giovedì, luglio 02, 2009

Le radici dell'odio

Ogni qualvolta mi capita di discutere con qualcuno circa la figura di Berlusconi e la sua fortissima influenza su chi si definisce "di sinistra", il quasi inevitabile epilogo è una serie di insulti diretti al sottoscritto il cui leitmotiv è, più o meno, "tu non capisci un cazzo, sei solo un berluscones".

Per una volta voglio prendere atto della mia presunta incapacità comunicativa e mi faccio momentaneamente da parte per cedere la parola a Fabio Raja che, dalle pagine de Il Legno Storto, riesce certamente molto meglio di me nell'intento.

Le radici dell'odio
di Fabio Raja

Affermare che Silvio Berlusconi politico, è un’anomalia, è un’ovvietà. Con altrettanta onestà andrebbe detto che tale anomalia è la diretta conseguenza di un’altra anomalia: la “pulizia etnica” per via giudiziaria di un’intera classe politica che, tra luci ed ombre, aveva guidato il paese durante la ricostruzione del dopoguerra, l’impetuoso sviluppo economico degli anni sessanta e l’assalto dell’eversione brigatista e delle frange fasciste degli anni settanta e ottanta. Garantendo libertà, democrazia e benessere. Qui non è in discussione se l‘azione dei Magistrati fosse giusta, e probabilmente lo era, o se abbiano travalicato dai loro compiti, e probabilmente lo fecero, o se l’aver graziato i comunisti fosse giusto, lo ritengo difficile, o funzionale ad un progetto che il partito dei PM intendeva attuare.
Qui interessa rimarcare che senza la scelta del Cavaliere di "darsi alla politica", Mani Pulite avrebbe consegnato il paese ai comunisti senza colpo ferire.

La scelta di Berlusconi fu dettata da interessi personali? E’ possibile, anzi probabile ma questa scelta intercettò l’ansia della maggioranza degli elettori che non avevano alcuna intenzione di consegnarsi mani e piedi ai comunisti proprio mentre il comunismo collassava in tutta Europa.

L’aver frustrato non una volta, ma per ben tre volte il sogno dei comunisti e degli ex comunisti di prendere il governo del paese, rappresenta probabilmente la causa prima, il primum movens, dell’odio della sinistra verso l’attuale Premier.

Il Cavaliere, poi, ci ha messo del suo, eccome, per non farsi non dico amare, ma almeno sopportare dai circoli intellettuali e dalle elite progressiste.

Certi atteggiamenti francamente sopra le righe, una vita anche privata che è apparsa quanto meno spericolata, il mantenere un profilo pochissimo, anzi per niente, istituzionale, gli ha procurato l’insofferenza di molti e al tempo stesso il consenso delle masse popolari che lo comprendono al volo e, sebbene ricchissimo, lo sentono vicino, uno dei loro, molto di più di quanto non lo sia, non dico, un Rodotà o un Violante, ma neppure Veltroni e D’Alema.

E’ questa la seconda radice: la rabbia, l’impotenza che nascono dal non sapersi capacitare come un tipo così, uno psiconano, un venditore di tappeti, uno che ignora la grammatica politica e istituzionale, un puttaniere, uno che va con le minorenni, possa guidare il paese e raccogliere un così largo consenso.

A questa domanda, a sinistra rispondono con un’interpretazione semplice e rassicurante: perché ha le televisioni.

E con le televisioni non solo controlla l’informazione, censurando le voci contrarie, ma fa qualcosa di più e di peggio: manipola le menti, crea una sottocultura che abitua a non pensare, enfatizza e pubblicizza modelli deteriori, inquina il pensiero delle masse.

E’ la terza radice dell’odio, che ignora, o finge d’ignorare che la televisione commerciale vende i prodotti che sono desiderati dalle masse. Che se le masse volessero cultura, rete4 programmerebbe Sofocle e Mozart invece che il Grande Fratello e i Cesaroni. E ignora che i format televisivi trash non sono una specificità italiana, anzi sono nati nel Regno Unito o negli USA. Basta possedere una parabola TV per vedere che dall’Europa, all’America al Medio Oriente, la televisione si è ormai omologata e molti, se non gli stessi programmi sono declinati in Italiano, Inglese, Giapponese, Spagnolo ed Arabo.

C’è poi la quinta ed ultima radice dell’odio.

L’Italia è un paese bellissimo, gli Italiani persone geniali. Eppure nella cultura, nella ricerca ed in tanti altri campi, siamo il fanalino di coda d’Europa. Perché? Perché non c’è concorrenza, perché esistono elite che vivono bene, ed a spese della massa, con privilegi e rendite di posizione, e si oppongono fieramente ad ogni cambiamento e perché sicuri che nessuno ha avuto, ha, ed avrà la forza di cambiare le cose.

Oggi un po’ meno sicuri, perché, per la prima volta dal dopoguerra c’è un uomo che ha un grande potere in Parlamento e un larghissimo consenso nel paese, che potrebbe (sottolineo potrebbe) cambiare le cose.

Forse non lo farà, ma potrebbe. Sono preoccupati e non dormono la notte. E per questo odiano.

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