte (perché ce ne sono, e di ottime!) e alle urne avrebbe preso lui i sei milioni di preferenze personali che vagheggiava in aprile, ed il PdL quel 47% che fu la punta massima che i "suoi" sondaggisti raggiunsero un mese dopo.

E invece. Berlusconi è una vecchia volpe, uno che rompe gli schemi della politica, uno che ti manda in bestia e ti ammalia proprio perché non segue i cliché e le prassi polverose dei Palazzi; ma dopo quindici anni i suoi nemici l'hanno ormai inquadrato ed hanno trovato la piccola crepa dove infilare il piede di porco col quale scardinare l'intera corazza. E lui, quella crepa, non l'ha coperta a sufficienza.
E così Repubblica, il braccio armato del Pd, ci si è infilata violentemente e con lo sprezzo della decenza che le è proprio: ha colto al volo la coincidenza mai più ripetibile di un Berlusconi contemporaneamente all'apice della sua popolarità, lasciato dalla moglie che lo accusa di essere malato o pazzo (musica per certe orecchie!) e messo in mezzo dall'ennesima sentenza ad orologeria. Prese così, però, queste coincidenze ancora non bastavano, a largo Fochetti volevano giocare sul sicuro ed essere certi di colpire tanto a fondo e tanto forte che l'Avversario non si rialzasse più; e così, spulciando le agenzie, ecco saltar fuori una velina che parla di una festa di compleanno di una ragazzina, evidentemente figlia di amici di famiglia, alla quale Berlusconi ha partecipato per un'oretta scarsa. Ecco! Il pezzo mancante del puzzle, l'innesco capace di far esplodere tutta la baracca. Una calunnia in perfetto stile Don Basilio, un sospetto velatissimo ma persistente di pedofilia: quale crimine più odioso? Gli italiani sono quindici anni che sono assuefatti al premier bugiardo e corruttore, ma il premier pederasta! Corruttore non già di giudici ed avvocati, ma di ragazzine vergini! Tutto torna, la moglie che lo lascia, lui che va con le minorenni, la giustizia che lo bracca e - asso nella manica - migliaia di fotografie scattate col teleobiettivo a Villa Certosa nel cassetto, pronte ad essere calate sul tavolo a bomba esplosa. Un po' come fanno i terroristi, che fanno scoppiare un primo ordigno per richiamare curiosi e soccorritori, per poi far esplodere il secondo - quello più potente - facendo il maggior numero possibile di vittime. Tutto è pianificato, la trappola scatta.

E Berlusconi cosa fa? Logica vorrebbe, vista l'imminenza delle elezioni e la sfacciata coincidenza dello "scandalo" con l'inizio della campagna elettorale, che il premier affidasse le articolesse di Repubblica al suo fido avvocato Ghedini ed andasse per la sua strada a fare quello che abbiamo detto sopra. Invece, abbocca. Per venti giorni si lascia trascinare nella fogna dalla quale Repubblica vomita i suoi escrementi, e vi rimane inesorabilmente invischiato, sempre più, finché ci finisce dentro fino al collo.
Le tante cose buone finalmente fatte o iniziate dal governo in questo primo anno vengono dimenticate, gli enormi successi personali di Berlusconi vengono improvvisamente sommersi di melma e tutti i media (TUTTI, nessuno escluso) non fanno altro che ciarlare ed urlare in continuazione della sorella della zia della madre di Noemi e del pisello del premier ceco. L'Italia sprofonda in questa fogna assieme al suo premier in un turbinìo impresentabile di gossip e calunnie, di diffamazioni e querele, e Repubblica ha gioco facile nell'esportare all'estero i suoi articoli tradotti alla bisogna e nel farsi dar man forte dalle testate gemellate, soprattutto inglesi e spagnole, che non se lo son fatto ripetere due volte, pressate anche da un Murdoch che non aspettava altro che farla pagare all'eterno rivale.

