lunedì, luglio 06, 2009

Il Partito prima di tutto

«Lo statuto del Pd va cambiato, le primarie per eleggere il segretario non vanno bene perché attribuiscono ai cittadini il potere di demolire il partito o comunque di invaderlo, di occuparlo.»

Eccola la concezione politica di Massimo D'Alema, stalinista. Questo è il politico i cui collaboratori più stretti sono al centro del ciclone pugliese (prostitute in cambio di favori politici ed appalti), lo scandalo italiano più nascosto dai media che memoria umana ricordi. Questo è il politico che ripetutamente dichiara di essere a conoscenza di imminenti "scosse" nei confronti del Governo, scosse che si rivelano poi puntalmente operazioni da basso regime comunista, diffamazioni a mezzo stampa e manipolazione di cervelli deboli (questo Paese ne è tutt'ora fornito, purtroppo, anche se in clamorosa minoranza). Questo è il politico che utilizza i potentati stranieri gemellati col gruppo editoriale italiano ai suoi ordini per dimostrare che il Paese è sull'orlo di chissà quale baratro. Questo è il politico comunista che non fa politica perché ne ha perso le facoltà nel 1989, assieme a tutto il suo "apparato", e perché ne ha dimenticato definitivamente il significato nel 1994, quando è rimasto accecato assieme ai suoi kompagni dal fulmine di Arcore.

2 commenti:

Elly ha detto...

Ho comprato l'ultimo libro di Telese Qualcuno era comunista. La caduta del muro di Berlino ha creato all'ex PCI parecchia confusione. E a distanza di anni, ancora non hanno provato a porre rimedio a tale confusione. Da un lato la cosa fa ridere perchè possibile che da Occhetto in poi siano tutti così incapaci di creare un buon partito e una buona politica?

Polìscor ha detto...

Certo che è possibile, dal momento che quel partito lo si vuole costantemente fondato su valori morti e sepolti, nonché su dinamiche sociali praticamente estinte ovunque.
L'intuizione di Veltroni è corretta: la sinistra deve esprimersi (fondarsi) su ideali che prescindano dalle strutture del PCUS di settanta anni fa, deve dare concretezza e valenza politica alle istanze altrimenti espresse in modo disordinato ed incoerente dai cosiddetti "movimenti".
La caduta del Muro non ha fatto altro che mettere a nudo la dipendenza della sinistra nei confronti del modello sovietico, dipendenza che vivrà fintantoché vivranno quei politici che alla sua ombra si sono formati (D'Alema in testa).
Veltroni aveva intravisto la soluzione, ma ha fatto i conti senza l'oste: l'89 è lontano, ma non abbastanza. Un ricambio generalzionale richiede la morte fisica di quella precedente, dal momento che un politico rimane tale anche a cent'anni.