Le ragioni del disprezzo
C'è un motivo ben preciso per disprezzare i media italiani, i suoi direttori ed i giornalisti che ne costituiscono la bassa manovalanza: non fanno informazione.
Invece, sono organici a disegni di volta in volta politici, economici, quando non di mero calcolo di vendite. E questo, da parte di un mestiere che si picca di essere paladino di libertà e costruttore di coscienze, è l'insulto più grave. Nessuna scusa, nessuna giustificazione, nessuna pietà.
Aprite i siti Internet dei maggiori quotidiani italiani, tutti quanti, a prescindere dal "colore": cercate le parole "vendola" o "puglia" o "tarantini" o "d'addario" o "manila" o "inchiesta". Non troverete nulla. L'Unità, Il Giornale, La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Tempo, SkyTG 24, Ansa, TgCom. Per trovare un timido trafiletto nascosto bisogna aprire Il Messaggero, che comunque si guarda bene dal nominare le illustri personalità di cui sopra.
Eppure i nomi sono gli stessi, la D'Addario è sempre la stessa puttana d'altobordo e il suo datore di lavoro è lo stesso pappone di lusso; anche il transessuale amico della prostituta è sempre lo stesso; anzi, stavolta ci sono corruzioni vere, appalti truccati veri, scambi di sesso per favori politici veri, un'intera giunta regionale mandata a calci in culo a casa, altarini scoperti ed asini che cascano (soprattutto quelli con i baffi e che vanno in barca). Eppure, silenzio. Muti. Non è successo nulla. Non sta succedendo nulla. La "scossa" di D'Alema non assume nessun significato, ora. Tutto OK.
Ah, già. A ben pensare, una differenza c'è, nevvero?
Patetici scarafaggi. Vergogna! Questa non è "libera informazione", questa è disinformazione di regime! Ci avete costretto ad ammirare il pisello di Topolanek, ora pretendiamo di sapere cosa succede in Puglia! Vergogna!
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