Non che dalle stesse linee del PdL non venisse fuoco amico: Fini, personaggio in cerca d'autore, un giorno si e l'altro pure non risparmiava il premier di un ditino alzato, complice pure il ruolo "istituzionale" ricoperto ed al quale deve evidentemente pagare pegno; i "colonnelli" di AN, Gasparri e La Russa, spesso in ordine sparso e con presenze televisive vicine a quelle di Di Pietro, contemporaneamente alla totale assenza ed invisibilità dei dirigenti ex- Forza Italia; il neo eletto governatore della Sardegna che se l'è legata al dito per lo spostamento del G8 all'Aquila; quello della Sicilia che, a due giorni dalle elezioni, scioglie la sua giunta pidiellina e riesce a mantenere un consenso stellare; il quotidiano "amico", Il Giornale, che per più di un mese ha seguito col copia/incolla il Corriere e Repubblica come un branco di infoiati, infilandosi poi con tutte le scarpe nella fogna di cui sopra.
Fogna che comunque, alla fine, non ha puzzato solo nella direzione cui era stata predestinata: i mandanti del massacro perpretato da Repubblica si sono insozzati come e più di Berlusconi, tanto che a conti fatti tutto l'amba aradam non è servito a nulla - nel breve periodo - se non a screditare l'immagine dell'Italia all'estero, cosa per la quale qui si pensa che ci siano precise e gravissime responsabilità in capo a persone con nome e cognome, che dovrebbero pagare un conto salatissimo con la società.

Fatto sta che, sommando tutto ciò, l'immagine che l'elettore ha tratto è stata di un Berlusconi in totale confusione e preoccupato unicamente delle sue beghe familiari e personali (dove l'ho già sentita, questa?), di un PdL poco incisivo e senza una voce guida autoritaria ed univoca sugli argomenti scottanti (crisi, immigrazione, lavoro) e, nelle more, una Lega Nord pigliatutto che, dopo il successo dei respingimenti in capo a Maroni, sembrava l'unica veramente in contatto con la gente; l'unica che, al di là dei sorrisi e dei bagni di folla - che pur servono e sono serviti, abbia ascoltato ed esaudito le preghiere degli italiani.

Ecco che Berlusconi, con la sua scelta di rincorrere gli squallidi repubblicones sul loro terreno, ha tirato il Carroccio come un paio di buoi verso una vittoria che, se era già nell'aria, non lo era certo in tale misura.

Cosa voglia dire questo negli assetti futuri della coalizione di governo e negli equilibri interni al PdL, è presto per dirlo: di certo, si apre un periodo difficile che doveva essere messo in sicurezza dal plebiscito delle Europee. Staremo a vedere se quello centrato delle Amministrative basterà a rimettere le cose al loro posto, per i bene di noi tutti.
Non che di motivi per gioire a destra non ce ne siano, soprattutto per il devastante tracollo del Pd, unito al perpetuarsi dei comportamenti al limite dell'idiozia da parte dei suoi leader. Ma l'onda lunga mediatica sarà difficile da spegnere e la quantità di fango accumulata sarà dura da smaltire.

Intanto, un primo apparente effetto si è manifestato: Berlusconi ha dichiarato che "non sosterrà" il referendum sulla legge elettorale che si celebrerà il 21 giugno prossimo, in concomitanza con i ballottaggli delle Amministrative, inviso alla Lega. Prima della campagna elettorale aveva dichiarato che se il referendum è pensato per premiare il partito che prende più voti, egli non sarebbe stato di certo masochista e l'avrebbe sostenuto.
Diciamo "apparente effetto" perché la strada da oggi al 21 è lunga e chissà cosa può succedere nel frattempo; inoltre, la dichiarazione odierna è servita a sugellare l'accordo tra PdL e Lega in vista dei ballottaggi, ma chissà che le immediate reazioni di Fini e degli altri sostenitori della consultazione, unite all'alto numero di ballottaggi, non portino comunque al superamento del quorum, con conseguente scontata vittoria del "SI". Sarebbe un colpaccio.

lunedì, giugno 08, 2009

L'ossessione di Franceschini

Povero Dario. Sembra essere l'unico ad aver sentito sulla propria pelle la dimensione del disastro abbattutosi sul Pd. Non si allinea più di tanto con la stampa "amica" (cioè tutta tranne il Giornale e Panorama) nel tessere le lodi di un "partito che tiene", si lascia solo sfuggire a mezza bocca la cazzata d'ordinanza ("il governo è minoranza nel paese"), così, giusto perché l'etichetta lo richiede.

