E ora?
Il G8+ de L'Aquila è finito. L'Italia ha dimostrato al mondo di cosa è capace, al di là degli stereotipi tanto cari ai giornalisti di tutto il pianeta. Tutto il castello di veleni pazientemente costruito nei mesi precedenti dai nemici dell'Italia (da fuori e soprattutto da dentro i suoi confini) è crollato dieci minuti dopo l'inizio del vertice. Non si sa più dove stipare le congratulazioni ed i complimenti per un summit che, al di là delle considerazioni politiche e strategiche sulla sua natura ed utilità, viene unanimemente definito come quello meglio riuscito nella storia.
E non solo dal punto di vista dell'organizzazione, che come Berlusconi ci ha già insegnato in passato non poteva che essere perfetta, ma anche e soprattutto da quello dei contenuti e dei risultati conseguiti; è unanime, tra gli analisti ed i cronisti, il riconoscimento sulla concretezza degli impegni presi e dei documenti risultanti, cosa mai successa nei summit precedenti. Perfino quella che, da più parti, viene definita come l'unica nota negativa, e cioè la questione ambientale e la sua sostanziale non riuscita nel G8 italiano, deve in realtà essere vista come un forte segnale di concretezza: in un mondo sferzato da enormi problemi reali, le speculazioni ecologiste non trovano spazio e, giustamente, vengono relegate in fumose dichiarazioni che hanno dell'assurdo, come quella del "contenimento entro due gradi" dell'aumento di temperatura globale, come se fosse sotto il controllo di un gruppo di uomini, per quanto "grandi".
La stampa nazionale ed internazionale è stata brutalmente zittita nei suoi sedicenti "scoop", nelle sue ironie fuori dal tempo, nelle sue storie fasulle e frutto di copia/incolla incrociati e coplevoli, tutti originati dal fortino di Largo Fochetti; ora, i quotidiani faranno a gara di scaricabarile e di gioco delle tre carte, nascondendosi dietro i soliti cliché della libertà di stampa e di espressione, cercando unicamente di coprire i propri madornali errori.
E l'opposizione? Dopo il "blitz" di Veltroni che, ieri, ha approfittato del palcoscenico giottino per farsi la sua passeggiata a braccetto con i suoi beniamini attori hollywoodiani, rimane poco di più. Sicuramente non si aprirà quella fase di riflessione, di presa di responsabilità per l'aver contribuito ad infangare l'immagine dell'intero paese per piccoli interessi di bottega, non è nel loro stile: per questi signori qualsivoglia abisso abbiano toccato solo dieci minuti prima semplicemente non è mai esistito.
Ma ora la strada del Pd, dell'IdV e degli altri gregari che finora si sono esercitati nella nobile arte dell'antiberlusconismo è in ripidissima salita: essi devono ora affrontare i propri mostri, e devono farlo da soli: non ci saranno più i Guardian, i New York Times, gli El Paìs. Agli "autorevoli quotidiani" esteri non frega nulla del congresso del Partito Democratico, è una patata bollente che dovranno sbucciarsi in solitaria, nel buio dell'abisso che si sono scavati con le loro stesse mani.
E lo sfolgorante, totale successo anche personale, oltre che nazionale, di Silvio Berlusconi appare ora come una pesantissima pietra tombale sulle già scarse speranze di rinascita di un centrosinistra senza più forza politica.
1 commento:
Ben detto!!!!
Ciao
G
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