Mai stancarsi di scavare nel privato di Berlusconi
Wikipedia riporta che Stefano Rodotà (foto) è stato dal 1997 al 2005 "Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali", ricoprendo contemporaneamente dal 1998 al 2002 la carica di "Presidente del Gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell'Unione Europea". Nomi altosonanti, tipici delle istituzioni inutili. Ma non per questo da ignorare o dimenticare.
Bene, Rodotà pare aver dimenticato il ruolo per il quale è stato profumatamente pagato con i soldi di tutti (italiani ed europei), anzi sembra non averne mai conosciuto le basi. In un commento pubblicato oggi su La Repubblica, infatti, partendo dall'arbitrario assunto che "nessun criterio consente di confinare nel privato" quanto contestato a Berlusconi dallo stesso quotidiano, sostiene l'assoluta necessità di "non stancarsi mai di insistere" nel tentativo di costringere Berlusconi a confessare quella "verità politica" che, dopo il G8, rischia di essere soffocata da una effimera vittoria d'immagine.
Pensare che per tanti anni quest'uomo è stato posto a "vigilare" sulla riservatezza di noi tutti non può non far tremare i polsi anche al più disattento tra i lettori. Questo è ciò che accade a mettere dei comunisti (o pseudo-tali) nei luoghi chiave del potere, sia pure solo nominale: che la lezione serva per il futuro.
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