Per il resto è un mesto ammettere le difficoltà, sentiamo cosa dice:
«Ricevo molte mail da elettori del centrodestra che mi rimproverano di aver fondato la campagna sul gossip. Ma quando mai? Io non ho detto una parola sulle vicende familiari di Berlusconi. Non una. Ho detto che un politico deve rispondere alle domande. Non ho mai citato i figli di Berlusconi. Mai. Ho parlato dell'educazione dei nostri figli, dei valori da trasmettere alle nuove generazioni. Eppure l'apparato mediatico del premier ha manipolato le mie parole e le ha strumentalizzate. In realtà, al centro della campagna il Pd aveva messo la crisi, i disoccupati, i precari mandati a casa, le famiglie che soffrono. Abbiamo formato un gruppo che ha lavorato per sei mesi al programma per l'Europa, e sui giornali non è uscita una riga. Sono andato a Sky all'ultima trasmissione, mi hanno fatto sette domande su Berlusconi, l'ottava era: "Ma perché di Europa non parlate mai?". E come facevo, se mi chiedevano solo del Cavaliere?»
Povero Dario. Vabbe', ma ora?
«In primo luogo dobbiamo batterci per costruire un'alternativa sociale e culturale a Berlusconi.»
Ah, ecco.

Europee 2009: poche storie

In attesa dello spoglio delle Amministrative e preso atto della generale affermazione delle formazioni di centrodestra e destra in Europa (e del corrispondente crollo pressoché totale dei partiti socialisti), guardando ai risultati italiani le considerazioni da fare sono le seguenti.
Il PdL segna il passo e rimane ben lontano dal 45% sparato in TV da Berlusconi (che si spera ora divenga un po' più prudente con le sue previsioni) ma anche da quel 40% considerato la soglia minima per dare una risposta forte in termini di consenso al potentissimo fuoco di fila - anche e soprattutto internazionale - diretto contro il premier in campagna elettorale e proveniente da tutte le parti (opposizioni, stampa italiana ed estera, lo stesso Fini). I voti che separano quello che rimane saldamente il maggior partito d'Italia dal suo obiettivo sono andati pari pari alla Lega, in una sorta di travaso interno al governo che non ne pregiudica (né ne consolida) la tenuta. Il risultato del PdL rappresenta una salutare "scossa", un pressante invito a schiacciare sull'acceleratore con decisione lasciandosi alle spalle una sorta di "timidezza" che, fatti salvi i noti exploit di Gelmini e Brunetta, ha caratterizzato questo primo capitolo di governo. Ma rappresenta anche il "rimbalzo" dovuto al raggiungimento della quota limite, oltre la quale il partito di Berlusconi difficilmente potrà mai arrivare; con buona pace dei soliti farisei che gridano alla dittatura.
La Lega porta a casa i frutti del lavoro dei suoi ministri nel governo, ultimo solo in senso temporale il successo dell'applicazione dell'accordo prodiano con la Libia, all'origine dei cosiddetti "respingimenti" che hanno azzerato il flusso di clandestini verso l'Italia. Ma ridurre tutto a ciò sarebbe fare un'ingiustizia alla Lega, che ha guadagnato sul campo il proprio consenso intercettando gli umori profondi non solo del nord. Chapeau.
Il Pd è ampiamente sotto la soglia di sicurezza. Tutti gli analisti individuano nel 27% il livello minimo al di sotto del quale il rischio scissione non è più un rischio ma una certezza, ed è già un livello sconfortante sia nei confronti del PdL sia nei confronti del risultato delle precedenti tornate elettorali. Ma numeri e numerilli a parte, l'indecente (ma parzialmente proficua) campagna elettorale condotta dal partito di Franceschini, l'assenza assoluta di qualsivoglia proposta politica, la fragilità estrema del partito stesso che mostra ogni giorno le sue laceranti divisioni interne, uniti al risultato ottenuto (un imbarazzante 26%, ma pur sempre un quarto dell'elettorato), dimostrano che anche qua si è raggiunto il limite fisiologico (quello basso) oltre il quale lo "zoccolo duro" di elettori - che voterebbe il partito anche se vendesse fusaglie allo stadio - non consente proprio di andare.
L'Italia dei Valori è, dopo la Lega, l'altro outsider di queste elezioni, ampiamente prevedibile e previsto: intercetta una montagna di voti in fuga dal Partito Democratico, voti di elettori che vedono nell'iroso ex- pm un antiberlusconiano d.o.c., molto più credibile di un Pd dilaniato e ben lontano da quel modello di "moralità" preteso (seppur mai incarnato) dall'Idv nei confronti di chi si deve opporre al premier. Grazie a ciò, e grazie al provenire da percentuali passate insignificanti, il movimento dipietrino ha avuto gioco facile nel raddoppiare o triplicare la propria quota e presentarsi al Paese come il "vero cambiamento". Che poi questo non si traduca, così come per il Pd, in alcuna proposta politica passa in secondo piano, e da la cifra della qualità delle opposizioni in Italia. Inoltre, il risultato dell'Idv mette ancor più nell'angolo il Partito Democratico, cui i propri elettori non hanno mai perdonato l'alleanza con Di Pietro e che, domani, rischiano di non perdonarne il successivo allontanamento.
L'Udc è, come al solito, né carne né pesce: il suo elettorato è quello, la quota del 6.5% è la sua, non ha alcuna possibilità di incrementarla né di diminuirla. Chi pronosticava un boom di voti in fuga dal PdL a causa della bufala-Noemi si sbagliava (l'effetto c'è stato, ma verso l'astensionismo), così come sono rimasti delusi gli analisti che prevedevano un rastrellamento a sinistra ai danni della componente meno socialista del Pd. Il partito di Casini rimane fermo nel suo ruolo di attesa, sempre pronto ad accogliere i fuoriusciti dai due partiti maggiori che lo circondano, ma che finora sono mancati all'appello. Nel futuro prossimo, Rutelli e Montezemolo potrebbero smuovere le acque. Da tenere d'occhio.
La sinistra estrema era e rimane fuori dai giochi: ampiamente al di sotto della soglia del 4% prese singolarmente, le due componenti in guerra feroce tra loro avrebbero potuto totalizzare lo stesso risultato dell'Udc e portare delegati a Strasburgo. Ma la Storia ha punito troppo duramente il comunismo italiano (per lo meno quello sfacciato, quello con falce e martello nel simbolo) disgregandone l'identità ed i tempi non sono assolutamente maturi per una sua riaffermazione nei cuori degli elettori, neanche dei più nostalgici. Forse non succederà mai più.

Ora, visto che tutti lo fanno e pare vada di moda, facciamo anche qui per un attimo finta che politiche ed europee siano paragonabili tra loro, e forse nel caso italiano lo sono veramente dal momento che - come sempre accade, e stavolta molto più e peggio che in passato - si è trattato del solito referendum pro o contro Berlusconi in particolare ed il Governo in generale.

Politiche 2008
----------------------
PdL + Lega 45,69%
Pd + IdV 37,54%
Pd + IdV + Udc 43,16%

Europee 2009
-------------------------------
PdL + Lega 45,50% (-0,19%)
Pd + IdV 34,10% (-3,44%)
Pd + IdV + Udc 40,60% (-2,56%)

Come è evidente dai numeri, decimale più decimale meno, la coalizione di governo non ha risentito del combinato crisi+campagna elettorale e dimostra di continuare imperterrita la sua infinita luna di miele con l'elettorato. L'opposizione, per contro, cede più di due punti e mezzo, che salgono a tre e mezzo se si considera solo il duo Pd + IdV con il suo rapporto interno mai chiarito.
Per questo, sentire Franceschini parlare di "tenuta" del Pd e di "governo minoranza nel paese" fa un po' tenerezza e ci ricorda quella notte del 2006 nella quale Fassino annunciò la "vittoria" dell'Unione; così come è fuori luogo un certo catastrofismo che si respira a destra. Certo, una Lega ringalluzzita (ed un Fini che può dire "l'avevo detto io!") è un grattacapo in più per Berlusconi; che, però, ha dimostrato di avere le spalle ben larghe e di aver affrontato situazioni ben più critiche di questa. Se il governo terrà la barra dritta e, anzi, accelererà con le riforme avrà capitalizzato il mancato plebiscito e ne guadagnerà tutto il Paese.
Ora, i prossimi dati in arrivo completeranno il quadro: il consenso personale di Berlusconi (confrontato con i tre milioni di preferenze ottenuti nel 2004) e, soprattutto, i risultati delle Amministrative, il cui spoglio sta per iniziare ma che già prefigurano ulteriori brutte notizie per il Pd.

domenica, giugno 07, 2009

La mala información: Capitolo VII

Questo perché il "vizietto", pur essendo il pane quotidiano a sinistra, non manca di far capolino anche a destra.

Stavolta siamo con Il Giornale, raro esempio di stampa non allineata (e ci mancherebbe che non lo fosse!), ma non per questo immune dai trucchetti di bassa lega, al limite del subliminale:

Il simbolo del Pd è l'unico "casualmente" coperto dalla tizia che osserva le liste. E' un assurdo, non serve a nulla, non smuove di certo un voto, eppure c'erano diecimila altre posizioni che poteva prendere il fotografo, e c'erano diecimila altre fotografie come quella che potevano essere scelte per la prima pagina. E' solo un pefetto esempio dell'attenzione maniacale che i media pongono a particolari come questo.

sabato, giugno 06, 2009

Il giocoliere

«Gli italiani si sono convinti che la politica sia il male che corrode il paese. Perciò una larga parte dei nostri concittadini ha delegato la sua rappresentanza ad un giocoliere che ostenta il suo odio contro la politica e il suo qualunquismo congenito e festevole, all'ombra del quale sta nascendo un potere intrusivo, autoritario, concentrato nelle mani di un solo individuo.»
Indovinate di quale giocoliere e di quale individuo intrusivo ed autoritario sta parlando Eugenio Scalfari. No, non sono Beppe Grillo e Di Pietro.

La mala información: Capitolo VI

Ci risiamo. Ancora la bufala del saluto fascista. Stavolta tocca a Michela Brambilla, nota camicia nera e simpatizzante di Forza Nuova, ovviamente secondo i soliti pennivendoli mononeuronici. Chiaramente basta ravanare per abbastanza tempo in un archivio fotografico per trovare chiunque che fa il saluto romano, manco a doverlo spiegare.

Almeno cambiassero solfa: a farsi beccare a fare l'apologia del fascismo abbiamo già visto Fini (e si dirà: vabbe'...), Berlusconi, Alemanno, Romano Prodi, Barack Obama e Guglielmo Epifani...

Io ho votato così

Circoscrizione Centro
Simbolo: Il Popolo della Libertà
Preferenza 1: BERLUSCONI
Preferenza 2: DE ROMANIS
Preferenza 3: SCURRIA

Le preferenze: quella personale a Berlusconi perché il Pd, Repubblica ed i loro lacché hanno pensato bene di cercare di infinocchiarmi con la bufala della ragazzina. Evidentemente credono che gli italiani sono veramente idioti. Si accomodino.
De Romanis e Scurria perché sono due giovani di belle speranze, e Dio sa se c'è bisogno di giovani freschi e motivati in politica e, soprattutto, a Strasburgo.

Il pericolo Obama

Nonostante la vulgata nostrana pensi il contrario, le amministrazioni americane "democratiche" sono tutto meno che garanzia di maggiore stabilità internazionale o, per dirla col linguaggio semplice accessibile a tutti, di "pace". La Storia è là a dimostrarlo, per chi si prende la briga di studiarla anche solo superficialmente: tutti i conflitti nei quali gli Stati Uniti sono stati coinvolti dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l'unica eccezione rappresentata dalla War on Terror, sono stati iniziati da amministrazioni democratiche e conclusi da amministrazioni repubblicane.

Le ragioni sono molteplici, ma una è ben individuabile nella natura stessa della politica estera "democrat": appeasement, dialogo ad ogni costo, multilateralità spinta, coinvolgimento degli "stati canaglia" nei processi decisionali globali, aperto contrasto politico ed economico con l'Europa (e a volte con Israele), posizioni generalmente ondivaghe e non prevedibili. La diretta conseguenza di questo comportamento - mai mutato nei decenni - è il rianimarsi delle potenze ostili agli USA in particolare e all'Occidente in generale: Corea del Nord, Vietnam, Cuba, Iran, Siria, Hamas.
Ad un primo momento di euforia pacifista durante il quale sembri che le aperture americane favoriscano un dialogo ampio e foriero di minori tensioni, si giunge ben presto ad una crisi durissima causata dalla sensazione di debolezza ed accondiscendenza che l'Amministrazione coniuga con quella endemica dell'ONU e con la farraginosità della Nato, creando un minestrone esplosivo che, puntualmente, esplode.
Al che viene avanti l'ultima caratteristica dei governi democratici americani: l'interventismo militare. E viene tirato fuori a forza da crisi ormai in stato avanzato che richiedono una discesa in campo in forze che preludono a guerre lunghe e sanguinose, con tutto ciò che ne consegue.
E' il disastro quasi annunciato che il mondo ha davanti nel perdurare dell'incertezza obamiana nello scacchiere mediorientale: già Siria ed Iran stanno stringendo patti d'acciaio che vanno ben oltre la cooperazione bilaterale in campo economico ed energetico; la Corea del Nord sta approfittando della debolezza americana per mostrare i muscoli, l'Afghanistan sta ricadendo nelle mani dei tabelani e l'Iraq appena ricostruito è pericolosamente nel mezzo, esposto a tutto.
Con l'Inghilterra tutta presa dalla crisi economica e di governo, con l'Europa che mai come adesso non ha una voce comune in politica estera e di difesa, con la Russia che muove le sue pedine sul versante del gas mentre continua imperterrita a far fuori i suoi dissidenti in giro per il mondo, con gli stati canaglia sudamericani che sodalizzano ed alzano la cresta e la Cina che sta a guardare aspettando il momento giusto per riprendersi le sue "province", l'ultima cosa della quale il mondo ha bisogno è di un mezzo presidente USA più attento a piazzare nei posti di potere i suoi finanziatori che a difendere il suo Paese - ed il resto del mondo libero - come il suo tanto biasimato - ed ora già da molti rimpianto - predecessore non ha smesso di fare per un singolo giorno del suo difficile mandato.
Ma questo mandato è molto, molto più difficile ed il simbolo mondiale della libertà rischia, ancora una volta, di diventare sinonimo di guerra e morte a causa dell'ignavia e dell'inadeguatezza del suo leader.

[Immagine da: www.falcemartello.cjb.net]

venerdì, giugno 05, 2009

Minacce preelettorali

Voglia il Cielo che non sia una messa in scena, perché qui ci si appresta ad un inaspettato post di solidarietà nei confronti di Antonio Di Pietro e Michele Santoro, che si son visti recapitare proiettili e minacce di morte.

Anche se i signori in questione hanno tutto il mio disprezzo politico (ed a volte non solo quello) a causa dei loro comportamenti e delle loro idee che considero poco meno che eversive e nemiche di questo Paese, tali episodi non appartengono di certo al mio modo di intendere il contrasto di idee e valori, e di conseguenza solidarizzo con loro dal più profondo. Recapitare quella roba via posta è da vigliacchi, chi lo fa ha già perso e lo sa.
Altro discorso, a questo punto, è il motivo: sinceramente non ne trovo uno manco a cercarlo col lanternino, e mi fermo per non fare a voce alta i ragionamenti che ho nella testa.

**UPDATE**
Ovviamente, la stessa cosa vale per Vittorio Sgarbi.

La mala información: Capitolo V

Non c'è nulla da fare, proprio non ci arrivano. O meglio, ci arrivano benissimo, ma credono che chi li legge sia idiota.

Quel titolo, con quel "ma" messo ad arte, vorrebbe far credere che le foto non sono innocenti, a differenza di quanto sostiene Berlusconi. Come se sessanta milioni di italiani (già abbondantemente rodati dalle pseudo-trombate in diretta del Grande Fratello) fossero ciechi e non sapessero riconoscere una foto scattata con un teleobiettivo in casa altrui. E come se quei sessanta milioni di italiani (sempre che siano interessati) non avessero occhi propri.
Ma no, i Repubblicones al soldo della trimurti De Benedetti-Murdoch-Franceschini (tutti uniti al grido "il nemico del mio nemico è mio amico") li credono fessi, e sotto con le tre carte: la denuncia nei confronti di chi viola casa altrui non è a causa della violazione stessa, ma et voilà! perché c'è qualcosa da nascondere. Qualcosa che le foto stesse, ovviamente, non mostrano: ma sicuramente c'è. Deve esserci. Per forza. Loro lo sanno.
Sarà il pisello del premier ceco? Oppure la tetta sinistra della tipa sdraiata a bordo piscina? Ai posteri l'ardua sentenza.
Intanto, prepariamoci ad un fine settimana di riposo, che lunedì ci aspettano risate così sonore e squassanti che ne usciremo sfiniti.
Buon voto, allora, e mi raccomando: nell'urna, prima di barrare quel simbolo (e scrivere quei nomi), ricordatevi che Berlusconi quando la fa non la fa al mughetto. D'Avanzo ha lo scoop, dice che puzza di merda. E se lo dice lui...

Meno uno

Manca un solo giorno alle elezioni e il travaso di bile del Pd e dei suoi compagni di merende italiani ed esteri è al suo culmine. La disperazione gioca brutti scherzi e stavolta l'hanno fatta veramente grossa: pagare un paparazzo per scattare fotografie all'interno di un'abitazione privata per poi sbatterle online (dall'estero) il giorno prima delle elezioni non è scorretto, è semplicemente demenziale.

Ma davvero questa gente pensa che gli elettori si scandalizzino di un paio di tette rubate in casa d'altri? Qualcuno dica a Franceschini ed ai suoi lacché spagnoli che qui, in Italia, impera il Grande Fratello, trasmissione davanti alla quale decine di milioni di spettatori sbavanti aspettano solo l'inchiappettata in diretta, e lo fanno da anni: credono davvero che sia questa la strada da seguire per evitare di finire nella fogna della politica, dopo essere già ampiamente finiti nei suo cesso?
Proprio loro, gli adoratori della "privacy" e dei "diritti": piccoli, luridi, schifosi, patetici vermi, ora staremo a vedere se qualcuno si alzerà ad invocare l'intervento di qualche Garante tra i millemila che si sono inventati negli anni o se, com'è più probabile, invocheranno un sacrosanto "diritto allo sputtanamento" visto che gli sputtanati non sono loro.
Ora, comunque, la caccia è aperta: che nessuno di loro pensi di calarsi le braghe per sedersi sul cesso e cagare, Il Giornale e il TG4 hanno sguinzagliato un esercito di volontari dotati di teleobiettivi puntati sulle finestre di tutti i cessi progressisti.
Non vediamo l'ora di ammirare il loro buco del culo, hai visto mai che guadagnino qualche punticino nei sondaggi.

giovedì, giugno 04, 2009

L'uomo buono dalla memoria corta

"Riconciliazione dopo le tensioni dell'era Bush". "Rispetto e cooperazione". "La forza del dialogo". "Fermezza verso Israele".

Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sulle posizioni filo-islamiste, terzomondiste e visceralmente antioccidentali di Barack Hussein Obama, Presidente degli Stati Uniti d'America, ora può dormire sonni tranquilli. L'era Bush è veramente finita, l'Undici Settembre forse non è mai accaduto, i palestinesi sono le uniche vittime dell'Occidente imperialista e decadente.
Brutte, pessime notizie per questo pianeta. Non che non l'avessimo detto.

Vilipendio alla Nazione

Solo pochi giorni dopo le mie incazzature qui, qui e qui il ministro degli Esteri Franco Frattini si trova sulle medesime posizioni, confermando parola per parola quanto ho denunciato.

«La sinistra, che non ha nè identità, nè cuore, nè anima, gioca denigrando e irridendo l'immagine dell'Italia nel mondo. Questo è inaccettabile.
Si pubblicano articoli in Italia, vengono tradotti in inglese e inviati nelle redazioni di Londra e Bruxelles, e quindi ripubblicati in Italia creando una rete promossa da italiani nemici dell'Italia nel mondo, una rete di stampa internazionale ostile al governo di Roma.»
"La sinistra" citata dal ministro ha nomi e cognomi: Giuseppe D'Avanzo, Ezio Mauro, Dario Franceschini, Massimo D'Alema, Fiorenza Sarzanini, Ferruccio De Bortoli, Marco Travaglio, Giovanna Casadio, Michele Santoro e tutti gli altri responsabili in prima persona del reato di vilipendio alla nazione, punibile con ammenda fino a 5000 Euro. Purtroppo buona parte del Codice Rocco è stato abolito nel febbraio 2006, altrimenti la punizione sarebbe stata fino a tre anni di carcere. Per non sbagliare, una ripassatina di olio di ricino la prescriverei comunque molto volentieri, chissà che a lorsignori non passi la voglia di scherzare.